
L’esordio narrativo, finora inedito in Italia, con cui l’appena ventiduenne Stig Dagerman si guadagnò nel 1945 la fama di nuovo talento della letteratura svedese raccontando, sullo sfondo di un Paese in mobilitazione generale, la paura della paura.( da Catalogo Iperborea)
Tradotto solo ora in italiano da Fulvio Ferrari per Iperborea, non può definirsi completamente un romanzo autobiografico e forse nemmeno un romanzo, sottolinea l’autore della traduzione, come si legge nella sua postfazione. Stig Dagerman nonostante la giovane età aveva già composto e pubblicato poesie ed aveva già sperimentato la stesura di testi politici e di critica letteraria militando nel movimento sindacalista e curando la pagina culturale di un foglio anarchico. L’azione si svolge durante le esercitazioni tra il 1943 e il ‘44 di un gruppo di soldati durante la mobilitazione generale in Svezia che, sebbene neutrale, promuoveva le attività in difesa qualora fosse stata attaccata. Ormen, titolo originale, ovvero serpente, è l’animale che compare più volte nei racconti-capitolo a simboleggiare la paura o meglio l’inquietudine che stringe i personaggi.
C’è un serpente che fisicamente compare e scompare nel campo d’addestramento e nella caserma di Stoccolma, ma che ci sia o meno è la sua simbologia che travaglia i sonni e lo spirito dei presenti alla ricerca di strategie per liberarsi dall’angoscia: in “Non riusciamo a dormire” ad esempio si manifesta con la difficoltà degli otto soldati a prendere sonno scoprendo che il raccontarsi momenti del proprio passato può funzionare da ansiolitico, la parola che si fa racconto aiuta a stemperare l’ansia.
E il testo si snoda attraverso sette capitoli-racconto che vedono protagonisti i commilitoni con la loro crescente demotivazione, nella serpeggiante angoscia che li accompagna, dove sempre presente è il sentimento di incombenza, dove ciascuno è figura centrale del capitolo anche se sempre in stretto collegamento con gli altri protagonisti dentro un linguaggio immaginifico, di fantasia sfrenata e dove l’ironia fa sempre la sua comparsa.
Brevi note biografiche da Iperborea
Anarchico viscerale cui ogni sistema va stretto, militante sempre dalla parte degli offesi e degli umiliati, Dagerman appartiene alla famiglia dei Kafka e dei Camus, in perenne rivolta contro la condizione umana. Nato nel 1923 e segnato da una drammatica infanzia, ha scritto quattro romanzi, quattro drammi, poesie, racconti e articoli che continuano a essere tradotti e ristampati, rimanendo a oggi nella letteratura svedese una di quelle figure culto che non si smette mai di rileggere e riscoprire. Bloccato da una lunga crisi creativa e angosciato dal peso delle enormi aspettative suscitate dal suo talento e fulminante successo letterario, si uccise nel 1954.