Cesare Viviani “Dimenticato sul prato”, presentazione

“Da molti anni Viviani è uno dei più significativi poeti italiani. Nella sua opera si sono alternate due istanze apparentemente contrastanti: la decostruzione dei valori e dei significati dati per acquisiti e la ricerca di una parola nuda, essenziale, concentrata in sentenze dal tono ieratico e sapienziale. La nuova raccolta di Viviani trova l’equilibrio tra queste due tensioni […] (dal Catalogo Einaudi)

Il lungo percorso compositivo di Viviani (nato a Siena nel 1947) ha attraversato varie fasi: dopo gli studi in giurisprudenza e pedagogia, ha lavorato nel giornalismo, successivamente come psicologo e psicanalista, esperienza che ha trovato spazio nelle sue opere poetiche e saggistiche.

“La poesia e la psicanalisi si incontrano nell’esperienza dell’uscita dall’onnipotenza e nell’accettazione del limite”(dall’intervista di Eleonora Rimolo del 07/10/18)

La sua produzione è stata inizialmente caratterizzata dalla sperimentazione linguistica, vicina alla neoavanguardia, una fase ‘dadaista’, (primi anni ’70) cui è seguita una riflessione sulla condizione umana (anni ’90). Ultimamente (2018) nel volumetto La poesia è finita. Diamoci pace. A meno che… esprime un doloroso rammarico per quanto il pensare attuale stia determinando nel leggere e scrivere poesia e dove espone le proprie asserzioni.

Alcune spigolature qui riportate:

[…] la poesia da sempre si caratterizza per ciò che in essa non è definibile[…] Resta limite muto e vertiginoso nell’esperienza del lettore. Resta esperienza senza oggetto, affascinante bagliore.

Se la poesia non si può spiegare, parafrasare, e non si può definire la sua specificità e la sua essenza – è presto detto : la poesia segna un limite alle capacità umane, ai poteri umani

È la percezione del limite

O si accetta questa condizione limitata, e allora si può scrivere e leggere poesia, oppure, se la si nega, non si può scrivere e nemmeno leggere poesia

In quanto accettazione dei limiti del possibile, la poesia rappresenta un passaggio – vertiginoso e vitale – necessario nella formazione umana e civile di ogni individuo. Il più profondo e luminoso impegno civile è la tolleranza del limite

Oggi non c’è più sentimento, ma solo comportamento; non c’è più poesia, ma solo scrittura in versi

La lentezza è la condizione necessaria alla scrittura e alla lettura della poesia. Con questa andatura le parole perdono tutte le caratteristiche di immediatezza comunicativa, di funzionalità e utilità, e si mostrano nude, espongono la loro fisicità […]

In quest’ultimo lavoro Dimenticato sul prato, scritto tra i primi mesi del 2018 e il settembre 2019, il titolo richiama una possibile apertura, come l’A meno che… del volumetto sopra citato che, nella parte conclusiva così esprimeva dubitando:

“La poesia, come l’abbiamo letta e amata noi, è finita. A meno che… Oppure c’è una “nuova” poesia, fatta di misture e innesti di ogni tipo di linguaggio a portata di mano, narrativo, giornalistico, pubblicitario, cinematografico, scientifico, saggistico, un vero minestrone condito con le migliori spezie?”

 Viviani torna quindi a fare poesia nell’unico modo in cui ciò è possibile e ampiamente enucleato ne La poesia è finita.

Non è scritta per chi può leggerla.

E sarà trascurata, ignorata.

O tanti la leggeranno,

Ma sarà come non l’avessero letta.

ma

La parola è più di ogni governo

E potere,

di ogni territorio,

di ogni abisso marino,

di ogni vetta altissima e ghiacciaio,

di ogni scoperta e fede,

di ogni medicina e filosofia,

arte e scienza.

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