Hans Tuzzi “Curiosissimi fatti di cronaca criminale”, recensione di Salvina Pizzuoli

I miti ci parlano, e le fiabe, le loro semplici figlie andate fra gli umani per un mondo già vecchio, ma tanto più giovane del nostro, sono vivide gemme di un tesoro nascosto, stelle fiorite di un giardino incantato comune a tutta l’umanità, poesia potente che infonde vita alla parola facendone la radice originaria del mondo in cui ogni cosa trasuda storie e il nome è sortilegio. Le fiabe parlano al cuore, e il cuore è bambino.

Mi è sembrato di trovare in queste parole la chiave di  lettura di questo conte che si sa da subito, scorrendo semplicemente l’ elenco dei personaggi, tanti, che lo popoleranno, che non è solo un racconto “giallo” : quattro le morti efferate, in cui le date giocano un ruolo importante, giochi di corrispondenze che riportano ad altri avvenimenti, personaggi e luci e scale luminose, bambini, animali parlanti, ingredienti di una magnifica fiaba dentro la quale solo un cuore bambino può trovare la soluzione e salvare il mondo dall’ingiustizia di coloro che il cuore bambino lo hanno perduto.

Una fiaba, sì, un conte philosophique, compagine narrativa spesso utilizzata, che mi ha richiamato altre opere magistrali, in cui ho visto molte consonanze, soprattutto nella denuncia di un declino della società.

Una storia il cui contenuto non è da sintetizzare, ma gustare sì: citazioni, caratterizzazioni linguistiche, tra usi e costruzioni, richiami storici, ma soprattutto la forza della parola che narra, che sa ammaliare e coinvolgere, l’atmosfera che sa creare, come solo una pagina di letteratura può fare.

Eclettico Tuzzi, è riuscito ancora una volta a sorprendere!

Si apre in una fredda mattina del 21 gennaio del 1960 con la prima delle morti, incredibili e impressionanti proprio perché inspiegabili nella loro esecuzione e nei confronti del personaggio “Perché quel morto, oltre che assurdo, era stato importante, da vivo. E rischiava d’esserlo ancora di più ora che era morto”. E un simbolo siglato nel sangue “Sul battente di una porta erano raffigurate due serpentine parallele, separate da una fitta serie di tratti orizzontali, uno sopra l’altro, come tanti pioli”.

E ancora: una testa troncata di netto e niente sangue; e ancora, in una stanza chiusa dall’interno: il delitto, quello che ha tutte le caratteristiche del mistero, quello che mente umana non può concepire e risolvere

«La casa, chiusa dall’interno con la serratura di sicurezza, tant’è che si dovette entrare da una portafinestra dell’attico…»

«Aperta o chiusa?» abbaiò il Questore.

«Chiusa, i pompieri dovettero forzarla. La casa, dicevo, chiusa dall’interno, non presentava tracce di lotta o di sangue, il che, per  uno morto a quel modo…»

«Appunto, certo. Non c’era nemmeno sangue sui vestiti».

L’ambientazione storica è ricca della cronaca italiana di quegli anni, così come le asserzioni e le notazioni, spesso amare e presenti nel tessuto narrativo, che concludono le vicende.

L’unica era sperare nel lento bovino opaco oblio italico. Ma, per il momento…[…] e nessuno seppe interpretare in modo convincente quel simbolo misterioso: due serpentine parallele separate da una fitta serie di tratti orizzontali, uno sopra l’altro, come tanti pioli. Così misterioso che a oggi nessuno è riuscito a forzarlo.

Un messaggio ampio e articolato raggiunge il lettore: come in tutte le fiabe che si rispettino, non è mai unico o univoco ma si presta a più chiavi di lettura.

Dal Risvolto di copertina

“E forse alle galassie, nell’Italia di fine gennaio 1960, gli inquirenti dovrebbero guardare per risolvere un delitto inspiegabile, anzi:  impossibile. Al quale ne segue un altro, simile. Per entrambi, testimoni affermano di avere  visto in cielo strane luci. Mentre i giornali si buttano sul possibile avvistamento di «marziani», gli inquirenti devono attenersi alla realtà fattuale delle cose. E l’unica sgradevole ipotesi logica è il coinvolgimento di apparati dello Stato. Nel primo delitto, i Carabinieri. Nel secondo, la Polizia. Chiamati però alla massima collaborazione dai competenti Ministeri. Intanto il gatto Miao e l’uccellin Belverde rivelano al bimbo Agostino che, negli antichi giorni del mondo…”

“Tuzzi ci regala una storia vorticosa e onirica, esilarante e fiabesca, enciclopedica e grottesca, un avvincente insieme di toni e di stile ordito con l’autorevole maestria che lo ha reso uno tra gli scrittori, e i giallisti, più amati del nostro Paese”.(da Bollati Boringhieri)

La Quarta di copertina

su tuttatoscanalibri: Tutto Tuzzi

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.