Cristina Cassar Scalia “La carrozza della Santa”, recensione di Salvina Pizzuoli

È la mattina del 6 febbraio, la festa di Sant’Agata si è appena conclusa e «la Santa», come tutti la chiamano, è rientrata nella cattedrale. […] un uomo viene ritrovato in una pozza di sangue nell’androne del Municipio, dentro una delle Carrozze del Senato. (dal Catalogo Einaudi)

Il sesto caso, in ordine di tempo, per Vanina Guarrasi vicequestore a Catania e il sesto romanzo per la Scalia che ambienta questo nuovo caso nell’ultimo dei tre giorni di festeggiamenti dedicati alla Santa, la Patrona di Catania, Sant’Agata.

Un cadavere viene rinvenuto accidentalmente all’interno di una delle Carrozze, la Carrozza del Senato che, insieme alla Carrozza Piccola, entrambe di origine settecentesca, sono parte integrante della festa alla Patrona, ma da diversi anni restano custodite nell’atrio del Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio della città, senza partecipare alla processione.

Qui in municipio è stato appena trovato… un morto. – il sindaco prese fiato, – ammazzato

È il sindaco infatti ad informare telefonicamente la Mobile e a chiedere espressamente di Vanina che, non essendo catanese, ignora molte delle tradizioni legate ai festeggiamenti.

Si aprono così le indagini intorno al morto: Vasco Nocera, un ricco possidente, che di fatto non svolge alcuna attività ma vive di rendita, una cospicua serie di proprietà giunte fino a lui dal padre e in parte divenuta patrimonio del figlio. Ma non è il solo caso che Vanina sarà chiamata ad indagare insieme alla sua squadra e al commissario in pensione Patané, indispensabile braccio destro della Guarrasi con la quale, da sbirro, s’intende perfettamente. A Palermo richiedono infatti la sua presenza per le sue precipue conoscenze legate alle indagini che l’hanno vista protagonista a caccia dei responsabili dell’assassinio del padre.

E il lettore ritrova tutti i protagonisti all’opera, ciascuno con le proprie peculiarità, con la propria vita privata e alle prese con i compiti che la vicequestore affida a ciascuno convinta del massimo risultato e impegno. Una storia ingarbugliata che si risolve nelle ultimissime pagine proprio grazie ad un’intuizione di Patanè, di un avvenimento che ritorna dal passato: il commissario è infatti un combattivo e lucido “sbirro” ultraottantenne. Già tra i primi nelle classifiche dei più letti, ancora una volta Vanina ha fatto centro.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

Sabbia nera

La logica della Lampara

Il talento del cappellano

L’uomo del porto

La salita dei saponari

Scalia, De Cataldo, De Giovanni, Tre passi per un delitto

Silvia Romani “Saffo, la ragazza di Lesbo” presentazione

“Lei che amava la luna più del sole, le rose più di qualsiasi altro fiore e Afrodite sopra ogni cosa”.

[…]“In questo volume Silvia Romani accompagna il lettore nelle vie di Lesbo, nei giorni in cui una ragazza di buona famiglia scopre una vocazione e uno straordinario destino. Saffo, la ragazza di Lesbo è un suggestivo, coinvolgente omaggio all’incanto dei suoi versi, fatti di lune metafisiche, notti profumate di rose, nostalgia per la giovinezza che fugge; e alla fascinazione che non smette di esercitare sugli autori e gli artisti d’ogni tempo e paese […] (dal Catalogo Einaudi)

Sacerdotessa di Afrodite, poetessa di Lesbo, giovane donna, vissuta tra la fine sec. 7° e la prima metà del 6° secolo a. C. ha cantato l’amore, quello che crea palpiti ma anche dolori, e la bellezza come nessun’altra, tanto da restare immortale ed essere a sua volta cantata da grandi poeti. La sua figura e la sua storia si circonfondono di leggenda; i sui versi e le sue composizioni, nonostante restino frammenti, sono esempi altisonanti e perfetti nella composizione, fonte di ispirazioni letterarie e artistiche. Ce ne restituisce la figura Silvia Romani che la racconta da prospettive diverse, inseguendo i pochi elementi biografici, i versi rimasti ma anche la narrazione che il mondo antico ha tramandato, nonché la geografia e la storia del luogo in cui era vissuta, contesto fondamentale per avvicinarsi al suo mondo e ai versi che da esso erano derivati.

Silvia Romani insegna Mitologia, Religioni del mondo classico e Antropologia del mondo classico all’Università Statale di Milano. Ha pubblicato per Raffaello Cortina In viaggio con gli dei e Il mare degli dei (entrambi con Giulio Guidorizzi) e, per Einaudi, Il mito di Arianna (2015, con Maurizio Bettini), Una passeggiata nell’Aldilà (2017, con Tommaso Braccini) e Saffo, la ragazza di Lesbo (2022). È autrice di libri per ragazzi (IliadeOdisseaI miti greci).( da Einaudi Autori)

Francesca Sensini “Non c’è cosa più dolce”, presentazione

«Gentile Ignota,
nessuna gioia maggiore, anzi nessun’altra gioia è serbata al povero scrittore italiano, che quella che io ho avuto da lei.
Sorprendere una conversazione sul fatto vostro e sentire che non si dice male, anzi si dice molto bene di voi… non c’è cosa più dolce».( da Il Melangolo Edizioni)

Francesca Sensini raccoglie in questo saggio il carteggio integrale intercorso tra il poeta, a partire del 1897 fino alla sua morte (1912), con Emma Strozzi moglie del ritrattista Vittorio Corcos. Un forte sentimento li legherà, un amore platonico, si incontrarono infatti solo cinque volte. Fu padre Pistelli a metterli in contatto recapitando al poeta un’anonima recensione ai Poemetti da parte di Emma che da lì sarà la “Gentile Ignota”. Un amore epistolare che di fatto sfuggiva qualsiasi contatto diretto per non turbare l’intima bellezza di quel rapporto e non scatenare le reazioni della sorella del poeta, Maria, che già precedentemente aveva osteggiato altri nascenti sentimenti, come il fidanzamento con la cugina, e che occultò le lettere di Emma quando il poeta malato delegò alla sorella ogni incombenza. Pagine che ritraggono e approfondiscono in modo oggettivo la rinuncia all’amore da parte di Pascoli senza per altro rinunciarvi completamente, pur nell’ idealizzazione del sentimento amoroso.

E anche

Brevi note Biografiche

FRANCESCA SENSINI è professoressa associata di Italianistica presso Université Côte d’Azur. Le sue ricerche, di taglio comparatistico, sono incentrate sulla letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento, la ricezione del classico e gli studi di genere in ambito letterario. Tra le sue recenti pubblicazioni per il melangolo: Pascoli maledetto, 2020 e La lingua degli dèi. L’amore per il greco antico e moderno, 2021.

Cynthia Barnett “Il suono del mare”

Le conchiglie e il futuro degli oceani

Cynthia Barnett racconta il mondo avvincente delle conchiglie, e le vite nascoste degli animali che le abitano, rivelando quello che hanno da dirci sui nostri mari, sul mondo che cambia, e su noi stessi.(da La Nave di Teseo)

Traduzione di Alice Arecco.

Le conchiglie, chi non ne ha mai raccolte lungo le nostre spiagge incantato dalle loro forme e colori? Un mondo non solo di meraviglie per noi umani ma utilizzate nel tempo come monete o come strumenti prima di usare la pietra o per confezionare grandi e piccoli gioielli di cui erano le pietre preziose..

Ma cosa sono le conchiglie?

I molluschi che le abitano le edificano servendosi del calcio e del carbonio che trovano nelle acque del mare. Oggi questo mondo è in pericolo proprio perché le emissioni di CO2 stanno acidificando le acque degli oceani e pertanto riducono la presenza di carbonato di calcio e ne corrodono, una volta formato, il guscio.

Un viaggio quello raccontato dall’autrice, tra cultura e scienza, ma che avvince come un romanzo d’avventura che racconta la storia del nostro mondo: nella sezione del Nautilus Camerata si ritrova lo stesso schema logaritmico che caratterizza la forma delle galassie; la loro presenza ci rivela mari scomparsi; ci mandano avvertimenti sui cambiamenti in essere.

Cynthia Barnett, scrittrice e giornalista pluripremiata, insegna scrittura e giornalismo ambientale presso il College of Journalism and Communications dell’Università della Florida a Gainesville, dove vive con suo marito e i suoi figli. Scrive tra gli altri per “National Geographic”, “The New York Times”, “Los Angeles Times”, “The Wall Street Journal”, “The Atlantic”. Con il suo libro Rain. A Natural and Cultural History è stata finalista al National Book Award e al PEN / E.O. Wilson Literary Science Writing Award 2016.(da La Nave di Teseo)

OPERA MONDO Le voci di James Joyce

#lachuteenpromenade estate 2022 OPERA MONDO Le voci di James Joyce

Un evento-spettacolo con Enrico Terrinoni, Fabio Pedone e con Matteo Pecorini, Eleonora Angioletti e Rosario Terrone.

E con la partecipazione di Eliana Martinelli e Camilla Castellani. Musica dal vivo: Tommaso Ferrini ingresso: 7 euro intero • 5 euro ridotto arci

Il 2 Febbraio 1922 esce per la prima volta a Parigi “Ulysses” di James Joyce, opera destinata a segnare un momento straordinario nella storia della letteratura mondiale. Qualche anno più tardi, uscirà anche l’altra grande opera dello scrittore irlandese: “Finnegans Wake”.

In occasione del centenario joyciano, l’Associazione La Chute presenta:

OPERA MONDO. Le voci di James Joyce. Una serata-evento in compagnia di Enrico Terrinoni e Fabio Pedone, i due scrittori ai quali si deve la conclusione del lungo processo di traduzione in italiano del Wake e la ristampa, nel gennaio 2022, dell’ultima edizione di Ulisse, edita da Bompiani in una versione nuova e con testo inglese a fronte, a cura di Enrico Terrinoni. I due autori, recentemente invitati a intervenire presso la Stazione Leopolda in occasione di “Testo Firenze”. Tre giorni dedicati all’editoria – con un grande esito in termini di partecipazione al loro “Joyce fa Testo”, si sono resi da subito disponibili a riproporre in una chiave originale il loro format di narrazione/presentazione, per un incontro che possa generare nuove forme di partecipazione e, soprattutto, stimolare la presenza di nuovo pubblico.

L’evento si costruirà a partire da frammenti, lettere, testi e riflessioni sulla vita e sulle opere di James Joyce, strutturandosi come un vero e proprio viaggio in quella che è stata definita un’“Opera Mondo”, che affonda le radici nel secolo scorso per rifiorire oggi in tutta la sua potenza evocativa e di emancipazione linguistica, gettando continue fondamenta per la costruzione di ponti tra culture e lingue diverse. Ma non sarà soltanto una serata celebrativa, né una retrospettiva filologica sull’autore! In questo viaggio infatti, oltre ai due autori saranno presenti anche gli attori Matteo Pecorini, Eleonora Angioletti, Rosario Terrone e il musicista Tommaso Ferrini, che animeranno la serata con momenti di teatro e musica, contribuendo alla realizzazione di un evento-spettacolo all’insegna del teatro, dell’immaginazione, del gioco, della musica, della Parola come chiave per una costante ricerca di incontro e di libertà.

Simone Angelini “Storie zitte”, presentazione

In copertina un labirinto compone il titolo e il nome dell’autore, Simone Angelini, anche nella Quarta.

Illustratore e fumettista, Angelini, raccoglie nel volume, edito da Maurizio Ceccato per il progetto Ifix, dal titolo emblematico di “Storie zitte”, una serie a fumetti “senza parole” . Si tratta, come si legge nella pagina del sito che propone il testo, del secondo volume della Collana «B comics • Fucilate a strisce» dedicata a giovani autori di fumetti italiani a cura di Maurizio Ceccato. Definite polisceniche, sono 22 narrazioni silenziose

“Alieni spinti dalla caffeina, gatti concettuali, preti apocrifi, spiagge assassine, musica di bellezza, dark web killer, giganti normodotati, neonati accaniti, soldati fumatori sentimentali, erotomani con la coda, incubi senza tempo, tempo che vince zitto
a ogni colpo senza mai barare” (da Ifix)

Cristina Cassar Scalia “La logica della lampara” recensione di Salvina Pizzuoli

La pesca con la lampara ha una sua logica precisa. Si accende la luce, non si fa rumore, si sta fermi il più possibile e nel frattempo si armano le reti. Prima o poi anche i pesci meglio nascosti vengono a galla. A quel punto non possono scapparti più.

Vanina pensò che era l’immagine perfetta per descrivere quel caso.

(da Einaudi Catalogo)

Secondo romanzo, in ordine di pubblicazione che per me è una ricostruzione a ritroso, avendo incontrato la protagonista, Vanina Guarrasi vicequestore, nei romanzi successivi; sebbene ciascuno a sé stante e non implichi la necessità di una lettura seriale, mi è piaciuto ripercorre dall’inizio e entrare anche cronologicamente nel mondo di Vanina che mi ha coinvolto ancora insieme agli altri protagonisti, amici ritrovati. Sì, questo apprezzo della scrittura della Scalia, ha saputo tessere e inventare, caratterizzandolo di normalità, il microcosmo in cui si muove la vicequestore, scandito dalla vita lavorativa, la quotidianità, la città e i suoi ritmi, la famiglia, gli amici, i colleghi, i collaboratori e i capi.

È piacevole partecipare alla vita dei protagonisti, osservandoli dall’esterno e vivendo insieme a loro, ovviamente con distacco, anche quando, come in questo caso, la trama relativa al caso è particolarmente intricata e piena di colpi di scena: una giovane avvocatessa scompare. Le indagini nate da segnalazioni anonime portano la squadra a contatto con il mondo del “potere sbagliato”, ma la trama si complica quando la giovane considerata, in base alle indagini, presumibilmente assassinata, pare da altri indizi ritornare in vita quasi fosse stata architettata una messa in scena che vuole colpire, per strade inusitate, personaggi “intoccabili”, tra vendette e omertà. E ancora una volta entriamo nella vita sentimentale della protagonista per scoprire che l’amore e il rapporto da lei allontanato ormai da tempo, ritorna imperioso per farle comprendere quanto sia difficile conciliare mente e cuore. Una protagonista spigolosa, diretta, intuitiva, irremovibile, sebbene le indagini potrebbero metterla di fronte a rischi, e buongustaia, al punto da dimenticare la linea per un buon piatto, un toccasana anche dei momenti difficili per non dimenticare il gusto della vita.

della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

Sabbia nera

La salita dei saponari

L’uomo del porto

Il talento del cappellano

Scalia, De Cataldo, De Giovanni, Tre passi per un delitto

Alberto Simoni “Ribelli d’Europa”

Viaggio nelle democrazie illiberali da Visegrád all’Ucraina

«Stiamo costruendo uno stato volutamente illiberale, uno stato non liberale perché i valori liberali dell’Occidente oggi includono la corruzione, il sesso e la violenza».
Viktor Orbán

Paesi Edizioni

Prefazione di Paolo Valentino

C’è un posto nel cuore della Mitteleuropa che negli ultimi anni si è trovato al centro delle vicende politiche del Vecchio Continente, un luogo simbolico dove la storia si intreccia oggi più che mai con l’attualità. Si chiama Visegrád. Da qui è partita la linea dura di UngheriaPoloniaRepubblica Ceca e Slovacchia contro Bruxelles. Temi: i migranti, il braccio di ferro sulla giustizia e lo stato di diritto, sino allo scontro sul budget e i fondi europei del piano di ripresa dal Covid. E oggi la guerra tra Russia e Ucraina e le sanzioni contro Putin

Il premier ungherese Viktor Orbán guida il fronte di questi quattro Paesi che vogliono cambiare l’Ue, limitandone il raggio d’azione per custodire la sacralità della sovranità nazionale. La loro politica «ribelle» contagia e infiamma già minoranze rumorose nel resto d’Europa, che al tribuno ungherese e alla fierezza identitaria polacca guardano con ammirazione.

Questi i temi al centro del nuovo saggio Ribelli d’Europa. Viaggio nelle democrazie illiberali da Visegrád all’Ucraina del corrispondente dagli Stati Uniti per La Stampa Alberto Simoni.

Un libro – spiega l’autore nel prologo – nato «il giorno in cui ho deciso che avrei intervistato Viktor Orbán. Ho cominciato a studiare il personaggio, a immergermi nella storia dell’Ungheria, a sfogliare riviste, a consultare libri, a contattare esperti, reduci del 1989, vecchi amici e nuovi avversari, politici, diplomatici, analisti; sono andato tante volte a Budapest dove in realtà ho finito per essere più attratto dal goulash di un ristorante sulla collina di Buda che dalla ricerca. Ma tant’è. Anche lo stinco polacco ha avuto quasi la stessa forza attrattiva nelle varie tappe in quella bellissima terra. Volevo capire se l’idea di Europa del premier magiaro, un radicale anti-comunista negli anni Novanta diventato poi un picconatore dei valori della liberal-democrazia, fosse espressione di un pensiero diffuso nel Paese, o più semplicemente un escamotage per far credere a una Nazione di poco meno di dieci milioni di anime di poter tener testa ai grandi dell’Unione europea. Quasi un anno dopo la nascita di questa folle idea, stringevo la mano a Viktor Orbán nella Biblioteca dei Carmelitani nel palazzo del governo a Budapest».

Alberto Simoni – Trentino, classe 1973, laureato in Filosofia, da dicembre 2021 è corrispondente dagli Stati Uniti per La Stampa, di cui in precedenza è stato per nove anni caporedattore degli Esteri. Ha lavorato fino al 2010 alla redazione Esteri di Avvenire. Ha scritto diversi libri fra cui George W. Bush e i falchi della democrazia (Falzea, 2004) sul movimento neoconservatore Usa. Dal 2019 è socio dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) di Roma. Vive a Washington DC.

Biagio Bagini “Swinging Stravinsky”, Oligo Editore


Pagine 210 Euro: 16,90

OLIGO EDITORE

L’incontro tra il compositore russo Igor Stravinsky e il clarinettista americano Benny Goodman. Un viaggio da San Pietroburgo a New York. Sullo sfondo, la nascita del jazz americano. In mezzo, tra i salotti di Coco Chanel e i film dei Fratelli Marx, un coro di mille anime che hanno il volto dei balletti russi e delle prime orchestre sui battelli. A 140 anni dalla nascita di Stravinsky, un romanzo sulla nascita del jazz. 

Dichiara l’autore: 

«Questa storia è nata trent’anni fa come nascono le operazioni creative, cioè per la volontà di scrivere a partire da una pista iniziale. Mi sono lasciato sedurre dal fascino della complessità dei linguaggi musicali, dall’altisonanza dei nomi e dalla prospettiva, che trovavo stimolante, di mettere a confronto mondi apparentemente lontani per trovare un punto di fusione. E ho trovato, lì nel mezzo delle partiture musicali, una figura diabolica e insieme umana, che cercava disperatamente di fare da deus ex machina.»

Biagio Bagini è stato autore radiofonico per Rai2 e come scrittore di libri per l’infanzia ha pubblicato per le maggiori case editrici del settore. La spiccata sensibilità animalista e l’attenzione ai temi ambientali ha orientato la sua produzione più recente, volta a un’originale narrativa con trama saggistica e taglio umoristico. Grande appassionato di musica, oltreché suonatore di verdure nel Conciorto, ha pubblicato raccolte di racconti sul pop e sul jazz, con divagazioni nella storia musicale del Novecento.

Alberto Grandi “L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa”

Dalle civiltà mesopotamiche al frigorifero, dai cocktail all’emergenza climatica

“La storia della conservazione della neve è un’epopea mondiale che tocca tutte le aree geografiche e tutte le grandi civiltà[…]Fin dall’antichità il freddo è stato uno dei mezzi più semplici per conservare gli alimenti deperibili. Il ghiaccio e la neve venivano utilizzati anche per preparare specialità gastronomiche particolarmente ricercate o, più semplicemente, per rinfrescare pietanze e bevande”. (da Aboca Edizioni)

È così normale per noi uomini del terzo millennio aprire il frigorifero e utilizzare i cubetti di ghiaccio nell’area freezer, congelare i cibi, produrre e consumare “gelati” o riprodurre condizioni climatiche fresche all’interno delle nostre abitazioni o dei nostri autoveicoli, da aver dimenticato quanto dal “freddo” dipendesse buona parte dell’economia mondiale in epoche antecedenti la seconda metà del XIX secolo, momento in cui fu possibile non ricorrere alla conservazione della neve per generare “il freddo” data l’invenzione di una macchina in grado di produrre artificialmente il ghiaccio.

La storia del freddo la racconta, dall’antichità ai giorni nostri, Alberto Grandi in questo interessante saggio che propone una storia inaspettata e sconosciuta ai più e che l’autore stesso definisce già nel titolo come incredibile: dalle antiche civiltà, la raccolta della neve e la sua conservazione, il trasporto del ghiaccio ottenuto dalla neve pressata, la raccolta del ghiaccio nei laghi nordamericani, e anche interessanti approfondimenti sulla birra e sul gelato. Una storia costellata di curiosità come le dispute teologiche nel XVII secolo che indagavano quanto fosse la volontà di Dio il consumo di vino freddo date le difficoltà di recupero della neve o, in epoche successive, a fine Ottocento, la competizione tra produttori di ghiaccio dall’acqua dei pozzi di pianura o dei laghetti di montagna con le aziende produttrici di ghiaccio artificiale o quanto la conservazione alimentare grazie al freddo abbai avuto un’importanza strategica fino a farci dimenticare oggi l’impatto ambientale che deriva dalla sua produzione artificiale.

Alberto Grandi (Mantova, 1967) è professore associato all’Università di Parma dove insegna Storia delle imprese e Storia dell’integrazione europea. È stato inoltre docente di Storia economica e Storia dell’alimentazione. È autore di circa una quarantina di saggi e monografie pubblicate in Italia e all’estero. Per Mondadori, nel 2018, è uscito Denominazione di origine inventata. Le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani che ora è diventato un podcast di grandissimo successo.(da Aboca Edizioni)

e anche:

A proposito di conservazione della neve, di ghiacciaie e burraie, alcuni articoli legati al freddo, alle tecniche utilizzate in Toscana, alla storia dello zuccotto un semifreddo, non un gelato:

Archeologia rurale: ghiacciaie e burraie

Lo zuccotto, storia di un semifreddo