Gatti protagonisti di storie per i più piccini

Gatti protagonisti in due storie per i lettori più giovani (7 – 9 anni)

Nicola Killen per Nord-Sud Edizioni racconta e disegna l’avventura di Ollie e di un gattino sperduto: in un mattino d’autunno nel bosco Ollie con Zucca, il gatto tigrato da cui non si separa mai, giocano piacevolmente quando compare un gattino che miagola disperato perché non riesce più a trovare la via di casa.

Ollie riuscirà ad aiutare il suo nuovo amico a ritrovarla?

Ollie è il simpatico protagonista di altre avventure: Ollie e la renna di Natale e Ollie e il coniglietto magico (da Nord-Sud Edizioni)

Una storia vera raccontata da Silvia Gottardi, Linda Ronzoni e Claudia Fachinetti, illustrata da Camilla Zaza: un gatto speciale che non si arrende neanche dopo aver perso in un incidente le zampe posteriori sostituite con due protesi…

I gatti hanno molte vite, si sa, e Vito non fa eccezione. È stato un micio randagio in Sicilia, un gatto di montagna in Trentino e il boss del quartiere a Milano. Poi un incidente ha stravolto tutto e adesso è addirittura un gatto bionico!
Non è sempre facile stare sui “trampoli”, si procede lentamente, un passo alla volta, ma Vito è ancora un provetto cacciatore e un gran giocherellone e può sempre contare sull’amore e l’aiuto delle sue mamme, Silvia e Linda, e sull’amicizia della piccola Amelie e del suo cagnolino Ragù. (da Il battello a vapore Edizioni)

E ancora per i giovani lettori:

Alcuni titoli di libri illustrati non solo per il piacere dei più piccoli

Daniela Alibrandi “L’ispettore Supplì e altre fantastiche storie”

Stefano Angelo, Theo e il drago Artiglio rosso (disegni di Mauro Moretti), Edida 2017

Mariagrazia Bertarini “Mamma Luna”

Gesualdo Bufalino “Favola del castello senza tempo”

Jean Francois Chabras disegni di David Sala “La Furia di Banshee”

Stefano D’Ambrosio “L’astronauta”

Amodio Del Vecchio “Gli abitanti delle nuvole”

Fulvia Degli Innocenti “Greta e le altre. Un pianeta da salvare”

Cristina Donnini “Lo sciagatto e la leggenda del ritratto incompiuto”

Rosa Rita Formica “Filastrocche Pollicine”

 Fiabe a volontà

Filastrocche a perdifiato

Fabio Leocata “La gentilezza vola lontano”

Joyce Carol Oates “La nuova gattina”

Cristina Núñez Pereira “Emozionario. Dimmi cosa senti” 

Germano Pettarin e Jacopo Olivieri “La rivincita delle 4 operazioni”

Pintonato e Sandri e Giubbilini “Il gallinario”

Bjarne Reuter “Elise e il cane di seconda mano” edizione illustrata

Nadia Terranova/ Ofra Amit “Bruno. Il bambino che imparò a volare

Pievani Vico “Piante in viaggio”

Oscar Wilde “Il principe felice e altre storie” libro illustrato da Evangelista

Naomi Oreskes “Perché fidarsi della scienza?” presentazione

Perché fidarsi della scienza?

Ce lo dice Naomi Oreskes, docente di storia delle scienze e Scienze della terra presso l’Università di Harvard. Nel suo saggio, che ha per titolo la stessa domanda,  mostra in che modo il carattere sociale della conoscenza scientifica sia la sua forza: la scienza fonda le sue asserzioni sul carattere sociale della sua attività, che costruisce sul confronto e sulla validazione collettiva; le sue conclusioni infatti non sono mai determinate da un percorso solo individuale, legate all’operato di un singolo. Questa la ragione migliore per darle fiducia.

La mancanza di fiducia nella scienza ha gravi conseguenze sociali: non nuova a fare luce su aspetti preoccupanti dell’informazione e della disinformazione, in un precedente lavoro aveva messo in evidenza il discredito perpetrato dalle industrie del tabacco agli studi scientifici che evidenziavano i danni determinati dal fumo. In un periodo come l’attuale la fiducia nella scienza è diventata fondamentale per i problemi legati sia alla pandemia ed ai vaccini come arma contro il virus sia al riscaldamento globale: quali risposte se viene a mancare la fiducia nella scienza?

Da Bollati Boringhieri Editore

Ripercorrendo la storia e la filosofia della scienza degli ultimi due secoli, Oreskes mette in dubbio l’esistenza di un unico, aureo metodo scientifico, ma non rinuncia per questo a difendere la scienza dai suoi detrattori. La superiore affidabilità delle tesi scientifiche deriva, nella sua visione, dal processo sociale che le produce. Questo processo non è perfetto – niente lo è mai quando sono coinvolti gli esseri umani – ma Oreskes ci offre delle lezioni fondamentali proprio a partire dai casi in cui gli scienziati si sono sbagliati. È nel racconto di questi illuminanti «errori» che l’autrice ci accompagna in un viaggio appassionante tra alcune delle tesi più bizzarre e discutibili della storia della scienza […]  Il punto è che la nostra fiducia non deve andare agli scienziati – per quanto saggi o autorevoli possano essere – ma alla scienza in quanto processo sociale, proprio perché garantisce il suo consenso solo dopo avere sottoposto le proprie tesi a uno scrutinio rigoroso e plurale.

L’incipit

Perché fidarsi della scienza? Dal punto di vista della storia e della filosofia della scienza

Il problema1 Molti faticano a orientarsi di fronte ai possibili rischi delle vaccinazioni, così come riguardo alle cause del cambiamento climatico, al modo migliore per mantenersi in salute e ad altre questioni che rientrano nell’ambito della scienza. Gli immunologi ci dicono che i vaccini in genere sono sicuri per la maggior parte delle persone, che hanno protetto milioni di individui da malattie mortali e deturpanti e che non sono causa di autismo. Gli esperti del clima ci dicono che l’accumulo di gas serra nell’atmosfera sta surriscaldando il pianeta, provocando l’innalzamento del livello dei mari e causando fenomeni metereologici estremi. […] Ma come sanno queste cose? E noi come facciamo a sapere che non si sbagliano? Ognuna delle precedenti affermazioni viene contestata sulla stampa popolare e su internet, talvolta da soggetti che si definiscono a loro volta scienziati. Come venire a capo di dichiarazioni tanto contrastanti? [—]

Stig Dagerman “Il serpente” presentazione

L’esordio narrativo, finora inedito in Italia, con cui l’appena ventiduenne Stig Dagerman si guadagnò nel 1945 la fama di nuovo talento della letteratura svedese raccontando, sullo sfondo di un Paese in mobilitazione generale, la paura della paura.( da Catalogo Iperborea)

Tradotto solo ora in italiano da Fulvio Ferrari per Iperborea, non può definirsi completamente un romanzo autobiografico e forse nemmeno un romanzo, sottolinea l’autore della traduzione, come si legge nella sua postfazione. Stig Dagerman nonostante la giovane età aveva già composto e pubblicato poesie ed aveva già sperimentato la stesura di testi politici e di critica letteraria militando nel movimento sindacalista e curando la pagina culturale di un foglio anarchico. L’azione si svolge durante le esercitazioni tra il 1943 e il ‘44 di un gruppo di soldati durante la mobilitazione generale in Svezia che, sebbene neutrale, promuoveva le attività in difesa qualora fosse stata attaccata. Ormen, titolo originale, ovvero serpente, è l’animale che compare più volte nei racconti-capitolo a simboleggiare la paura o meglio l’inquietudine che stringe i personaggi.

C’è un serpente che fisicamente compare e scompare nel campo d’addestramento e nella caserma di Stoccolma, ma che ci sia o meno è la sua simbologia che travaglia i sonni e lo spirito dei presenti alla ricerca di strategie per liberarsi dall’angoscia: in “Non riusciamo a dormire” ad esempio si manifesta con la difficoltà degli otto soldati a prendere sonno scoprendo che il raccontarsi momenti del proprio passato può funzionare da ansiolitico, la parola che si fa racconto aiuta a stemperare l’ansia.

E il testo si snoda attraverso sette capitoli-racconto che vedono protagonisti i commilitoni con la loro crescente demotivazione, nella serpeggiante angoscia che li accompagna, dove sempre presente è il sentimento di incombenza, dove ciascuno è figura centrale del capitolo anche se sempre in stretto collegamento con gli altri protagonisti dentro un linguaggio immaginifico, di fantasia sfrenata e dove l’ironia fa sempre la sua comparsa.

Brevi note biografiche da Iperborea

Anarchico viscerale cui ogni sistema va stretto, militante sempre dalla parte degli offesi e degli umiliati, Dagerman appartiene alla famiglia dei Kafka e dei Camus, in perenne rivolta contro la condizione umana. Nato nel 1923 e segnato da una drammatica infanzia, ha scritto quattro romanzi, quattro drammi, poesie, racconti e articoli che continuano a essere tradotti e ristampati, rimanendo a oggi nella letteratura svedese una di quelle figure culto che non si smette mai di rileggere e riscoprire. Bloccato da una lunga crisi creativa e angosciato dal peso delle enormi aspettative suscitate dal suo talento e fulminante successo letterario, si uccise nel 1954.

a questo link i testi di Dagerman nel catalogo Iperborea

I primi 10 nella classifica di tuttolibri dal 18 al 24 gennaio 2021 e le recensioni su tuttatoscanalibri.com

Su tuttatoscanalibri le recensioni per la narrativa italiana:

1 Carofiglio La disciplina di Penelope

6 D’Avenia L’appello

per la narrativa straniera:

1 Perrin Cambiare l’acqua ai fiori

2 Giménez-Bartlett Autobiografia di Petra Delicado

3 Kawaguchi Finché il caffè è caldo

4 Kawaguchi Basta un caffè per essere felici

5 Perrin Il quaderno dell’amore perduto

9 Follett Fu sera e fu mattina

Hans Tuzzi “Nella luce di un’alba più fredda” recensione di Salvina Pizzuoli

Ci sono tutti, amici ritrovati, hanno cambiato il grado, ma sono sempre loro, più cresciuti, come i Dioscuri, o più invecchiati, come lo stesso Melis che, Primo Dirigente, non è più tenuto a trascorrere notti e giorni nel suo Ufficio. Ora trascorre i fine settimana a casa ed ha ripreso ad andare a cavallo. E c’è Milano, “la capitale morale” che da sempre fa da sfondo alle vicende, una Milano datata che cambia anch’essa nei tempi e nei luoghi e in quel tessuto umano che l’attraversa e ci vive. E non per ultimo c’è Tuzzi con la sua prosa perfetta, l’uso della lingua ampio e farcito di modi di dire, di forme dialettali che ben caratterizzano personaggi e comparse, di metafore e citazioni a partire, in questo caso, dai versi di William Blake: Compassione ha volto umano/Crudeltà ha cuore umano; e la lettura è sempre un piacere. La nuova storia si apre sabato 17 novembre del 1990:

«Notte di luna nera… Duca si è messo in ferma e ha cominciato a ringhiare» disse Venchiarutti, accennando al vecchio setter biancoarancio accucciato ai suoi piedi. Anche l’uomo era vecchio. […]«Ho guardato, con prudenza, e ho visto quell’uomo. Pensavo stesse male, o che fosse ubriaco. Gli parlavo, non rispondeva, così raggiunto il bar ho detto di chiamare un’ambulanza».

Lungo la proda il cadavere di un uomo morto senza nome, presumibilmente avvelenato. E altre morti, di due anziane casalinghe, si susseguono. Tanti gli omicidi quell’anno a Milano. C’è un nesso tra queste morti avvenute in luoghi diversi della città? Forse.

E poi ce n’è un altro, quello di un avvocato, violento, troppo, a dimostrazione dell’odio che animava l’assassino e che Melis decide di seguire in prima persona, come ai vecchi tempi. Un’inchiesta difficile mentre il Natale si profila già.

“Poi, giovedì 20 dicembre, giusto per rovinare il Natale, la svolta” che giungerà a conclusione a Natale passato. “E così Santo Stefano. In questura” insieme all’augurio di “buone feste fatte”; indagine conclusa ma finale aperto per la vita privata del Primo Dirigente Norberto Melis.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri:

La trilogia di Neron Vukcic:

Hans Tuzzi, “Il sesto Faraone” 

Hans Tuzzi “Il Trio dell’Arciduca”

Hans Tuzzi, “Al vento dell’Oceano

I “gialli”

Hans Tuzzi “La belva nel Labirinto”

Hans Tuzzi “La morte segue i magi”

Hans Tuzzi “La vita uccide in prosa”

Hans Tuzzi “Polvere d’agosto”

Hans Tuzzi “La notte di là dai vetri”

Prosa di memoria

Hans Tuzzi, “zaff&rano e altre spezie”

Romanzi

Hans Tuzzi “Nessuno rivede Itaca”

Hans Tuzzi “Vanagloria”

Hans Tuzzi “Morte di un magnate americano”

Saggi

Hans Tuzzi “Il mondo visto dai libri”

Hans Tuzzi “Trittico”

Gianrico Carofiglio “La disciplina di Penelope” presentazione

In libreria (dal 19 gennaio) il nuovo romanzo di Carofiglio “La disciplina di Penelope” che presenta due novità, una voce narrante al femminile, Penelope appunto, e la città di Milano. Penelope Spada è la protagonista: ex pubblico ministero, carriera che un terribile errore, di cui in questo primo approccio con la nuova protagonista non conosceremo, ha interrotto. Una donna provata dai fatti della vita anche per i suoi comportamenti quindi ma che sa restare in piedi, dura e determinata anche se fragile nel profondo e sensibile, con un desiderio che palesa subito al lettore dopo poche righe: addormentarsi spensierata, come da bambina. Si chiama Penelope come la nonna, ma la chiamano Penny, nomignolo che non sopporta ma a cui si è abituata. Beve, fuma, si allena ai giardinetti facendo flessioni e trascorre le notti tra braccia e letti sconosciuti. È così che il lettore fa il suo incontro con la protagonista. E subito dopo il colloquio con il signor Mario Rossi e l’incarico che quest’ultimo vuole affidarle per trovare il colpevole di un delitto archiviato e insoluto ma che lo ha marchiato. Accettato il caso dopo una prima riluttanza, collaboreranno con lei due fedelissimi dei tempi in cui era pm: un cronista di nera e un vecchio poliziotto. Nel finale la comparsa di un altro personaggio, il cane Olivia.

Da Mondadori Editore

[…] Un giorno si presenta da lei un uomo che è stato indagato per l’omicidio della moglie. Il procedimento si è concluso con l’archiviazione ma non ha cancellato i terribili sospetti da cui era sorto. L’uomo le chiede di occuparsi del caso, per recuperare l’onore perduto, per sapere cosa rispondere alla sua bambina quando, diventata grande, chiederà della madre. Penelope, dopo un iniziale rifiuto, si lascia convincere dall’insistenza di un suo vecchio amico, cronista di nera. Comincia così un’appassionante investigazione che si snoda fra vie sconosciute della città e ricordi di una vita che non torna. Con questo romanzo – ritmato da una scrittura che non lascia scampo – Gianrico Carofiglio ci consegna una figura femminile dai tratti epici. Una donna durissima e fragile, carica di rabbia e di dolente umanità. Un personaggio che rimane a lungo nel cuore, ben oltre l’ultima pagina del sorprendente finale.

Dello steso autore su tuttatoscanalibri:

“La misura del tempo”

“Testimone inconsapevole”

Gianrico Carofiglio “La versione di Fenoglio” e altri scritti 

I primi cinque candidati al Premio Strega

Con la pubblicazione il primo febbraio dei nomi dei primi candidati sul sito premiostrega.it si è ufficialmente aperta la settantacinquesima edizione. La presentazione di tutti i nomi dei candidati si chiuderà il 5 marzo, così come predispone il regolamento che prevede che ciascuno venga proposto da un “Amico della Domenica” a partire dal 20 gennaio con una breve motivazione. Primo il nome di Emanuele Trevi con “Due vite” edito da Neri Pozza presentato da Francesco Piccolo, un romanzo–saggio che racconta di due scrittori scomparsi prematuramente, due amici, Pia Pera e Rocco Carbone, una biografia – memoir, ma anche romanzo di formazione.

Ed ecco di seguito gli altri quattro già entrati ufficialmente nel novero dei candidati al Premio:

Paolo Di Paolo con “Noi” edito da Bompiani presentato da Luca Serianni, racconta, sullo sfondo della storia del nostro Paese, la vicenda familiare dell’autore e la tragica perdita del fratello;

Antonella Lattanzi “Questo giorno che incombe” edito da Harper-Collins e proposto da Domenico Starnone, un thriller ispirato ad una storia vera;

Loredana Lipperini “La notte si avvicina” edito da Bompiani e presentato da Romana Petri, ambientato durante la crisi del 2008;

Stefano Sgambati “I divoratori” edito da Mondadori e presentato da Daria Bignardi, racconta di una cena in un ristorante di lusso tra ospiti importanti in cui esplode la follia del protagonista.

Oltre ai cinque indicati, molti i rumors che riguardano alcuni tra gli altri possibili: Silvia Avallone con “Un’amicizia” edito da Rizzoli; Donatella Di Pietrantonio con “Borgo Sud” edito da Einaudi; Teresa Ciabatti con “Sembrava bellezza” edito da Mondadori; Francesca Serafini con “Tre madri” edito da La nave di Teseo.

Per la conferma non ci resta che attendere.

Joyce Carol Oates “Pericoli di un viaggio nel tempo” presentazione

Una storia tra passato e futuro, di ribellione e anche una storia d’amore. È ambientata nel 2039, in un futuro visto in chiave distopica, dove il libero pensiero o fare semplicemente domande viene punito severamente. La punizione è esemplare, diremmo fantascientifica: si viene esiliati nel passato.

É questo ciò che accade alla protagonista, una giovane e brillante studentessa diciassettenne, Adriane Strohl, che finisce così nel 1959 dove ha un nuovo nome, Mary Ellen Enright, nuove materie da studiare, dove vive con frammentati ricordi della vita precedente e in mezzo a oggetti sconosciuti, ma è lì, in quel nuovo mondo, che si innamorerà del suo professore di psicologia, che si rivelerà anch’egli un esiliato.

Pericoli di un viaggio nel tempo si muove nel passato e nel futuro con rimandi all’oggi e alla recente politica negli U.S.A, relativamente alla chiusura delle frontiere e alla separazione dei nuclei familiari, ma con richiami al totalitarismo orwelliano di 1984 o al racconto dell’ancella della Atwood, con un finale inatteso che si colloca nei “pericoli” del viaggiare nel tempo.

Da La nave di Teseo

Adriane S. Strohl vive negli SNAR (Stati del Nord America Rifondati) una confederazione nata dopo i Grandi Attacchi Terroristici e la conseguente Guerra Contro il Terrore. Uno stato retto da un governo onnipresente e opprimente che non consente nessun tipo di dissenso. Adriane è solo una ragazzina di diciassette anni, idealista e curiosa, quando viene arrestata dalla Sicurezza Interna per aver osato fare delle domande a scuola. La sua condanna è quella di essere rimandata indietro nel tempo di ottant’anni e di scontare la pena a Wainscotia Fall, nel Wisconsin, per studiare nella locale università. Lasciata alla deriva nel tempo in questa idilliaca cittadina del Midwest, viene avviata a un percorso di “riabilitazione” per poter poi tornare a casa, ma non può resistere all’innamoramento per un altro esiliato, che la porterà a riflettere sul mondo di Wainscotia e sulla realtà che è costretta a vivere, con risultati al contempo devastanti e liberatori.[…]

“Terapia forestale” a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini

“Una salutare camminata nel bosco”, non è solo una frase, ma una ricerca sul campo effettuata nell’ estate/autunno 2020, da Francesco Meneguzzo (Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Referente tecnico nazionale del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano) e Federica Zabini (Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche) con il fine di verificare le possibilità terapeutiche di una permanenza a contatto con la natura passeggiando nei boschi.

I risultati e le premesse teoriche sono state poi inserite nel volume “Terapia forestale” (scaricabile gratuitamente in Pdf a questo link o a questo ). L’esperienza ha riguardato un ampio gruppo, duecento persone di età compresa tra i 18 e i 79 anni che, dopo passeggiate di tre ore nei boschi della Toscana, dell’Emilia Romagna e del Trentino, sono state invitate a rispondere a questionari dopo ciascuna delle sette escursioni, con domande relative allo stato d’ansia, depressione, difficoltà di concentrazione prima e dopo ciascuna delle passeggiate. Dopo quella di partenza le altre sei sono state guidate da psicoterapeute che hanno invitato i gruppi a svolgere in precisi momenti anche esercizi di meditazione.

Ne è risultato un testo ampio e interessante che raccoglie le risultanze di un percorso a contatto con le piante respirando le sostanze aromatiche da esse originate e quanto ciascun aggregato di piante possa essere più o meno funzionale ad alleviare disturbi diversi: ad esempio contro ansia e depressione sembra funzionino meglio i boschi di pino silvestre mentre quelli costituiti da faggi e conifere agiscano più a livello generale. Nel capitolo 6 le istruzioni per ricreare a casa, sebbene parzialmente e in modo virtuale, un ambiente forestale attraverso stimoli visivi, auditivi e olfattivi con la diffusione in aria anche di oli essenziali derivati da essenze forestali.

Il sommario

Dalla presentazione alla pagina Novità editoriali Cnr:

A partire dal ruolo insostituibile delle foreste per la vita umana e dal rapporto speciale che da sempre lega l’uomo alla foresta, il volume – realizzato dal Cnr e dal Club Alpino Italiano (Cai), con la collaborazione del Centro di Riferimento Regionale per la Fitoterapia (Cerfit, Aou Careggi di Firenze) – presenta lo stato dell’arte delle funzioni terapeutiche della foresta rispetto alla salute mentale e fisiologica. L’uomo si rapporta all’ambiente forestale attraverso tutti i suoi sensi e ne trae importanti benefici per la propria salute, come emerge dalle evidenze scientifiche raccolte negli anni, illustrate in dettaglio nel volume. Sono discussi in particolare il ruolo e gli effetti delle preziose sostanze rilasciate dalle piante nell’aria forestale, nonché delle tecniche di conduzione delle persone nella foresta, utilizzate in esperienze congiunte Cnr-Cai, fornendo così contributi originali alla conoscenza della materia. Le “istruzioni per l’uso”, la riproduzione a casa di elementi degli ambienti forestali e i prossimi sviluppi del progetto congiunto Cai-Cnr completano l’opera.

Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate nel mese di gennaio 2021

Primo Levi “Se questo è un uomo”
E. Lee Masters “Antologia di Spoon River”
Brian Phillips “Le civette impossibili”
Alessia Gazzola e la nuova trilogia con Costanza Macallè
Dacia Maraini “Trio” recensione
Su Consigli.it: i migliori 10 romanzi con il commissario Maigret
Simonetta Agnello Hornby “Piano nobile” presentazione
Patrizio Pelizzi “L’essenza di un sognatore”, 96, Rue de- La- Fontaine Edizioni
Paul Lynch “Grace” il consiglio di settembre di Martina Castagnoli
Antonio Tabucchi “Che ore sono da voi? ” Racconti scelti da Paolo Di Paolo
Christiana Moreau “Cachemire rosso”
2021 anno nuovo, nuovi libri