ELOGIO DELLO ZERO il numero che vale una cifra di ENNIO PERES, Fefè Editore

• prefazione di LEO OSSLAN

ELOGI / • pagg. 102 • € 13

L’INVENZIONE DELLO ZERO CAMBIÒ IL MONDO “È SUFFICIENTE CHE MI METTA DIETRO UNA CIFRA, PER AUMENTARNE DI DIECI VOLTE IL VALORE” disse lo Zero

L’ELOGIO DELLO ZERO è un omaggio ad un numero considerato nulla, ma che invece letteralmente conta una cifra!

È un libro divertente e divertito, ma allo stesso tempo molto serio. Com’è nelle abitudini di ENNIO PERES, “giocologo” maximus, divulgatore dai grandi successi editoriali, ma anche matematico e docente di lungo corso. Peres ci spiega lo ZERO partendo dai Babilonesi, passando per Kierkegaard e giochini matematici vari, per arrivare al bug del 2000 e a Renato Zero.

ENNIO PERES Laureato in Matematica con lode, professore di Matematica e di Informatica, dagli anni ’70 s’impegna a diffondere con ogni mezzo il piacere creativo di giocare con la mente, dall’Enigmistica classica ai giochi di società, dai problemi logico-matematici alla corretta informazione sui giochi in denaro. Definisce questo suo ruolo con l’appellativo di “giocologo”. Pubblica oltre 50 libri. E’ presente in tv,radio, prestigiose riviste scientifiche e non, tiene conferenze e corsi in Italia e all’estero.

Alda Merini “Ogni volta che ti vedo fiorire”, poesie inedite a cura di Alberto Casiraghy

Dicono che l’uomo/ non sa niente dell’amore/ e neanche dei traditori./ Però se questo fosse vero/ non strapperebbero questi cani /i tuoi baci dalle mie labbra, /che tu me ne dai mille/ e dopo cento/

ogni volta che ti vedo fiorire.

( da A. Merini Ogni volta che ti vedo fiorire, Manni Editori)

Il titolo di questa raccolta, curata dall’amico di Alda Merini Alberto Casiraghy, è tratto dall’ultimo verso di una delle molte composizioni che sono presentate in questo volume che è unico proprio perché propone opere inedite frutto di incontri, costanti e protratti nel tempo, tra due amici, due anime che si sono ritrovate e si raccontano, ciascuno con il proprio linguaggio, ciascuno con la propria creatività.

Cos’è poesia?

Così Casiraghy nell’Introduzione ne costruisce una magistrale immagine ricordando gli incontri con Alda:

“Spesso proprio al tavolino di quel bar, sempre lo stesso, mi dettava, magari anche con sofferenza ma con estrema facilità, versi e aforismi – bagliori, piccole luci che le attraversavano gli occhi e finivano sul foglio”.

Difficile infatti chiuderla dentro gli angusti e delimitati spazi di una definizione, Patrizia Cavalli ne indicò le qualità essenziali come parola che suona, a modo suo: un certo tipo di poesia più contemporanea va letta in chiave emozionale cogliendone le suggestioni suscitate dal suono associato alla porola, va assaporata trovandovi quel che si cerca anche senza la consapevolezza di ciò che davvero vogliamo o ci manca ma, accostandosi teneramente alla musica del cuore, ai moti impressi sulla carta, limati, integrati, corretti, proprio perché le parole spesso da sole non sono bastevoli a disegnare pensieri fugaci ma potenti, abissi o voli, afflizioni e affetti profondissimi tanto da non poterli tratteggiare a dovere, aprire orizzonti, finestre della mente, sussulti dell’anima, acquietarsi e rasserenarsi come per l’incontro con un amico speciale, per avervi colto un inno alla vita, comunque, anche quando ci sta giocando i suoi brutti tiri mancini.

Amore e passione, amicizia e pazzia, ironia, i temi che si incontrano nei testi raccolti nel volume e dediche intestate ai migliori amici, conoscenti, amanti, psichiatri, musicisti ed editori.

“Quando Alda è morta io ho raccolto tutte le nostre carte in tre scatoloni: c’erano le poesie che mi dettava al telefono, o quando andavo a trovarla a Milano, lettere, racconti, testi manoscritti o battuti a macchina da lei anni addietro che mi chiedeva di conservare. Su ogni foglio tornavamo, io rileggevo e lei correggeva, mi indicava la versificazione, cancellava, eliminava. Molte di quelle pagine sono diventate Pulcini*(1.189, per la precisione, usciti dal 1992 al 2009), altre sono finite in sue raccolte celebri, altre ancora erano esercitazioni, prove, musiche incompiute. Altre, perle di una collana infilata in quasi vent’anni di amicizia”.(dall’Introduzione di Alberto Casiraghy,)

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri: “Vuoto d’amore”


*Pulcinoelefante è una casa editrice fondata da Alberto Casiraghy che usa i caratteri mobili su carta pregiata. Pubblica brevi testi (aforismi o versi) accompagnati da incisioni o disegni eseguiti da artisti.

Per saperne di più sulle edizioni Pulcinoelefante

Guillaume Musso “Angélique”, di prossima uscita

Traduzione di Sergio Arecco

Prossima l’uscita in Italia del nuovo romanzo di Guillaume Musso, Angélique, per La nave di Teseo. In una recente intervista di Stefano Montefiori sul Corriere (16 ottobre 2022) l’autore racconta alcuni passaggi del nuovo thriller la cui azione si muove da Parigi e arriva a Venezia, un’Italia molto presente nel romanzo non solo per il coinvolgimento di una famiglia alto borghese, i Sabatini, ma anche nell’ambientazione parigina nel VII arrondssement, di marcata presenza italiana.

Molti i colpi di scena che si susseguono, voluti e ricercati dallo scrittore francese, di origini lombarde, come lui stesso rivela nell’intervista, che sceglie, lavorandoci molto, di sorprendere i lettori che definisce ormai esperti e abituati al giallo.

La storia è nata da un’idea abbozzata, dichiara, come spesso capita a molti scrittori di scriverne, con protagonista una giovane volontaria che suona il violoncello per i malati degli ospedali, Louise Collange, che incontrerà un poliziotto, Mathias Taillefer. Poi, aggiunge lo scrittore, è arrivata la svolta dedicando attenzione ad “Angélique Charvet appunto, la protagonista che corrisponde alla mia voglia di descrivere l’ambiguità, il fatto che una persona non particolarmente diversa da me possa scivolare nel lato oscuro”.

“Quando Louise scopre che Mathias è un poliziotto, gli chiede di occuparsi di un caso molto particolare che la riguarda da vicino. All’inizio riluttante, Mathias accetta infine di aiutarla, e presto i due si ritroveranno uniti in una spirale che si stringe pericolosamente intorno a loro.
Inizia così un’indagine mozzafiato che parte da Parigi e arriva a Venezia, sulle tracce di un mistero che porta a una vita segreta, a un amore forse sfiorato, a un luogo desiderato ma non ancora raggiunto.
Il nuovo romanzo di Guillaume Musso – intenso, sorprendente, eccitante – è un labirinto di emozioni in cui ogni pagina mette in discussione le nostre stesse certezze”. (da La Nave di Teseo)

e anche

Brevi note biografiche

Romanzo dopo romanzo, Guillaume Musso ha costruito un legame unico con i suoi lettori. Nato ad Antibes nel 1974, ha iniziato a scrivere dopo gli studi e non si è più fermato, nemmeno quando è diventato professore di Economia. I suoi libri, tradotti in 40 lingue, e più volte adattati per il cinema, lo hanno consacrato come uno dei più importanti scrittori di noir. Presso La nave di Teseo ha pubblicato La ragazza di Brooklyn, Un appartamento a Parigi, La ragazza e la notte, La vita segreta degli scrittori, L’istante presente, E poi…, Salvami, La vita è un romanzo e La sconosciuta della Senna.

Su tuttatoscanalibri dello stesso autore

La sconosciuta della Senna

Maria Carolina Campone “COSTANTINO. Il fondatore”, Graphe.it

Pagine 196, 15 euro

Graphe,it

Chi è stato veramente l’imperatore Costantino? 

La figura di Costantino e la «questione costantiniana» sono da secoli al centro di un ampio dibattito. Nonostante la presenza di documenti e fonti primarie in merito al cosiddetto «primo imperatore cristiano», la loro interpretazione da parte degli storici moderni è spesso difforme e contrastante e la discussione sull’attività e le caratteristiche del figlio di Costanzo Cloro è sempre accesa. 

Il saggio della professoressa Maria Carolina Campone affronta alcuni nodi significativi a partire da un’analisi testuale e filologica delle testimonianze storiche in nostro possesso, facendo chiarezza, attraverso un ricorso puntuale alle fonti in lingua greca e in lingua latina, su taluni punti troppo spesso unanimemente sottoscritti da parte della critica, superando vulgate acriticamente accettate e aggiungendo un ulteriore tassello alla comprensione di una figura fondamentale nel vasto processo di sincretismo che segnò il passaggio dal mondo greco-ellenistico e romano a quello cristiano.

MARIA CAROLINA CAMPONE, PhD in Storia e Critica dell’Architettura, già professore a contratto presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, è docente di lingue classiche presso la Scuola Militare «Nunziatella» di Napoli. Membro del Comitato scientifico di autorevoli riviste di classe A (Arte cristiana e Studi sull’Oriente cristiano) e relatrice in diversi Convegni Internazionali di Studi. Con Graphe.it ha pubblicato Enrico Dandolo. La spietata logica del mercato (2018) e Mens una, triplex vis. Paolino di Nola, teologo (e) mistico (2021).

Wilbur Smith con Mark Chadbourn “Lotta fra titani”, il romanzo postumo

Tradotto da Sara Caraffini

L’Egitto ha sempre occupato un posto speciale nella geografia e nella storia delle civiltà per Wilbur Smith, lo scrittore scomparso lo scorso anno, autore di molti romanzi, ultimamente scritti anche con il giornalista inglese Mark Chadbourn, ambientazione che torna protagonista nei due ultimi scritti.

La valle del Nilo è stata travagliata e insanguinata da cinquant’anni di guerra, i nemici da combattere sono gli Hyksos.

Senza risorse la situazione è ormai disperata e l’unica speranza per fermarne l’avanzata è affidata a un manipolo di coraggiosi guidati da Taita, mago e consigliere del faraone, tra loro Piay un giovane affidato al potente mago dai genitori quando aveva appena cinque anni e che è stato addestrato per diventare un guerriero e una spia. A lui Taita affida un missione pericolosa: attraversare le terre nemiche dirigendosi a Nord, alla ricerca di alleati che li aiutino a difendere l’Egitto.

“Antiche rivalità e intrighi, tradimenti e duelli, fughe rocambolesche e passione: in questo secondo romanzo della nuova serie ambientata nell’Antico Egitto storia e avventura si intrecciano in perfetto stile Wilbur Smith”.(da Harper&Collins)

e anche

Brevi note biografiche

WILBUR SMITH Considerato l’indiscusso maestro dell’avventura, è nato nel 1933 in Africa centrale e si è spento il 13 novembre 2021. Ha pubblicato più di quaranta titoli, tradotti in ventisei lingue, fra cui il ciclo ambientato nell’Antico Egitto e le celebri serie dedicate ai Courtney, ai Ballantyne e a Hector Cross. Nel 2015 ha fondato la Wilbur & Niso Smith Foundation, che promuove la cultura e la narrativa d’avventura. Fiore all’occhiello della fondazione è il prestigioso Wilbur Smith Adventure Writing Prize. Con HarperCollins ha pubblicato tra gli altri Leopard Rock. L’avventura della mia vitaRe dei reIl fuoco della vendettaIl richiamo del corvoIl nuovo regno ed Eredità di guerra, oltre alla serie per ragazzi Le avventure di Jack Courtney.


MARK CHADBOURN Scrittore, sceneggiatore e giornalista inglese, ha iniziato la sua carriera come reporter dalle zone calde del mondo, prima di dedicarsi anche alla narrativa: è autore di molti romanzi di successo che spaziano dalla fantascienza, al fantasy e all’horror, oltre a diversi bestseller di ambientazione storica pubblicati con lo pseudonimo di James Wilde, tra cui Pendragon (Newton Compton)

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri:

Il nuovo regno

Re dei re

La guerra dei Courtney

Eredità di guerra

Luca Sciortino “Vita di un albero raccontata da sé medesimo”, la presentazione su Panorama Libri

C’è un mistero che abita i nostri alberi, un qualcosa che ce li rende commoventemente prossimi, amati, fraterni, e al contempo un qualcosa che li rende alieni, impassibili, addirittura impossibili: come possono raggiungere certe età?
Come possono restarsene lì a fare sempre le stesse cose mentre il nostro mondo rischia di implodere? Sono saggi oppure sono totalmente indifferenti ai destini degli altri abitanti del pianeta?
La storia 
Vita di un albero raccontata da sé medesimo risponde a queste domande, per 
educare e conoscere l’ambiente, la natura, il mondo.
La storia
Passano gli anni e Gina Fronzuta, una simpatica, attenta, curiosa e loquace quercia, cresce incrementando gli anelli del suo tronco, sempre più forte e robusto. Crescono anche i rami e la sua chioma ombrosa, che spesso dà riparo a uccelli e ad altri animali del bosco. Gina Fronzuta parla con loro, scopre le loro storie, li ritrova generazione dopo generazione. Un lento fluire del tempo, con i ritmi naturali delle stagioni, l’alternanza tra luce e notte, che diventa la sua divertente autobiografia, fatta di incontri, amicizie, ma anche pericoli.(da Erickson Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Luca Sciortino, filosofo della scienza, divulgatore scientifico e scrittore. Scrive di scienza sulle pagine del settimanale «Panorama» da oltre quindici anni. Per Erickson ha pubblicato Vita di un albero raccontata da sé medesimo (2022) e Vita di un atomo raccontata da sé medesimo (2010, 2022), tradotto in cinese,

La presentazione su Panorama Libri

“È la guerra, bellezza!”, Paesi Edizioni

Un saggio sulla libertà di stampa ricco di contributi esclusivi. Con la prefazione di Anna Zafesova, il libro raccoglie le testimonianze di chi è impegnato a raccontare conflitti e crisi internazionali

a cura di Luciano Tirinnanzi

L’inviato di guerra e la ricerca della verità, l’impegno incessante di chi si assume il compito di riportare i fatti, sgombrando il campo da faziosità e fake news. Questo il cuore dell’opera.

All’interno sono raccolti fatti noti e meno noti, arricchiti dai racconti personali di chi ha vissuto sulla propria pelle vicende come la guerra in Ucraina, il conflitto più mediatico che la storia ricordi. «Vedere con i propri occhi. Il giornalismo degli inviati di guerra ha il valore supremo della testimonianza – scrive Anna Zafesova nella prefazioneLa lista delle celebri foto storiche frutto di una accurata messinscena – come quella della bandiera rossa issata sul Reichstag nel maggio del 1945 – è lunga, e le imposizioni della censura militare sono ovvie. Eppure una testimonianza oculare continua ad avere ai nostri occhi il valore della inconfutabilità. È il principio che spinge i corrispondenti di guerra a rischiare in prima linea, per accorciare la catena dei testimoni a un solo anello, dall’inviato al lettore/spettatore».

Il titolo È la guerra, bellezza!  «è preso in prestito dalla celeberrima battuta pronunciata da Humphrey Bogart in L’Ultima minaccia (1952) – spiega l’editore e giornalista Luciano Tirinnanzi che ha curato il volume. Parafrasando quella leggendaria frase – “È la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente!” – abbiamo voluto sottolineare come anche (e soprattutto) in tempo di guerra, la libertà e il pluralismo dell’informazione non si arrestino di fronte a minacce e censure da parte di gruppi di pressione, interessi economici, governi stranieri. Ma se questo è possibile, se l’esercizio della libera opinione e il diritto alla conoscenza sono ancora salvaguardabili nella nostra società, lo dobbiamo anzitutto ai “soldati dell’informazione”».

In un unico saggio sono raccolte le voci dei grandi reporter italiani della prima linea dell’informazione, come Francesca Mannocchi, Alberto Negri, Andrea Purgatori, Giuliana Sgrena, Lorenzo Cremonesi, Fausto Biloslavo, Gian Micalessin, Francesco Semprini, Ugo Tramballi, Giampaolo Cadalanu, Giordano Stabile, Cristiano Tinazzi, Monica Perosino, Domenico Quirico e Stefania Battistini.

 «C’è una data che ha segnato il cambiamento epocale del mestiere di inviato di guerra – scrive Alberto Negri. È la notte tra il 16 e il 17 gennaio 1991, quando la Cnn trasmette in diretta i bombardamenti su Baghdad nella prima guerra del Golfo. Da quella diretta il nostro mestiere, soprattutto quello del giornalista della carta stampata, si è trasformato in modo sempre più radicale. Perché il giorno dopo non ci si sarebbe più potuti limitare a descrivere i bombardamenti a cui avevamo assistito la notte precedente, ma avremmo dovuto spiegare cosa c’era dietro quei bombardamenti, raccontare qualcosa di diverso rispetto alle immagini che erano già state trasmesse in tv»

«Dove inizia e dove finisce la nostra opinione sui fatti che osserviamo? Anche questo è un grande, spesso insoluto, dilemma per noi giornalisti – sottolinea Francesca Mannocchi.  Ognuno di noi sta da una parte del mondo. L’onestà nel fare questo (meraviglioso) mestiere non consiste, io credo, nel neutralizzare le proprie opinioni; sarebbe impossibile, ipocrita solo pensarlo. L’onestà, io credo, consiste nell’essere rigorosi nella cronaca di quello che vediamo, anche quando quello che vediamo non ci piace, o peggio disintegra le nostre convinzioni precedenti. Il dubbio, appunto».

Alicia Giménez-Bartlett “Morti di carta” presentazione

Il romanzo è il terzo della fortunata serie iniziata nel 1996 con Ritos de muerte, i cui protagonisti sono l’ispettore Petra Delicado e il suo vice Fermín Garzón, datato 1999, in Italia tradotto per Sellerio da Maria Nicola e pubblicato nel 2002.

Muertos de papel, questo il titolo originale in spagnolo, è ambientato a Barcellona, dove l’ispettore opera, e a Madrid. A differenza di come si potrebbe immaginare le due città non “appaiono” se non in alcune sfumature o scorci utili a raccontare l’azione, proprio perché è questa la scelta operata dall’autrice che accompagna invece il lettore in una precisa partecipazione alle diverse fasi dell’indagine, ai dubbi, alle cantonate, agli errori di valutazione, dei due protagonisti, tra le elucubrazioni e i botta e risposta tra l’ispettore con il suo vice in un rapporto che manifesta appieno il carattere spigoloso, schivo, diretto, disarmante, della bella Petra.

Sì, bella anche se sempre in balia delle indagini che la impegnano a fondo al punto da arrivare a trascurarsi. In questo romanzo, nello specifico, solo al termine di una lunga e tormentosa inchiesta, la protagonista si dedicherà al “restauro” totale e agli acquisti come panacea dei tormenti che l’hanno angustiata per tutto il tempo dell’indagine.

Un mondo particolare quello in cui si svolge l’azione: l’ambiente del giornalismo e della televisione rosa, tra scandali e miserie costruite, indagate per fare scalpore. È infatti stato ucciso un giornalista televisivo. Cosa c’è dietro questa morte? Tutto da scoprire nel sordido ambiente che dietro una facciata imbellettata nasconde ricatti, interessi, soldi, tra ulteriori morti ammazzati, accadimenti, colpi di scena.

“Cesare Cases, recensendo i due libri precedenti di Alicia Giménez-Bartlett già usciti in Italia, e il loro successo esportato dalla Spagna, parla di un genio mediterraneo per il giallo. E lo individua nell’umorismo, che permette di concentrarsi nei dialoghi, cioè nei quadri vivi e nelle atmosfere locali, e ricuce insieme le trame più ricche di finzione. Sicché il giallo può uscire dal tecnicismo di genere e diventa punto di vista del raccontare pezzi di tempo e parti di mondo, con uomini e cose, mediterranei”.(dal Catalogo Sellerio Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Alicia Giménez-Bartlett (Almansa, 1951) è la creatrice dei polizieschi con Petra Delicado. I romanzi della serie sono stati tutti pubblicati nella collana «La memoria» e alcuni poi riuniti nella collana «Galleria». Ha anche scritto numerose opere di narrativa non di genere, tra cui: Una stanza tutta per gli altri (2003, 2009, Premio Ostia Mare Roma 2004), Vita sentimentale di un camionista (2004, 2010), Segreta Penelope (2006), Giorni d’amore e inganno (2008, 2011), Dove nessuno ti troverà (2011, 2014), Exit (2012, 2019) e Uomini nudi (2016, Premio Planeta 2015). Nel 2006 ha vinto il Premio Piemonte Grinzane Noir e il Premio La Baccante nato nell’ambito del Women’s Fiction Festival di Matera. Nel 2008 il Raymond Chandler Award del Courmayeur Noir in Festival.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

Autobiografia di Petra Delicado

Tennessee Williams “La gatta sul tetto che scotta”

curato e tradotto da Paolo Bertinetti

Quasi vent’anni dopo, Williams ritornò sul testo della Gatta, scrivendo la versione definitiva del terzo atto, che è un incrocio tra le due precedenti.[…]è evidente che Willians non ebbe dubbi sul fatto che quest’ultima versione, che andò in scena per la prima volta nel 1974 […] è l’unica che pienamente risponde, a conclusione di ripensamenti e revisioni, alle scelte di scrittura drammatica e al significato ultimo che Williams volle dare al suo dramma. La versione davvero definitiva, che è quella che presentiamo qui (dall’introduzione di Paolo Bertinetti)

Come si evince dall’Introduzione del curatore e traduttore, il dramma teatrale rappresentato per la prima volta il 24 marzo 1955 per la regia di Elia Kazan, ebbe due versioni del terzo atto che si discostavano molto da quella del 1974: il testo del 1955 era il risultato di revisioni richieste dal regista Elia Kazan che ottenne un grande successo di pubblico e pertanto venne pubblicato.

L’autore volle allora presentare anche le due versioni del terzo atto: la  Broadway Version, quella andata in scena; l’altra, Cat Number One, la versione originale prima degli interventi promossi dal regista. Sempre sull’onda del successo, nel 1958 fu prodotta la trasposizione cinematografica con un magnifico Paul Newman nella parte del protagonista Brick e un’incantevole Liz Taylor nel ruolo di Maggie, “la gatta”, trasposizione che all’autore non piacque, basata sulla Broadway Version, dove però il tema scomodo e coraggioso che il dramma proponeva fu accantonato. Tra i temi portanti, allora rifiutato e ancora oggi irrisolto, l’omosessualità e l’omofobia, e come quest’ultima possa condurre un individuo, vittima di pregiudizi, a scelte estreme. Interessante da parte dell’autore la scelta di non far comparire direttamente in scena l’omosessuale, ma rendendolo “presente” attraverso il racconto che alcuni personaggi fanno di lui.

Un’opera ancora attuale, tutta da rileggere, in questa revisione conclusiva voluta dall’autore.

“La versione del 1974 è stata considerata dall’autore quella a tutti gli effetti definitiva, l’unica che rispondeva pienamente alle sue scelte di scrittura drammatica. Possiamo così leggere per intero lo scontro verbale tra Brick e il padre che ha il suo climax proprio sul tema dell’omosessualità (ma il padre, splendido personaggio, è assai più tollerante di quanto Brick, e il lettore, si aspettino). Possiamo così comprendere come si articola più esattamente il tema della falsità, che è il tema fondamentale del testo, per non dire assoluto: il dilemma tra vivere nell’ipocrisia o autodistruggersi per evitare di farlo”.( dal Catalogo Libri Einaudi)

e anche

Brevi note biografiche

Tennessee Williams (Columbus 1911 – New York 1983) è stato uno dei piú grandi drammaturghi del XX secolo, sia per via del riconoscimento critico sia per l’enorme successo di pubblico. Einaudi ha in catalogo: Oltre a Un tram che si chiama DesiderioI «blues»Lo zoo di vetroLa rosa tatuata e La gatta sul tetto che scotta (da Einaudi Autori)

Cristiano Caracci “Ottocento” Gaspari Editore

Pagine 132, 17,50 euro, Gaspari Editore

«Un affresco della Mitteleuropa tra valzer viennesi e Repubblica veneziana»

La vicenda è ambientata negli anni tra la caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna e il successivo assestamento del continente europeo. La storia prende avvio nel nord-est, specialmente tra Friuli e Veneto, per continuare a Vienna e a Dubrovnik ed altresì percorre la vita di Lorenzo Natali, protagonista immaginario che a tali avvenimenti partecipa. La penna dell’autore, ci riporta tra la dissoluzione della repubblica veneziana e i fasti della Vienna dei concerti e dei balli di gala.

Cristiano Caracci, (1948) è avvocato in Udine. Ha pubblicato diverse opere storiche e storico-narrative riguardanti la Repubblica marinara di Ragusa, l’Adriatico e il Mediterraneo orientale, tra cui La luce di Ragusa, Il tramonto di Ragusa, L’Adriatico insanguinato e Il capitano della torre di Galata; le raccolte di racconti Due racconti ottomani e Levante Veneto