Richard Gorer “Guida agli alberi”, presentazione

Traduzione di Gina Bosisio, Paola Signori

Odoya Edizioni

Un viaggio su come riconoscere dalla forma delle foglie e dai solchi del tronco i nostri alberi, capire come sono arrivati vicini a noi, come si sono adattati al territorio, ma anche come curarli e proteggerli dagli agenti atmosferici e dai cambiamenti climatici. Richard Gorer è un esperto che si è reso conto che il punto di vista botanico è solo uno dei molteplici aspetti che riguardano gli alberi e in questo libro riccamente illustrato fornisce al lettore informazioni e notizie circa la loro storia e il loro enorme influsso sullo sviluppo del genere umano.

Una guida adatta a chi, a qualunque età, sia principiante in quella incredibile disciplina che ha inventariato una multiforme varietà di esseri viventi catalogati sotto l’etichetta di “Alberi”.

Ci piacerebbe davvero saperne di più e imparare a chiamarli per nome o semplicemete riconoscerli. Ecco che lo studioso Richard Gorer ci aiuta con il suo ampio e documentato testo a imparare a distinguere attraverso l’anatomia (tronco rami foglie radici fiori e frutti) e grazie anche alla sezione illustrata. E non solo, perché il raccontato è ricco di aneddoti oltre che di informazioni, ma anche di tante storie sulla loro origine ed esistenza sul pianeta, dei rapporti intrattenuti con gli esseri umani che hanno trovato rifugio o sono legati alla loro presenza in un particolare periodo della loro vita o agli alberi detti “sacri” in varie religioni.

Interessante e istruttivo per aprisi ad un mondo, quello naturale, poco indagato dai più, me compresa, ma affascinante soprattutto nella scoperta.

Richard Gorer, musicologo e studioso di orticoltura britannico.

Joël Dicker “Un animale selvaggio”, presentazione

Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra

Un animale selvaggio è un thriller mozzafiato costruito attorno a un meccanismo di suspense perfetto, che ci ricorda perché Joël Dicker, l’autore di La verità sul caso Harry Quebert, è diventato un fenomeno editoriale mondiale.(da La nave di Teseo)

La sinossi da La nave di Teseo

2 luglio 2022, due ladri stanno per rapinare una importante gioielleria di Ginevra. Ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri. Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. La vita le sorride, abita con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Sono entrambi ricchi, belli, felici. Ma il loro mondo idilliaco all’improvviso s’incrina. I segreti che Arpad custodisce cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato dalla reputazione impeccabile, è ossessionato da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell’intimità. Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne. Nemmeno il lettore.

Lasciata l’ambientazione americana del Maine di Harry Quebert, i protagonisti operano in un contesto più familiare e contemporaneo: la città natale Ginevra, due coppie di protagonisti quasi quarantenni con i figli ancora piccoli, coinvolti loro malgrado in una rapina e attanagliati in un intrigo dal quale nessuno esce indenne, nemmeno chi lo vivrà solo sulla carta, come il lettore.

In una recente intervista (di Alberto Infelise su tuttolibri del 27 Aprile 2024) alla domanda

 I suoi romanzi si stanno avvicinando alla sua vita?

“Senza dubbio il sottotesto dei miei libri è molto vicino a quello che io sono. Harry Quebert era un libro in cui la domanda fondamentale su cui si basava tutto era “chi sono io e cosa voglio diventare”. Avevo venticinque anni quando l’ho scritto e quella era la domanda cruciale per me”.

“In questo ultimo libro a mettere in moto l’azione è il sentimento di non avere mai abbastanza, di non apparire mai abbastanza, di non essere mai abbastanza. I personaggi sono tutti a loro modo inseriti nella società, hanno successo nelle cose che fanno. Ma qualcosa li spinge sempre a volere di più[…] Il discrimine tra l’ambizione, il sogno, la speranza e l’insoddisfazione è molto labile. Dov’è il limite tra essere ambiziosi ed essere insoddisfatti?”

E precisa più avanti riflettendo sugli obiettivi che ciascuno si pone nella propria vita

“[…]E questo ha molto a che fare con i personaggi di Un animale selvaggio e con il modo in cui costruiscono le loro vite. Come le stanno costruendo? Per loro stessi o per la società? In questa società dell’apparenza, dei social, di Instagram, le persone si costruiscono per poter essere guardate e ammirate o per cosa è davvero importante per loro?”

Un’intervista interessante anche in relazione alle risposte, insite nel romanzo stesso.

Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. I suoi romanzi sono tradotti in 40 lingue e hanno venduto più di dieci milioni di copie. Ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert (2013), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2015), Il libro dei Baltimore (2016), La scomparsa di Stephanie Mailer (2018), L’enigma della camera 622 (2020), Il caso Alaska Sanders (2022). Ha ricevuto il Prix des écrivains genevois 2010, il Grand prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des Lycéens 2012.

“Avevo un posto andato in fumo”, a cura di Maria Grazia Camilletti

Nelle testimonianze di tredici sigaraie della Manifattura Tabacchi di Chiaravalle, raccolte dall’autrice nel 2007, in occasione dei 250 anni dalla nascita della fabbrica, la storia di donne che hanno avuto per quaranta anni, dal 1940 al 1980, un ruolo fondamentale nella produzione di sigari e sigarette, ma sono state anche al centro di una trama di affetti familiari e di amicizie tra donne.[…](dal Catalogo Edizioniae)

Una storia di lavoro, una storia al femminile legata a quella di una fabbrica, la manifattura Tabacchi di Chiaravalle (Ancona). Una raccolta di testimonianze orali di Storia e di storie personali queste ultime raccontate dalle protagoniste nel ricordo di quanto vissuto che aveva il sapore dell’emancipazione attraverso una conquista economica rispetto a quello degli uomini in una terra povera e arraetrata che offriva loro bracciantato o mezzadria.

Ma anche una storia di lavoro faticoso sostenuto dall’orgoglio per un’esperienza esemplare fatta di conquiste come quella contro il cottimo, imperante nella fabbricazione dei sigari, e di un nido nel riconoscimento del diritto ad essere madre e operaia pur nello sfruttamento di maestranza femminile  e di scarsa istruzione.

Testimonianze dirette di donne attive nella fabbrica dal 1940 al 1980 e raccolte dal 2007 dalla curatrice, la storica Maria Grazia Camilletti

Brevi note biografiche

Maria Grazia Camilletti ha insegnato per vent’anni italiano e latino nei licei, poi si è dedicata alla ricerca storica, in particolare alla storia di “genere”, presso l’Istituto per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche, di cui è stata presidente dal 1996 al 1999. Ha fatto parte della redazione e del comitato scientifico della rivista “Storia e problemi contemporanei”. Ha pubblicato diversi saggi su riviste specializzate e per “I quaderni” dell’Istituto Gramsci Marche ha curato il numero “Le donne raccontano: guerra e vita quotidiana. Ancona 1940-1945″. Impegnata politicamente prima nel Pci, poi Ds, Pds e Pd, è stata consigliere comunale, poi assessore per due mandati. Per più di cinque anni ha tenuto lezioni per il corso “Donne e Istituzioni” organizzato dall’Università di Camerino.( da Edizioniae, autore)

Matthew Blake “Anna O”, presentazione

Con un esordio sorprendente, che è diventato un caso editoriale globale in corso di traduzione in oltre trenta paesi, Matthew Blake firma un thriller psicologico avvincente e inquietante, in cui il confine tra preda e predatore, tra vittima e carnefice, tra innocente e colpevole è sempre effimero e volubile.(da La nave di Teseo)

Anna Ogilvy, venticinquenne, scrittrice londinese, fondatrice della rivista “Elementary”, viene trovata addormentata nel suo cottage in una fattoria nell’Oxfordshire, con accanto un coltello da cucina di venti centimetri. Nel cottage vicino i corpi dei suoi migliori amici. E lei dorme e non si risveglia.

Un esordio travolgente quello di Matthew Blake già tradotto e venduto in trenta paesi, che ha visto la Warner Bros acquistare i diritti e  anche  i complimenti da Jeffery Deaver, Lee Child e David Baldacci.

Già la premessa colpisce il lettore: i fatti li espone uno dei protagonisti del libro, il dottor Benedict Prince, psicologo forense, esperto del sonno con il compito di svegliare la protagonista, affetta da una sindrome definita “della rassegnazione”, e sapere finalmente se si tratta di un’assassina e ricevere il naturale processo. Quello di Anna O, nome attribuito al caso e nato da quello da lei usato  sui social, comincia ad essere tale quattro anni dopo quando a Ben Prince, che ha studiato una lunga casistica di persone che hanno commesso crimini durante il sonno, viene dato l’incarico dal ministro della Giustizia di risvegliare Anna.

La maggior parte dei capitoli vedono Ben Prince come voce narrante che non solo cerca di svegliare “la bella addormentata”, così come è stata definita sui quotidiani, ma cerca anche risposte avviando un’indagine parallela. I capitoli sono poi inframmezzati da pagine del diario della protagonista e non mancano colpi di scena, false piste, nuove direzioni, interruzioni di scene proprio nel momento culminante.

In una recente intervista (di Marco Bruna su la lettura del 14 aprile) l’autore relativamente alla scelta del sonno e del sonnanbulismo, come elementi chiave nel suo thriller, ha dichiarato

Il sonnambulismo e la sindrome della rassegnazione, che porta a uno stato di riduzione della coscienza, sono due misteri. Ancora oggi, nessuno sa veramente che cosa li provochi. Un sonnambulo ha gli occhi aperti ma il cervello addormentato. È affascinante. Perché accade? E se fai qualcosa mentre sei sonnambulo, sei colpevole o no? Per trattare la sindrome della rassegnazione, secondo le teorie attuali, bisogna provare a riportare speranza nella vita di qualcuno. È un’idea meravigliosa, soprattutto per un romanziere: per curare qualcuno devi indagarlo come individuo, come faresti con un personaggio di finzione.

Matthew Blake ha studiato Lettere alla Durham University e al Merton College di Oxford. Ricercatore e speechwriter a Westminster, dopo aver scoperto che in media una persona passa dormendo trentatré anni della propria vita, inizia una ricerca approfondita sui crimini legati al sonno e sulla misteriosa malattia conosciuta come “sindrome della rassegnazione”, che lo porta a indagare su delitti compiuti in casi di sonnambulismo. Anna O nasce da questo interesse ed è il suo romanzo d’esordio. (da La nave di Teseo)

Silvio Governi “La lista di Greta”, recensione di Antonia del Sambro

Les Flâneurs Edizioni 

Quanto conosciamo i nostri figli adolescenti?

Greta è una figlia unica sedicenne, suo padre Antonio è un ispettore di polizia e sua madre un’infermiera. La sua amica del cuore Viola è per lei una sorella sin dall’infanzia, ma da qualche tempo nelle maglie strette del loro legame si è inserita Giulia, una ragazza tanto carismatica quanto irrequieta. Il trio concepisce un proposito, ovviamente segreto: stilare una lista di dieci desideri da realizzare insieme, a qualsiasi prezzo.[…](da Les Flâneurs Edizioni )

Nel 1998 un efferato fatto di cronaca scosse coscienze, famiglie e un intero territorio italiano. Le protagoniste erano tre studentesse dell’ultimo anno delle superiori. Una di loro morì tragicamente e di quella morte premeditata e insensata parlarono a lungo giornali e televisioni. Silvio Governi ne La lista di Greta partendo da questo doloroso e tragico evento costruisce un romanzo attuale e “personale” dove i differenti piani di lettura e di azione danno vita a un lavoro letterario di grande pathos e pura originalità.

C’è il giallo della scomparsa di una giovane donna, la rete sottile e impenetrabile di bugie che circonda questa scomparsa, la vita precedente della protagonista, ovvero quella di una ragazza brillante, educata, ambiziosa e gentile il cui unico errore è stato fidarsi delle persone a lei più vicine e più care e la tragicità del Male che quando assume le forme più inspiegabili finisce con l’essere inevitabilmente banale.

Governi però va oltre lo spunto di cronaca vera e di narrativa di genere e affianca una sottonarrazione da young adult dove le colpe apparenti di genitori fragili e determinati allo stesso tempo sono il pretesto autoriale per raccontare di una società profondamente malata e sola dove ognuno sembra essere sul cuor della terra trafitto da un raggio di odio.
Vendetta, premeditazione, solitudine, invidia, superficialità e odio, tanto odio represso e abilmente nascosto, questo racconta La lista di Greta che è oltre un noir, oltre un giallo, oltre un saggio sui rapporti genitori-figli nella società 2.0.

La scrittura di Silvio Governi è precisa, minuziosa e facile, nel senso più positivo del termine perché nonostante il tema e l’articolata trama questo è un romanzo che si legge tutto di un fiato. Ed è la vera novità di genere di questa primavera 2024.   

Silvio Governi, classe 1967, è un regista romano. Nel 2014 il suo cortometraggio Ad esempio, interpretato da Vinicio Marchioni e Sabrina Impacciatore, è stato candidato al David di Donatello. Con Piemme ha pubblicato il romanzo Domani arriva veloce. (da Autore, Les Flâneurs Edizioni )

Charlotte J. Bright “Trilogia del Nerva”, Fanucci editore

UNA STORIA NEW ADULT AMBIENTATA NELLE GALASSIE PIÙ LONTANE.  UNA STORIA D’AMORE ENEMIES-TO-LOVERS, E UN SEGRETO TRAMANDATO DA UN’INTERA DINASTIA. 

L’autrice si firma con uno pseudonimo nella tradizione di Erin Doom, Felicia Kingsley, Carrie Leighton e Kira Shell. Ha 25 anni e oltre 45k follower su Instagram (@astro_giulia) grazie ai suoi studi d’ingegneria spaziale e ai precedenti libri pubblicati.

Fanucci Editore

Un romanzo enemies-to-lovers, sexy, ricco di azione e con un segreto tramandato da un’intera dinastia destinato a diventare l’arma più potente dell’universo.

Il Nerva è un’arma, un dono, un potere che permette ai suoi portatori di manipolare ogni forma di energia. Per Anna Baird Drake è una condanna. E se invece fosse la soluzione? «La vita può essere complicata. Ma se ti nascondi dietro un’apparenza troppo a lungo finisci per dimenticare chi sei. Non siamo l’armatura che portiamo.» Un concentrato di avventura, passione, adrenalina, navi spaziali, drink, intelligenze artificiali e scienza che assomiglia a magia. La Trilogia del Nerva è questo: un sci-fi fantasy romance ambientato nel futuro nello spazio, con elementi che richiamano alla nostra realtà, un potere che sembra magia ma in realtà è scienza, e un’avventura arricchita da un amore a combustione lenta.

La Trama

In un futuro in cui l’umanità si è trasformata in una società interstellare, il mondo brulica di spie e traditori che cospirano per impossessarsi del Nerva. Anna è l’ultima di una dinastia che da sempre lo controlla spostandosi da ben due decenni, insieme alla sua famiglia, da un sistema solare all’altro all’interno del Circolo Galattico Definito. Ma nascondersi è praticamente impossibile. All’ennesimo tentativo di proteggere il Nerva da Goran, il leader dei ribelli, Anna è costretta a rifugiarsi all’Accademia sotto falsa identità . Con il suo spirito inadatto al rigore militare, si ritrova ben presto nel mirino delle pressanti attenzioni del tenente più scontroso ed enigmatico, Seneca Graves, e lei stessa non riesce a ignorare il piacere che le provoca sfidarlo. Ma gli eventi precipitano e l’Accademia può aspettare. Ora c’è in ballo una sfida più grande di lei e Anna sarà costretta a scendere a patti con il suo passato per scoprire una verità ancora più scomoda… Un’avventura nello spazio siderale, una storia di amicizia e rispetto, ma anche di inganni e falsità , dove la verità rischia di essere manipolata e l’unica via per la sopravvivenza è seguire l’istinto, anche a costo di rimetterci la vita.

 Classe 1999, di Torino, Charlotte J. Bright ha studiato Ingegneria aerospaziale e con la Trilogia del Nerva è al suo esordio nel panorama fantascientifico e fantasy italiano. Appassionata e studiosa del volo spaziale umano su Luna e Marte, ha scritto il suo primo libro di fantascienza a 18 anni, a cui sono seguite pubblicazioni in self-publishing o divulgative firmate con il suo vero nome, Giulia Bassani (Sognavo le Stelle, Il Saggiatore, 2021; Elon Musk e SpaceX: Obiettivo Marte, Kenness Editore, 2021). Dal 2015 condivide sui social la sua passione per lo spazio sotto il nome di @astro_giulia. Entra nel catalogo Fanucci Editore con Trilogia del Nervaun romanzo new adult nel genere fantascientifico, primo in Italia.

Alessandro Cosi “Il mio Caio Giulio Cesare”, presentazione


Si parva licet componere magnis (Virgilio, Georgiche IV, 176)

“Spesso i libri parlano di altri libri… ora mi avvedo che non di rado i libri parlano di libri, ovvero è come si parlassero tra loro. Alla luce di questa riflessione, la biblioteca mi parve ancora più inquietante. Era dunque il luogo di un lungo e secolare sussurro, di un dialogo impercettibile tra pergamena e pergamena, una cosa viva…” Umberto Eco, Il nome della rosa

Dalla Premessa

É attorno agli anni 70/60 a.C. della storia di Roma antica, cioè all’incirca nel 680 a.U.c., secondo la cronologia romana, che sale agli onori della cronaca un grande protagonista dei decenni a venire, uno degli uomini più famosi di tutta la Storia. Quegli anni erano dominati dalla presenza politica, dalle vittorie militari e dal potere quasi assoluto di Pompeo, e proprio allora Caio Giulio Cesare mosse i suoi primi, incerti passi nel difficile e tormentato mondo della politica romana. Affrontare una biografia su Cesare, indiscutibilmente l’uomo più carismatico e famoso di tutta la lunga esperienza storica dell’antica Roma, non può essere un’impresa da affrontare con leggerezza o con supponenza, visto che su di lui hanno scritto e talvolta pontificato centinaia di critici e storici di ogni epoca e di ogni corrente politica.
Ma l’idea di ogni storico, o aspirante tale, è sempre quella di trovare aspetti della sua vita e della sua personalità che siano originali, trascutati magari dall’indagine biografica e, perché no, sottovalutati o peggio, mal valutati. É con questo spirito che ho affrontato questo lavoro, ben consapevole della modestia e della lacunosità che potrà risultare da una biografia così impegnativa, una vera montagna da scalare soprattutto da parte di un dilettante appassionato quale credo di essere.
Prima di parlare del personaggio, così complesso e affascinante, forse uno dei pochi uomini veramente liberi che abbiano lasciato un’impronta significativa e duratura nella Storia, è indispensabile presentare un quadro sintetico ma tuttavia esplicativo dei tempi in cui maturò la sua esperienza umana, di politico, di militare, di scrittore.
Non abbiamo certo l’ambizione di esaurire in poche pagine la peculiare complessità del mondo romano attorno al I secolo a.C., ma occorre fare un tentativo di inquadrare il contesto culturale e sociale della Roma di quel tempo, poiché è solo immergendosi nella temperie socio politica della seconda metà di quell’ultimo travagliato secolo prima della nascita di Cristo che si può capire meglio il percorso di Giulio Cesare, una vita che forse non sarebbe stata possibile in altri tempi ed in altre condizioni sociali. Roma era ormai una Repubblica che aveva realizzato un’espansione dei domini romani a dimensioni impensabili solo 150 anni prima, ma che era in gravi difficoltà nella gestione di conquiste che addirittura stavano diventando un impero vastissimo.
Da qui i ferocissimi scontri politici e ben tre, sanguinose, terribili guerre civili.

Dalla Presentazione

[…]Questo libro ripercorre la sua vita e le sue gesta, un esempio mirabile per l’intensità e la lucidità del suo percorso umano, uno dei pochi dominato dal libero arbitrio.
La vita di quest’uomo, racchiusa in particolare nell’arco dei suoi ultimi quindici, intensi anni, è stata talmente straordinaria da farlo divenire, in ogni tempo, il simbolo del bene o del male, delle più alte virtù o dei più bassi interessi, luminoso o viscido, pietoso o intrigante, spietato o clemente.
Finì, pur con tutte le sue contraddizioni, per divenire il simbolo stesso del potere, come testimoniano nel tempo gli appellativi di Kaiser o Czar.
Fu un perfetto e inimitabile miscuglio dell’essenza umana, alta fino alle stelle grazie alla potenza della ragione e della volontà, bassa fino alle più infime e insondabili azioni.[…]

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L’oro di Tolosa

Cagliostro e il mistero del manoscritto perduto

Valentina Fortichiari “Il mare non aspetta. Viaggio emotivo in Norvegia”, Oligo Editore

DALL’AMORE PER L’ACQUA E IL MARE, LO SGUARDO DELLA LETTERATURA SUL GRANDE NORD

Con una nota di Francesco Permunian

dal 10 maggio in libreria

OLIGO

In questo nuovo racconto emozionante e poetico, ambientato in Norvegia, tra Oslo e le Isole Lofoten, Valentina Fortichiari torna a unire la predilezione per il grande Nord con la passione per l’elemento acquatico (l’autrice è stata agonista, insegnante di nuoto, e tuttora è nuotatrice). Con una scrittura sobria, suggestiva, la narrazione è centrata sul rapporto sentimentale tra padre e figlia, fatto di nuotate condivise, ricordi, momenti indimenticabili (la magia dell’aurora boreale). Sullo sfondo, il lavoro sulla scrittura e la frequentazione di personaggi (in parte riconoscibili), protagonisti della cultura degli ultimi anni, sono frutto dell’esperienza in parte autobiografica dell’autrice che al mondo delle case editrici ha dedicato e dedica gran parte della propria esistenza.

Il mare non aspetta. Viaggio emotivo in Norvegia di Valentina Fortichiari a prima vista si presenta come un racconto lungo, ma in realtà è un breve romanzo di formazione raccontato dalla voce narrante di una figlia – dapprima nelle vesti di una bambina di nome Arya precocemente abbandonata dalla madre e dalla migliore amica e quindi di donna adulta impegnata nell’editoria di Oslo – la quale sceglie di dialogare con l’amata figura paterna attraverso gli unici strumenti a lei più idonei, ossia il nuoto e la scrittura, due attività apparentemente dissimili, ma in realtà con molti punti in comune in quanto entrambe trovano la loro ragion d’essere ultima nel grande mare della vita e della letteratura.[…] Il tutto è raccontato con uno stile fluido e discorsivo che a prima vista può apparire fin troppo semplice o addirittura facile. Al contrario, esso è lo specchio della capacità dell’autrice di scivolare in perfetto equilibrio sopra il flusso tumultuoso delle parole – ovvero, sopra le onde sempre mobili della scrittura – simile in ciò a quell’abile nuotatrice che la Fortichiari è stata nella sua vita reale. Una dote stilistica, quest’ultima, alquanto rara sulla scena culturale italiana, ma che discende da quell’illustre matrice letteraria – comunemente etichettata come “stile dell’anatra” – felicemente rappresentata dalla prosa cristallina di Raffaele La Capria. (Francesco Permunian)

VALENTINA FORTICHIARI è nata a Milano e oggi vive a Vigevano. Ha sempre lavorato in editoria, dirigendo le relazioni esterne e l’ufficio stampa di Longanesi. Dalla passione per l’acqua e il nuoto è nato il suo romanzo d’esordio, Lezione di nuoto, Colette e Bertrand, estate 1920 (Guanda 2009, Solferino 2023; premi Rapallo, Grazia Deledda, Rhegium Julii) e la raccolta di racconti La cerimonia del nuoto (Bompiani 2018). Ha curato e cura opere di Cesare Zavattini per la Nave di Teseo e di Guido Morselli per Adelphi. Giornalista, saggista, collabora con varie testate periodiche. È docente a contratto in comunicazione e tecniche del racconto presso master universitari (Bologna con Umberto Eco, Milano Fondazione Mondadori, Pavia).

Maria Giusi Ledda “Le strade invisibili del vento”, NeP Edizioni

Una nuova raccolta poetica impreziosisce il catalogo di NeP edizioni. Si tratta di “Le strade invisibili del vento” di Maria Giusi Ledda, poetessa raffinata e coinvolgente.
Nel volume ritroviamo gli affetti e i luoghi che la circondano nello scenario della sua adorata isola: “Nella mia Sardegna, abbracciata dal cielo e dal mare, lo scorrere delle stagioni, metafora della nostra esistenza, attraversate dalle invisibili strade del vento, che sferza o
accarezza, nascono emozioni che evidenziano le orme del mio cammino, nei sentieri, spesso tortuosi, dell’anima”.
Una poesia che sa essere silenziosa e austera, terapeutica nella sofferenza, sa farsi speranza e sintesi illuminante di alcuni dei più importanti e ricorrenti temi che fanno vibrare la sensibilità della poetessa.
Molte composizioni della raccolta sono brevi, ricondotte ai vari momenti di ispirazione e agli stimoli che sollecitano di volta in volta l’autrice, che riesce ad interrogarsi con eccezionale lucidità e profondi sentimenti. Emozioni che, da soggettive, diventano patrimonio di tutti.
Fonte di appagamento spirituale è il rapporto con la natura. Le luci, i profumi, i colori e i suoni convergono in un carosello di sensazioni, sempre preziose anche quando la vita le traduce in pianto.
Versi dalla delicata e intensa musicalità, che manifestano un’acuta sensibilità in sintonia con una colta ispirazione e offrono un’ampia gamma di temi di riflessione.
Composizioni dal forte impatto emotivo, che sono preziosi scrigni delle tante emozioni che la Ledda sa cogliere e generosamente trasmettere ai suoi lettori.

Maria Giusi Ledda vive e lavora tra Cagliari e Oristano. Terminati gli studi universitari, partecipa giovanissima al dibattito culturale sulle problematiche femminili e giovanili con inchieste giornalistiche e radiofoniche. Giornalista professionista, ha ideato e condotto per Rai Sardegna numerosi programmi di successo, tra i quali: “Eva miele amaro”; “Dal nuraghe alla Luna; “Salute Donna”, da cui è nato il libro “Donna salute donna”, un viaggio nella medicina al femminile.
Da anni si occupa di comunicazione e informazione sanitaria. Ha già pubblicato i volumi di poesie “A sorre mia uno cantigu”, in lingua sarda e “Indelebili rughe dell’anima”.

Melinda Moustakis “150 acri”, presentazione

Traduzione di Marco Bianco e Ilaria Oddenino

Alaska, 1956. Marie, poco più che adolescente, si trova a Anchorage, sulla Baia di Cook, in visita a sua sorella più grande, Sheila,  che vive lì con il marito Sly. Quando nell’unico locale della zona, il Moose Lodge, il suo sguardo incontra quello di Lawrence, il giovane uomo le si avvicina e le dà un pezzetto di carta su cui ha scritto solo due parole: 150 acri. Lei, a sua volta, risponde con l’indirizzo del trailer dove é ospite di Sheila. Pochi giorni dopo, Lawrence e Marie, quasi senza conoscersi, decidono di sposarsi e raggiungono i 150 acri di lande selvagge  per farne insieme la propria casa. Per Lawrence costruire una casa e fare una famiglia con Marie significa cercare di non sentirsi più estraneo a ogni cosa che lo circonda; per Marie quella terra e il matrimonio con Lawrence rappresentano la fuga dal futuro vuoto e il sogno di una vita migliore.[…](da Edizioni Atlantide)

Ispirato a una storia vera legata alla figura dei nonni materni, Melinda Moustakis racconta l’Alaska, uno degli ultimi territori diventati Stato degli USA, nel 1959.

I protagonisti: Lawrence è un veterano di guerra coreano di 27 anni del Minnesota. Marie ha 18 anni e viene dal Texas in visita alla sorella e al cognato ad Anchorage. Si incontrano al  The Moose Lodge e quando Lawrence consegna a Marie un foglietto di carta con scritto “150 acri” decidono di incontrarsi la notte successiva quando lui le propone “Sai cosa ho e cosa ho da offrire”.
Si sposano e vivono situazioni davvero difficili: un vecchio autobus malandato li ospita mentre Lawrence costruisce una capanna, quindi una gravidanza, l’incontro con un grizzly e un  territorio selvaggio intorno a loro…

Il romanzo si ambienta tra il 1956 e il 1959. La grande attrattiva per nonno Lawrence, come il nome del protagonista, proprio i 150 acri che danno il titolo all’opera. Nella realtà il nonno si era trasferito in Alaska dal Minnesota, spinto dalla miseria in cui versava la famiglia, e costruì, insieme alla moglie, conosciuta e sposata dopo poche settimane, a Point Mackenzie, una fattoria in Alaska appunto quando ancora non era uno Stato ma un territorio senza infrastrutture: una vita dura e senza comodità con l’acqua da trasportare e un forno a legna per cucinare, animali feroci e isolamento, in un paesaggio ghiacciato; due sconosciuti alle prese con se stessi e con la vita che hanno scelto di intraprendere nella ricerca di un’esistenza migliore.

Nata in Alaska, Melinda Moustakis (Fairbanks, Usa, 1982) è cresciuta in California. Il suo libro di esordio, la raccolta di racconti (University of Georgia Press, 2011), ha vinto vari premi tra cui il Flannery O’Connor Award. Uscito all’inizio dell’anno scorso per Flatiron Books, 150 acri è il suo primo romanzo tradotto e pubblicato in Italia da Blu Atlantide (da Atlantide Edizioni)

la Quarta di copertina