Giovanni Nucci “Gli dèi alle sei. L’Iliade all’ora dell’aperitivo” presentazione di Salvina Pizzuoli

Cinque lezioni sull’Iliade del professor Goffredo Mainardi a Parigi al Collège de France, cinque lezioni e un incontro memorabile, tanto che “quando l’aveva scorta tra il pubblico gli era sembrata bellissima, ne era rimasto abbagliato, illuminato. Così il suo discorso, a quel punto, aveva preso una piega inaspettata: aveva deciso di voler dare una lettura romantica dell’Iliade”.

Si apre così,  con la storia di un amore indimenticato e particolare ché non chiede nulla,  con una lei senza nome che “era andata a Place Berthelot presentandosi a lui come se nel frattempo non fossero passati trent’anni.”

E, sintetizzando la “lettura” dell’Iliade che Mainardi avrebbe offerto nelle sue lezioni, “era convinto che fosse necessario invertire il modo con cui pensiamo il divino: gli dèi non osservano dall’alto gli eroi combattere mentre prendono l’aperitivo. Ma entrano nei loro combattimenti, li affiancano, sono dentro di loro, si fanno pensare diventando i loro comportamenti più profondi. Proprio come Dionisio e Afrodite erano venuti ad abitare il gin tonic che, ogni sera verso le sei, prima di andare insieme in giro per la città, prendevano in quel piccolo albergo davanti all’isola di Saint-Louis. Non c’è dubbio che il gin tonic abbia in sé qualcosa di trascendente: ecco, è lì che bisogna andare a cercare”

Giovanni Nucci indica al lettore la prospettiva di lettura, diversa, capovolta, decisamente insolita.

 Una carrellata di eroi, dei, personaggi, riflessioni, impressioni, emozioni dentro le cinque lezioni, dense di contenuto, di analisi, di osservazioni, di correlazioni, da cultore. Sì, perché il bello, il piacevole, l’aspetto che cattura o comunque ha catturato me come lettore, è quello  di ritrovare i protagonisti di una storia che ha emozionato i miei anni giovanili, quando l’ho letta, imparata a memoria nella traduzione di Vincenzo Monti, fatto la parafrasi come esercizio di traduzione, e ritrovata dopo e ancora negli studi superiori, rincontrarli tutti, quelli che abbiamo amato, quelli che abbiamo rifiutato, quelli che non abbiamo colto, quelli che non abbiamo capito, tutti in un unicum che li studia dentro una diversa prospettiva che coinvolge e innamora. Che poi possa essere questa la lettura più azzeccata non è fondamentale, quel che conta è coglierne l’aspetto stuzzicante, la capacità di attualizzare, con raffronti ieri oggi, divino e umano, quanto resta di un mondo perduto ancora dentro di noi, quanto quest’opera letteraria antica e mitica, spesso dimenticata, abbia ancora da dirci e da dare.

Un testo che non si sintetizza, non si può raccontare se non attraverso citazioni di stralci, quelli che mi hanno più coinvolto, solleticato l’appetito, aperto nuove finestre nella mente

Volendo riportare questa storia ai nostri tempi, è come dire che la nuova era ancora non comincia, sono trent’anni che non succede niente e il futuro stenta ad arrivare. Ecco: a questo punto arriva un’epidemia. Il mito ci sta dicendo che l’epidemia è sempre una reazione a un atto di arroganza o di protervia, di presunzione

Succede spesso che la politica, quando si arena in una prospettiva che ha perso lucidità, cerchi di trovare scampo in una guerra.

La vita eterna non è l’eternità dopo la vita, né la vita in eterno, ma l’eterno che entra nella vita (e sono fonti abbastanza autorevoli che mi inducono a pensare tutto ciò: “l’eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni da calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità”.

convinti come siamo, oramai, che la cosa migliore per le nostre esistenze sia cercare di allungarle il più possibile, piuttosto che dare loro un senso. Ma così ci allontaniamo da Ade: smettendo di cercare l’invisibile allontaniamo la nostra anima dal suo compimento

così anche gli dèi preferiranno smettere di abitare la terra eclissandosi dietro alla nostra coscienza, venendo fuori soltanto nei nostri sogni, nelle nostre malattie mentali o, nel migliore dei casi, nella nostra letteratura.

L’Iliade è impregnata di tristezza. È questo che Elena dice a Ettore quando, nel sesto libro, lui rientra in città per trovare l’appoggio di Atena e si incontrano quasi per caso.

 quello che resta, gli dice, quello che in tutto ciò ci potrà sopravvivere, è soltanto la poesia.

Un testo da leggere e meglio ancora da rileggere per  non farsi sfuggire nulla.

Giovanni Nucci, nato a Roma nel 1969, è poeta, autore di narrativa per adulti e ragazzi. Oltre ad aver raccontato e riscritto miti greci e romani, si è anche occupato di Shakespeare, di spiritualità e di uova. Fra i suoi libri più importanti ricordiamo: Ulisse il mare color del vino (E/O 2006 – Salani 2013), E fonderai la più grande città del mondo (Feltrinelli 2010), Francesco (Rizzoli 2013), La storia di tutto (Salani 2017), E due uova molto sode (Italosvevo 2017), La differenziazione dell’umido (Italosvevo 2018), Achille, il midollo del leone (Salani 2020).(dal Catalogo Bompiani )

Odilon-Jean Périer “Carmi”, con testo originale a fronte, Lorenzo de’ Medici Press

Il poeta che ha ispirato Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders

Prefazione e traduzione di Ilaria Guidantoni

Périer “poeta della poesia”, è questa la definizione per presentare al pubblico italiano un poeta dimenticato, vissuto forse troppo poco e in un’epoca così di passaggio nonché sotto un uragano che non è riuscito ad incidere sulla pietra il proprio nome. Così ci appare questo poeta ragazzino, la cui vena ribelle è leggera e profonda e il suo anticonformismo non è necessariamente contro ma al di là, anche delle mode delle avanguardie e delle rivoluzioni. Nella sua poesia si sente l’eco di Mallarmé e Rimbaud, e in questo senso Périer, un poeta quasi involontario, offre una poesia che non è né lirica estetica, né costruita, né dissoluzione cercata. Una raccolta sorprendente per novità e spirito anticonformista, dove alla realtà quotidiana si contrappone un gesto poetico che svela mondi nascosti e accende di fuoco l’immaginazione.

«Qualche anno dopo la sua scomparsa viene segnalato tra i migliori scrittori degli Anni Venti, uomo dalle ricerche psicologiche penetranti. Ci appare come una sorta di meteora, dalla forza ascensionale morale che attraversa la cultura belga negli anni in cui si assiste a una polarizzazione fra il Simbolismo da una parte e le avanguardie dall’altra. Périer dal canto suo guarda al Simbolismo non come a un movimento, una scuola ma una disposizione del cuore incarnata da Rimbaud che in qualche modo va al di là della letteratura stessa. Egli è simbolista alla Mallarmé e modernista allo stesso tempo, unendo un lato ironico, senza mai concedersi alle mode del tempo. La sua poesia è la ricerca di un assoluto intimo. Interessante la corrispondenza con Jean Paulhan che si mostra esigente e non manca di ricordare al suo giovane discepolo che “cantare è anche una sorta di imbroglio” e che il soprannaturale “è terribilmente difficile”. La poesia di Périer è immensa nella sua semplicità che a tratti può sembrare banale e che forse è più da ascoltare che da decifrare. Certa poesia contemporanea rispetto a quella classica è l’esatto contrario dell’arte: la si vive non la si spiega

Odilon-Jean Périer è un poeta belga di espressione francese nato a Bruxelles il 9 marzo 1901 e scomparso prematuramente a soli 27 anni. Nel corso dei suoi studi fonda numerose riviste (che avranno tutte la vita breve di un solo numero): La Lyre du potache, Hermès e Le Cénacle. Nel 1918 scrive, sulla falsariga di Jules Renard, un Petit Éssai de psychologie végétale, oltre a una raccolta di poemi in versi liberi che intitola La Route de sable. Su ispirazione di autori come Apollinaire e Cendrars e del Cubismo nel 1920 scrive il lungo poema Le combat de la neige et du poète e una raccolta di poesie, La Vertu par le chant; l’anno seguente termina la sua collaborazione con La Patrie belge e inizia quella col Mercure de France e con Signaux de France et de Belgique. Nel corso degli anni collaborerà anche con La Reinaissance d’Occident e Le Disque vert, della quale è animatore Franz de Hellens al quale si lega, oltre che con il giovane Henri Michaux che ha passato l’infanzia nella sua stessa strada a Bruxelles.

Ilaria Guidantoni giornalista fiorentina, scrittrice e traduttrice, vive tra Firenze e la Toscana, Milano e Tunisi. Si racconta come una mediterranea del nord che guarda al sud come l’altrove e nella vita racconta storia: le ascolta, le interpreta e le inventa. Viaggiare non è una passione ma uno stile di vita che inizia quando il dirimpettaio apre la porta e spalanca un mondo sullo stesso pianerottolo. Si occupa di temi legati alla cultura del Mediterraneo soprattutto della sponda sud e del mondo arabo: dialogo tra le religioni, movimenti femminili e femministi, tradizioni e cibo; rilettura della storia e dei linguaggi mediterraneiDopo gli studi classici, una laurea in Filosofia teoretica alla Cattolica di Milano e un Corso di Perfezionamento in Bioetica al Policlinico Gemelli di Roma (una tesi sul mito della Bellezza) si occupa per lungo tempo di relazioni istituzionali e progetti culturali. Tra gli ultimi lavori la traduzione, per la prima volta in italiano, e cura del Pasolini d’Algeria, Jean SénacRitratto incompiuto del padre (Oltre Edizioni, 2017) e della raccolta di poesie, lettere e scritti Jean Sénac Pour une terre possible(Oltre Edizioni, 2019); e la traduzione di Jean-Jacques Rousseau, Le fantasticherie di un viandante solitario (Ldm Press, 2022) Il 2 giugno del 2020 è uscito I giorni della peste 2.0 –riflessioni emozionali dal confinamento (Oltre Edizioni, 2020, solo in ebook, epub).

Cees Nooteboom “Verso Santiago. Digressioni sulle strade di Spagna”, presentazione

Iperborea

Torna in libreria, in una edizione aggiornata e arricchita di mappe,

Traduzione di: Laura Pignatti

Postfazione di: Matteo Nucci

Verso Santiago, la meta ultima, ma che si sfilaccia in una serie di divagazioni, scrive infatti

Ormai il mio viaggio è una divagazione composta da tante divagazioni, e alle volte mi lascio sviare anche da queste. Forse quest’anno non arriverò a Santiago.

Una serie di viaggi compiuti in anni diversi, dal 1979 al 2001, non continuativamente anche se per periodi lunghi nello stesso anno, ma che comporta sempre quanto ebbe a sottolineare

Mi dilato con quello che assorbo, vedo e raccolgo. Non si tratta di una conoscenza superiore, ma piuttosto di una sorta di deposito alluvionale, di un accumulo di immagini, di testi, tutto ciò che dalla strada, dalla televisione, dalle conversazioni e dai giornali fluisce verso di me e poi mi rimane attaccato, o mi resta dentro.

Un raccontato che, come scrive Matteo Nucci nella post fazione, si forgia con i  “piccoli aneddoti, le impressioni, i momenti di soprassalto o di nostalgia o di dolce abbandono disseminati a ogni svolta, a ogni curva su cui l’autore spinge la sua automobile, in ogni hotel in cui finisce per passare la notte, in ogni libreria in cui cerca il volume raro” grazie anche a quel paesaggio fatto di un’ immensità di spazi vuoti, ma anche di quell’attitudine, tutta mediterranea e spagnola, del tempo dissolto che si coglie “sublime durante le ore morte del primo pomeriggio, oppure in un ristorante mentre le posate tintinnano, o in una qualsiasi domenica mattina”.

Cees Nooteboom Autore di romanzi, poesie, saggi e libri di viaggio, è ritenuto «una delle voci più alte nel coro degli scrittori contemporanei» (The New York Times), paragonato dalla critica a Borges, Calvino e Nabokov. È stato insignito di numerosi premi letterari e tradotto in più di trenta paesi. Nato all’Aia ed eterno viaggiatore, si è rivelato a soli ventidue anni con Philip e gli altri e ha raggiunto il successo internazionale con romanzi come Rituali e Il canto dell’essere e dell’apparire. Tra le sue ultime opere pubblicate da Iperborea, Avevo mille vite e ne ho preso una solaTumbasCerchi infiniti533. Il libro dei giorniVenezia. Il leone, la città e l’acqua, e la raccolta poetica Addio.( da Iperborea Autore)

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Venezia, il leone, la città e l’acqua

Addio

L’occhio del monaco

533 il libro dei giorni

Luigi Guelpa “Li chiamano anche Portieri”, Mursia Editore


Prefazione di Guy Chiappaventi

Mursia

Il portiere è un avventuriero chiamato a gesti di grande responsabilità. È dispari, solitario, l’unico deputato all’uso delle mani. Le sue parate strappano applausi, i suoi errori non si possono cancellare. Li chiamano anche Portieri (Mursia, pagg. 222, Euro 17,00) è un viaggio che parte dalle origini del ruolo fino ai giorni nostri e oltre. È un’antologia di 44 portieri, una cavalcata che prende il via con Jimmy Foulke, il pioniere e pachidermico guardiano britannico dell’Ottocento, e taglia il traguardo con Jo Hyeon, che si ispira ai cartoon di Holly e Benji. Nel mezzo ci sono i folli dell’area di rigore, come Hugo Gatti che si abbronzava appoggiato al palo della porta, o Roberto Rojas che si tagliò il viso con un bisturi per tentare di vincere la partita della vita e compiacere Pinochet, oppure Gordon Banks, che rimase tra i migliori al mondo anche cieco da un occhio. Sono storie uniche, autentiche, al limite del paradosso. Storie di portieri.

Dall’introduzione:

«Quello del portiere non è un ruolo. È una vocazione. Sta da solo in un gioco di squadra. Usa le mani mentre tutti gli altri i piedi. È confinato in un recinto lungo sedici metri. È l’ultimo guardiano della trincea, non può sbagliare. Se fallisce lui, la squadra capitola. L’errore non ha rimedio e può essere indimenticabile […]. Esistono due categorie di portieri. I pazzi e i regolari. I primi sono eccentrici, giocano per lo spettacolo e i fotografi, gatti messi sulla linea di porta, volano da un palo all’altro, qualche volta escono dall’area, dribblano, calciano punizioni e rigori. In questo libro ce ne sono diversi, il clown Pfaff trafitto da Maradona, il surfista Campos che disegnava i suoi completi e allevava cavalli, Chilavert il politico, il soldato della Rhodesia Grobbelaar-Spaghetti legs […]. Poi ci sono i portieri regolari, quelli che basano tutto sul piazzamento e concedono poco allo spettacolo. I freddi che si esaltano poco e raramente fanno una cappella. Sono una minoranza perché il portiere deve essere un po’ matto: non so se si possa inserire in questa categoria William Henry Foulke (il suo è il primo capitolo), portiere XXL inglese a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento, mangiava dieci bistecche prima della gara, pesava così tanto che occupava tutta la porta e, quando usciva in presa alta, «oscurava il sole, ma era un peso massimo con l’agilità di un galletto». In questa categoria di portieri «assennati» (avete capito che non è la mia tazza di tè) scelgo il mito Dino Zoff. Uomo antico, è il francobollo di Guttuso con le mani sulla Coppa del mondo, un friulano silenzioso e quasi muto che era stato delegato a parlare con i giornalisti durante il silenzio-stampa dell’82, poche scene e molti fatti, crocifisso per i tiri da fuori presi in Argentina, si riscattò in Spagna con la parata all’ultimo minuto contro il Brasile sul colpo di testa di Oscar, la palla bloccata sulla linea di porta: fu forse l’unica volta in cui lo vedemmo agitarsi, fare segno ai brasiliani che «no, non è entrata», ci si gelò il sangue, la gloria è questione di centimetri». (Guy Chiappaventi)

Luigi Guelpa è nato nel 1971 a Vercelli dove vive. È un giornalista professionista che da oltre trent’anni racconta i conflitti di mezzo mondo (Balcani, Siria, Iraq, Libia, Ucraina) per alcune tra le principali testate nazionali, tra le quali «Il Foglio» e «Il Giornale». Autore per Rai Due, spesso si affida allo sport per trovare una diversa chiave di lettura nel narrare gli aspetti sociali e di vita quotidiana dei Paesi in cui è inviato. Nel 2010, con Il tackle nel deserto, ha vinto il Premio Selezione Bancarella Sport.

Elenco dei portieri citati nel libro

OLE SHOVKOVSKYI 2022 Il ribelle che sfida Putin (prologo)
WILLIE HENRY FOULKE 1894 Voglio una vita spericolata… a tavola
BERT TRAUTMANN 1944 Il soldato di Hitler che diventò idolo della regina Elisabetta
MOACIR BARBOSA 1950 Condannato all’ergastolo per non aver commesso il fatto
HARRY GREGG 1958 L’eroe dell’aereo maledetto
RI CHAN MYONG 1966 La zanzara coreana che affossò l’Italia
ROBERT MENSAH 1971 Isaac, che uccise la leggenda
GORDON BANKS 1972 Con uno occhio solo, a difesa del fortino
DIMBI TUBILANDU 1974 Il gatto di marmo della villa di Mobutu
HENRY FRANCILLON 1974 Tra calcio, sesso e voudù
JAN JONGBLOED 1974 Una passione sfrenata per le bionde… da fumare
JURGEN CROY 1975 Il socialista modello che disse no a Honecker
HUGO GATTI 1977 Emozioni da luna park quando gioca El Loco
RONNIE HELLSTROEM 1978 Il “figlio” delle madri di Plaza de Mayo
RAMON QUIROGA 1978 L’inconsapevole alleato della dittatura argentina
VOLKER IPPIG 1981 Il cuore che davvero batteva a sinistra
KEVIN O’CALLAGHAN 1981 Fuga per la Vittoria di un portiere che non era portiere
NIGEL SPINK 1982 L’attore di Ken Loach prima di Ken Loach
MEHDI CERBAH 1982 Tra la gloria e il doping di stato
THOMAS NKONO 1982 Il gigante d’ebano e la mamma bianca
HARALD SCHUMACHER 1982 Il cerbero che Pertini trasformò in uno scolaretto
VALDIR PEREZ 1982 Volevo solo far volare gli aquiloni
DINO ZOFF 1983 Un’ultima volta, prima che il mito ceda il passo all’uomo
BRUCE GROBBELAAR 1984 Dalla guerra in Rhodesia agli spaghetti molli
LUCKY AGBONSEVAFE 1985 Morto almeno una dozzina di volte, ma ancora vivo
HELMUTH DUCKADAM 1986 Davide contro Golia nella Romania di Ceausescu
RAAD HAMMOUDI 1986 Un pallone contro le bombe di Saddam
HECTOR ZELADA 1986 Un fantasma alla Coppa della Mondo
JEAN MARIE PFAFF 1986 Il pazzo artificiale che sarebbe piaciuto a Baudelaire
TINO LETTIERI 1986 Tutte le strade non portano a New York e a “broccolino”
ROBERTO ROJAS 1986 Quando al condor spezzarono le ali
ANTONIO JESUS 1987 La maledizione dei portieri portoghesi
JENS MARTIN KNUDSEN 1990 Il berretto della provvidenza nell’isola delle pecore
RENE HIGUITA 1990 Plata o plomo? L’amico di Pablo Escobar
SERGIO GOYCOCHEA 1990 L’uomo che mandò in frantumi la Jugoslavia
JORGE CAMPOS 1994 Tutti i giorni è Un Mercoledì da Leoni
JOSE LUIS CHILAVERT 1999 Il bulldog seduttore di anime
FABIEN BARTHEZ 2002 Il rugbista che voleva essere Serge Gainsburg
HOPE SOLO 2007 La prima e l’ultima della classe
RAFAEL KAPANGO 2010 L’influencer senza lo straccio di un solo follower
MENSAH NSOUHOHO 2011 Quando la vita vale meno di 1.000 dollari
FATIMA JUWARA 2016 Il sogno infranto nell’inferno del Mediterraneo
JO HYEON WOO 2018 Agile come un’anguilla, coraggioso come una tigre
MESHAAL BARSHIM 2022 Il mito calcistico del terzo millennio

Un Edida per l’estate?

Piccolo prezzo grandi letture… in cartaceo e in ebook tutti su EDIDA
E per citarne alcuni da non perdere… spy story, racconti, romanzi classici, contemporanei, storici

Quattro spy story di ambientazione storica di successo

O.D.E.S.S.A. L’ora della fuga

O.D.E.S.S.A Caccia in Argentina

O.D.E.S.S.A Operazione Damocle

O.D.E.S.S.A Il tesoro del lago

Racconti e romanzi

Classici

Verne Il conte di Chanteleine

Verne La sfinge dei ghiacci

Stevenson Il diavolo nella bottiglia , con il testo a fronte e illustrazioni di Elena Salucco

Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e il signor Hyde con le illustrazioni di Mauro Moretti

Addio a Ulisse fumetto ad opera di Mauro Moretti e testi di Giovanni dell’Olivo

Contemporanei

Dialoghi. Più o meno probabili

Il Viaggiastorie. Racconti fantastici, con illustrazioni di Elena Salucco

Nell’altro giardino

Il tempo smarrito. Memorie di un’ottuagenaria

Il complesso di Arkhàn, fantascienza

Delitti, poliziesco

Romanzi storici

L’oro di Tolosa

e ancora

non perdetevi i manuali, la saggistica, la poesia, per i giovani lettori… nelle prossime pagine di tuttatoscanalibri

Ermanno Detti “Le altre facce della guerra”

Chiaredizioni (a questo link alcune pagine e illustrazioni in anteprima)

Ragazzi 12+

ILLUSTRAZIONI B/N pagine 150, prezzo 13,90 €

Cinque racconti per descrivere cinque facce della guerra. Cinque punti di vista raramente raccontati. I principali protagonisti sono i bambini che con i loro occhi sono spettatori di grandi eventi, a volte cruenti, a volte delicati e di grande umanità, come il rapporto con gli animali, con la natura o con la protezione di un disertore nemico.

L’Autore spiega in una bella e scorrevole narrazione che la guerra non riesce ad annullare i sentimenti umani, quelli forti: i ragazzi giocano ancora, si innamorano ancora, si creano amicizie ed esempi di solidarietà. Come la Ginestra di Leopardi, che sommersa poi risorge, la vita va avanti anche sotto le bombe. Gli ultimi due racconti sono dedicati al periodo post bellico e mettono in luce che anche quando la guerra è finita le ferite che hanno profondamente sconvolto gli animi non sempre si rimarginano. L’ultimo racconto, il più duro, è la storia di una ragazza che non riesce a dimenticare un terribile torto subito e, anche a guerra finita, agisce per realizzare un suo misterioso e oscuro intento. 

Le altre facce della guerra (Chiaredizioni, pg 150, prezzo 13,90) vuole raccontare come l’animo umano reagisce di fronte alle catastrofi. Tutti i racconti sono ambientati durante o appena dopo il secondo conflitto mondiale, e il messaggio forte che dà Ermanno Detti è che anche durante le guerre più orribili, nelle situazioni più disperate, gli esseri umani reagiscono e riescono a mantenere intatti alcuni sentimenti fondamentali, con la speranza di un futuro migliore.

«In queste cinque storie di guerra sono narrate situazioni molto diverse. Da una parte come gli uomini nei conflitti armati diventino più crudeli, egoisti e cattivi, dall’altra come i grandi sentimenti umani continuino a essere forti e presenti anche durante e dopo le guerre più terribili. Nelle guerre l’essere umano esprime il peggio di se stesso. Anche la storia recente ci racconta reati orribili, come lo sterminio violento e programmato di intere comunità con l’uccisione di donne, bambini e anziani innocenti. La guerra porta disastri e distruzioni nelle cose e lacerazioni dentro di noi. Dopo una guerra le ricostruzioni sono difficili sia per le ferite inferte alle cose, sia all’animo umano, al punto che perfino a guerra finita restano rancori e desideri di vendette. Sono le grandi catastrofi della guerra. Ma proprio quando la ferocia umana tocca i livelli più bassi, ci si accorge che alcuni sentimenti più profondi e naturali non possono essere distrutti. Anzi possono nascere affetti, amicizie, legami e amori inaspettati che stupiscono per la forza e per il rischio a cui alcune persone si espongono per aiutare gli altri. È come se la cattiveria non riuscisse a vincere fino in fondo ciò che di buono c’è negli umani. Sono le altre facce della guerra. Sotto le bombe degli aerei o dell’artiglieria, c’è chi può, come in questi racconti, offrire asilo a un disertore rischiando la vita, c’è chi si preoccupa di proteggere cuccioli di animali. Possono sorgere tenerezze, amori e speranze per un futuro migliore. Dopo la guerra resta il dolore che in parte si supera guardando al futuro».

ERMANNO DETTI ha avuto una vita molto avventurosa. Nato da famiglia povera nel 1939 a Manciano (GR), al centro della Maremma toscana, è costretto a interrompere gli studi e dedicarsi al lavoro di operaio nell’agricoltura. A 19 anni si arruola in Aeronautica come volontario specialista dove resta per 10 anni, di stanza tra Roma Ciampino e il Ministero dell’Aeronautica. Nel frattempo ha ripreso gli studi, consegue prima il diploma e poi la laurea in lettere. Abbandonata la vita militare, si dedica prima all’insegnamento e poi al giornalismo. Inizia la sua collaborazione alla rivista “Riforma della Scuola”, diretta da Lucio Lombardo Radice, Carlo Bernardini e Alberto Oliviero, poi da Tullio De Mauro e da Franco Frabboni. Nel 1990 ne diviene Capo Redattore. Negli anni Settanta inizia anche una collaborazione con La Nuova Italia Editrice come autore, come redattore di riviste e come consulente. Produce in quegli anni libri scolastici di Educazione Civica, di Storia per la scuola media, di antologie, di libri di lettura per le elementari. Scrive saggi e romanzi per ragazzi più volte premiati e ristampati. Collabora con quotidiani e riviste. È consulente e partecipa alla stesura della Enciclopedia Treccani per ragazzi. Diviene direttore editoriale della Edizioni conoscenza e, nel 1999, fonda e dirige fino ad oggi la rivista “Pepeverde”, trimestrale che si occupa di letteratura e critica per ragazzi. Viene chiamato come professore a contratto a insegnare Storia dell’Illustrazione all’Istituto Europeo del Design, all’università di Roma3, alla Libera Università di Bolzano. Fra le sue pubblicazioni si ricordano i suoi numerosi romanzi e il saggio Il piacere di leggere, più volte ristampato. Vincitore e finalista di numerosi premi letterari.

Giovanni Granatelli “Resoconto” , Scalpendi Editore

Scalpendi Editore

Vent’anni di scrittura in versi, edita e inedita, selezionati e raccolti in questa antologia, vero e proprio resoconto letterario ed esistenziale, esaustivo repertorio di un autore appartato quanto intenso, di una poesia asciutta che ha il timbro del testimone e riesce negli anni a mantenersi felicemente lontana, nella sua musicale sobrietà, da facili esche, ammiccamenti e colpi a effetto.

Ogni parola è scelta con cura. Ogni verso adagiato sulla carta con eleganza (Fabio Simonelli, Poesia)

Sono parole che rendono seria la questione del perché si scrive e del perché si vive (Pierangela Rossi, Avvenire)

Il passo del respiro come scomposta e inevitabile preghiera per ristabilire a ogni gesto quotidiano la sacralità (Franco Manzoni, La Lettura)

Giovanni Granatelli è nato a Catania nel 1965 ma vive sin da bambino a Milano dove lavora da sempre nel mondo dell’editoria. Tra i suoi libri Musica questuante (Nino Aragno, 2014, Premio Tra Secchia e Panaro, Premio Città di Arcore, Premio il Meteo di Guido Gozzano) e il più recente Un tentativo di gioia (Nardini, 2021, selezione Premio Camaiore)

La collana Assemblaggi e sdoppiamenti è diretta da Monica Romano.
Assemblaggi e sdoppiamenti sono solitamente termini poco associati alla parola, indicano gesti concreti che lavorano con la materia, che si offre con la sua inerzia e potenza come fa il mondo. L’assemblaggio non è indistinta mescolanza e lo sdoppiamento non è semplice scissione. Quello che si traccia confini di uno spazio aperto nel quale trovano luogo le forme di ciò che sta accadendo al linguaggio poetico, non solo all’interno di ogni singola proposta ma nel paesaggio complessivo che i diversi testi compongono. Movimenti simili e dissimili, sovrascritture in controluce che lasciano spazi bianchi in attesa di ulteriori impressioni.

Yann Andréa “Questo amore”, presentazione

Nel memoir che tenete fra le mani, Yann Andréa tenta di riallacciare il silenzio che precede l’incontro con Duras all’abisso sordo in cui è precipitato dopo la sua scomparsa e, con grande malinconia, sopravvivere così al vuoto che lo attanaglia. È una danza sentimentale nell’immaginario e nella scrittura dell’autrice, nonché l’omaggio più onesto e commovente alla persona e all’opera di Marguerite Duras.(da Fve Editori)

Viene rieditato per Fve Edizioni il memoir scritto nel  1999, tre anni dopo la morte di Marguerite Durat, dal compagno degli ultimi sedici anni di vita della scrittrice, Yann Andrèa, per la traduzione di Lamberto Santuccio e la prefazione di Sandra Petrignani. Sedici anni di un amore fuori dalla norma, lui trentenne, lei sessantaseienne: ma non solo l’età lo rende tale.

Lui è stato di tutto per lei, il segretario, l’autista, l’amante, lui studente di Filosofia e omosessuale che le darà sempre del voi, lei affermata scrittrice e donna fatale; diversi. Un amore che lei indagherà e rivelerà in due scritti uno della maturità e nell’ultimo.

Un legame lungo e travagliato ma imprescidibile per lui come per lei, che ha inizio nel 1975 quando alla presentazione di India Song , pellicola diretta dalla Durat, lui le chiede l’indirizzo per poterle inviare delle lettere. E da quel giorno le scriverà tutti i giorni per cinque lunghi anni senza avere da lei alcuna risposta. È al suo silenzio e solo allora che lei lo inviterà a Deauville. Era il 1980. Le sarà vicino fino alla morte di lei.

“Per sedici anni si insultano, provano a separarsi, incassano sfuriate e incomprensioni, diventano i preferiti l’uno dell’altra, lei gli detta le pagine de L’Amant e lui cerca di annegare le sue ossessioni nei bar delle stazioni. Fino alla morte di Duras, una domenica di marzo del ’96”.(da Fve Editori)

Yann Andréa (il cui vero nome è Yann Lemée; Guingamp, 1952 – Parigi, 2014) è stato attore e scrittore. Nel 1983 esordì con M.D., racconto su un ricovero ospedaliero di Marguerite Duras, della quale fu esecutore testamentario, erede letterario e ultimo adorato, conflittuale compagno di vita. Questo amore, uscito in Francia nel 1999, è il ricordo dei sedici anni passati insieme alla grande autrice di capolavori quali Moderato Cantabile, L’Amante, Il dolore.(da Fve Editori)

Chiarastella Campanelli “Tina Anselmi. La ragazza della Repubblica”, Graphofeel Edizioni

Graphofeel Edizioni

La vita, appassionante come un romanzo, di Tina Anselmi, la prima donna a diventare ministro della Repubblica italiana. Energica, schietta e coraggiosa, non si tirò indietro di fronte a prove durissime, come quella di annunciare alla famiglia la morte di Aldo Moro.

Cattolica convinta, improntò la sua attività politica al rispetto della laicità dello Stato, lottò per la parità salariale delle donne con fermezza e totale indipendenza di giudizio. Consapevole che sarebbe stata la fine della sua carriera politica accettò di presiedere la Commissione d’Inchiesta sulla P2, anteponendo il bene comune a ogni altra considerazione.

Conservò intatto per tutta la vita l’amore per la natura, per la semplicità e per la trasparenza, interpretando concretamente i valori di quella democrazia che considerava una preziosissima e fragile conquista.

Nel progredire delle pagine, il lettore ha la possibilità di immergersi nella storia pubblica e privata di Tina, osservando la crescita della sua consapevolezza e la genesi della sua passione politica e condividendone il coraggio e le tumultuose tempeste personali.

Dalla penna limpida e coinvolgente di Chiarastella Campanelli, una biografia che restituisce il sentimento di una figura femminile straordinaria e modernissima, il cui ruolo nella storia d’Italia è ancora tutto da scoprire.

Tina era una persona ottimista e lungimirante, aveva fiducia in un domani migliore, questo la rendeva battagliera e forte. Teneva molto alle giovani generazioni, a farle crescere con una coscienza attiva e saggia, per lei “la memoria” era fondamentale. Ho amato il suo lato di animo nobile che stava nell’accoglienza e nella tolleranza verso l’altro, anche di chi la pensava diversamente da lei e non perché se ne sentisse superiore, ma perché in uno sforzo di comprensione capiva che ognuno a suo modo ha qualcosa da dare e che questo è un arricchimento personale.” (Chiarastella Campanelli)

L’AUTORE

CHIARASTELLA CAMPANELLI, romana, è laureata in Scienze politiche. Ha conseguito un baccalaureato in lingua araba e islamistica. Dal 2008 è direttrice editoriale della casa editrice il Sirente, per cui ha curato due collane dedicate alla letteratura araba e migrante traducendo alcuni volumi. Nel 2021 ha pubblicato un romanzo per bambini. Il mistero di Pyrgi. Avventura tra gli Etruschi (Dalia edizioni).