Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate nel mese di marzo 2023

E.Lee Masters “Antologia di Spoon River

A. Manzoni “I promessi sposi” stralci

Gino Scartaghiande “Sonetti d’amore per King Kong”

A. Gazzola e la nuova trilogia con Costanza Macallè

Giuseppe Pitrè “Breve storia del pesce d’aprile”

Matteo Bussola “Mezzamela. La bellezza di amarsi alla pari”

Riccardo Ferrazzi “Premonizioni. Punti di contatto tra umano e divino nell’antichità”

Sebastiano Vassalli “La notte della cometa”

Han Tuzzi “Curiosissimi fatti di cronaca criminale”

Chandra Candiani “questo immenso non sapere”

Fabio Delle Donne “Sfogliatelle e delitti. La Napoli del commissario Lo Tufo”

E buona lettura a tutti!

Andrea Vannicelli “Roman! Breve elogio del romanzo in terra di Francia”, Oligo Editore

Pagine 88, prezzo 13 euro

OLIGO Editore

Una guida sentimentale al romanzo francese

Non una storia, piuttosto una guida, un viaggio sentimentale alla scoperta del romanzo francese tra Otto, Novecento e i giorni nostri. 

Conosceremo gli autori, attraverso limpidi ed efficaci ritratti: Stendhal (1783-1842), l’avventuriero; Honoré de Balzac (1799-1850), l’immaginifico; Flaubert (1821-1880), l’antiromantico; Victor Hugo (1802-1885), lo storico; Émile Zola (1840-1902), il sociologo; Jules Verne (1828-1905), l’inventore della fantascienza. E ancora: Marcel Proust, Albert Camus, Jean-Paul Sartre, fino ad Annie Ernaux, premio Nobel 2022.

La Francia è un po’ come l’Arca di Noè. Vivono in lei epoche intere, è un momento del mondo: la preistoria, l’età antica o quella contemporanea vi si sono susseguite e stratificate e in parte ancora convivono in essa. Il romanzo, roman, vi ha avuto uno straordinario sviluppo. Inizialmente si chiamò così, nel Medioevo, perché era uno scritto in lingua romanza, cioè neo-latina: roman! Non più il latino incomprensibile, usato ormai soltanto dalle élites, ma finalmente la lingua del popolo! La somiglianza tra nave e romanzo è sorprendente: nella costruzione (asse dopo asse, per creare un’ossatura intesa come trama, con una parte immersa – tutto ciò che è implicito in un testo –, e dei compartimenti-sezioni-capitoli…), nella composizione spesso tripartita (prua-inizio; scafo-sviluppo; poppa-fine), nella necessità di imbarcarsi verso un altrove assieme a personaggi di vario tipo…

ANDREA VANNICELLI è docente titolare di Lingua e Letteratura Francese nei Licei. Dopo la laurea in Francesistica e un dottorato di ricerca in Letterature comparate presso l’Università di Lovanio (Belgio) ha pubblicato numerosi saggi in riviste e volumi di ambito accademico. Collabora con vari periodici, tra cui “Studi Cattolici”. Tra i libri più recenti ricordiamo Il tramonto dei Lumi. Storia della letteratura francese da Chateaubriand a Houellebecq (GOG).

Sibyl von der Schulenburg “A muso duro”

Golem Edizioni

Il romanzo A muso duro affronta il tema delicato della quotidianità del disabile, compresa la sua sessualità, in
maniera serena e naturale.

Sandro è un trainer di cavalli bisessuale e particolarmente violento nei confronti sia degli umani che degli animali. In seguito a un incidente equestre si ritrova in sedia a rotelle.
Proverà in ogni modo a tornare in sella e riprendere a vincere. Dovrà affrontare il lato più oscuro e crudele della sua psiche e accettare l’aiuto dei cavalli, animali da lui sempre sfruttati e maltrattati.
I cavalli hanno un ruolo molto importante e le tecniche di addestramento descritte sono realmente utilizzate, alcune anche tutt’ora.
Sarà Angelica a segnare una svolta nella sua vita anche se lei, ricca e parafiliaca, non desidera che lui torni a camminare.
Con l’aiuto di Markus, l’uomo con il quale aveva vissuto una lunga storia d’amore, capirà cosa si cela dietro la benevolenza di Angelica e troverà il modo di uscire dalla gabbia dorata che gli aveva costruito attorno.

Odio e amore si muovono insieme sul cerchio delle emozioni:
si rincorrono e qualche volta si raggiungono.
Allora rabbia e dedizione si alternano in un gioco che si riesce a vedere solo dall’esterno.”


Sibyl von der Schulenburg è nata a Lugano, figlia di due scrittori tedeschi.
È cresciuta bilingue e multiculturale, tra Germania, Svizzera e Italia, ora vive e lavora in provincia di Milano con lunghi soggiorni in Toscana, sulla Costa degli Etruschi. Dal 2013, scrive romanzi psicologici, storie di persone in condizioni psichiche conflittuali.
Le sue storie a sfondo psicologico portano i recensori a parlare di psico-narrativa, un nuovo affascinante genere letterario che ispira già alcuni altri autori. Si aggiudica vari premi letterari, tra cui, nel 2015, i Premi Pannunzio e Mario Luzi.
Ha fondato e dirige l’associazione Artisti Dentro Onlus che si occupa di portare arte e cultura nelle carceri italiane.
Le opere di Sibyl von der Schulenburg sono tradotte in inglese e tedesco.
Il sito web dell’autrice: https://sibylvonderschulenburg.com/language/it/


Francesco Permunian “Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo”, Oligo Editore

Lo sguardo di Permunian (Premio Dessì 2019) sul paesaggio gardesano.

Fotografie di Pino Mongiello

Con la collaborazione di Fabio Coltri

Prefazione di Andrea Caterini

Pagine 70, Euro: 15,00

OLIGO EDITORE

Questo agile e smilzo Stradario sentimentale illustra e racconta il viaggio compiuto da due amici – Pino Mongiello e Francesco Permunian – i quali, nel corso degli ultimi tre anni, hanno più volte vagabondato lungo i percorsi e i sentieri meno battuti del lago di Garda e del monte Baldo, attardandosi equamente a descrivere e a fotografare sia le colline gardesane che le pendici montebaldine: con delle chiare e forse inevitabili preferenze, quali la strada di San Michele sul versante bresciano e la strada che dalla piana di Caprino Veronese sale fino a Lumini, una frazione di San Zeno di Montagna nella cui scuola elementare prestò servizio, nel corso degli anni Trenta, una giovane maestra di nome Ada Sandri.

«Pur stanco e sfinito a furia di leggere e rileggere questi miei appunti di “viaggio” – è dall’estate scorsa che m’intasano la scrivania – ciò nonostante io mi ostino a riesaminare ancora questo breve Stradario, il quale, malgrado tutti gli sforzi per renderlo meno rapsodico e più razionale, non muta granché la sua natura intimamente svagata e frammentaria.  E quindi oltremodo indigesta, va da sé, ai comuni lettori delle comuni guide turistiche. Trattandosi in questo caso non di un’ordinaria guida in stile Touring Club, bensì di una singolare mappa sentimentale allestita dal sottoscritto lungo le sponde del lago di Garda e sulle pendici del monte Baldo. Da quel consumato (e ormai disincantato) flâneur che m’illudo di essere, nel corso di tali vagabondaggi ho, ovviamente, le mie mete preferite. I miei angoli segreti.  I miei luoghi dell’anima, per così dire, i quali cambiano e variano a seconda delle stagioni. O meglio, a seconda di quanto io stia rimuginando in quel determinato momento, dato che ogni angolo del Garda e del Baldo corrisponde nella mia mente a uno spunto narrativo.  Tutto insomma mi ispira in tale ambiente naturale, in cui io vivo e scrivo da più di quarant’anni. E dal quale peraltro non ho alcuna intenzione di andarmene, visto e considerato che qualunque distacco dalla mia quotidiana “ronda stradale” mi crea soltanto un senso di spaesamento misto a disagio e irritazione

FRANCESCO PERMUNIAN (Cavarzere, 1951) vive a Desenzano sul lago di Garda. Tra i suoi libri ricordiamo: Cronaca di un servo felice (Meridiano Zero 1999), Nel paese delle ceneri (Rizzoli 2003), Ultima favola (Il Saggiatore 2015), Costellazioni del crepuscolo (Il Saggiatore 2017), Sillabario dell’amor crudele (Chiarelettere 2019, Premio Dessì), Il rapido lembo del ridicolo (Italo Svevo 2021) e Per Ponte alle grazie Giorni di collera e di annientamento (2021) ed Elogio dell’aberrazione (2022). Delle sue opere hanno scritto, tra gli altri, Andrea Cortellessa, Andrea Caterini Giulio Ferroni, Salvatore Silvano Nigro, Ermanno Paccagnini. Compare tra i Solitari di Davide Bregola (Oligo 2021).

PINO MONGIELLO (Salò, 1944), cultore di storia benacense, è dedito alla fotografia di paesaggio e di ritratto. Di lui hanno scritto, tra gli altri, Arturo Carlo Quintavalle, Claudio Cerritelli, Nino Dolfo. Ha ricoperto le seguenti cariche: Sindaco di Salò (1989 – 1994); Presidente Comunità del Garda (1999-2004); Presidente Ateneo di Salò (2000- 2015). Nel 1980 ha dato vita col pittore Attilio Forgioli e col critico Flaminio Gualdoni, alla Civica Raccolta del Disegno di Salò (che collezione opere su carta di artisti del Novecento.

Gaetano Passarelli “Breve storia del segno della croce” Graphe.it Edizioni

Prefazione monsignor Giorgio Demetrio Gallaro

Pagine 44, prezzo 8 euro

Graphe.it

Il simbolo della cristianità, il primo gesto che i fedeli apprendono da bambini; un segno dirompente che ricongiunge il divino e l’umano nel ricordo di una sofferenza che è al tempo stesso liberazione dal dolore terreno: l’atto di segnarsi nel momento del rito appare oggi un’abitudine acquisita sulla quale non ci si pongono domande.

Come svela questo saggio, tuttavia, la croce si è fatta portatrice nei secoli di significati complessi, che vale la pena osservare in una prospettiva diacronica, storica e filosofica. A partire dalla discussione – agli albori del Cristianesimo stesso – fra l’opportunità di rappresentare il Figlio di Dio e l’oggetto che lo condusse a morte, il fervore spirituale e la religiosità popolare hanno costruito un intreccio ben più articolato e controverso di quanto si immaginerebbe, per condurre progressivamente al valore unificante del segno della croce come testimonianza di appartenenza a un credo che, al suo centro, non deve dimenticare di avere proprio Colui che su quella croce fu appeso.

GAETANO PASSARELLI già docente di Storia bizantina all’Università di Chieti e di Roma Tre, di Spiritualità Orientale all’Istituto Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum e di Liturgia bizantina al Pontificio Istituto Orientale, è direttore responsabile della rivista Studi sull’Oriente Cristiano. Consultore storico della Congregazione delle Cause dei Santi, conta numerose pubblicazioni scientifiche su iconografia, liturgia e storia bizantina tradotte in diverse lingue. È autore di biografie di personaggi italiani e brasiliani.

Piergiovanni Bernardon “Piccole cose”, Graphe.it

In libreria il 26 marzo

Graphe.it Edizioni

Prefazione Luisa Sparavier, illustrazioni Desideria Guicciardini

Pagine 50, prezzo 10 euro

All’interno della confusione mia

e del mondo che mi circonda

fortunatamente trovo

spazi silenziosi di contemplazione

ed è in questi spazi, in questi momenti

che nascono gli haiku

La forma poetica giapponese dell’haiku è ormai nota anche ai lettori italiani e talvolta, come in questo caso, felicemente praticata: adattata alla lingua e alla cultura occidentale, genera frutti ibridi dal gusto sempre nuovo. Il suo schema metrico preciso non costituisce una gabbia ma, come ogni struttura compositiva nell’arte o nella musica, diventa una cornice sottile all’interno della quale liberare un personale esercizio di creatività e pazienza. Nell’interpretazione che ne dà l’autore, il metodo dell’haiku conserva il carattere contemplativo delle sue origini. I brevi componimenti raccolti in questo libro restituiscono un’attitudine millenaria, eppure certo non obsoleta, verso l’osservare e registrare le Piccole cose: quasi un’espressività inversa, una direzione passiva, nella quale è l’animo del poeta a rimanere immobile e ricevere il mondo che intorno si muove.

PIERGIOVANNI BERNARDON nasce nove anni dopo la fine della seconda guerra mondiale a Udine, dove vive e dove ha lavorato come insegnante. Da adolescente ha iniziato a versificare e ha continuato. Naturalmente discontinuo e diviso, il suo simbolo sono due pesci che nuotano in senso opposto: tenta di dare continuità alle sue passioni e di far nuotare sulla stessa scia i due pesci, ovviamente rossi. Talvolta durante l’autunno e l’inverno dalla finestra cerca di cogliere un passero, una cornacchia, un merlo in cerca di cibo. A volte durante la primavera e l’estate ascolta e osserva il frenetico andirivieni dei balestrucci al nido sotto il tetto della sua camera.

Iacopo Gardelli “L’Alsìr. Romanzo balneare”, Fernandel Editore

In libreria dal 24 marzo

Pagine 220, prezzo 15 euro

Fernandel Editore

«In spiaggia è impossibile perdersi: ci si perde in pineta, si scompare nel mare, ma in spiaggia si vede sempre tutto, la spiaggia è un posto dove ci si vede».

L’Alsìr è uno stabilimento balneare della riviera romagnola. È qui che, a partire dagli anni Novanta, due famiglie di diversa estrazione sociale si ritrovano vicine d’ombrellone: da una parte i Montanari, romagnoli di origine proletaria, dall’altra i Malagola, benestanti milanesi. Un’estate dopo l’altra, in un arco temporale lungo vent’anni, il romanzo segue il mutare degli equilibri fra le due famiglie e i contemporanei cambiamenti politici e sociali del nostro paese. In una lingua inedita e meticcia, L’Alsìr racconta una riviera romagnola lontana dal vitalismo stereotipato in cui spesso è descritta e un’Italia ormai avviata al fallimento politico ed economico, sempre più disorientata e accartocciata su se stessa. Uno spaesamento simile a quello dei giovani protagonisti, Guido, Elena e Alessandro, alle prese col passaggio fra adolescenza e età adulta. Sono la metafora di un’intera generazione, quelli nati nei primi anni Novanta, in bilico fra due secoli, e perciò destinati a crescere in una terra di nessuno.

L’incipit del romanzo:

«Jorio prese le ultime comande e s’incamminò sgalembro verso il bancone del bar. Era ubriaco dalla stanchezza. Fin dalla tarda mattinata i clienti avevano continuato a sciamare all’Alsìr, e lui non si era ancora fermato un momento. I bolognesi parlavano di code chilometriche ai caselli. Arrivavano grondi di sudore, si piazzavano sotto le docce e crollavano sui primi lettini liberi; dopo qualche minuto di noia ecco che risalivano, e insistevano a chiedere caffè, granite, panini, gelati, cocomeri, birre. Guardò giù, verso l’esercito in spiaggia. Tutti gli ombrelloni erano presi e il sole di luglio sciabolava sulla stesa dei lettini, schierati giù a riva. Sbuffò qualcosa di incomprensibile alla Vanda, sua moglie, che si era aggulpata una pezza attorno alla fronte per fermare il sudore e non sgocciare sulle tazzine dei clienti; quindi da sotto la cassa tirò fuori un foglio bianco e ci scrisse con mano tremante “Tutto esaurito”. Da quando aveva aperto il bagno non si ricordava d’averlo mai fatto».

Iacopo Gardelli è nato nel 1990 a Ravenna, dove vive e lavora. Dopo una laurea in filosofia si è dedicato alla scrittura, al teatro, al giornalismo e all’insegnamento. Collabora con quotidiani locali e riviste. Ha scritto articoli, spettacoli e monologhi teatrali. Questo è il suo primo romanzo.

Carlo Rovelli “Buchi bianchi. Dentro l’orizzonte”, presentazione di Salvina Pizzuoli

“Non lo so se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro. Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte. Cosa sono esattamente i buchi neri, che pullulano nell’universo. Cosa sono i buchi bianchi, i loro elusivi fratelli minori. E le domande che mi inseguono da sempre: come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto? Perché vogliamo sempre andare a vedere un po’ più in là…?” Carlo Rovelli (dal Catalogo Adelphi Editore)

Chi come me è digiuno di conoscenze nel settore si accosta con titubanza a un testo di fisica, con curiosità, con l’idea comunque di non trarne grande profitto. Non è stato così. Non solo l’autore è chiarissimo, usa termini accessibili, analogie e raffigurazioni, ma ora so cosa è un buco nero e come è fatto, perché è possibile l’esistenza di un buco bianco, e mi sono accostata ad un concetto incredibile, lo spazio tempo quantistico, passando per la gravità…  E non solo.

Questo breve scritto, ma denso di dati e riflessioni, ha recato anche una scoperta, attesa, devo dire, intuitivamente c’ero approdata, dell’unità del sapere e della metodologia dell’imparare e del conoscere, per nulla lontana da quella che dovremmo utilizzare per aprire quelle che io chiamo le finestre della mente. Non per diventare scienziati, ma per vivere meglio e al meglio dentro la realtà delle cose. Ma procediamo.

Di seguito alcuni  stralci illuminanti a tale proposito:

“Abbiamo capito che la terra è rotonda (due millenni fa); abbiamo capito che si muove (mezzo millennio fa). A prima vista sono idee assurde. La terra appare piatta e immobile. Per digerire simili idee, la difficoltà non è stata l’idea nuova: è stata liberarsi da una vecchia credenza che sembrava ovvia; metterla in dubbio sembrava inconcepibile. Siamo sempre convinti che le nostre intuizioni naturali siano giuste: è questo che ci impedisce di imparare.

La difficoltà quindi non è imparare, è disimparare”

“[…] vedere con la mente”

“L’Occidente ha saputo usare efficacemente la creatività del pensiero analogico, per costruire concetti nuovi a ogni generazione, fino a lasciare in eredità all’odierna civiltà globale la magnificenza del pensiero scientifico. Ma è l’Oriente che ha riconosciuto prima e con più chiarezza che il pensiero cresce per analogie, non per sillogismi. La logica dell’argomentazione basata sulle analogie è analizzata già dalla scuola moista, e implicita in uno dei più grandi libri dell’umanità, quel testo straordinario che è lo Zhuangzi. Il pensiero scientifico fa buon uso della rigidità logica e matematica, ma questa è solo una delle due gambe che l’hanno portato al successo: l’altra è la creatività liberata dall’evoluzione continua della sua struttura concettuale, e questa si nutre di analogie e ricombinazioni”.

“È la capacità di cambiare l’organizzazione dei nostri pensieri che ci permette salti in avanti”.

Non nascondo le difficoltà a seguire la seconda parte, ma ciò non toglie che possa rileggerlo tutte le volte che vorrò: il bello di ogni libro, quello che ti dà subito e quello che scopri ad una seconda, terza rilettura. L’autore ha inoltre un merito: correlare letteratura e scienza, che come commistione non è un procedere da poco, e la notevole dote di avvicinare anche chi non ne sa nulla o poco e soprattutto di riuscirci

“quando scrivo ho in mente due lettori. uno non sa nulla di fisica: cerco di comunicargli il fascino di questa ricerca. l’altro sa tutto: cerco di offrire prospettive nuove”.

Brevi note biografiche

Rovelli Carlo – Fisico e saggista italiano (n. Verona 1956). Dopo essersi laureato in fisica presso l’Università di Bologna, ha svolto il dottorato  all’Università di Padova. Ha lavorato anche nelle Università di Roma e di Pittsburgh, e attualmente è ordinario di fisica teorica all’Università di Aix-Marseille. I suoi studi vertono soprattutto sulla gravità quantistica, R. ha introdotto la Teoria della gravitazione quantistica a loop. Si è anche occupato di storia e filosofia della scienza con il libro Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro (2011). Tra le sue altre opere: Che cos’è il tempo? Che cos’è lo spazio? (2010), La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (2014), Sette brevi lezioni di Fisica (2014), L’ordine del tempo (2017), la raccolta di articoli Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza (2018), Helgoland (2020), Relatività generale (2021) e Buchi bianchi (2023). R. collabora con la Repubblica e il supplemento culturale de Il Sole 24 ore. ( da Enciclopedia Treccani)

Romana Petri “Rubare la notte”, presentazione

In copertina un dipinto di Rita Albertini

Romana Petri costruisce e decostruisce, sgretola le regole della biografia, evoca e racconta amori, amicizie e sgomenti come dettagli di un appetito d’avventura mai sazio, si muove fra le date e dentro la Storia alla sola ricerca del principe che ha sconfitto la notte ed è entrato volando nell’infinito. (da Mondadori Editore)

L’autrice racconta da varie prospettive, insieme alle donne, agli amori, ai luoghi e ai tempi della storia, la vita di Antoine de Saint-Exupéry  e la sua grande passione per il volo e per la scrittura cosa che faceva durante i suoi viaggi tra terra e cielo, disperso durante una  missione di guerra aerea sulla Francia il 31 luglio 1944. Il volo, una passione che troverà ampio spazio nei suoi scritti tra i quali, il primo romanzo Vol de nuit (1931), in cui l’azione si attua nel corso di una notte, ma anche Pilote de guerre (1942) testimonianza sulla sfortunata campagna di Francia del 1940, romanzi che non ebbero risonanza ma lo resero famoso fino al più letto in assoluto nel mondo Le Petit Prince,(New York 1943) scritto un anno prima di morire.

Ma chi era l’autore di quel romanzo immortale che tutti più o meno abbiamo letto o che comunque conosciamo per fama?

Questa la domanda a cui risponde il romanzo di Romana Petri che colma i vuoti delle ricerche biografiche del personaggio con l’immaginazione raccontandoci un uomo e la sua grande passione nonché l’amore per la madre Marie Boyer de Fonscolombe, vedova giovanissima del visconte Jean de Saint-Exupéry dal quale ebbe cinque figli e alla quale era particolarmente legato come si evince nella sua ossessiva e fitta corrispondenza con lei.

Il romanzo si apre proprio con una lettera alla madre da Cap Juby, in Marocco, del 27 febbraio 1928, dove dirige una stazione aeropostale, in pieno deserto; altre missive sono presenti più volte nel corso della narrazione:

“vi chiedo scusa per il ritardo, so di avervi abituata ad altri ritmi. Ma qui sono stato io a dovermi abituare. Forse non è il termine giusto, ma non me ne viene un altro. Potrei dire stupore – abituarmi, adattarmi allo stupore –, ma non rende l’idea. Non importa, voi mi conoscete come nessuno”.

firmata Tonio, nome con cui era familiarmente chiamato.

Romana Petri vive a Roma. Tra le sue opere, Ovunque io sia (2008), Ti spiego (2010), Le serenate del Ciclone (2015, premio Super Mondello e Mondello Giovani), Il mio cane del Klondike (2017), Pranzi di famiglia (2019, premio The Bridge), Figlio del lupo (2020, premio Comisso e premio Speciale Anna Maria Ortese-Rapallo), Cuore di furia (2020), La rappresentazione (2021) e Mostruosa maternità (2022). Traduttrice e critico, collabora con “Io Donna”, “La Stampa”, “il Venerdì di Repubblica” e il “Corriere della Sera”. I suoi romanzi sono tradotti in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo (dove ha lungamente vissuto).

Gino Carlomagno “Misteriosa morte nella Tuscia”, NeP Edizioni

Un nuovo intrigante caso da risolvere per Giorgio Gregòri, l’ispettore nato dalla fervida penna di Gino Carlomagno. In arrivo il cofanetto in edizione limitata.

“L’ispettore lasciò trascorrere alcuni secondi prima di rispondere,con lo sguardo passò in rassegna il volto di ognuno dei presenti,abituato come era a intuire dalle espressioni dei volti durante gliinterrogatori quando in questi ci fosse menzogna”.

Un ritorno tanto atteso, quello dell’ispettore Gregòri, protagonista di una fortunata serie di romanzi gialli edita da NeP edizioni, particolarmente apprezzata da lettori e critica.
Il prossimo maggio la casa editrice pubblicherà un cofanetto che li raccoglie tutti, in edizione limitata.
In Misteriosa morte nella Tuscia, quello che a prima vista sembra essere un suicidio, altro non è che un maldestro tentativo di depistaggio.
L’ispettore Gregòri, che in altri episodi ha abituato i lettori al suo inconfondibile fiuto poliziesco, riesce a smascherare la messa in scena dietro cui si nasconde un delitto.
Il crimine finirà per catapultare l’ispettore e la sua squadra in un mondo del tutto nuovo, fatto di rimandi storici e reperti archeologici, portando ad esplorare località del viterbese dall’antico fascino etrusco.
Forte della sua ricca produzione letteraria e della sua familiarità con il romanzo poliziesco, la scrittura di Gino Carlomagno tratteggia con abilità personaggi e situazioni, oltre a rendere con arguzia sfumature e paesaggi.
Come sempre intuito, costanza e perspicacia finiranno per portare ai risultati tanto sperati.

Di origine lucana, Gino Carlomagno si trasferisce in giovane età a Biella. La passione per la scrittura lo accompagna sin dall’infanzia e le sue opere, rimaste a lungo nel cassetto, vedono la luce solo a seguito di un felice incontro con NeP edizioni. Nella scrittura predilige il romanzo poliziesco, complice un breve trascorso nella Polizia di Stato. Oltre a “Misteriosa morte nella Tuscia”, con NeP edizioni ha pubblicato: “Caro Amico”; “Dal Girino Al Mouse”; “Dieci Racconti Fantastici” (2016); “Tre milioni di passi sotto il cielo. Camminare per vedere”; “La pagliuzza nell’occhio”; “Il Killer invisibile” (2017); “La pietra che non affonda”; “Il Dito Mancante”; “Nel Sonno Urlavo… Gargatun” (2018); “Il Decimo Indizio”; “1 – DICXON, non tradisce” (2019); “Queen Mary Donna Coraggiosa”; “Hotel Repubblica 55-Camera con Balcone”; “Il Segreto dell’Acqua” (2020); “All’Ombra dei Pini”; “Consuelo” (2021) e “Tarli Ossessivi” (2022).