Traduzione e note a cura di Alessandro Ferrini, con testo originale allegato

La Storia di Apollonio re di Tiro fu composta presumibilmente fra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo d.C. ed è il terzo romanzo latino giunto fino a noi dopo i ben più celebri Satyricon di Petronio e Metamorfosi di Apuleio, sicuramente un genere più popolare, una narrazione in prosa come qualcuno lo ha definito, rispetto ai primi due (dalla Premessa)
Perché tradurre e proporre la lettura di una fiaba antica?
Come tutte le fiabe, ascoltate o lette nei tempi diversi in cui giungono fino a noi, anche questa, la cui confezione si perde in un “c’era una volta”, acquista un nuovo significato, si attualizza forse proprio perché in fondo, “dentro” l’uomo non è poi così dissimile dai suoi primordi. Il messaggio che arriva dalla lettura è positivo e ancora universale: la vita, il mestiere di vivere, pone ai suoi protagonisti molte peripezie per “mare” e per “terra”, addolora, fa soffrire ma, se l’animo resta generoso e profondamente legato a valori immortali, l’amicizia la collaborazione l’altruismo l’amore per tutti gli esseri, quella vita saprà ripagarti con la stessa moneta.
Il mare è qui elemento duplice e simbolico, è distanza, allontanamento ma anche palestra di nuove esperienze ardue ma anche di conoscenze sperimentate; gli indovinelli sono le scelte a cui ciascuno è chiamato, spesso difficili e oscure; un viaggio verso l’agnizione finale, il bel compimento, meritato, nel dolore e nella sofferenza, nelle vicissitudini perigliose come il mare e oscure come gli indovinelli sibillini su cui si misura la conoscenza, l’intelligenza, la cultura in genere e l’animo di ciascuno. Un racconto semplice, così come la lingua utilizzata, un latino vicino, comprensibile per il messaggio e per la morale che contiene e che può arrivare a tutti; un raccontato standard che ricorda lo svolgimento che permea le fiabe, ma il cui messaggio, proprio per questo, arriva diritto a chi lo legge e a chi lo ascolta e “molce il cuore”. Attuale quindi per i lettori dell’era nostra, quella della tecnologia, dei viaggi interstellari, del mondo degli dei provenienti da altri mondi, categorie superiori ma che probabilmente non possono sottrarsi anch’essi al proprio “destino”.
Dei diversi, lontani dagli uomini, quasi spettatori, non come gli dei greci, trasposizione immortale dell’essere umano e della sua umanità, difetti compresi. Sì, una fiaba bella che ha ancora molto da dire o che comunque ci regala una grande speranza, quella che ciascun uomo attende, quel premio di cui narrano le scritture o le religioni, quella che è figlia e madre di tante scelte di vita su questo Pianeta che gira e si muove in una delle tante Galassie dell’Universo. ( dalla Premessa)
