Valentina Olivastri “L’album di famiglia” recensione di Caterina Falotico 

La copertina è opera del pittore toscano Paolo Gheri

Riceviamo e volentieri segnaliamo:

IL BORGO IN UN DIVERTITO SPAESAMENTO

“Mi chiamo Edith Philippa Everard de Winton Strange. Lo so. Ho un nome che sembra una balbuzie per bocche svagate, quasi un leggero malessere capitato a uno dei trentatré trentini che entrarono in Trento tutti e trentatré trotterellando. Tuttavia, a Borgo nessuno ha mai preso sul serio questo borioso ghirigoro di sillabe. Qui, tutti mi chiamano solo e semplicemente Edi”.

Con queste parole la protagonista e io narrante dell’ultimo libro di Valentina Olivastri, L’album di famiglia, si presenta al lettore rivelando immediatamente la cifra del suo raccontare: una brillante autoironia tutta british mescolata a un’arguzia da maledetti toscani per dire di una materia ad alto potenziale emotivo e sentimentale com’è quella che tratta di memoria, identità, appartenenza comunitaria. Perché Edi è l’approssimazione dell’autrice, non proprio il suo alter ego, in quanto per metà italiana, meglio cortonese, per metà inglese, come dimostrano le sue passioni oscillanti fra il caffè e il giardinaggio. La doppia identità le consente un euforico divertito spaesamento proprio di chi non è straniera né del luogo, ma, mettiamola così, “un’inquilina con contratto senza scadenza”. Ha quarant’anni, fa la giornalista, ha un matrimonio alle spalle che non le ha tolto il gusto di interessanti avventure erotiche, quelle rigorosamente con un biglietto di andata e ritorno, per non rischiare l’irritante routine coniugale fatta di dentifrici schiacciati male e di biancheria intima disseminata qua e là come le briciole di Pollicino che conducono al talamo nuziale. E se le è venuta una crisi di mezza età, nemmeno questa ha toni drammatici, basta cambiare aria e magari lasciare Londra per un tuffo nel passato dell’infanzia toscana. Il tema delle radici assai presente in quest’opera è sottratto a ogni patetismo, quasi una bizzarria, “una voglia da soufflé mal riuscito […] di voler appartenere […] al paese della mia infanzia, della mia pigra e indolente adolescenza giallo zafferano”. Un’intelligente distanza fra vita e scrittura dà al racconto un’aria di rarefatta leggerezza che, come si vede dalle vicende narrate, non ignora l’opacità del vivere, le ombre e i misteri di cui sono fatte le vite degli uomini, non solo, ma anche i luoghi e perfino gli oggetti quotidiani come  può essere un album di fotografie. Quando Edi ne trova uno sui banchi della fiera antiquaria di Arezzo, percepisce la sua natura sfuggente e misteriosa fatta di pieni e vuoti, di spazi bianchi da colmare “tra un gruppo di famiglia e l’altro. Storie dentro una bottiglia, impigliate in chissà quali acque”.

Il tema del labirinto ricorre nei precedenti romanzi ed è non a caso legato ai luoghi di trasmissione della memoria: la biblioteca Tomasini-Renzi di Bardiano – località che come Borgo rappresenta il luogo di origine della scrittrice – in Prohibita imago (Oscar Bestsellers 2010); la parigina Fondazione Duval in La donna del labirinto ove la memoria ha il suo corrispettivo nell’oblio, fino al più umile album fotografico, in cui si materializzano il ricordo e la rimozione.

L’album in questione è un regalo destinato al suo redattore capo – ne è un appassionato collezionista – che ha offerto ad Edi una rubrica per il supplemento del weekend, il cui argomento è il cibo collegato alla grande invenzione del turismo culturale. Di qui il susseguirsi di riferimenti che strizzano l’occhio all’antropologia da un lato e all’attuale costume che enfatizza le radici identitarie (“tutti piatti popolati di dense memorie, di sapori assolati tra arcadia e mattatoio”). Anche qui una sottile ironia non disgiunta dal piacere della convivialità e dell’eros. Edi ritorna a frequentare Luca, ai tempi suo ragazzo e ora proprietario di un ristorante, ma si guarda bene da un ritorno di passione che metta a rischio una insolita e consolidata complicità. La passione, vissuta sempre con disincantata distanza, prende invece la protagonista per il bel Lorenzo approdato dalla lontana Matera a Borgo dopo la morte improvvisa dello zio, il viveur Ludovico Franceschi al centro di uno scandalo borghigiano apertosi proprio con l’apparizione del famigerato album di famiglia. A questo punto saltano certezze, dati biografici, vengono alla luce segreti inconfessabili, che rivelano la natura ambigua della famiglia e della comunità borghigiana, avvicinando il micromondo all’universale comédie humaine.

Il borgo gode di un ritorno di vita all’interno della produzione letteraria attuale e si lega alla dialettica, in ambito sociologico, fra locale e globale, crescita e decrescita, modernità e tradizione. Su questa linea si muovono scrittori come Franco Arminio, Vinicio Capossela, Mimmo Sammartino, Carmen Pellegrino, interpreti dello spirito del tempo e di una nuova coscienza che è insieme storica ed ecologica. Borgo vive in queste pagine di un’assolutezza esemplare, paradigmatica, in quanto luogo ove “la vita ha un tepore distrattamente sottile, un andamento che adesca con tripudio di aromi e di colori. L’aria ha un sapore domenicale e nessuno è ansioso di futuro”. Salvo poi a ridefinire gli spazi che intercorrono fra utopia e realtà, quando un oggetto inquietante ci interroga e ci spiazza nelle consolidate certezze.

Caterina Falotico 

Brevi note biografiche

Valentina Olivastri è nata a Cortona, vive a Oxford dove ha lavorato presso la biblioteca Bodleiana. Oltre a due romanzi ha al suo attivo varie pubblicazioni accademiche e pubblicistiche. Ha lavorato per il quotidiano britannico The Guardian. è traduttrice e ha curato gli apparati critici delle ristampe degli Oscar Mondadori

Sally Rooney “Dove sei, mondo bello”, recensione da Libri Panorama

La recensione da Libri Panorama

La sinossi

In un bar di un paesino irlandese sulle coste dell’Atlantico una giovane donna aspetta un uomo che ancora non conosce. Lei si chiama Alice e di mestiere scrive romanzi. «E ci fai dei soldi, giusto?» le chiede lui, il suo Tinder date, poco piú tardi. Si chiama Felix e con la letteratura non ha niente a che fare; per vivere sposta merci in un magazzino gelido. Il loro primo incontro è un completo flop, eppure Alice, reduce da un crollo psicologico, lo invita ad accompagnarla nel suo prossimo tour promozionale a Roma. Dei soldi Felix non dovrà preoccuparsi, ci penserà lei, con i proventi di un lavoro che giudica «moralmente e politicamente inutile», il solo che voglia fare. Frattanto a Dublino la sua amica Eileen, come lei ventinovenne, per pochi spiccioli sistema la punteggiatura di articoli non suoi per una rivista letteraria su cui un tempo ha pubblicato un unico pezzo degno di nota, e per il resto scorre le pagine social dell’uomo che l’ha lasciata e cerca di rimettere insieme i cocci di ambizioni e speranze dimezzate mentre, ai margini del suo scontento, Simon, un consulente politico bellissimo e cristianamente promiscuo, chiede di essere guardato. Con Alice Eileen condivide la sensazione che «ci troviamo nell’ultima stanza illuminata prima delle tenebre, testimoni di qualcosa». Le vivide mail che le due donne si scambiano affrontano i temi della contemporaneità minacciata, dal contrasto fra la società dei consumi e la miseria della moltitudine al crollo della civiltà nella tarda Età del bronzo, dalla perdita del senso del bello con l’avvento della plastica agli effetti corrosivi della fama sulla cultura. Ma, mescolato all’armamentario pubblico dell’impianto intellettuale millennial, si fa strada proditoriamente, quasi felicemente, l’urgenza del privato desiderio. «Ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?» domanda Alice. Ci sono i corpi, in questa dimensione, ci sono il dissacrante, anti-cliché Felix, e l’accogliente, inarrivabile Simon, c’è perfino l’illusione di una comunione vivifica che sappia sciogliere i solipsismi. «E di cosa parlano, i tuoi libri?» vuole sapere Felix da Alice al loro primo incontro. «Oh, non so, disse lei. Delle persone».( dal Catalogo Einaudi)

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

“Persone normali” recensione di Maia Anna Patti di CasaLettori su Robinson La Repubblica

Otello Marcacci “Nottambuli a cena”, Les Flâneurs Edizioni

In libreria il 1 aprile 2022

Sull’orlo del fallimento e con la minaccia di un procedimento penale sulle spalle, Luca Migliorini pensa al suicidio, l’ultima possibilità che gli resta per salvare il posto di lavoro dei suoi dipendenti grazie ai soldi dell’assicurazione. Un giorno però riceve un’offerta, concreta quanto agghiacciante, che lo fa vacillare. Comincia così un viaggio a doppio binario nella sua coscienza e in quella comune, che si sostanzierà nel viaggio reale verso un Meridione sconosciuto e perturbante. Nel frattempo, infatti, l’imprenditore accetta di farsi carico di Tommaso, sfortunato ragazzino che dovrà accompagnare dal padre naturale. Assieme a lui ci saranno i suoi amici storici, ognuno dei quali dovrà affrontare traversie non meno torbide e interrogare la propria morale per strappare dal caos risposte salvifiche. Ma esistono poi davvero o è invece impossibile una soluzione univoca e valida per tutti? ( La sinossi da Flâneurs Edizioni)

Uno stralcio:

“Stasera, prima di raggiungere gli altri per la consueta partita a poker, mi sono ritrovato in ginocchio nel mezzo della cucina, tra le sedie di legno e la tavola piena ancora degli avanzi della cena. È stato un gesto spontaneo, un modo per chiedere pietà a dio. Mi sono sempre rifiutato di credere che ci sia la sua volontà dietro tutto ciò che mi sta succedendo. È per questo che nel pomeriggio, mentre ero sulla spiaggia in attesa della telefonata che avrebbe determinato il mio futuro, ho intonato canti in lode e gloria in suo onore. Perché forse bisogna semplicemente ammettere che si crede, non basta sostenere che in fondo siamo religiosi. Che cazzo vuol dire, poi, in fondo? Quell’ondata di amore e compassione ha cancellato per qualche minuto le mie paure, ma dopo mi sono sentito al punto di partenza. La situazione è disperata, e adesso è dio che deve metterci del suo. E so che lo farà, perché lui è grande e buono e generoso”.

Dello stesso autore:

“Tempi supplementari”

La Quarta di copertina

Michele Montorfano “Tutto il cinema è Addio” Graphe.it Edizioni

Pagine 76, 9 euro

Graphe.it

Il Cinema tra fughe, angosce e ambiguità. C’è il tempo nel suo svolgersi e ripetersi, e c’è il cinema, che si lascia aprire come un vaso di Pandora per farci guardare nel nostro ieri. C’è la vita, il ritmo naturale, e c’è il cinema: un’altra vita che rimane segreta fintanto che è ancora da vedere, colma di ogni cosa, dall’orrore fino all’amore.

Mondi divisi che si forzano continuamente l’uno verso l’altro, oltrepassando la propria soglia e tornando indietro dopo aver rubato qualcosa. Nel mezzo e sul confine nasce questo libro, che si incammina sulla strada dell’estetica e della fenomenologia del cinema scandagliandone il legame con il tema dell’Addio, «luogo in cui l’immagine si deposita nella sua contemporaneità assoluta». Da Drive 8 ½ l’autore percorre le pieghe della settima arte attraversando le sue fughe, le sue angosce, le sue ambiguità. Perché il cinema è qualcosa che «non finisce mai continuando a finire» e dal cuore della propria solitudine «getta la maschera del tempo per indossare quella del destino».

MICHELE MONTORFANO ha studiato cinema, pedagogia e filosofia. Ha lavorato nel mondo della pubblicità e in quello dell’educazione. Ha pubblicato Mnemosyne (Lietocolle, 2013) e ha curato e tradotto i Quattro Quartetti di T.S. Eliot (L’Arcolaio, 2022). Scrive per il magazine Monolith.

DeLorean Café, a cura di Doriana Tozzi, Les Flâneurs Edizioni

una raccolta curata da Doriana Tozz

Un luogo magico, il DeLorean Café, un’originale macchina del tempo grazie alla quale venti intervistatori hanno potuto restituire al lettore la lezione sempre attuale di donne e uomini che hanno fatto la storia.

Coinvolti anche due toscani: il pisano Giorgio Borroni e il pistoiese Luca Buonaguidi.

Les Flâneurs Edizioni

Interviste impossibili per mondi possibili –Cos’hanno in comune Cecco Angiolieri e Alfred Hitchcock? E Maria Montessori cos’ha in comune con Louisa May Alcott o Nora Ephron? E tutti loro cosa c’entrano con Nietzsche?

La risposta è nel DeLorean Café, il bistrot immaginario/macchina del tempo che ha concesso a venti intervistatori del presente di dialogare con altrettanti celebri pensatori del passato, tra scrittori, registi, filosofi, poeti e personaggi storici. Assumendo un aspetto sempre diverso e caro all’intervistato di turno – dal salottino ottocentesco del Leopardi al patio della casa colombiana di Gabriel García Márquez –, questo luogo magico diviene teatro di un confronto talvolta ironico e dissacratorio, talvolta emozionato e adorante, ma sempre permeato da una leggerezza che rende immediato l’accostamento di inquietudini e speranze vecchie e nuove. Con l’idea, sempre viva tra le righe, di poter attingere al pensiero dei grandi per poter trovare oggi la propria strada.

Gli autori: Monica Acito, Sergio Bertolino, Letizia Bognanni, Giorgio Borroni, Barbara Bottoli, Luca Buonaguidi, Nicola de Marco, Michela Diviccaro, Piero Ferrante, Luca Franceschini, Giuseppe Galato, Laura Gramuglia, Luca Loizzi, Chiara Longo, Luca Paisiello, Giandomenico Piccolo, Francesca Schiavo Rappo, Stefano Solventi, Doriana Tozzi, Donato Zoppo.

Les Flâneurs Edizioni nasce nel 2015 grazie a un gruppo di giovani amanti della
Letteratura. Il termine francese “flâneur” fa riferimento a una figura prettamente primo
novecentesca d’intellettuale che, armato di bombetta e bastone da passeggio, vaga senza
meta per le vie della sua città discutendo di letteratura e filosofia. Oggi come allora, la
casa editrice si pone come obiettivo la diffusione della cultura letteraria in ogni sua
forma, dalla narrativa alla poesia fino alla saggistica, con indipendenza di pensiero e
occhio attento alla qualità. Les Flâneurs Edizioni intende seguire l’autore in tutti i
passaggi della pubblicazione: dall’editing alla promozione. Les Flâneurs Edizioni è
contro l’editoria a pagamento.

Lorenzo Berardi “Radiocronache. Storie delle emittenti italofone d’Oltrecortina”, Prospero Editore

pagine 460, 20 euro

Prospero editore 

A Mosca come a Praga, a Budapest come a Varsavia, passando per Berlino Est, Bucarest, Sofia, sino a Tirana e Belgrado, dieci emittenti di Stato e tre stazioni radio clandestine trasmisero in italiano per decenni, a partire dagli anni Trenta del XX secolo. Le animarono centinaia di redattori, fra i quali numerosi italiani. Questo libro racconta le loro incredibili storie e quelle delle emittenti alle quali collaborano; poi, il crollo del comunismo le travolse o ne stravolse i palinsesti. Un viaggio che parte dall’ex URSS e si conclude nell’ex Jugoslavia, percorrendo l’Europa orientale e gli eventi storici che hanno contribuito a definirla dal Secondo dopoguerra a oggi.

La Quarta di copertina:

È un capitolo quasi inedito della Guerra Fredda, quello che si svolse sulle onde d’Europa. E la lingua italiana fu un campo di battaglia cruciale, che si stendeva da Mosca a Capodistria. Una vicenda che Lorenzo Berardi ricostruisce con la passione per la ricerca storica che contraddistingue il suo lavoro giornalistico. Luigi Spinola – Rai Radio3 Mondo

Lorenzo Berardi, autore e giornalista nato a Bologna nel 1982, risiede a Varsavia dal 2014. Collabora con testate italiane e internazionali, fra cui “Al Jazeera English”, “New Eastern Europe”, “Radio3 Rai” e “Il Manifesto”, oltre a essere co-fondatore di Centrum Report. Ha cominciato a occuparsi di radiofonia in Italia, lavorando per un’emittente del circuito di Popolare Network e pubblicando nel 2006 Con una certa frequenza, libro a sei mani sulle radio libere bolognesi (Yema, 2006).

Madeline Miller “La canzone di Achille” presentazione

traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini 

Scritto nel 2011, nel 2012 ottiene il prestigioso Orange Prize, viene pubblicato in Italia nel 2013, e da allora è stato un successo di vendite e ancora oggi occupa i primi posti nelle classifiche dei libri più venduti.

L’autrice, bostoniana, docente con una preparazione classica, rivisita varie pagine dell’opera di Omero in modo del tutto inedito ricostruendo, attraverso la voce di uno dei protagonisti, la storia di un incontro, di un’amicizia, di un amore e della morte di entrambi.

È Patroclo infatti che racconta a partire da pochi scampoli rimasti nella memoria di un bambino, il primo incontro e i passaggi successivi quando lui, figlio di re, perde tutto per un involontario incidente ai danni di un coetaneo che ne causerà la morte: verrà esiliato a Ftia, dove re Peleo lo accoglierà insieme ad altri esuli. È qui che Achille sceglierà Patroclo come therápōn il compagno d’armi del principe. La storia di un incontro, di una crescita, di momenti felici sul monte Pelio con il centauro Chirone loro maestro, di un giovane e goffo Patroclo che ammira la bellezza e l’abilità del futuro eroe guerriero, il migliore dei greci, lo sbocciare di un amore omosessuale, nonostante le differenze e le diverse potenzialità.

[…]due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d’armi […]destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. […] un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l’omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo” (da Marsilio Editori)

dello stesso autore su tuttatoscanalibri

“Circe”

Sergio Fanara “La colpa e l’innocenza”, recensione di Luisa Gianassi

Una storia che si svolge nell’ arco di 37 anni, dal 1962 al 1999, ambientata in un paesino della Provenza. Una famiglia francese numerosa, dove spesso non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, ma dove i figli, come racconta il protagonista narrante Jean-Julien, ebbero in dote una cosa preziosa: l’amore. Proprio l’amore è il filo conduttore del romanzo “La colpa e l’innocenza” di Sergio Fanara. La colpa è quella di Stéphane “l’Italiano”, vicino di casa di Jean. Si tratta di un uomo che non ha saputo riconoscere l’innocenza dell’amore, che ha creduto agli occhi e non al cuore. La condanna quella che il rigoroso tribunale della sua stessa coscienza gli ha inflitto: rimanere vivo senza vivere. Stéphane è uomo apparentemente senza passato, custode di un drammatico segreto che vive ostinatamente solo, perché “la solitudine è un deserto sconfinato dove ognuno può scontare la sua pena”. Stéphane riversa tutto il suo amore su Jean, ragazzo intelligente e sensibile, diventandone amico, mentore, e coltivandone l’amore per la letteratura. Trasformerà in realtà i sogni del ragazzo permettendogli di laurearsi, sarà capace di leggere i suoi silenzi ma non gli svelerà spontaneamente il mistero del suo passato. Jean e Stéphane sono i due protagonisti che fisicamente ritroviamo dall’inizio alla fine, mentre il fantasma di Elvira, evocato da una lettera emersa da un libro, aleggia impalpabile reclamando il suo diritto di esistere. Il desiderio di Jean di scoprire il segreto di Stéphane contagia e cattura il lettore, che solo con la parola fine può chiudere il libro. La storia scorre piacevolmente in una trama avvincente, con una prosa delicata e allo stesso tempo molto potente, sia nei dialoghi e negli eloquenti silenzi tra Stéphane e Jean, sia nella narrazione dei viaggi del ragazzo, diventato ricercatore universitario. Specialmente il viaggio a Palermo, che lo accoglie “con la sua bellezza avvolgente per la quale non ci sono parole che le rendono giustizia” e “dove il battito del cuore di un popolo è figlio di cento popoli, culla di gloriose aristocrazie e indicibili miserie”. Qui la narrazione di Jean oltre a cercare la soluzione del segreto di Stéphane fa emergere tutto l’amore dell’autore per Palermo, che è la sua città natale, e il suo dolore per i delitti connessi alla “guerra di Mafia”. Dolore che si inserisce nel romanzo come elemento reale e omaggio dell’autore, appartenente all’Arma dei Carabinieri, agli uomini delle forze dell’ordine, ai magistrati e a tutte le persone oneste che hanno dato la loro vita per il bene comune, la legalità e la giustizia. L’amore trionferà infine nell’epilogo del romanzo, ne sarà protagonista Giulia apparsa verso la fine della storia, una ragazza bellissima, che somiglia in modo impressionante ad Elvira, che libera Stéphane sia dal peso del suo segreto sia dalla sua condanna e che porta la felicità nella vita di Jean.

Su Scatole Parlanti Edizioni la sinossi e brevi note biografiche

21 marzo giornata internazionale della poesia:

Poeti, poesia, saggi dedicati su tuttatoscanalibri

Alda Merini “Vuoto d’amore” Margareth Atwood “Moltissimo” AAVV “Poesia”

Omaggio a Charles Baudelaire Dino Campana “Canti Orfici”

Chandra Livia Candiani “La domanda della sete” Chandra Candiani “Questo immenso non sapere” 

Flaminia Colella “Sul crinale” Emiliano Cribari “Errante”, Maurizio Cucchi “Sindrome del distacco e tregua”

Marina Cvetaeva “Sette poemi” Umberto Eco “Filosofi in libertà” Thomas Eliot “Il libro dei gatti”

Carlo Lapucci “Magia e poesia” Ottavio Fatica “Vicino alla dimora del serpente”

Epitaffi greci. La Spoon River ellenica di W.Peek” Francesco Forlani “Penultimi” Giovanni Giudici “La vita in versi”

Edgar Lee Masters “Antologia di Spoon River” “L’Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti” 

Nella Nobili “Ho camminato nel mondo con l’anima aperta” Pablo Neruda “Bestiario”

Cees Nooteboom “L’occhio del monaco” Cees Nooteboom “Addio” Aldo Nove “Poemetti della sera” Cesare Pavese “L’opera poetica. Testi editi,

inediti, traduzioni” Patrizio Pelizzi “L’essenza di un sognatore”, Roberto Piumini “Il piegatore di lenzuoli”  Poesia erotica italiana

Aleksandr Puškin “Eugenio Onieghin nei versi italiani di Giovanni Giudici”

Raimo e Rossari “Le bambinacce” Fuad Rifka “L’ultima parola sul pane”

Arthur Rimbaud “Una stagione all’inferno” Tiziano Scarpa “Una libellula di città”

Anne Sexton “Il libro della follia”  Fabio Strinati “Toscana – Venezia solo andata”

Arundhathi Subramaniam “A una poesia non ancora nata”

Sebastiano Vassalli “Amore lontano”

La trilogia di Daniela Alibrandi ambientata a Roma:

Delitti fuori orario”, “Delitti Postdatati” “Delitti negati nei sacri sotterranei”

Ianieri Edizioni, Collana Notturni

Protagonista il commissario Riccardo Rosco e la sua squadra in una Roma inconsueta, segreta e sotterranea, a cavallo tra la fine dei Settanta e i primi anni Ottanta.

Capelli rossi, occhi chiari, barba e baffi di fuoco, alto, sovrappeso, vicino alla quarantina, combatte con il diabete e la pressione alta, carattere ruvido e vita privata disastrata, cui fanno da contrappeso acume e intuito nella ricerca della soluzione eventualmente glissando sul rispetto delle regole

Delitti fuori orario” ambientato nel quartiere romano di Prati, una storia ricca di colpi di scena, nel labirinto sotterraneo su cui è sorto il quartiere, un dedalo che collega i vari edifici della zona. Le vite solitarie di Alice e di Mani Fredde/Mani Calde sono destinate a intrecciarsi. Il romanzo finalista al concorso Mondadori Romanzi in cerca d’autore e Segnalazione Premio Speciale Giallo Noir al concorso Città di Grottammare, è stato ospite del periodico Rai Nuova Armonia e il 9 maggio 2021 della rubrica Lo Scaffale del TG Lazio Rai 3.

Delitti Postdatati” primi anni Ottanta, Aventino, Eur e Rione Monti: una storia le cui radici affondano negli anni Quaranta che raggiunge il culmine in tre omicidi nella Roma bene. Premio Poliziesco Gold 2020 al concorso Gold Crime Carlo de Filippis, il romanzo è stato presentato allo Human Rights Festival dell’Estate Romana 2021. Il 3 ottobre 2021 è stato ospite della trasmissione Incontri d’autore di Rai Radio Uno

Delitti negati nei sacri sotterranei” in un susseguirsi di colpi di scena da un piccolo paese del reatino fino al rione romano di Borgo Pio, al confine con la Città del Vaticano, in una storia intrisa di fede e sacralità, nella perenne lotta tra il Bene e il Male. Il romanzo è stato ospite il 12 dicembre 2021 del programma Incontri d’autore di Rai Radio Uno e della rubrica Lo Scaffale Tg Lazio Rai3

Su tuttatoscanalibri le recensioni:

Delitti fuori orario

Delitti postdatati

Delitti negati nei sacri sotterranei