Cinque lezioni sull’Iliade del professor Goffredo Mainardi a Parigi al Collège de France, cinque lezioni e un incontro memorabile, tanto che “quando l’aveva scorta tra il pubblico gli era sembrata bellissima, ne era rimasto abbagliato, illuminato. Così il suo discorso, a quel punto, aveva preso una piega inaspettata: aveva deciso di voler dare una lettura romantica dell’Iliade”.
Si apre così, con la storia di un amore indimenticato e particolare ché non chiede nulla, con una lei senza nome che “era andata a Place Berthelot presentandosi a lui come se nel frattempo non fossero passati trent’anni.”
E, sintetizzando la “lettura” dell’Iliade che Mainardi avrebbe offerto nelle sue lezioni, “era convinto che fosse necessario invertire il modo con cui pensiamo il divino: gli dèi non osservano dall’alto gli eroi combattere mentre prendono l’aperitivo. Ma entrano nei loro combattimenti, li affiancano, sono dentro di loro, si fanno pensare diventando i loro comportamenti più profondi. Proprio come Dionisio e Afrodite erano venuti ad abitare il gin tonic che, ogni sera verso le sei, prima di andare insieme in giro per la città, prendevano in quel piccolo albergo davanti all’isola di Saint-Louis. Non c’è dubbio che il gin tonic abbia in sé qualcosa di trascendente: ecco, è lì che bisogna andare a cercare”
Giovanni Nucci indica al lettore la prospettiva di lettura, diversa, capovolta, decisamente insolita.
Una carrellata di eroi, dei, personaggi, riflessioni, impressioni, emozioni dentro le cinque lezioni, dense di contenuto, di analisi, di osservazioni, di correlazioni, da cultore. Sì, perché il bello, il piacevole, l’aspetto che cattura o comunque ha catturato me come lettore, è quello di ritrovare i protagonisti di una storia che ha emozionato i miei anni giovanili, quando l’ho letta, imparata a memoria nella traduzione di Vincenzo Monti, fatto la parafrasi come esercizio di traduzione, e ritrovata dopo e ancora negli studi superiori, rincontrarli tutti, quelli che abbiamo amato, quelli che abbiamo rifiutato, quelli che non abbiamo colto, quelli che non abbiamo capito, tutti in un unicum che li studia dentro una diversa prospettiva che coinvolge e innamora. Che poi possa essere questa la lettura più azzeccata non è fondamentale, quel che conta è coglierne l’aspetto stuzzicante, la capacità di attualizzare, con raffronti ieri oggi, divino e umano, quanto resta di un mondo perduto ancora dentro di noi, quanto quest’opera letteraria antica e mitica, spesso dimenticata, abbia ancora da dirci e da dare.
Un testo che non si sintetizza, non si può raccontare se non attraverso citazioni di stralci, quelli che mi hanno più coinvolto, solleticato l’appetito, aperto nuove finestre nella mente
Volendo riportare questa storia ai nostri tempi, è come dire che la nuova era ancora non comincia, sono trent’anni che non succede niente e il futuro stenta ad arrivare. Ecco: a questo punto arriva un’epidemia. Il mito ci sta dicendo che l’epidemia è sempre una reazione a un atto di arroganza o di protervia, di presunzione
Succede spesso che la politica, quando si arena in una prospettiva che ha perso lucidità, cerchi di trovare scampo in una guerra.
La vita eterna non è l’eternità dopo la vita, né la vita in eterno, ma l’eterno che entra nella vita (e sono fonti abbastanza autorevoli che mi inducono a pensare tutto ciò: “l’eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni da calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità”.
convinti come siamo, oramai, che la cosa migliore per le nostre esistenze sia cercare di allungarle il più possibile, piuttosto che dare loro un senso. Ma così ci allontaniamo da Ade: smettendo di cercare l’invisibile allontaniamo la nostra anima dal suo compimento
così anche gli dèi preferiranno smettere di abitare la terra eclissandosi dietro alla nostra coscienza, venendo fuori soltanto nei nostri sogni, nelle nostre malattie mentali o, nel migliore dei casi, nella nostra letteratura.
L’Iliade è impregnata di tristezza. È questo che Elena dice a Ettore quando, nel sesto libro, lui rientra in città per trovare l’appoggio di Atena e si incontrano quasi per caso.
quello che resta, gli dice, quello che in tutto ciò ci potrà sopravvivere, è soltanto la poesia.
Un testo da leggere e meglio ancora da rileggere per non farsi sfuggire nulla.
Giovanni Nucci, nato a Roma nel 1969, è poeta, autore di narrativa per adulti e ragazzi. Oltre ad aver raccontato e riscritto miti greci e romani, si è anche occupato di Shakespeare, di spiritualità e di uova. Fra i suoi libri più importanti ricordiamo: Ulisse il mare color del vino (E/O 2006 – Salani 2013), E fonderai la più grande città del mondo (Feltrinelli 2010), Francesco (Rizzoli 2013), La storia di tutto (Salani 2017), E due uova molto sode (Italosvevo 2017), La differenziazione dell’umido (Italosvevo 2018), Achille, il midollo del leone (Salani 2020).(dal Catalogo Bompiani )