
“L’appello” raccoglie da settembre a luglio le notazioni del professore supplente Omero Romeo con il titolo “Alla ricerca del tempo sprecato Diario di un professore cieco”, come si legge nell’Indice. Al supplente viene affidato l’incarico di portare alla maturità un gruppo sparuto di alunni, nove cui si è aggiunta una ragazza ripetente; sono stati messi insieme “per non ridistribuirli in altre classi” fa presente il Dirigente scolastico, ma di fatto una classe-ghetto di ragazzi con varie difficoltà. Si apre con un Prologo in cui il professore si presenta ed è proprio nel prologo che il lettore trova la ragione del titolo, introdotta da una serie di citazioni sul valore del “nome” cui gli antichi davano una valenza augurale e profetica ritenendo “nomen omen”. E anche il nome proprio del docente sa di presagio: è Omero colui che non vede, ma può vedere con tutti gli altri sensi, forse meno fallaci della vista di chi guarda e spesso non vede. É così che l’appello diventa un momento di conoscenza: Sprechiamo la maggior parte del nostro tempo e delle nostre energie a nasconderci, ma sotto sotto vogliamo venire alla luce[…] E un nome ben detto dà luce e dà alla luce ogni angolo dell’anima e del corpo […] Questo è il potere di un nome proprio[…] Questo è il miracolo di un appello ben fatto e anche la stessa etimologia della parola ci conduce a questo significato di spingere verso, come fa una donna quando dà alla luce.
E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky… Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa.[…]