Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate a febbraio 2023

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Candiani “Questo immenso non sapere”

Curiosità bibliofile: i caratteri tipografici

Tuzzi “Curiosissimi fatti di cronaca criminale”

Viviani “Dimenticato sul prato”

Naspini “Villa del seminario”

Bussola “Mezzamela”

Ochi “Raccontami una storia”

Calvino “Le città invisibili”

Viola “Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore”

Herbert Clyde Lewis “Gentiluomo in mare”, recensione di Salvina Pizzuoli

Il romanzo riscoperto

[…] Standish era austero di natura. L’educazione gli aveva sbiadito i colori , rendendolo scialbo come una tela grigia. Faceva tutte le cose giuste, ma senza entusiasmo. […] beveva con moderazione, fumava con moderazione e faceva l’amore con sua moglie con moderazione; a dirla tutta, Standish era una degli uomini più noiosi al mondo

Un romanzo breve, pubblicato per la prima volta nel 1937, dimenticato e riscoperto, arrivato fino a noi solo recentemente come racconta Marco Rossari, traduttore e curatore, nella sua interessante postfazione: riscoperto solo nel 2010, a ben sessant’anni dalla scomparsa in giovane età del suo autore, fu infatti ripubblicato in Argentina e da allora il successo non è mancato, quasi a ripagare una vita piena di contrattempi, di scelte poco felici, di debiti e miserie subite dallo scrittore di origini ebraiche, nato a Brooklyn nel 1909, da immigrati ebrei fuggiti in tenera età dalla Russia negli Stati Uniti

“Quando Henry Preston Standish precipitò a capofitto nell’Oceano Pacifico, il sole stava sorgendo all’orizzonte. Il mare era piatto come una laguna, il clima così mite e la brezza così soave che era impossibile non sentirsi pervasi da una sublime mestizia”

Così l’incipit dove il lirismo del paesaggio naturale è estraneo e insensibile alla tragedia umana.

Caduto accidentalmente nell’Oceano durante un viaggio sul piroscafo Arabelle, in transito da Honolulu a Panama, senza la famiglia perché “spinto da una vaga irrequietezza”, il nostro benestante protagonista Standish, trentacinquenne agente di Borsa di New York, mantiene un incredibile sangue freddo, preoccupato di tenere un comportamento adeguato anche nell’increscioso frangente, cruccio che gli ha impedito di urlare per chiedere aiuto, quando lo farà sarà davvero troppo tardi e, nonostante tutto, restare generalmente fiducioso sulla possibilità di essere salvato dall’imbarcazione tornata a ripescarlo. Nelle lunghe ore di attesa, puntino nella vastità dell’Oceano, scorre ricordi, possibilità e aspetti legati al possibile salvataggio, con un senso quasi di vergogna e per essere caduto, anzi scivolato, come uno qualsiasi, senza creanza e per l’inadeguatezza del suo vestiario, vittima del proprio modello di comportamento! Quando stanco e sfibrato anche la fiducia pare abbandonarlo i suoi pensieri convoglieranno sul senso dell’esistenza: “che la vita era preziosa, che tutto il resto -amore, soldi, successo- era una menzogna rispetto al semplice benessere di non morire”

Il romanzo racconta un’esperienza carica di tensione, ciò nonostante la vicenda, così come viene narrata, non può definirsi angosciante perché Lewis sa ben dosarla con una prosa estremamente lineare ed essenziale, con ironia sottile per l’ossessiva ostinazione con cui il personaggio Henry Preston Standish risponde alla circostanza facendo prevalere pensieri e comportamenti da gentiluomo: “il decoro di un uomo era importante tanto quanto la sua vita”. Notevole anche un altro accorgimento narrativo utilizzato dallo scrittore: l’alternare proficuamente la situazione dell’uomo in mare e quella sull’Arabelle; i pochi passeggeri, nove in tutto, alcuni per una serie di malaugurate coincidenze, altri per noncuranza non si accorgono subito della sua mancanza a bordo; l’alternanza della narrazione tra Standish in mare e i passeggeri sull’Arabelle crea un efficace contrasto tra le due realtà, tra chi è al sicuro e chi è in pericolo di vita, tra chi propende per una scelta suicida e chi attende la salvezza.

“E su quello che in fondo è solo uno scivolone, Lewis costruisce – con un senso dell’equilibrio che ha del miracoloso – un apologo beffardo e una novella perfetta”.( da Adelphi Edizioni)

Irene Giancaterino “Storie per sognatori”, presentazione

Dialoghi Edizioni

“Storie per sognatori” non è una semplice raccolta di racconti, ma è l’esito di un incredibile e personale percorso di rinascita.

Narra di come sia possibile ricominciare a vivere una vita in cui essere veramente se stessi, una vita
piena e autentica.
Credo fermamente nel potere che hanno le metafore e le storie di “cambiarci la vita” ed il mio augurio è che
leggendo questi racconti il lettore possa comprendere qualcosa di se stesso e della sua vita, in modo leggero ma
allo stesso tempo profondo.

“Storie per sognatori” è una raccolta di racconti ciascuno dei quali, partendo da un preciso pretesto narrativo, affronta un diverso tema esistenziale: i protagonisti si imbattono in eventi inaspettati attraverso i quali comprendono qualcosa di sé, della vita, hanno una nuova consapevolezza, trovano forza dentro loro stessi.[…] Per la scrittura di questo libro ho attinto anche al teatro e alla musica per dare musicalità e vita ai testi. Ho cercato di scrivere per immagini, colori, sapori e con una teatralità che desse spessore alle storie, rendendole vive e percepibili. Vorrei che chi legge sentisse il profumo di quella torta calda di mele, vedesse i colori che esplodono nel negozietto di quella fioraia, percepisse l’emozione del volto che si bagna di pioggia.

Irene Giancaterino

Spigolando:

[…]sente il valore di quello che ha tra le mani.  

Quella miriade di piccole cose che rendono ogni giorno speciale. 

Un biscotto inzuppato nel latte… 

il sorriso di qualcuno che come te sta lottando per farcela… 

un abbraccio di chi ami… 

vedere il sole che sbuca dalla finestra… 

sentire il proprio cuore battere. 

Piccole cose. 

Cose enormi. 

Quelle piccole cose che non vedeva più e che, poco alla volta, hanno avuto il potere di guarirla.   

 (tratto dal racconto “Una semplice biro nera”)

Del resto Susanna non ama particolarmente “scegliere” in generale, che si tratti di un piatto del menù, di una facoltà universitaria, di un’auto, di un vestitino. 

Si è convinta infatti che ci sia una “scelta giusta” e che lei non sia particolarmente abile nel farla. 

Ha costantemente paura di sbagliare. 

In definitiva, ha paura di non fare la “cosa giusta”.   

(tratto dal raccontoTutto bacio”)

Irene Giancaterino nasce il 12 agosto 1983 a Penne. È psicologa e life coach ed ha maturato una importante formazione sui temi della crescita personale. Dopo aver lavorato per anni nella ricerca psicosociale e nella progettazione europea, ha scelto di seguire il suo cuore e di lasciare la città, per tornare a vivere e lavorare in montagna.
Coltiva da sempre una passione per il teatro e la musica, suona vari strumenti e ama recitare. Da anni porta avanti una piccola attività teatrale, realizzando reading di musica e parole. Crede molto nella potenzialità della musica e delle letture di creare significati, arricchire la vita e stimolare la crescita interiore. Con questo spirito ha scritto Storie per sognatori, il suo libro d’esordio

Dalla Quarta di copertina: la sinossi e brevi note biografiche