Chiara Parenti ” Un intero attimo di beatitudine” recensione di Elena Torre da Il Tirreno del 24 aprile 2019

L’esordio di Chiara Parenti nello “young adult”

Un attimo di beatitudine
alla ricerca di se stessi

 

di Elena Torre

 

 

Da pochi giorni in tutte le librerie “Un intero attimo di beatitudine” il nuovo romanzo di Chiara Parenti. Toscana doc, vive in un minuscolo paesino alle porte di Lucca, con marito, figlio e una tribù di animali. E con questo nuovo libro intende proseguire il mood avviato con “La voce nascosta delle pietre” che ha segnato l’inizio dell’avventura con Garzanti, e poi, l’anno scorso, con “Per lanciarsi dalle stelle” in cui la protagonista Sole convive da sempre con un sacco di paure e insicurezze. E ora dalle paure di Sole alle avventure di Daniel. «Quello di Daniel è un viaggio alla ricerca di se stessi, una storia delicata e romantica, una grande e meravigliosa avventura – dice Chiara Parenti – Soprattutto è il mio primo young adult, e scriverlo è stata una bella sfida. A proposito di paure, sono uscita dalla mia confort zone. Daniel è un ragazzo di diciotto anni, misterioso, riflessivo e taciturno che, con la sua inseparabile Polaroid, ama catturare la bellezza che salverà il mondo». Il titolo riprende l’ultima frase de “Le notti bianche” di Dostoevskij: “Un intero attimo di beatitudine! È forse poco per colmare la vita di un uomo?”. «L’idea della storia è una riflessione su quei preziosi istanti di felicità, che anche solo per poco ci riempiono l’anima di una gioia sconsiderata, facendoci amare la vita nonostante le sofferenze che ci procura – dice ancora l’autrice – Daniel è alla ricerca di questi attimi di beatitudine perché ne ha bisogno, per un motivo particolare che scoprirete, ma in fondo credo sia quello di cui abbiamo bisogno tutti». 

tuttatoscanalibri propone una piccola raccolta di “classici” dell’ Ottocento e Novecento, da leggere o rileggere

Albert Camus “Lo straniero”

Grazia Deledda “Canne al vento”

James Hilton “Addio, mister Chips!”

George Orwell “1984”

Vasco Pratolini “Cronache di poveri amanti”

J.D. Salinger “Il giovane Holden”

Jack London “Martin Eden”

Michail Bulgakov “Il Maestro e Margherita”

e ancora:

Francis Scott Fitzgerald “Il grande Gatsby”

Ernest Hemingway “Il vecchio e il mare”

Primo Levi “Se questo è un uomo”

Boris Pasternak “Il dottor Zivago”

Fred Uhlman “L’amico ritrovato”

Lev Tolstoj “Anna Karenina”

Alessandro Manzoni “I promessi sposi”

Paola Cereda “Quella metà di noi” recensione di Demetrio Paolin da La Lettura Il Corriere

Nel suo nuovo romanzo Quella metà di noi (Giulio Perrone), selezionato nella dozzina dello Strega 2019, Paola Cereda mette in scena una Torino diversa. Non quella esoterico/borghese di Fruttero&Lucentini, non quella industriale tipica di molta saggistica, né quella luminosa dei depliant turistici post Olimpiadi 2006, e neppure quella ironico beffarda di Gipo Farassino. La Torino di Cereda è quella delle barriere, una sorta di città dentro la città, in cui la distanza dal centro si misura in fermate di tram o di bus.

…continua a leggere la recensione di Demetrio Paolin

e anche:

 la recensione da “Spazio libero di lettura”

Omaggio a Claudio Magris

Omaggio di tuttatoscanalibri a Magris per il suo ottantesimo compleanno:

Claudio Magris, è nato a Trieste 1939. Studioso della cultura della Mitteleuropa è anche autore di opere di narrativa tra cui Danubio (1986, con cui vince il Premio Bagutta); Un altro mare (1991), Il Conde (1993); Microcosmi (1997), con cui ha vinto il Premio Strega; e altri premi prestigiosi, Príncipe de Asturias nel 2004 e nel 2016 il premio Kafka. Docente universitario di letteratura tedesca, iniziò nel 1967 una lunga collaborazione con Il Corriere.

Le opere:

da Consigli.it Cultura a cura di Maurizio Amore

 

 

Da mangialibri la presentazione di alcuni degli scritti

 

Da Panorama Libri on line:

Dalla presentazione di Danubio, un viaggio nella Mitteleuropa datato 1986:

Paesaggi, umori, incontri, riflessioni, racconti di un viaggiatore sterniano che scende con pietas e con humour lungo il vecchio fiume, dalle sorgenti al Mar Nero, ripercorrendo insieme la propria vita e le stagioni della cultura contemporanea, le sue fedi e le sue inquietudini. Un itinerario fra romanzo e saggio che racconta la cultura come esperienza esistenziale e ricostruisce a mosaico, attraverso i luoghi visitati e interrogati, le civiltà dell’Europa centrale – in tutta la complessa varietà dei suoi popoli e delle sue culture – rintracciandone il profilo nei segni della grande Storia e nelle effimere tracce della vita quotidiana. Viaggio esterno, dunque, e avventura interiore, minuziosa documentazione erudita che diventa materia di finzione e di digressione fantastica per un viandante curioso di luoghi, libri e persone che redige un piccolo Decamerone danubiano con storie e vicende, destini individuali e collettivi rimasti impigliati sulle rive del fiume e del tempo. Il Danubio diviene un labirintico percorso alla ricerca del senso della vita e della storia, sull’atlante della vecchia Europa e del nostro presente.

Da Danubio:

Fiume della melodia, lo chiamava Hölderlin presso le sue sorgenti; linguaggio profondo e nascosto degli dèi, strada che univa l’Europa e l’Asia, la Germania e la Grecia, lungo la quale la poesia e il verbo, nel tempo del mito, erano risaliti a portare il senso dell’essere all’occidente tedesco.

Scendo i pochi metri che separano la mia panchina dalla sorgente della Breg e risalgo il prato, bagnandomi calze e scarpe, verso la casa. L’acqua brilla fra l’erba, la sorgente fluisce tranquilla, il verde degli alberi è buono, e anche il suo odore. Il viaggiatore si sente un po’ goffo e meschino e avverte la superiore oggettività della cornice che lo avvolge. È possibile che quei rigagnoli nel prato siano il Danubio, il fiume dei superlativi, com’è stato chiamato, col suo bacino di 817.000 chilometri quadrati e i duecento miliardi di metri cubi d’acqua che esso rovescia ogni anno nel Mar Nero? Il ruscello, qualche centinaio di metri più a valle, fugge e splende veloce, merita già l’epiteto di «belcorrente» col quale Esiodo definisce l’Istro. I passi verso la casa assomigliano alle frasi su un foglio di carta, il piede tasta il terreno acquitrinoso e aggira una pozzanghera come la penna circuisce e attraversa lo spazio bianco del foglio, evita un ingorgo del cuore e del pensiero e procede oltre come se esso fosse una macchia di inchiostro, fingendo di averlo superato, mentre lo ha soltanto schivato e lasciato indietro, irrisolto e scivoloso.

Da Magris, Claudio. Danubio 

 

 

 

Premio Pilitzer a Richard Power per la narrativa, a Tugnoli per le foto, articoli dal Corriere e da La Repubblica

Pulitzer a Richard Powers e alle foto di Tugnoli

Il romanzo «The Overstory» uscirà in maggio per La nave di Teseo. Riconoscimenti ad Aretha Franklin (memoria) e agli scatti dell’italiano dallo Yemen

 

  • Di Giulia Ziino dal Corriere

Dal 1917

Istituito per volontà e in memoria del giornalista Joseph Pulitzer (1847–1911), il premio che porta il suo nome è stato assegnato per la prima volta nel 1917

È il più importante riconoscimento nel campo del giornalismo

Richard Powers con il romanzo The Overstory è il vincitore del premio Pulitzer 2019 per la narrativa. L’annuncio è arrivato ieri dalla Columbia University di New York: il libro — attualmente finalista al Pen Award e già nel 2018 vincitore del Grand Prix de Littérature Américaine e finalista al Man Booker Prize — uscirà in italiano il 16 maggio per La nave di Teseo con il titolo Il sussurro del mondo.

Powers — classe 1957, al suo dodicesimo romanzo, all’attivo un National Book Award vinto nel 2006 per Il fabbricante di eco — nel libro immagina che un botanico, Pat Westerford, dopo anni passati da solo a studiare gli alberi nella foresta, arrivi a fare una scoperta dalle implicazioni imprevedibili, ossia che gli alberi comunicano tra di loro. Il romanzo è attualmente in corso di pubblicazione in quindici Paesi e ieri è arrivata la consacrazione del Pulitzer, che ne premia l’impianto «innovativo» basato su nove personaggi che intrecciano i loro destini con quello di Westerford e della sua scoperta in una riflessione che coinvolge scienza, natura e umanità. Per la sezione storica, il premio del 2019 va a David W. Blight e alle novecento pagine del suo Frederick Douglass: Prophet of Freedom. Tra i poeti vince Forrest Gander con Be With.

Sul fronte del giornalismo, tradizionale campo di forza del Pulitzer, le inchieste dell’anno sono quelle su Donald Trump condotte da «Wall Street Journal» e «New York Times». Il «Nyt» si aggiudica il riconoscimento per le indagini sulla ricchezza dei Trump mentre il «Wsj» per la copertura della vicenda dei soldi pagati da Trump nel 2016, durante le presidenziali, a due donne che sostengono di aver avuto relazioni con lui.

Una squadra di giornalisti della Associated Press ha vinto per la copertura della guerra civile nello Yemen. E per gli scatti pubblicati dal «Washington Post» che documentano la fame nello Yemen vince invece l’italiano Lorenzo Tugnoli, ravennate di Lugo ma di base a Beirut, rappresentato da Contrasto.

Premiati per la copertura sulla persecuzione della minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania i giornalisti della Reuters Wa Lone e Kyaw Soe Oo, arrestati e condannati a 7 anni di prigione dal governo birmano.

Quest’anno viene assegnato anche un Pulitzer onorario: va — postumo — ad Aretha Franklin. La cantante, scomparsa nell’agosto 2018, è la prima donna cui va questo tipo di omaggio del Pulitzer, assegnato per la prima volta nel 1930 e dato in passato tra gli altri a Bob Dylan e John Coltrane. La giuria ha reso omaggio ad Aretha per il suo contributo di oltre 50 anni alla musica e alla cultura americane.

Il Pulitzer alle foto di Lorenzo Tugnoli

da La Repubblica

Assegnati i riconoscimenti. Altri premi allo scrittore Richard Powers e alle inchieste su Trump

Gli scandali sessuali e familiari dominano anche quest’anno il Pulitzer, il più importante premio giornalistico statunitense. Ma la notizia è che stavolta è stato premiato un italiano: il fotografo Lorenzo Tugnoli autore di un reportage sulla fame in Yemen sul Washington Post. Per il resto le inchieste su Trump la fanno da padrone. Quella del Wall Street Journal che ha svelato come Trump avesse comprato il silenzio della pornostar Stormy Daniels e di altre donne. E quella del New York Times sulle ricchezze del presidente.

Lo Yemen torna invece grazie al lavoro dell’Associated Press sugli orrori della guerra civile. Alla Reuters il premio per aver raccontato il massacro dei rohingya in Myanmar. Mentre il Sun Sentinel vince per l’inchiesta sulla carneficina di Parkland, in Florida. La fiction è verde. Sul podio l’innovativo romanzo di Richard Powers, The overstory, che racconta il mondo dalla prospettiva degli alberi. Per la categoria “storia” si affermano la biografia di David W. Blight dedicata a Frederick Douglass e il libro The New Negro in cui Jeffrey C. Stewart ripercorre la vita di Alain Locke. Pulitzer postumo per Aretha Franklin, la cantante scomparsa lo scorso agosto.

Il fotografo italiano Lorenzo Tugnoli è fra i vincitori del premio Pulitzer. Il prestigioso riconoscimento è andato a un suo reportage sulla fame in Yemen pubblicato dal Washington Post

Fabio Bacà “Benevolenza cosmica” presentazione in breve

Ambientato a Londra, il protagonista è Kurt un dirigente di divisione dell’Ufficio nazionale di statistica britannico. Una mente matematica e razionale quindi che si trova ad affrontare un fenomeno insolito: una serie incredibile di colpi di fortuna. Ma perché Kurt non è contento di tanta benevolenza?

Benevolenza cosmica racconta il tentativo del protagonista di sfuggire a una serie incredibile di coincidenze fortunate che lo perseguitano da tre mesi.

 

 

Dal RISVOLTO

A Kurt O’Reilly non ne va bene una. Ma una, eh? Il medico cui si rivolge per un piccolo fastidio gli spiega, esterrefatto, che in tutti i casi conosciuti quel problema ha un esito nefasto – tranne che nel suo. Sul lettino di un tatuatore, una sensazionale pornostar gli lascia intravedere un paradiso a portata di mano. I soldi investiti distrattamente non fanno che moltiplicarsi. Persino il tassista che lo scorrazza in una Londra appena spostata nel futuro insiste per pagargli lui la corsa. No, decisamente qualcuno trama alle sue spalle, e a Kurt non resta che tentare di capire chi, e perché. Un po’ alla volta una macchinazione verrà fuori, in effetti, ma non possiamo dire altro: perché la macchinazione è questo singolare, trascinante, divertentissimo romanzo.

Delia Owens “La ragazza della palude” recensione di Tiziana Lo Porto da DLaRepubblica e il link al primo capitolo

 

North Carolina, anni Cinquanta e poi fine sessanta. nella palude poco distante dal villaggio di Barkley Cove, Kia cresce sola e selvatica, abbandonata dai genitori, fratelli e sorelle. Quasi adulta, quando poco distante dalla baracca dove vive viene ritrovato un cadavere, è la prima sospettata- Kya, Catherine Clark all’anagrafe, è la protagonista del bel thriller evocatore di classici d’altri tempi (Il buio oltre la siepe, per citarne uno).

Il cadavere ritrovato è di Chase Andrews, felicemente sposato e figlio dei proprietari del negozio di ricambi del paese. Kya contro tutti affronterà un processo motivato da pregiudizio e ignoranza (da Tiziana Lo Porto da DLaRepubblica)

 

Il primo capitolo del thriller a questo link

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