
Una storia che si svolge nell’ arco di 37 anni, dal 1962 al 1999, ambientata in un paesino della Provenza. Una famiglia francese numerosa, dove spesso non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, ma dove i figli, come racconta il protagonista narrante Jean-Julien, ebbero in dote una cosa preziosa: l’amore. Proprio l’amore è il filo conduttore del romanzo “La colpa e l’innocenza” di Sergio Fanara. La colpa è quella di Stéphane “l’Italiano”, vicino di casa di Jean. Si tratta di un uomo che non ha saputo riconoscere l’innocenza dell’amore, che ha creduto agli occhi e non al cuore. La condanna quella che il rigoroso tribunale della sua stessa coscienza gli ha inflitto: rimanere vivo senza vivere. Stéphane è uomo apparentemente senza passato, custode di un drammatico segreto che vive ostinatamente solo, perché “la solitudine è un deserto sconfinato dove ognuno può scontare la sua pena”. Stéphane riversa tutto il suo amore su Jean, ragazzo intelligente e sensibile, diventandone amico, mentore, e coltivandone l’amore per la letteratura. Trasformerà in realtà i sogni del ragazzo permettendogli di laurearsi, sarà capace di leggere i suoi silenzi ma non gli svelerà spontaneamente il mistero del suo passato. Jean e Stéphane sono i due protagonisti che fisicamente ritroviamo dall’inizio alla fine, mentre il fantasma di Elvira, evocato da una lettera emersa da un libro, aleggia impalpabile reclamando il suo diritto di esistere. Il desiderio di Jean di scoprire il segreto di Stéphane contagia e cattura il lettore, che solo con la parola fine può chiudere il libro. La storia scorre piacevolmente in una trama avvincente, con una prosa delicata e allo stesso tempo molto potente, sia nei dialoghi e negli eloquenti silenzi tra Stéphane e Jean, sia nella narrazione dei viaggi del ragazzo, diventato ricercatore universitario. Specialmente il viaggio a Palermo, che lo accoglie “con la sua bellezza avvolgente per la quale non ci sono parole che le rendono giustizia” e “dove il battito del cuore di un popolo è figlio di cento popoli, culla di gloriose aristocrazie e indicibili miserie”. Qui la narrazione di Jean oltre a cercare la soluzione del segreto di Stéphane fa emergere tutto l’amore dell’autore per Palermo, che è la sua città natale, e il suo dolore per i delitti connessi alla “guerra di Mafia”. Dolore che si inserisce nel romanzo come elemento reale e omaggio dell’autore, appartenente all’Arma dei Carabinieri, agli uomini delle forze dell’ordine, ai magistrati e a tutte le persone oneste che hanno dato la loro vita per il bene comune, la legalità e la giustizia. L’amore trionferà infine nell’epilogo del romanzo, ne sarà protagonista Giulia apparsa verso la fine della storia, una ragazza bellissima, che somiglia in modo impressionante ad Elvira, che libera Stéphane sia dal peso del suo segreto sia dalla sua condanna e che porta la felicità nella vita di Jean.
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