
Torna in libreria “Una stagione all’inferno” con l’introduzione di Patti Smith, la traduzione e la postfazione di Edgardo Franzosini per il Saggiatore. L’unica opera completa che il poeta decise di dare alle stampe, rifiutando per gli altri scritti una loro pubblicazione.
Era il 1873 quando con questo scritto in prosa, l’ultimo lavoro letterario, costruisce un resoconto retrospettivo denunciando il fallimento della sua esperienza umana e poetica, di quella poesia cui aveva affidato negli anni adolescenziali la sua ribellione che decide pertanto di abbandonare avendo esaurito quanto credeva possibile attraverso l’opera letteraria.
Personalità travagliata, giovanissimo, dopo un corso di studi brillante, iniziò una vita errabonda soggiornando a Parigi e poi in Inghilterra legandosi a Verlaine con il quale convisse tra liti e riappacificazioni per circa un anno, riprendendo presto la sua vita vagabonda in Svezia, Germania e Italia ma anche in Africa, dimentico della sua attività letteraria che di fatto aveva abbandonato a vent’anni. Una stagione breve quella della sua poesia seguita però dal lavoro critico degli scrittori del Novecento con diverse e anche opposte interpretazioni che ha però hanno lasciato un segno profondo nel rinnovamento dei canoni poetici.
“Edgardo Franzosini traduce ex novo il testo, scrivendo una versione conclusiva che ci invita a cercare Rimbaud non in cielo con gli occhi puntati verso l’alto, ma giù, nel fango, dove scavando con le unghie possiamo rinvenire la gemma ardente della sua poesia”.(da Il Saggiatore)
grande Rimbuad e anche grande Franzosini
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