Silvia Romani “Saffo, la ragazza di Lesbo” presentazione

“Lei che amava la luna più del sole, le rose più di qualsiasi altro fiore e Afrodite sopra ogni cosa”.

[…]“In questo volume Silvia Romani accompagna il lettore nelle vie di Lesbo, nei giorni in cui una ragazza di buona famiglia scopre una vocazione e uno straordinario destino. Saffo, la ragazza di Lesbo è un suggestivo, coinvolgente omaggio all’incanto dei suoi versi, fatti di lune metafisiche, notti profumate di rose, nostalgia per la giovinezza che fugge; e alla fascinazione che non smette di esercitare sugli autori e gli artisti d’ogni tempo e paese […] (dal Catalogo Einaudi)

Sacerdotessa di Afrodite, poetessa di Lesbo, giovane donna, vissuta tra la fine sec. 7° e la prima metà del 6° secolo a. C. ha cantato l’amore, quello che crea palpiti ma anche dolori, e la bellezza come nessun’altra, tanto da restare immortale ed essere a sua volta cantata da grandi poeti. La sua figura e la sua storia si circonfondono di leggenda; i sui versi e le sue composizioni, nonostante restino frammenti, sono esempi altisonanti e perfetti nella composizione, fonte di ispirazioni letterarie e artistiche. Ce ne restituisce la figura Silvia Romani che la racconta da prospettive diverse, inseguendo i pochi elementi biografici, i versi rimasti ma anche la narrazione che il mondo antico ha tramandato, nonché la geografia e la storia del luogo in cui era vissuta, contesto fondamentale per avvicinarsi al suo mondo e ai versi che da esso erano derivati.

Silvia Romani insegna Mitologia, Religioni del mondo classico e Antropologia del mondo classico all’Università Statale di Milano. Ha pubblicato per Raffaello Cortina In viaggio con gli dei e Il mare degli dei (entrambi con Giulio Guidorizzi) e, per Einaudi, Il mito di Arianna (2015, con Maurizio Bettini), Una passeggiata nell’Aldilà (2017, con Tommaso Braccini) e Saffo, la ragazza di Lesbo (2022). È autrice di libri per ragazzi (IliadeOdisseaI miti greci).( da Einaudi Autori)

Elizabeth Strout “Oh William!” recensione di Salvina Pizzuoli

Terzo della serie aperta con Mi chiamo Lucy Barton (2016) e proseguita con Tutto è possibile (2017)

Due i protagonisti principali in questo terzo romanzo, Lucy Barton e l’ex marito William, pochi i personaggi di contorno e tutti strettamente connessi all’ambito familiare: il fulcro del romanzo ruota infatti intorno ai due attori principali, all’essere stati coppia e al loro rapporto di coppia, il tutto alla luce delle percezioni di Lucy, e nel passato e in relazione ai comportamenti attuali di William. Un romanzo difficile da sintetizzare perché fatto di episodi, di sensazioni, di emozioni. Lei ora sessantatreenne è divenuta autrice famosa e William settantunenne è nuovamente solo, lasciato dalla terza moglie e in fase critica nei confronti della propria attività di ricercatore parassitologo. Condividono gli affetti di due figlie ormai adulte e le emozioni di un viaggio alla ricerca di un passato della propria famiglia, sconosciuto e inquietante, scoperto da William che chiede espressamente a Lucy di accompagnarlo.

Tra ricordi, impressioni e riflessioni sui medesimi, raccontati da Lucy seguendone il filo che non è mai né cronologico né sequenziale, emergono gli avvenimenti connessi ai rapporti tra i due, dalla nascita alla rottura del rapporto, senza comunque che quest’ultima a distanza di anni, molti anni, cancelli una sorta di intimità che porta ciascuno a chiedere la presenza dell’altro quando i fatti della vita e il trascorrere dell’età necessitano di riallacciarla: ritornano i nomignoli, emergono le confessioni, si manifestano le paure, il dolore del lutto recente di Lucy del secondo e amato marito, la solitudine, tutto ciò che agita e spaventa; riemergono in una luce nuova che non permette comunque di cogliere le motivazioni profonde di quel che la protagonista chiama e chiamiamo “scelte”. Cosa l’ha portata, con il suo bagaglio di esperienze negative legate all’infanzia trascorsa in povertà, a scegliere William come compagno? L’autorità che ispira o il sentirsi “a casa”, a proprio agio insieme a lui?

Un viaggio quello dei due protagonisti verso le radici dell’uno e dell’altra a condividere ancora, ad appoggiarsi ancora, dentro esperienze emotivamente coinvolgenti tra “passati che non passano mai davvero” fino alla considerazione finale che chiude il romanzo stesso:

E poi ho pensato, Oh William!

Ma quando penso Oh William!, non voglio dire anche Oh Lucy!?

Non voglio dire Oh Tutti Quanti, Oh Ciascun Individuo di questo vasto mondo, visto che non ne conosciamo nessuno, a partire da noi stessi?

Tranne forse un pochino, un minimo sì.

Però siamo tutti misteriose costellazioni di miti. Siamo tutti un mistero, ecco che cosa voglio dire.

Potrebbe essere l’unica cosa al mondo che so per certo.

Un romanzo impegnativo ma comunque leggero per l’ineluttabilità e la bellezza del vivere che lo accompagna, pure nell’incongruità di quanto misteriosamente ci guida.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

Olive Kitteridge

Olive, ancora lei

Elizabeth Strout “Oh William!”, presentazione

Vincitrice nel 2009 del Pulitzer con Olive Kitteridge cui è seguito nel 2019 Olive, ancora lei, Oh William! è il terzo romanzo con Lucy Barton, dopo Mi chiamo Lucy Barton (2016) e Tutto è possibile (2017), protagonista sessantenne in viaggio con l’ex marito: New York e il Maine, i due poli dell’ambientazione. Il romanzo è uscito in inglese a ottobre e in italiano per la traduzione di Susanna Basso, edito da Einaudi. Lucy è nata in un contesto provinciale di miseria e violenza familiare, riesce a uscirne e a diventare una nota scrittrice. La ritroviamo a 63 anni, vedova del secondo e amato marito David e in viaggio col primo, William, di 71 anni, il padre delle sue due figlie, da Manhattan ai campi di patate del Maine; è a Lucy che William ha chiesto di accompagnarlo.

“Fra sé e le proprie origini Lucy Barton ha messo due matrimoni, molti libri di successo, una vita intera: oggi è un’autrice famosa, ha splendide figlie ormai adulte e da un anno è vedova di un uomo amatissimo. Ma è del suo primo marito, William, che ora vuole parlare. William, l’irraggiungibile, infedele padre delle sue bambine: è a lui che ha bisogno di tornare. In un dialogo intimo con ciascuno di noi e con tutti i passati che non passano mai davvero, fino a quando la parola deve lasciare il posto a un’unica esclamazione sopraffatta: oh William. Oh”. (dal Catalogo Einaudi)

della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

Olive Kitteridge

Olive, ancora lei

Gianrico Carofiglio “Rancore”, presentazione

Il secondo romanzo con Penelope Spada protagonista che qui affronterà il suo passato e le sue colpe accennate e non esplicitate nel corso della narrazione nella prima avventura “La disciplina di Penelope”: ha dovuto lasciare la magistratura e oggi è una detective privata, senza licenza. È la saletta sul retro del Bar di Diego l’ufficio dove esercita la sua nuova attività: è la figlia di un chirurgo e professore universitario ricco e potente, Vittorio Leonardi, morto all’improvviso due anni prima per cause naturali, come certificato dal medico, ad affidarle l’incarico per far luce sui fatti che non la convincono o forse per un antico rancore cui non riesce a dare un nome. Proprio seguendo l’incarico che le verrà affidato, Penelope ripercorrerà una vecchia indagine di cui il defunto Leonardi era stato protagonista cinque anni prima, l’ultima da lei svolta come pm.

[…] Leonardi. Mio padre era il professor Vittorio Leonardi. Quel nome echeggiò nella mia testa come un rintocco di campana. Come un metronomo che segna il tempo e il destino ( sono poi cose diverse?) Possibile che non avessi pensato subito a lui, sentendo quel cognome?

Sarà costretta quindi a rileggere e ad affrontare il trauma di un comportamento sbagliato, di riuscire ad accettare i propri errori e di trovare una rinascita. Come lo stesso Carofiglio ha esplicitato in una recente intervista la sua eroina “era intrappolata da sé stessa. In questo romanzo non c’è un messaggio, ma una scommessa: la possibilità di riuscire a rinascere anche dopo gli errori che hanno stravolto la tua vita. È un romanzo sulla colpa, sul rimorso e sulla possibilità di redenzione”.(da La Repubblica on line, Stefania Parmeggiani 28 marzo 2022)

“Nelle pieghe di una narrazione tesa fino all’ultima pagina, Gianrico Carofiglio ci consegna un’avventura umana che va ben oltre gli stilemi del genere; e un personaggio epico, dolente, magnifico.” (dal Catalogo Einaudi)

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri:

“La disciplina di Penelope”

“Testimone inconsapevole”

“La misura del tempo”

“Non esiste saggezza”

“La versione di Fenoglio”

Abraham B. Yehoshua “La figlia unica”, presentazione

Traduzione di Alessandra Shomroni

Una storia, raccontata con una prosa asciutta ed essenziale, ha come protagonista una dodicenne, figlia unica di una famiglia ebrea benestante in una città dell’Italia del Nord, non meglio precisata, dove frequenta con profitto la scuola media. Si appressano le vacanze natalizie e il lettore la segue nelle sue peregrinazioni e sballottamenti tra visite ai nonni in città e la nonna al mare, visite in montagna con il padre e corse al recupero della cagna Diana che sta per partorire. Mai decisioni prese autonomamente, neanche quella di andare a trovare la supplente che nell’ultimo periodo ha sostituito la titolare in maternità per esporle il suo parere sui racconti letti in classe dal Cuore, il datato e glorioso testo di de Amicis.

In questa situazione incerta fatta di soggiorni forzati o veloci, la giovane Rachele è sempre più sola con se stessa, “per niente viziata e per niente felice”, o in compagnia di estranei e deve anche imparare a gestire la notizia della malattia del padre, “l’appendice” che cresce nel suo cervello.

Un romanzo ultimo, un addio alla scrittura da parte del suo autore, un omaggio all’Italia, il paese che ama. Un commiato e un addio che si sofferma sulle domande di una ragazzina sospesa tra due mondi, quello dei dettami della religione ebraica e quello della religione dei gentili, di cui è curiosa tanto da aver rinunciato con rammarico, per volere del padre, al ruolo della Madonna nella recita scolastica.

[…] Con La figlia unica Yehoshua ci conduce con brio e freschezza a una protagonista e a un luogo insoliti per la sua produzione letteraria. È la prima volta che il grande scrittore israeliano ambienta una storia in Italia, un paese con cui ha una relazione speciale, e di cui si sente quasi «cittadino onorario». E come sempre, le sue parole sono le chiavi giuste per spalancare le gabbie dell’identità e dell’appartenenza.( dal Catalogo Einaudi)

e anche

Brevi note biografiche

Abraham B. Yehoshua è nato a Gerusalemme nel 1936. I suoi romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, sono L’amanteUn divorzio tardivo, Cinque stagioniIl signor ManiRitorno dall’IndiaViaggio alla fine del millennio, La sposa liberataIl responsabile delle risorse umaneFuoco amicoLa scena perdutaLa comparsaIl tunnelLa figlia unica. Le sue opere sono state tradotte in ventidue lingue.(Da Einaudi Autori)

Jo Nesbø “Gelosia” presentazione

Si sa, è il giallo il colore della gelosia, il giallo scuro che si associa all’infedeltà e al tradimento, un sentimento che porta con sé oltre all’ossessione che lo caratterizza anche il desiderio di vendetta dove spesso alberga il crimine, giusto tema quindi per il maestro di questo genere narrativo: sette le storie, tradotte da Eva Kampmann, che Jo Nesbø ha inserito in questa raccolta che prende il titolo dalla seconda, la più ampia delle sette, di cui alcune molto brevi, in cui due fratelli gemelli sono interessati alla stessa donna. Ma colpisce nella narrazione la presenza dell’”uomo della gelosia” uno strano investigatore, quasi un mago, che viene chiamato quando emergono moventi passionali.

Come nella prima, “Londra”, colpiscono i pensieri e i comportamenti di uno dei due viaggiatori su un aereo, quando viene a conoscenza del “segreto” in cui si dibatte la donna che gli siede accanto. Ma la gelosia non è solo questo, ha due facce come quelle di Jago e di Otello, di vittima e carnefice, due facce che accomunano i protagonisti di vari racconti. Non sfugge al lettore nell’esergo la citazione da Shakespeare “Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”.

Una serie di racconti il cui fil rouge è il tema della gelosia e le sue diverse facce, ma anche l’utilizzo della prima persona da parte del personaggio che vive l’esperienza, la mancanza di scenari efferati e soprattutto senza la figura da identificare in un killer, in un clima che appare normale e pertanto disturba per l’evidenza della contrapposizione e coinvolge:

“Storie di uomini feroci, di amanti privi di scrupoli, di destini implacabili. Nell’atmosfera ossessiva e perturbante del maestro del crime scandinavo”.( dal Catalogo Einaudi Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Jo Nesbø è uno dei più grandi autori di crime al mondo. I suoi libri hanno venduto oltre 40 milioni di copie. È nato a Oslo nel 1960. Ha giocato a calcio nella serie A del suo Paese, ha lavorato come giornalista free lance, ha fatto il broker in borsa. Tutt’oggi suona regolarmente con la band norvegese dei Di Derre. Della serie con protagonista l’ispettore Harry Hole, presso Einaudi ha pubblicato: Il leopardoLo spettroPoliziaIl pipistrelloScarafaggiNemesiIl pettirossoLa stella del diavoloSeteL’uomo di neve e Il coltello. Presso Einaudi sono usciti anche i thriller Il cacciatore di testeIl confessoreSangue e neveSole di mezzanotteIl fratello e Gelosia. Nella uniform edition in Super ET, con le copertine di Peter Mendelsund, sono finora usciti: Il pipistrello,Lo spettroScarafaggiIl leopardoNemesiLa stella del diavoloLa ragazza senza voltoSole di mezzanotteIl confessorePoliziaIl pettirossoSeteL’uomo di neve e Il coltello.(da Einaudi Autori)