Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate a dicembre 2022

Michele Greco “In buone mani”

Daniela Alibrandi “L’ispettore Supply, le mozzarelle scomparse e altre fantastiche storie”

Un libro per Natale!

Wilbur Smith con Mark Chadbourn “Lotta tra Titani”

Michiko Aoyama “Finché non aprirai quel libro”

Matzumoto Seicho “Il dubbio”

Virginia Ciaravolo “D’improvviso si è spenta la luce. Storie di Stupri, lacrime e sangue”

Flora Fusarelli “Le deboli”

Alda Merini “Ogni volta che ti vedo fiorire”. Poesie inedite a cura di Alberto Casiraghy

Un romanzo ispira un cammino

Buona lettura e buon 2023!

Adrienne Monnier “Rue de L’Odéon. Storia di una libreria che ha fatto il Novecento”, presentazione

Ripubblicato da Bordo Libero, la Casa Editrice nata di recente a Messina, con la traduzione di Elena Paul, ritorna in libreria un testo scritto da Adrienne Monnier (1892-1956) prima donna in Francia a fondare autonomamente la libreria La maison des amis des livres, in Rue de L’Odeon a Parigi il 15 novembre del 1915, che diventerà un punto di riferimento culturale nel Quartiere latino durante il primo Novecento insieme all’altra Shakespeare &Co. dell’amica Sylvia Beach.

Un diario, una pagina importante, una testimonianza pulsante della vita letteraria del periodo, della storia dell’editoria, sul mestiere dello scrivere, al cui interno rivivono nomi illustri di grandi protagonisti della letteratura del tempo. Un personaggio eclettico la Monnier che a soli 23 anni si avventura a costruire una libreria e a raccontarla raccontandosi in questo libro-diario: una poetessa, una saggista, una traduttrice, editrice della prima traduzione in francese dell’Ulisse di Joyce. E, come si legge nella sinossi “il libro è l’autoritratto di una donna e al contempo l’evocazione della straordinaria atmosfera che seppe creare attorno a sé. “Rue de l’Odéon” è un omaggio alla letteratura e ai mestieri che ispira”.

Per saperne di più sulla Libreria e su Adrienne Monnier

Per saperne di più su Bordo Libero la neonata Casa Editrice che ha rieditato il libro della Monnier

“Ucraina alle radici della guerra. Tutti i perché sull’invasione russa”, Paesi Edizioni in collaborazione con East Journal

a cura di  Matteo Zola

«Questo libro è utile per capire come è nata questa guerra – scrive Anna Zafesova nella prefazioneUtile per seguirne gli sviluppi futuri. Utile per cercare di immaginare le prospettive, dell’Ucraina, della Russia, dell’Europa. Necessario per non cadere nelle trappole della manipolazione e della propaganda, un fronte che passa sul monitor di tutti noi, in una guerra che almeno nell’informazione è già mondiale».
 

Non esiste una ragione che basti da sola a spiegare il conflitto in Ucraina. Non c’è un’unica spiegazione, una singola motivazione all’origine del disastro. Tanti sono i perché da porsi sull’invasione russa e sono raccolti tutti nel libro Ucraina alle radici della guerra, un saggio a cura del giornalista e professore di lettere Matteo Zola, direttore responsabile del quotidiano online East Journal e collaboratore di Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI.
 
L’aggressione russa è certo l’esito estremo, e ingiustificabile, di un processo di trasformazione che ha investito l’Ucraina e lo spazio post-sovietico negli ultimi trent’anni. Ma molteplici fatti (prioritari o secondari), diversi interessi (grandi o piccoli) e varie ambizioni (plausibili o infondate) hanno condotto alla deflagrante emersione di un conflitto profondo, che agitava da tempo Paesi di cui l’opinione pubblica occidentale ignorava, o almeno sottovalutava, problemi, tensioni e mutamenti.
 
Cercare oggi spiegazioni facili, univoche e settarie non aiuta a capire. Ecco allora un libro costruito per capitoli che affrontano i principali miti e luoghi comuni sull’Ucraina, un testo senza pregiudizi e ricco invece di risposte utili a spiegare i meccanismi politici, economici e sociali del conflitto.
 
Dalla Crimea alla Nato, dal Donbass al nucleare, nel volume sono presenti i racconti di quello che succede a Kiev e dintorni con lucidità e serietà, senza censure e senza esaltazioni, svelando pagina dopo pagina tutti i perché sull’invasione russa.

Matteo Zola – Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. Ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, il Giornale, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso ed è autore di Congo, maschere per una guerra e di Revolyutsiya – La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile, entrambi per Quintadicopertina (2015).
 

Fabio Delle Donne “Sfogliatelle e delitti. La Napoli del commissario Lo Tufo”

con la collaborazione di Eleonora Baluci

Sfogliatelle e delitti narra un anno trascorso a Napoli dal commissario Lo Tufo, un calabrese amante del buon cibo appena trasferitosi nella città partenopea, e i  casi affrontati durante lo stesso periodo che saranno l’occasione per gustare alcuni dei più famosi piatti napoletani.

Li corredano. al termine di ciascun racconto, un disegno, un aneddoto di cultura enogastronomica e una ricetta.

È  il primo volume di una serie in cui il commissario viaggerà per l’Italia per risolvere casi e gustare nuove prelibatezze. La seconda tappa sarà in Sicilia.

Per cogliere meglio la struttura del raccontato, di seguito l’Indice

INDICE

Prologo
Capitolo 1 Salsiccia, friarielli e peperoni rossi
I friarielli
Capitolo 2 Il furto dell’albero di Natale
Il casatiello
Capitolo 3 Sul bel Danubio blu
Il Danubio
Capitolo 4 Testa di moro
Il tarallo
Capitolo 5
La sfogliatella
Epilogo

Dalla Quarta di copertina

Stefano Mancuso “La tribù degli alberi”, presentazione

C’è una voce che sale dal bosco: è quella di un vecchio albero che vive lí da sempre, e adesso vuole dire la sua.*

Stefano Mancuso, professore all’Università di Firenze e all’Accademia dei Georgofili e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, ha scritto e documentato il mondo vegetale in molti testi, in quest’ultimo sceglie non la saggistica, ma un genere narrativo per raggiugere più lettori possibile: non solo giovani, ma anche adulti per avvicinarli ad un mondo, quello naturale, spesso incompreso o comunque sconosciuto, perché le piante sono esseri sociali, intelligenti, capaci di dialogare che spesso non sappiamo ascoltare e capire, maltrattando chi dovremmo proteggere perché questo mondo parallelo ci salva la vita.

E allora ecco una bella fiaba, la storia di Laurin, di un vecchio tronco e della comunità del territorio di Edrevia: I Cronaca i Dorsoduro, i Guizza, i Terranegra e i rissosi, temibili Gurra. Ha molto da raccontare il vecchio Laurin, detto Il piccolo, nei secoli in cui si è svolta la storia della comunità, ripercorrendone le vicende e le feste e le cacce al tesoro, ma anche le incomprensioni e i dubbi tra i diversi membri che sanno però anche sostenersi a vicenda.

“Nessuno meglio di Stefano Mancuso ha saputo raccontare il regno vegetale, ma qui c’è la scoperta di una forma nuova, che coniuga la vivacità dell’apologo al rigore scientifico. Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia per tutte le età”.(* dal Catalogo Einaudi)

Stefano Mancuso è professore ordinario presso l’Università di Firenze e dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale. Ha pubblicato Verde brillante (Giunti 2013, con Alessandra Viola) e Plant Revolution (Giunti 2017, Premio Galileo). Presso Laterza sono usciti L’incredibile viaggio delle piante (2018), La Nazione delle Piante (2019) e La pianta del mondo (2020). Per Einaudi ha pubblicato La tribú degli alberi (2022). I suoi libri sono tradotti in piú di venti lingue.(da Einaudi Autori)

Michele Greco “In buone mani”, Scalpendi Editore

Una storia vera

Per Scalpendi editore nasce la collana “Elementi narrativi”, diretta da Fabio Vittucci, che pubblica opere prime di autori nuovi. 

Elementi narrativi nasce dalla necessità di pensare una collana per voci nuove, come sono stati i famosi “Gettoni”, la collana ideata da Vittorini per Einaudi negli anni ’50. Il sogno di Vittorini era quello di intercettare delle voci nuove, Scalpendi guarda a quel modello come a un modello unico, inarrivabile, ma di grande ispirazione, proponendo con coraggio esordienti che hanno qualcosa di particolarissimo che li contraddistingue. Sono libri che hanno alle spalle un’esperienza o un sentimento forte che però ha trovato una forma, non convenzionale, che arriva proprio perché è nata dentro l’esperienza, un’esperienza vera, non pensata a tavolino.  Nella collana “Elementi narrativi” esperienza e forma nascono insieme e questa è la caratteristica che li accomuna. Da sottolineare, infine, la qualità della veste grafica che si ritrova anche in questa nuova collana, infatti la prima cosa che si nota toccando i libri di Scalpendi è la cura dei materiali, la scelta estetica estremamente riconoscibile, la copertina rigida, e un’identità  ben definita.

Questo è un libro nudo, anzi senza pelle, carne viva. Durissimo ma sorprendentemente sincero, quasi viscerale. Eppure misurato, pieno di grazia, di rispetto, di pudore. Intimo ma anche in qualche modo universale. La nascita la morte la malattia il dolore la gioia il rimpianto la paura. Il filo conduttore dell’amore che racchiude tutte queste cose insieme. Sono temi di tutti, necessariamente. Le parole asciutte, prive di retorica, eppure calde e vive restituiscono il senso di un’esperienza fortissima di passaggio, di un passaggio cruciale. Sembra quasi che il lettore possa partecipare a quel passaggio o che comunque sia messo in condizione di comprenderlo a pieno.

Il libro raccoglie la testimonianza vivida dei giorni e delle emozioni vissute dall’autore durante la lunga degenza del figlio in ospedale. Scritto in prima persona, mette in luce come ogni legame porti con sé dei rischi e che amare significhi anche confrontarsi con una possibile perdita. Matteo, il secondogenito di Michele, a pochi giorni dalla nascita, è colpito da un’emorragia cerebrale e viene ricoverato d’urgenza a Roma. In quei giorni Michele si trova a condividere con la moglie una riflessione sul tempo e le cure da dedicare a Matteo, e sull’accudimento del figlio maggiore di soli sette anni. Ma c’è anche altro da gestire: l’angoscia per un’ipotetica disabilità futura che potrebbe scaturire dalla malattia e l’aggravarsi delle condizioni del padre, affetto da morbo di Alzheimer. Dopo tre interventi alla testa e una lunga convalescenza, Matteo viene dimesso in buone condizioni. Il padre invece morirà qualche giorno dopo.

Michele Greco (Palermo 1968), dopo la laurea in Economia, si trasferisce a Roma dove lavora come funzionario presso un’istituzione pubblica. Ha una moglie e due figli, ed è stata proprio la malattia di Matteo, secondogenito, a sollecitargli la scrittura di “In buone mani”. Lettura e scrittura figurano tra le sue più intense passioni.

Flaminia Nucci “Il sipario sui sogni”, Robin&sons Edizioni

“Se lei sapesse che il nostro mondo e tutte le cose in esso contenute sono proiezioni provenienti da un livello di realtà al di là dello spazio e del tempo; e se sapesse che persone molto infelici possono ritrovare la felicità, spostandosi da un livello ad un altro, lei non le aiuterebbe?”

Questo il quesito che si trova ad affrontare Frida Falk, psicoanalista junghiana, quando Magnus Ström le racconta dell’esistenza del Movimento Liberi Sognatori e la mette in contatto con quattro pazienti che hanno bisogno del suo aiuto per transitare da un livello di realtà all’altro.

Quattro storie di perdita: una madre che ha perso una bambina, un anziano pittore privato della vista, un ragazzo transessuale orfano della propria identità e un profugo nigeriano, la cui capacità di vivere sembra essere annegata insieme ai suoi sventurati compagni di viaggio.

Ma se trovare la felicità nei sogni equivalesse a perdere la vita?

E se aiutare quattro persone a ritrovare ciò che hanno perduto significasse per Frida smarrire se stessa?

L’autrice Flaminia Nucci riesce a far entrare il lettore in empatia con ognuna delle quattro storie, attraverso la psicoanalista Frida. Quello che si intraprende leggendo questo romanzo è un viaggio dentro se stessi, vorreste vivere dentro un sogno o combattere nella vita reale? ( da Robin Edizioni)

Brevi note biografiche

Flaminia Nucci, psicoanalista, si è diplomata alla Libera Scuola di Terapia Analitica di Milano (Li.S.T.A.), scuola di specializzazione post universitaria, la cui attività formativa e didattica si fonda sul pensiero e la prassi clinica di Carl Gustav Jung. Si dedica principalmente ad indagare i rapporti tra psicoanalisi junghiana, terapie basate sull’interazione Uomo e animale, tecniche sciamaniche di guarigione, poesia, letteratura e mito

Il sito web dell’autrice: https://flaminianucci.it/

Alberto Angela “Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore”

Il terzo volume che completa la trilogia con “L’ultimo giorno di Roma” vol I e “L’inferno di Roma” vol II

Un’indagine meticolosa, originale e affascinante che offre una chiave di lettura nuova su Nerone, il suo impero e ciò che ci ha lasciato in eredità.

[…]Quella che emerge è la figura di un artista poliedrico (cantante, musicista, poeta e attore), un audace auriga, un amante appassionato, un raffinato collezionista d’arte… Ma al contempo un abile negoziatore, un cinico assassino e un feroce repressore, come dimostra la persecuzione dei cristiani incolpati di aver causato proprio il Grande incendio[…](da Harper&Collins)

La Storia ad oggi lo tramanda come imperatore spietato, matricida, accusatore e persecutore dei Cristiani, se non addirittura pazzo; la figura che ci restituisce lo studio di Angela lo riabilita, non in toto, ma inserisce il suo operare in un contesto storico che lo vede al potere per tredici anni durante i quali il suo agire non fu dissimile da quello di altri imperatori; molte delle maldicenze nei suoi confronti, le fake news, erano in parte nate in seno alla sua corte e provenienti dalla parte più tradizionalista del Senato. Nerone fu condannato dall’odio degli antichi: il popolo lo amava ma aveva contro una parte dei senatori e dell’aristocrazia perché era troppo innovatore e ribelle, troppo avanti per il suo tempo” così lo stesso Angela spiega in una recente intervista (a Elisabetta Pagano su La Stampa 9 Dicembre 2022). Lo stesso incendio che devastò Roma nel 64 d. C. di cui fu accusato e di cui a sua volta accusò i Cristiani, non ne fu responsabile, perché, come ritiene ormai la stragrande maggioranza degli storici, le fiamme erano partite accidentalmente in un magazzino del Circo Massimo mentre lui non era a Roma.

Un libro in cui Angela ripercorre la storia ma lo fa come fosse un romanzo, perché questi libri sono un viaggio nel tempo, dichiara, li ho scritti come se fossero sceneggiature di un film o di una serie: le scene sono movimenti di telecamera e questo aiuta il lettore a vedere le cose. E per ottenere questo risultato aggiunge nell’intervista già citata ho unito contenuti da libro di storia e di archeologia a uno stile da romanzo. Per me è importante interessare gli esperti ma anche affascinare chi ti legge sul bus o prima di dormire.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri: I due volumi della trilogia

L’ultimo giorno di Roma” e “L’inferno di Roma

Melania Mazzucco “Self Portrait. Il Museo del Mondo delle donne”, presentazione

In questo nuovo Museo del Mondo, Melania Mazzucco crea una galleria di capolavori […] Qui il lettore incontrerà artiste straordinarie, la cui grandezza è stata ignorata, sminuita o del tutto negata, poiché
spesso gli uomini insinuavano che dietro la sapienza inventiva e la
perizia tecnica si nascondesse una mano maschile.
[…](dal Catalogo Einaudi)

Self-Portrait nasce dallo sviluppo di «Donna S-oggetto», una rubrica radiofonica ideata da Melania Mazzucco per la Radiotelevisione Svizzera Italiana. In questa raccolta la donna è soggetto due volte: la prima in quanto autrice e la seconda in quanto i suoi soggetti sono a loro volta donne. Una rassegna di autrici, organizzata in un tempo non cronologico, in base alle tematiche: Esordio, nascita e Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, Erotismo, Gravidanza, Aborto, Sessualità, Sorellanza, Vita da Madre, Vita da donna sola, Vita da moglie, lavoro, Madri orfane per concludersi con Vecchiaia.

Per ciascun tema l’opera di un’autrice “letta” alla luce delle sue caratteristiche e pittoriche e del contenuto raffigurato. Una per tutte, quella che mi ha colpito in modo più particolare, Louise Bourgeois Femme Maison (Donna Casa) Olio e inchiostro su lino (91,4 × 35,5 cm) Collezione privata, 1946/47 (a questo link il dipinto) L’autrice aveva accostato le due parole esattamente come sulla superficie dipinta i due elementi.

“La figura femminile, dall’incarnato roseo contornato da una linea scura, emerge come una Venere dal limo grigiastro che forma la banda inferiore del quadro. Il suo corpo nudo risalta sulla soprastante banda bianca e sullo sfondo color mattone. Che sia una donna lo dicono le cosce snelle, il pube, celato da una macchia bianca, il torso, i seni. E i capelli – perché quel che sembra un pennacchio di fumo è invece una chioma. È priva di braccia. Potrebbe essere una statua di Brancusi, il torso di una naiade, la rilettura ironica della Nike di Samotracia – se sono ali le forme vagamente floreali che spuntano dal tetto. O un idolo primitivo: la macchia bianca ha la forma di una foglia (non di fico, la nudità non è colpa), e attira lo sguardo sulla vulva, allusa dal solco verticale, come nelle statuette arcaiche delle dee della fertilità. È anche priva di testa […] Invece di questa, ha una casa. questa Femme Maison per lei ( ndr: per  l’autrice) è una donna che nasconde la testa nella casa”.

Una galleria sicuramente interessante quella costruita dalla Mazzocchi, per la lettura che svela, per l’interpretazione al femminile che offre, per il “Museo” che costruisce.