
Ordos, che significa città dai molti palazzi, è nata ex novo nei primi anni del nostro millennio nella Mongolia interna cinese, in pieno deserto, a circa 500 chilometri da Pechino per volontà del governo cinese, nell’ambito di un processo di inurbamento delle masse rurali, e con i capitali derivati dagli enormi giacimenti di carbone del sottosuolo. Una città avveniristica, ma progetto fallito perché oggi Ordos è una città quasi deserta. È qui che si ambienta parte della storia della protagonista, una mongola, costretta dalle decisioni dei fratelli, desiderosi di abbandonare il lavoro faticoso e poco redditizio degli allevatori della steppa, a lasciare la vita nomade per vivere in città.
Il racconto si apre con gli spazi, ampi, sterminati, i colori vividi, poi profondamente custoditi nella memoria del cuore, le tradizioni radicate, le abilità coltivate da generazioni, dell’ambiente e della vita nomade. Dopo l’abbandono della terra natia e degli affetti, nell’angustia e nella segregazione della nuova realtà di vita in città che schiaccia e mortifica, l’incontro tra Bolormaa la protagonista con la cinese Xiao Li, sua compagna di lavoro in una moderna fabbrica tessile dove lavorano come operaie tessitrici, sfruttate e schiavizzate: unico desiderio e speranza diventa la fuga, che non sempre realizza quanto si è sperato. E il viaggio verso un altro mondo ha inizio, terribile e pieno di sofferenza, inseguendo le promesse di un filo di lana di cachemire, concretizzatosi in una creazione della protagonista con l’ultima lana del suo gregge e gli insegnamenti della nonna per colorarla, rossa infuocata e di morbidezza impareggiabile venduta a malincuore ad una donna italiana al mercato di Ordos, ma ben pagata.
Le due giovani, fuggono con un viaggio clandestino lunghissimo e pericoloso per ritrovarsi anche in quel nuovo mondo, al di là dei tanti confini e dei chilometri percorsi, chiuse nella stessa prigione. Ma il filo di cachemire rosso non si è ancora spezzato e avvolgerà altri protagonisti con la medesima volontà di realizzare le proprie aspirazioni. Una storia di amicizia, di volontà e di resistenza per superare soprusi e angherie per un progetto di vita migliore e realizzata.
Da Editrice Nord la trama e brevi note biografiche
Nel caleidoscopio di colori del mercato di Ordos, in Cina, ce n’è uno che spicca su tutti. È il rosso, brillante e purissimo, di un maglione di cachemire. Alessandra se ne innamora subito: è quella la perla rara che le permetterà di risollevare le sorti della sua boutique di Firenze. A venderglielo è una ragazza di nome Bolormaa, e lo fa a malincuore. Perché per lei quel maglione è casa. Lo ha infatti realizzato con l’ultima lana del suo allevamento, prima che l’estate troppo torrida e l’inverno eccezionalmente rigido sterminassero il gregge e la costringessero a lasciare la Mongolia. È un incontro fugace, eppure l’immagine di quella signora, libera ed elegante, rimane scolpita nella mente di Bolormaa. A poco a poco, quel ricordo fa maturare in lei il sogno di una nuova vita in Italia. Armata solo del biglietto da visita che Alessandra le ha lasciato, Bolormaa s’imbarca allora in un viaggio rischiosissimo, che la porterà da Pechino a Oulan-Oude, in Mongolia, poi a Mosca lungo la Transiberiana e da lì in Italia, là dove il filo rosso del suo coraggio si ricongiungerà con quello di Alessandra, che ormai sta perdendo la speranza di salvare il suo negozio. E sarà proprio Bolormaa a darle la forza di cambiare un destino che sembra segnato…
Christiana Moreau vive a Seraing, in provincia di Liegi. Pittrice e scultrice autodidatta, è alla costante ricerca di nuovi modi per esprimere la sua creatività. Ha esordito con una raccolta di poesie nel 2014, per poi passare alla narrativa. Cachemire rosso è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.