A. Ferrini e S. Pizzuoli “O.D.E.S.S.A. Operazione Damocle” con la recensione di Daniela Alibrandi

“O.D.E.S.S.A. Operazione Damocle

è il terzo thriller storico di una fortunata trilogia. Esce in questi giorni su Amazon  per far vivere agli amanti del genere una nuova avventura di Leonard Walder. Sarà infatti coinvolto in una difficile missione nella terra dei faraoni  negli anni ’60, ai tempi di Nasser e delle sue velleità di fare dell’Egitto una potenza preminente del mondo arabo.


La sinossi

Dopo la sconfitta del Terzo Reich i nazisti trovarono rifugio non solo in America latina ma anche nei paesi arabi, in particolare nella Siria di Assad e nell’Egitto di Nasser: è qui, nell’antica terra dei faraoni, che ancora una volta Leonard Walder sarà chiamato all’azione dall’amico Mike e dal Mossad, per scongiurare un grave pericolo per Israele. Terzo di una trilogia (ODESSA. L’ora della fuga / ODESSA Caccia in Argentina) anche in Odessa Operazione Damocle l’ambientazione e il contesto storico, precisi e rigorosi, saranno come sempre protagonisti sullo sfondo dell’intricata situazione che Walder si troverà a gestire: abbandonata la passione che da sempre lo anima per l’arte e per la bellezza, si voterà alla causa con la segreta speranza di sopravvivere e tornare a coltivare le proprie inclinazioni. Riuscirà Walder nell’intento o lo rivedremo presto in azione?

La recensione di Daniela Alibrandi

Leggendo Operazione Damocle, il terzo della trilogia di O.D.E.S.S.A., ho camminato a lungo per le stradine del Cairo, immersa nelle sue atmosfere, attraverso pittoreschi mercatini, respirando il profumo di spezie, sempre intuendo in agguato un sottile e minaccioso climax di sospetto. Non ho potuto fare a meno di meravigliarmi davanti alle descrizioni dettagliate della affascinante città egiziana, immersa nella realtà degli anni Sessanta, una rappresentazione puntuale e filmo grafica, arricchita da precisi riferimenti storici e sociali legati alla particolare situazione politica esistente nell’Egitto di Nasser. E ho ritrovato Leonard Walder e la sua bella personalità. Un agente segreto sui generis, coraggioso, geniale, determinato, scaltro e sottile, ma anche amante dell’arte e della bellezza. Il suo animo non ha subìto la metamorfosi che solitamente caratterizza i protagonisti cinici e distaccati delle spy stories. Lui è tuttora ricco di sentimenti e di grande umanità. E l’ho riconosciuto, dopo averlo ammirato nei precedenti due romanzi, sempre alla ricerca di quella giustizia che è stata negata a intere generazioni. Seguendolo nelle spericolate avventure, ho scoperto le sue intime sensazioni, perfino i fugaci pensieri riservati agli incontri amorosi vissuti intensamente, anche se solo per la buona riuscita di una missione.
“Ma quell’ennesimo distacco si era materializzato nella mente di Leonard: era la sua storia, la storia delle donne che avevano attraversato la sua vita, dolci meteore, lo avevano accompagnato nelle sue missioni e spesso vi avevano perso la propria. Donne coraggiose, compagne d’avventura, teneri ricordi con cui probabilmente avrebbe riempito la sua vecchiaia.”
Una trama ricca di colpi di scena, un intreccio che non dà tregua fino alla fine. E ho provato paradossalmente, come d’altronde nelle due precedenti opere della trilogia, il dispiacere per aver terminato una lettura tanto avvincente. Ai bravissimi autori non posso che rivolgere quindi la speranza che la trilogia di O.D.E.S.S.A diventi presto una tetralogia.

Daniela Alibrandi

L’ Antefatto

Il Cairo, 23 luglio 1962

Erano solo le 9.30 del mattino ma il sole batteva già impietoso sulle gradinate riservate alle autorità; da lì a poco avrebbero assistito alla grande parata militare in celebrazione del decimo anniversario del colpo di stato dei Liberi Ufficiali che aveva spazzato via la monarchia di re Faruk e, dopo il breve periodo del governo di transizione presieduto dal generale Muhammad Nagib, instaurato il potere definitivo di Gamal Abdel Nasser. Lo stesso presidente, in prima fila sul palco d’onore, attorniato da alti ufficiali con al fianco il vicepresidente, generale Anwar al-Sadat, aveva appena pronunciato il solenne discorso nel quale rivendicava i successi della sua politica indirizzata a costruire in Egitto un nuovo modello di socialismo e di giustizia sociale. Ma la parte del discorso che di lì a poco sarebbe rimbalzata in tutte le cancellerie internazionali, suscitando sbigottimento e preoccupazioni, fu quella in cui il rais annunciava al mondo che era stato avviato con successo un programma di armamento missilistico che avrebbe reso l’Egitto un’indiscussa potenza fra i paesi arabi. I missili Al-Zafir ‘il Trionfatore’ e Al-Qahir, ‘il Conquistatore’, a propellente liquido, sarebbero stati in grado “di colpire qualsiasi bersaglio a sud di Beirut”, tenne a precisare. Non occorreva ricorrere ad analisti esperti per capire che Israele era nel mirino. Dopo pochi minuti alcuni prototipi di tali ordigni montati su autocarri aprivano la parata tra gli applausi del pubblico.


Gli altri due della trilogia   

Elisabetta Moro e Marino Niola “I segreti della dieta mediterranea” presentazione

Elisabetta Moro e Marino Niola, autori del volume, sono entrambi docenti di antropologia all’Università di Napoli. In questo lavoro si sono avvalsi della collaborazione del giurista Pier Luigi Petrillo e dell’economista Andrea Segrè nonché di un gruppo di famosi chef che hanno corredato il testo con le loro ricette. L’argomento è la dieta mediterranea. Il nome lo dobbiamo ai coniugi americani Keys, un biologo-fisiologo e una chimica, che lo coniarono nel lontano 1951 in occasione di un viaggio studio in Italia, a Napoli precisamente. L’espressione fece però la sua comparsa molto più tardi, nel 1975, e voleva rappresentare non tanto una “dieta” in senso stretto, ma un vero stile di vita che riesce a coniugare vari aspetti e culturali e alimentari rappresentando, per questo motivo, un unicum per i suoi effetti benefici sulla salute: tale infatti la conclusione cui erano giunti gli studi dei Keys sulle abitudini alimentari delle popolazioni dell’Italia meridionale.

I componenti fondamentali sono l’olio di oliva, pane e pasta, vino, ma non solo perché ad essi si aggiungono la carne, il pesce, con parsimonia, le verdure e la frutta, insomma tutto quel buon cibo che il Mediterraneo ha saputo offrire ai suoi abitanti perché, si sa, è stato un mare che ha permesso la circolazione e l’incontro di molte popolazioni e i loro prodotti, insieme a quello spirito associativo e di scambio che ha da sempre caratterizzato la cultura mediterranea. Pertanto anche la varietà, la stagionalità e non per ultima la convivialità la identificano come dieta mediterranea.

Il titolo del volume ne sintetizza il contenuto: i due antropologi illustrano i vantaggi di un modo di vivere e di mangiare antico, nel rispetto del cibo e nella lotta allo spreco, nel rispetto dell’ambiente, con cibi semplici e nutrienti dove tutte le aggiunte alle componenti di base garantiscono il benessere delle persone e del pianeta, tanto che nel 2010 la Dieta mediterranea è entrata a far parte del patrimonio dell’UNESCO.

Camilla Pintonato, Barbara Sandri, Francesco Giubbilini “Il gallinario” presentazione

Un libro illustrato dalla parte delle galline spesso vituperate e apprezzate, nel caso, solo per le uova, ma riscattate in molte pagine della letteratura, anche recente: mi sovviene il romanzo di Naspini “Nives” dove è una gallina ad alleviarne la solitudine o le gustose storielle, rieditate, che le vedono protagoniste assolute in Le galline pensierose di Luigi Malerba che l’autore aveva indirizzato ai bambini .

Il gallinario è un testo dedicato ai più giovani ma piacevole e gradito anche dagli adulti alla scoperta di un animale che da sempre ha occupato le nostre aie e per questo ritenuto familiare, ma in realtà poco conosciuto: nel volume illustrato si legge della loro storia, delle razze, del piumaggio, delle diverse colorazioni nonché dell’uovo e tante curiosità sulla vista e sulla ritenuta ottusità dell’animale riassunta nel detto “cervello di gallina”.

Dalla Quarta di copertina

Cervello di gallina a chi?

Non tutti lo sanno, ma una gallina può contare fino a quattro, giocare a bowling e addirittura suonare il pianoforte. E magari conquistare l’universo. Chi lo sa! Sicuramente ha già conquistato il mondo, accompagnando l’uomo in tutte le sue esplorazioni fin dalla notte dei tempi.

Il Gallinario di Camilla Pintonato, Barbara Sandri, Francesco Giubbilini, Quinto Quarto Edizioni, è un viaggio illustrato alla scoperta di uno dei più popolari animali domestici che imparerete a conoscere in tutte le sue inaspettate sfaccettature, ad amare e magari allevare. Ma attenzione, non abbassate la guardia: questi pennuti hanno una vista a 300 gradi!

La più completa e divertente “enciclopedia delle galline” per tutta la famiglia.

Indice

Elfriede Jelinek “Le amanti”presentazione

Elfriede Jelinek austriaca e vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2004, ritorna in libreria per La nave di Teseo con un romanzo, Le amanti, datato 1975 ma arrivato in Italia solo vent’anni dopo e oggi riproposto con la traduzione di Nicoletta Giacon. Un romanzo scabro per le denunce che reca sulla condizione femminile in Austria negli anni Settanta e per l’uso di un linguaggio povero e scarno come quello delle due protagoniste, ma anche molto vicino al parlato accompagnato da una grafica senza lettere maiuscole quando occorrono, errori ortografici, ad esempio nei nomi propri, con una valenza simbolica legata alle tematiche e alle vite passivamente assoggettate ai dettami e alle convenzioni sociali di due donne, brigitte e paula, debitamente con la lettera minuscola, a significare un quasi anonimato, un’esistenza non propria ma estesa a tutte le donne? Non sempre facile da decifrare e interpretare la scelta linguistica dell’autrice. Il racconto scorre parallelo a raccontare le vite di ciascuna affondate nella provincia austriaca: nel villaggio in cui vivono il mondo esterno è rappresentato dalla mentalità gretta delle famiglie che vi abitano, dove le due giovani operaie, aspirando a “sistemarsi” e conquistare una posizione sociale migliore attraverso il matrimonio, perpetuano di fatto una divisione dei ruoli tra maschi e femmine, il primo di sopraffazione e il secondo di sottomissione.

Da La nave di Teseo edizioni

In un villaggio delle Alpi austriache due giovani donne, Brigitte e Paula, lavorano come operaie in una fabbrica di biancheria intima. Sognano la felicità, una bella casa e un uomo gentile, ma la vita insegnerà presto a entrambe che il loro essere donne, nella società in cui vivono, le obbliga a scelte difficili e spesso dolorose. In un racconto incessante, diretto nell’indagare l’animo delle due protagoniste, l’autrice ci porta all’interno della vita e dei sogni di Paula, che crede di aver trovato il suo grande amore in Erich, un taglialegna rozzo ma bellissimo, e di Brigitte che in Heinz, un elettricista ingenuo, intravede una possibilità d’elevazione sociale. Entrambe sono imprigionate nello stereotipo di un ruolo femminile, quello di madre e moglie devota, entrambe sono vittime e complici della loro sottomissione. Elfriede Jelinek con una scrittura sperimentale e provocatoria traccia un ritratto spietato della società patriarcale, stigmatizzando il ruolo assegnato alle donne e, al contempo, la loro incapacità di reagire superando i ruoli imposti.

Beth Morrey”La seconda vita di Missy Carmichael” presentazione

Una donna in età avanzata, sola nel suo oikos ormai sguarnito, con tanti rimpianti per cose dette male o non dette, esasperate dall’eterno pensiero di chi in solitudine vi si arrovella. Giorni sempre uguali nei gesti e nelle misere aspettative. Ma il caso o forse è meglio dire la vita è spesso piena di sorprese e così anche in quella di Missy, compaiono due figure umane e un cane che la cambieranno piano piano fino ad accendere in lei la possibilità di una prospettiva nuova: una Missy che riesce a trovare uno spazio per sé nel mondo, riluttante e impaurita ma che piano piano lascerà entrare nel suo guscio protettivo chi non vuole solo giudicare gli errori commessi e da sempre celati. Il raccontato dell’autrice, al suo esordio, fa parlare la protagonista in prima persona e i frequenti flashback permetteranno al lettore di ricostruire la figura del personaggio principale. Un banale incontro con due giovani donne,  Angela e Sylvie, un piccolo gesto di partecipazione e di coinvolgimento e l’arrivo, un po’ costretto, di Bobby riaccenderanno quel desiderio di casa, di famiglia, quell’oikos perduto.

Da Garzanti Editore

La mia casa è grande. Troppo grande. Ma io non sento la solitudine. La mia vita mi piace così. Uguale, giorno dopo giorno. Non ho bisogno degli altri. La maggior parte di loro, comunque, non si accorge di me. E io non faccio nulla perché questo accada. Eppure una mattina al parco qualcuno si è avvicinato. Due donne mi hanno vista persa nei miei pensieri e mi hanno offerto un caffè. Niente di che. Un piccolo gesto. Qualcosa che nessuno faceva per me da tanto tempo. Una gentilezza dopo la quale nulla è stato come prima. La mia seconda vita ha avuto inizio. La mia casa non è più così grande, se intorno al tavolo della cucina siamo in tanti. Com’era una volta. […]

Alcune notizie biografiche

Già Direttore Creativo presso RDF Television, vive a Londra con marito, due figli e un cane.

Francesco Abate “I delitti della salina” presentazione e la recensione di Maria Anna Patti di CasaLettori

Cagliari inizio Novecento, una giovane cronista, una ‘mezzosangue’, incrocio tra un capitano di Marina e una donna cinese, una verità che non piace e la caparbietà a farla riconoscere, il cadavere di un bambino ritrovato alla salina. Questi gli ingredienti del nuovo romanzo di Abate con una nuova figura femminile: Clara Simon, giornalista dell’Unione che non firma i propri pezzi e non solo perché donna ma anche per scontare questo suo desiderio di giustizia e di difesa dei più deboli che l’ha già messa nei guai. Una Cagliari belle époque, fuori da ogni cliché fa da inedita cornice alla vicenda.

La recensione di Maria Anna Patti di CasaLettori

Alcune note biografiche:

Francesco Abate (Cagliari 1964) è giornalista dell’ l’Unione Sarda ed ex DJ nei club dell’isola conosciuto come Frisco. Nel 1998 ha pubblicato il suo primo romanzo Mister Dabolina Nel 1999 vince il premio Solinas con il soggetto Ultima di campionato, pubblicato nel 2004 sotto forma di romanzo Nel 2006 inizia la collaborazione con Massimo Carlotto con il quale pubblica vari lavori tra i quali Catfish nel 2006

Simonetta Agnello Hornby “Piano nobile” presentazione

Una saga familiare nella Palermo tra i primi bombardamenti Alleati del 1942 e il dopoguerra fino al 1955. Si apre con le sensazioni e soprattutto i ricordi, raccontati in prima persona, del barone Enrico Sorci che, sul letto di morte, vede scorrere la sua vita e un mondo familiare, la moglie tradita e mai amata ma riscoperta dopo la morte di lei, figli anche bastardi e amanti, palazzi e dimore, proprietà e desiderio di nuova ricchezza da organizzare, inventare modernizzando sullo sfondo di una città affaccendata con un porto centro di traffici e mercanzie. Dopo Enrico sarà Cola il nuovo capofamiglia che arricchirà insieme ad altre voci di nuove testimonianze il racconto. Un ritratto di famiglia a più voci con una miriade di personaggi, “Piano nobile” di Simonetta Agnello Hornby, vuole essere il seguito di “Caffé amaro” e costituisce il secondo volume di una trilogia costruita attraverso il filo di storie ascoltate, immaginate e di “carte” ritrovate, dove trovano posto anche episodi storici, dal ‘42 al ‘55 un mondo nuovo contrassegnato dai primi segni del miracolo economico, e la lingua, quel dialetto mai dimenticato dall’autrice che compare non solo in alcuni termini riproposti, ma nello stile e nell’impostazione del raccontato che dà un’impronta felice al quadro d’insieme che ne scaturisce . In copertina un ritratto della nonna materna, di Francesco Camarda che l’autrice rammenta tra le pagine del romanzo per la sua capacità di cogliere l’animo di chi ritraeva.

Brevi note biografiche

Simonetta Agnello Hornby, palermitana, laureata in giurisprudenza, vive da tempo a Londra. Nel 2002 esordisce con La Mennulara cui seguono La zia Marchesa, del 2004, La monaca, del 2010 e Caffè amaro, del 2016.

Michael Connelly “La morte è il mio mestiere” presentazione

[…] il grande ritorno di Jack McEvoy: uno dei personaggi più iconici creati da Michael Connelly, già protagonista de Il poeta e L’uomo di paglia, due dei bestseller più apprezzati del Maestro del thriller.(da Edizioni Piemme)

In questo nuovo romanzo fa la sua ricomparsa il cronista di nera McEvoy, non più in veste di giornalista, ora lavora per un sito, FairWarning, che opera in difesa del consumatore, ma i casi della vita lo porteranno a ripercorrere vecchie strade e antiche abitudini: Tina Portrero, una giovane donna conosciuta un anno prima ma frequentata una sola notte, viene trovata con il collo spezzato e senza vita, da lì il suo coinvolgimento nella storia come sospettato. Non resta che indagare fino alla drammatica scoperta che l’omicidio della donna rientra in un percorso seriale che lo accomuna ad altre morti misteriose: un maniaco che uccide in base a precisi dati genetici. Ed è così, alla ricerca di nuovi indizi e connessioni, che il protagonista si riappropria in pieno della vecchia e mai obliata abilità di segugio entrando nel dark web, riuscendo a giocare d’anticipo sulle mosse degli sbirri con l’aiuto dell’ex agente dell’Fbi Rachel Walling. Una curiosità: il titolo originale del romanzo è Fair Warning, come il sito per cui McEvoy lavora in apertura del romanzo, e che tradotto sta per giusto avvertimento, ma quel sito esiste davvero e si tratta di un’associazione no-profit, così come il suo fondatore che compare con nome e cognome propri nel testo. Gli amanti del genere e degli scritti di Connelly sapranno perfettamente collegare la figura di McEvoy ai romanzi precedenti ritrovando in lui un personaggio esemplare anche se questa conoscenza non è fondamentale per seguirne le nuove avventure.

E anche:

Mochael Connelly “L’uomo da 43milioni di libri venduti” con la presentazione di alcuni romanzi di Maurizio Amore da Consigli.it

Alessia Gazzola e la nuova trilogia con Costanza Macallè

“Questione di Costanza” è il romanzo che apre la nuova trilogia della Gazzola il cui titolo riprende il nome dalla protagonista: chi è questo nuovo personaggio femminile che l’autrice propone e alla quale affida il compito di muoversi e di raccontarsi in una nuova serie di romanzi?

È una giovane donna laureata in medicina che ha accettato temporaneamente il ruolo di ricercatrice per un anno presso l’istituto di paleopatologia di Verona. È partita quindi alla volta di Verona dalla Sicilia, precisamente da Messina, con Flora, la figlioletta di tre anni. Nonostante la giovane età è una madre e single. Ed è proprio nelle vesti di paleopatologa che la protagonista incontra un mondo affascinante, quello dell’indagine storica: si affacciano così sulla scena nuove figure di donna, effettivamente esistite, le cui vicende storicamente documentate si mescolano con quelle immaginate dall’autrice. Vite di donne di ieri e di oggi: ”la sfida più impegnativa è stata”, scrive l’autrice in un recente articolo, “il costruire un raccordo tra una vicenda contemporanea, che è quella della protagonista, e una vicenda storica con la quale la prima si interseca emotivamente”.

E continua aggiungendo “Mi stava molto a cuore che entrambi i romanzi di questa serie avessero una circolarità facilmente individuabile: se in Questione di Costanza era rappresentata da vari aspetti correlati ai legami di sangue (la condizione di illegittimità, il rapporto tra sorelle), in Costanza e buoni propositi è data dal tema centrale della falsa identità – dell’essere, o sentirsi, un’impostora”. La circolarità delle vicende quindi continua anche nel seguito “Costanza e i buoni propositi” dove un’impostora, in questo caso una donna che assumerà un’identità che non le appartiene, è come, o meglio come si sente tale, la rossa protagonista, perché anche lei “o vorrebbe essere e non è, oppure è e non vorrebbe essere- e si sente un’impostora per questo”. (le citazioni sono tratte dall’articolo della Gazzola comparso su tuttolibri La Stampa del 10 ottobre 2020)

della stessa autrice:

La costanza è un’eccezione il terzo volume della trilogia con Costanza Macallè

Lena e la tempesta

Il ladro gentiluomo

Un tè a Chaverton House

La ragazza del collegio

Peter Cameron “Cose che succedono la notte” recensione di Salvina Pizzuoli

La sera scese con un’immediatezza snervante, come un sipario abbassato in fretta su uno spettacolo amatoriale andato nel peggiore dei modi. E poco dopo l’uomo si rese conto che il buio non era dovuto al tramonto del sole ma al treno, entrato in una fitta foresta dopo aver percorso distese di neve per l’intero pomeriggio.

Con questo fosco paesaggio si apre il romanzo: buio, neve, due personaggi senza nome, un uomo e una donna, marito e moglie, un viaggio e la sua conclusione rocambolica fino all’arrivo nell’hotel che nulla ha di meno inquietante rispetto al paesaggio in cui i due protagonisti sono presentati.

La hall dell’albergo era buia e somigliava a una caverna, nella penombra non si distinguevano le pareti. Per arrivare al banco della reception, che si ergeva come un altare in fondo all’immenso ambiente, di fronte alle porte d’ingresso girevoli, marito e moglie dovevano attraversare un’ampia distesa di moquette a motivi arzigogolati che si susseguivano all’infinito. Dietro l’alto banco di legno, sul quale erano appollaiati due enormi grifoni di bronzo, ognuno dei quali sorreggeva nel becco una lanterna di ferro con i vetri colorati, c’era una giovane donna con la divisa dell’albergo. Se ne stava impalata fra le due lampade e fissava tranquilla davanti a sé, inanimata e inquietante come le due creature che la fiancheggiavano.

Un viaggio con una meta precisa in un paese del nord Europa, non meglio identificato, la meta un orfanotrofio. La donna è malata, al termine della vita, il marito non è sempre all’altezza del compito di accompagnatore e si lascia trascinare in avventure/disavventure con alcuni personaggi incontrati nell’albergo: interessanti figure-simbolo d’altruista, di sfruttatore, di disincantato, di manipolatore, tratteggiate come fantasmi, burattini senza tempo e senza età. L’atmosfera è surreale e onirica. pare di vivere dentro un sogno–incubo dove per il lettore è difficile separarsi dalle pagine, per sapere, forse anche per capire il gioco letterario, fino all’imprevedibile quanto enigmatica conclusione: l’uscita dal mondo del buio, dalla morte e dal disincanto, verso la luce la vita o la realtà? Un testo che si può leggere e interpretare con chiavi diverse ma che non lascia di certo indifferenti anche se non sempre pienamente soddisfatti per le molte domande che rimangono aperte.