
Ci sono tutti, amici ritrovati, hanno cambiato il grado, ma sono sempre loro, più cresciuti, come i Dioscuri, o più invecchiati, come lo stesso Melis che, Primo Dirigente, non è più tenuto a trascorrere notti e giorni nel suo Ufficio. Ora trascorre i fine settimana a casa ed ha ripreso ad andare a cavallo. E c’è Milano, “la capitale morale” che da sempre fa da sfondo alle vicende, una Milano datata che cambia anch’essa nei tempi e nei luoghi e in quel tessuto umano che l’attraversa e ci vive. E non per ultimo c’è Tuzzi con la sua prosa perfetta, l’uso della lingua ampio e farcito di modi di dire, di forme dialettali che ben caratterizzano personaggi e comparse, di metafore e citazioni a partire, in questo caso, dai versi di William Blake: Compassione ha volto umano/Crudeltà ha cuore umano; e la lettura è sempre un piacere. La nuova storia si apre sabato 17 novembre del 1990:
«Notte di luna nera… Duca si è messo in ferma e ha cominciato a ringhiare» disse Venchiarutti, accennando al vecchio setter biancoarancio accucciato ai suoi piedi. Anche l’uomo era vecchio. […]«Ho guardato, con prudenza, e ho visto quell’uomo. Pensavo stesse male, o che fosse ubriaco. Gli parlavo, non rispondeva, così raggiunto il bar ho detto di chiamare un’ambulanza».
Lungo la proda il cadavere di un uomo morto senza nome, presumibilmente avvelenato. E altre morti, di due anziane casalinghe, si susseguono. Tanti gli omicidi quell’anno a Milano. C’è un nesso tra queste morti avvenute in luoghi diversi della città? Forse.
E poi ce n’è un altro, quello di un avvocato, violento, troppo, a dimostrazione dell’odio che animava l’assassino e che Melis decide di seguire in prima persona, come ai vecchi tempi. Un’inchiesta difficile mentre il Natale si profila già.
“Poi, giovedì 20 dicembre, giusto per rovinare il Natale, la svolta” che giungerà a conclusione a Natale passato. “E così Santo Stefano. In questura” insieme all’augurio di “buone feste fatte”; indagine conclusa ma finale aperto per la vita privata del Primo Dirigente Norberto Melis.
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