Ester Viola “Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore”, presentazione

Curare le pene d’amore coi libri si può, ma bisogna saper leggere. C’è una storia giusta per ogni struggimento del cuore, il romanzo perfetto per voltare pagina: è cosí che la penna sulfurea di Ester Viola diventa un balsamo per lenire le ferite. Anna Karenina, Nick Hornby, L’amica geniale, Sally Rooney, Domenico Starnone, Frammenti di un discorso amoroso: nelle loro pagine ogni innamorato tradito, geloso o non corrisposto potrà trovare risposte impreviste alle sue domande impossibili. Dieci racconti irresistibili, un manuale di self-help letterario, una microterapia per cuori infranti.( dal Catalogo Einaudi)

Leggere fa bene alla salute, lo sa chi per mestiere o per scelta sta in mezzo ai libri, non solo li legge, magari li scrive o li presenta come meritevoli, per un’ora o più, a risollevare lo spirito con un po’ di leggerezza o a riflettere su un tema mai affrontato seriamente o ad avvolgere in un’aura di mistero o di magia: ora anche un libro per guarire dal mal d’amore quel virus potente e sconosciuto che non si sa bene quando e come si è preso, né se diventerà endemico o se passerà alla svelta.

L’ha scritto Ester Viola che d’amore se ne intende o comunque ci trascorre in mezzo da tempo e che all’amore ha dedicato vari scritti, oltre ad essere avvocato divorzista. In quest’ultimo lavoro dal titolo esemplare  “Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore” (Einaudi) propone appunto una cura attraverso la lettura e la letteratura non solo quella del passato: ogni capitolo si apre con un tema, enucleato in breve tra la tesi dell’accusa e quella della difesa, il racconto del caso articolato tra esperienze vissute e divagazioni letterarie e quel libro, proprio quello, che può dare una mano al protagonista ma solo se lo saprà leggere e se lo troverà al momento giusto.

Dieci libri dieci pene d’amore: si apre con “Non riesco a togliermi dalla testa la persona di cui m’innamorai a vent’anni” e Alta fedeltà di Nick Hornby e si chiude con “Ho tutte le carte per essere felice e non lo sono” e Revolutionary Road di Richard Yates

[…] Nick Hornby stava chiamando per nome quello che mi succedeva. Eccola lì, la letteratura: è quando le cose perdono la punta, l’ago e il veleno. Dopo aver letto “Alta fedeltà” non ho mai smesso di pensare che i libri servano a questo: a guarirmi

e in conclusione:

[…] Alessandra ha tra le mani le stesse due possibilità di tutti, andarsene o restare. L’importante è che andarsene o restare si faccia ricordando la vecchia storia che alla vita mancherà sempre qualcosa per essere perfetta.

Brevi note biografiche

Ester Viola è avvocata, collabora con «Il Foglio », ha una posta del cuore su «iO Donna» e una newsletter, «Ultraviolet». Per Einaudi ha pubblicato L’amore è eterno finché non risponde (2016 e 2022), Gli spaiati (2018) e Voltare pagina (2023).(da Einaudi Autori)

Autori Vari “Piccoli ritratti di gatti”, presentazione

Per i giovani lettori

Selvatici e teneri, furbi e giocherelloni, indipendenti e maliziosi… Sfogliare queste pagine è come percorrere una magnifica galleria di ritratti di gatti: testi appartenenti a epoche e stili differenti si accompagnano a illustrazioni contemporanee, raccontandoci le mille sfaccettature dei misteriosi felini che da sempre affascinano scrittori e artisti.(da Rizzoli Libri)

Il testo si compone di versi poetici ed estratti da opere di grandi della letteratura (come ad esempio Charles Baudelaire, Guillaume Apollinaire, Lewis Carroll) che hanno voluto dedicare a questi particolari amici a quattro zampe i loro scritti, per ritrarli, per evidenziarne le speciali caratteristiche che da sempre li rendono misteriosi e affascinanti.

Il testo è corredato da illustrazioni di artisti francesi contemporanei (Rébecca Dautremer, Jean-François Martin, Nathalie Choux, Sandrine Bonini, solo per citarne alcuni).

E, per restare in tema, alcuni bozzetti di Salvina Pizzuoli

Gatti

Randagi
Se ne stanno vicini vicini, quasi non ci fosse più spazio, ma non soffiano, non  aggrediscono, non si azzuffano. Aspettano.
Sono tanti e sanno, come creature avvezzate, l’ora il giorno e il luogo di quel pasto promesso. Si assembrano allora nelle vicinanze: c’è chi attende sdraiato, mostrando ancora meglio invalidità e menomazioni, chi si apposta in posizione strategica, in alto, per scorgere da lontano l’arrivo sperato, c’è chi per ingannare l’attesa si rannicchia su se stesso, nell’allerta costante di un orecchio sollevato, chi con fare da sentinella monta la guardia accovacciato sulle zampe posteriori, il muso intento, la coda arrotolata ad abbracciare le zampe anteriori, l’aria tesa di chi spera e non sa se ha riposto troppa fiducia in quell’attesa. L’assembramento è variopinto: sono di tutti i colori e di tutti gli screziati possibili e non sempre ben assortiti. Non sono belli o graziosi o eleganti, mostrano anche nelle fattezze i segni di una vita emarginata, senza identità, spaventati e arresi.
Una maschera nera su un naso bianco, un occhio marrone e uno spento, una zampa maldestra, una coda sbilenca, l’aria insicura  sotto lo sguardo vigile, la paura nello scatto sempre pronto.
Ora, chini sui contenitori di plastica ingombri di miscugli colorati che nulla hanno a che spartire con la dieta di una razza felina, consumano pazientemente quanto viene loro elargito.

Di razza
Acciambellato tra cuscini vaporosi non fa una mossa, sembra dipinto. Il pelo lucido e compatto, lo sguardo svagato, l’aria sicura e di sfida di chi ottiene senza chiedere attenzione e moine. Annoiato da tanto interesse, non partecipa, ma con distacco divistico, accetta.
Pigramente si solleva e con fare aggraziato segue un percorso abituale che da braccioli a  spalliere lo porteranno sul davanzale, dietro i vetri di un’ampia e luminosa finestra, tutta per lui, per la sua distrazione e divertimento. Perfetto, elegante, armonioso, tutto da guardare, se ne sta in posizione accovacciata, la bella testa eretta, le orecchie svettanti, la coda agitata da piccole e cadenzate battute sul legno levigato del davanzale, quasi a scandire il tempo di una visione felice, ma contenuta. Abitudinario e preciso, conosce bene i tempi dello svago e del sonno e della tenerezza e degli spuntini. La sua ciotola è sempre piena di biscottini, da sgranocchiare  e spilluzzicare; non mangia, assaggia con il fare pulito di tutti i componenti la sua razza, ma più aggraziato e con quella noncuranza tipica di chi sa che non gli mancherà mai né la quantità né la varietà.

Di campagna
Tra le erbe alte il suo mantello a chiazze bianco e nero si nota  evidente, ma questo non preclude la riuscita della caccia. È acquattato e teso. Ogni suo muscolo è quasi visibile nella tensione. La preda ignara prosegue il suo percorso, ma non è mai perduta di vista. Si maschera e mimetizza tra le erbe che con i loro flessibili fuscelli gli fanno da tana  e lo nascondono. Non si muove in fretta, ma quasi striscia, sollevandosi appena sulle zampe schiacciate sul terreno.
La coda annuncia l’agguato; è tesa, quasi rigida. Tutto il suo corpo si muove impercettibilmente accompagnato dal fremito appena visibile della coda. Lo scatto è improvviso: le unghie delle zampe anteriori sono atterrate precisamente sulla vittima, la bocca ora si muove all’unisono e afferra ciò che è già stato artigliato e stordito e bloccato. La caccia è finita e la preda ora ciondola dalla sua bocca. Si muove  con fare trionfante verso un luogo appartato a consumare.

Di città
Attraversano strade trafficate con la testa incassata nelle spalle, quasi a ignorare il pericolo. Raggiungono i marciapiedi come approdi di naufraghi. Un salto sul muretto più basso e poi  ancora salti verso giardini e terrazze e cortili dove chiedere ospitalità e rubare un magro e sudato pasto artigliando e sforacchiando robusti sacchi di plastica che custodiscono appetitosi, ma avari avanzi. Uno zerbino come giaciglio o il cuscino morbido di una poltrona, quando va bene. Sonni poco profondi e sempre allerta, miagolii disperati quando la fame è troppo insistente; se c’è chi risponde alle richieste si diventa amici, ma occasionali.
Procedono guardinghi lungo i marciapiedi, si fermano un momento e si guardano intorno dubbiosi,  proseguendo poi per la loro meta. La città offre affascinanti avventure; è grande e piena di spazi da esplorare. Spariscono a volte per mesi interi, ma spesso tornano guidati da un istinto infallibile e dalla ricerca di un posto al sicuro. Avvezzi a tutti i pericoli e difficoltà vivono alla giornata, ma ricordando precisamente i punti nei quali trovare cibo a buon mercato, giacigli accoglienti, caldi ricoveri nelle notti quando il freddo è pungente.
Pance vuote, levatacce, corse sfrenate di inseguimenti più o meno molesti  di simili o di umani, incidenti mortali: risvolti malevoli della vita vagabonda di città.

Generosi
Lo zerbino è un vassoio per gli omaggi: un topolino, un passerotto, una lucertola; non sono quotidiani, ma occasionali. Ottimo cacciatore, è discreto, non chiede, non pretende, ma all’occorrenza sa farsi accudire. Per  generosità offre il suo  prezioso carniere o è spinto da desiderio di affermazione? È muscoloso e agile, più di altri della sua razza. I suoi salti sono poderosi e sicuri anche quando l’altezza è rilevante. Nonostante si fa mansueto e domestico quando balza sui davanzali per ricevere la guadagnata considerazione.

Diego Zandel “Eredità colpevole”, Voland Editori

VOLAND, Collana Intrecci 

Pagine 254, prezzo 19 euro 

“Le zone di confine sono così. Per questo ho imparato a evitare ogni radicalizzazione, da una parte o dall’altra…”

Roma, anni 2000. Il giudice La Spina viene freddato davanti al portone di casa con cinque colpi di pistola, l’ultimo, fatale, alla nuca. A rivendicare l’attentato un sedicente gruppo di estrema destra, Falange Nera, che con un comunicato alla stampa accusa il giudice di essere stato complice e responsabile dell’assoluzione dell’infoibatore Josip Strčić.

Si interessa all’omicidio Guido Lednaz, giornalista e scrittore figlio di profughi fiumani, che seguendo varie piste e rintracciando figure del suo passato ripercorre una delle pagine più sanguinose della storia del Novecento, fra le atrocità della Seconda guerra mondiale e il conseguente esodo di un intero popolo, quello istriano. Un’avvincente indagine dalle tinte noir, condotta tra Roma e Trieste, che porterà il protagonista a una drammatica verità.

Figlio di esuli fiumani, DIEGO ZANDEL è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948. Ha all’attivo una ventina di romanzi, tra i quali Massacro per un presidente (Mondadori 1981), Una storia istriana (Rusconi 1987), I confini dell’odio (Aragno 2002, Gammarò 2022), Il fratello greco (Hacca 2010), I testimoni muti (Mursia 2011)Esperto di Balcani, è anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema (2022). 

Sofia Floriani “Contro cuore”, presentazione

Jennifer ha sedici anni ed è perdutamente innamorata di Davide, più grande di lei e talentoso giocatore della squadra di calcio. Lo è al punto da non pensarci due volte quando si presenta la possibilità di vivere una notte di passione con lui, non importa che non stiano insieme e che i rischi siano più dei benefici. Infatti, solo pochi giorni più tardi, Jennifer scopre che Davide sta frequentando Federica, e ogni sua certezza crolla. Non importa neppure quanto lei cerchi di toglierselo dalla testa: gli occhi di ghiaccio del ragazzo la perseguitano e continuano a farle battere il cuore. E, proprio quando Jennifer è sicura di aver trovato un modo per dimenticarlo, un evento inaspettato li fa riavvicinare, mettendo entrambi di fronte a una scelta che cambierà le loro vite per sempre.

Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, che parla di reali problematiche adolescenziali, ma non solo, una storia che tutti dovrebbero leggere, dai più giovani agli adulti, visto che racconta le vicende della protagonista di 16 anni, Jennifer, ma anche dei suoi genitori.

L’autrice riesce a raccontare con una buona scrittura e una capacità di immedesimarsi nei personaggi, creando una bella storia.

Sofia Floriani è nata a Trento, dove ora studia Lettere moderne all’Università della città. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo libro “Tutta colpa di uno stupido bacio” a soli 18 anni. Un anno dopo pubblica il seguito del romanzo, intitolato Tutta colpa sua, nello stesso anno riesce ad essere presente al Salone del Libro di Torino come autore indipendente. Ha scoperto la sua passione per la scrittura dedicando il suo primo racconto, Io ti aspetto, al nonno Enzo. Il racconto è stato selezionato per il concorso letterario Montagna Avventura, sezione giovanile del prestigioso premio Itas Montagna, e pubblicato nella loro raccolta.

Il romanzo Contro Cuore di Sofia Floriani è una pubblicazione indipendente, disponibile in versione cartacea con copertina flessibile, 243 pagine.

Instagram: https://www.instagram.com/sofia.scrivelibri/

Wattpad: https://www.wattpad.com/user/sofiaflorianii

Sacha Naspini “Villa del seminario”, presentazione

“Maremma toscana, novembre ’43. Le Case è un borgo lontano da tutto. René è il ciabattino del paese. Tutti lo chiamano Settebello, nomignolo che si è tirato addosso in tenera età, dopo aver lasciato tre dita sul tornio. Oggi ha cinquant’anni – schivo, solitario, taciturno. Niente famiglia. Ma c’è Anna, l’amica di sempre, che forse avrebbe potuto essere qualcosa di più… René non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi. Poi ecco la guerra, che cambia tutto […]”( da e/o edizioni)

Il romanzo di Naspini si ispira ad una storia vera, un pezzo di storia recente ma di cui si sapeva molto poco: “com’è possibile che a quel muro invalicabile eretto intorno alla Villa per tenere ben separati il dentro dal fuori, gli abitanti abbiano opposto un altro muro, di silenzio e oblio, che ha cominciato a sgretolarsi solo nel 2008, quando a Roccatederighi finalmente è stata collocata una lapide in memoria?”(dalla recensione di Fulvio Paloscia su La Repubblica del 25 gennaio 2023)

Così dichiara lo stesso autore incredulo su quanto accaduto a Roccatederighi tra il 1943 e il 1944.

I fatti storici raccontano che la residenza estiva del vescovo, la Villa del Seminario appunto, fu affittata con regolare contratto a un gerarca perché vi potesse realizzare un campo destinato a raccogliere un centinaio di ebrei italiani e stranieri che in seguito sarebbero stati in parte deportati nei lager, soprattutto ad Auschwitz. Fatti tristi e incresciosi di una storia non molto lontana.

La finzione narrativa vede il paese di Le Case, nella realtà storica Roccatederighi, come ambientazione e un protagonista, il ciabattino Renè, un cinquantenne dalla vita oscura. È proprio attraverso il vissuto del protagonista e la sua ribellione a quanto sta accadendo intorno a lui, senza che gli altri paiono averne contezza, che si sviluppano le pagine più vive del romanzo: quanto capitato ad Anna, la vedova di cui è segretamente innamorato, le domande che rivolge a se stesso, lo spingeranno all’azione.

 Cosa può fare un ciabattino che si vota alla causa partigiana? Il ciabattino sabotatore…

Brevi note biografiche

Sacha Naspini è nato a Grosseto nel 1976. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo L’ingrato (2006), I sassi (2007), Cento per cento (2009), Il gran diavolo (2014) e, per le nostre edizioni, Le Case del malcontento (2018 – Premio Città di Lugnano, Premio Città di Cave, finalista al Premio Città di Rieti; da questo romanzo è in fase di sviluppo una serie tv), Ossigeno (2019 – Premio Pinocchio Sherlock, Città di Collodi), I Cariolanti (2020), Nives (2020), La voce di Robert Wright (2021), Le nostre assenze (2022) e Villa del seminario (2023). È tradotto o in corso di traduzione in Inghilterra, Canada, Stati Uniti, Francia, Grecia, Corea del Sud, Cina, Croazia, Russia, Spagna, Germania ed Egitto. Scrive per il cinema.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Nives

“Giorgio Foresto. Avventure a colori di un pittore fuggiasco” a cura di Giovanni Scarpa, presentazione

“Una mattina del 1970 il più importante illustratore italiano, Giorgio De Gaspari, sparisce da Milano senza lasciare traccia. Qualche mese dopo in una sperduta isoletta della laguna veneta un barbone chiede di poter dormire nella barca di un pescatore: si fa chiamare “Giorgio Foresto”. Cominciano così le avventure strampalate di una delle figure artistiche più sfuggenti del ventesimo secolo. Una vita custodita da un mistero non ancora del tutto svelato”(dalla Quarta di copertina Edizioni NPE).

!970 Pellestrina un cordone di terra che fa da barriera alla laguna veneta, qui Giorgio De Gasperi trascorrerà la propria esistenza isolato dal mondo e sconosciuto: quarant’anni vissuti in povertà e nel completo anonimato. Una storia che ha dell’inverosimile e che conferma quanto Pirandello ebbe a dire sulle assurdità vere di cui è costellata la vita, molto più che in un romanzo dove sono verosimili.

 È stato il lavoro di ricerca di Giovanni Scarpa, ai tempi un bambino che viveva di fronte alla palafitta abitata dal barbone che scambiava i suoi disegni per cibo e alloggio, ad indagare sull’uomo di cui leggerà la data della morte su un articolo di un amico di De Gasperi giornalista: era il 2012. Dalle sue ricerche ora un libro che racconta il celebre disegnatore milanese, illustratore di libri e riviste e fumettista.

Brevi note biografiche

Giorgio De Gaspari è considerato uno dei maggiori illustratori del Novecento alla stregua di Walter Molino, Hugo Pratt e Aldo Di Gennaro. Nato nel 1927 in provincia di Milano, intraprese sin da subito una brillante carriera artistica negli studi del Corriere, alla Fabbri e alla Mondadori. Sospinto poi da un radicale desiderio di nascondimento, scelse di ritirarsi nell’isola di Pellestrina conducendo una bizzarra vita bohémien sotto lo pseudonimo di Giorgio Foresto, ovvero “Giorgio lo straniero”. Qui, indisturbato e liberato da vincoli lavorativi, realizzò opere maestose, coraggiose, visionarie, molte delle quali sono tuttora nascoste nelle case dei privati. Una vita avventurosa che ancora oggi avvolge di mistero la produzione del più fuggitivo dei pittori.

La Quarta di copertina

Per sfogliare il volume

Cesare Viviani “Dimenticato sul prato”, presentazione

“Da molti anni Viviani è uno dei più significativi poeti italiani. Nella sua opera si sono alternate due istanze apparentemente contrastanti: la decostruzione dei valori e dei significati dati per acquisiti e la ricerca di una parola nuda, essenziale, concentrata in sentenze dal tono ieratico e sapienziale. La nuova raccolta di Viviani trova l’equilibrio tra queste due tensioni […] (dal Catalogo Einaudi)

Il lungo percorso compositivo di Viviani (nato a Siena nel 1947) ha attraversato varie fasi: dopo gli studi in giurisprudenza e pedagogia, ha lavorato nel giornalismo, successivamente come psicologo e psicanalista, esperienza che ha trovato spazio nelle sue opere poetiche e saggistiche.

“La poesia e la psicanalisi si incontrano nell’esperienza dell’uscita dall’onnipotenza e nell’accettazione del limite”(dall’intervista di Eleonora Rimolo del 07/10/18)

La sua produzione è stata inizialmente caratterizzata dalla sperimentazione linguistica, vicina alla neoavanguardia, una fase ‘dadaista’, (primi anni ’70) cui è seguita una riflessione sulla condizione umana (anni ’90). Ultimamente (2018) nel volumetto La poesia è finita. Diamoci pace. A meno che… esprime un doloroso rammarico per quanto il pensare attuale stia determinando nel leggere e scrivere poesia e dove espone le proprie asserzioni.

Alcune spigolature qui riportate:

[…] la poesia da sempre si caratterizza per ciò che in essa non è definibile[…] Resta limite muto e vertiginoso nell’esperienza del lettore. Resta esperienza senza oggetto, affascinante bagliore.

Se la poesia non si può spiegare, parafrasare, e non si può definire la sua specificità e la sua essenza – è presto detto : la poesia segna un limite alle capacità umane, ai poteri umani

È la percezione del limite

O si accetta questa condizione limitata, e allora si può scrivere e leggere poesia, oppure, se la si nega, non si può scrivere e nemmeno leggere poesia

In quanto accettazione dei limiti del possibile, la poesia rappresenta un passaggio – vertiginoso e vitale – necessario nella formazione umana e civile di ogni individuo. Il più profondo e luminoso impegno civile è la tolleranza del limite

Oggi non c’è più sentimento, ma solo comportamento; non c’è più poesia, ma solo scrittura in versi

La lentezza è la condizione necessaria alla scrittura e alla lettura della poesia. Con questa andatura le parole perdono tutte le caratteristiche di immediatezza comunicativa, di funzionalità e utilità, e si mostrano nude, espongono la loro fisicità […]

In quest’ultimo lavoro Dimenticato sul prato, scritto tra i primi mesi del 2018 e il settembre 2019, il titolo richiama una possibile apertura, come l’A meno che… del volumetto sopra citato che, nella parte conclusiva così esprimeva dubitando:

“La poesia, come l’abbiamo letta e amata noi, è finita. A meno che… Oppure c’è una “nuova” poesia, fatta di misture e innesti di ogni tipo di linguaggio a portata di mano, narrativo, giornalistico, pubblicitario, cinematografico, scientifico, saggistico, un vero minestrone condito con le migliori spezie?”

 Viviani torna quindi a fare poesia nell’unico modo in cui ciò è possibile e ampiamente enucleato ne La poesia è finita.

Non è scritta per chi può leggerla.

E sarà trascurata, ignorata.

O tanti la leggeranno,

Ma sarà come non l’avessero letta.

ma

La parola è più di ogni governo

E potere,

di ogni territorio,

di ogni abisso marino,

di ogni vetta altissima e ghiacciaio,

di ogni scoperta e fede,

di ogni medicina e filosofia,

arte e scienza.

Matteo Bussola “Mezzamela. La bellezza di amarsi alla pari”, presentazione

Letture per i più giovani

Un delicato diario di educazione sentimentale che fotografa l’adolescenza e tutti i suoi cambiamenti, un romanzo sui primi amori ma anche sulle fragilità, e sullo smettere di proteggersi per paura. Perché non importa se sei maschio o se sei femmina, se il tuo corpo sta cambiando e tu non gli riesci a stare dietro, l’importante è che (ri)cominciamo a guardare gli uni negli occhi degli altri. Quel che sceglieremo di vedere, dipenderà solo da noi.(da Salani Libri)

Mezzamela è il seguito di Viola e il Blu che ha segnato nel 2021 il debutto di Bussola nella narrativa per ragazzi: ritroviamo infatti i due protagonisti, ormai adolescenti, che si scoprono innamorati. Il tema, come dichiara lo scrittore in una recente intervista di Elena Masuelli (“Tuttolibri“ La Stampa del 14 gennaio 2023)

“è lo spaesamento reciproco che si prova di fronte alla scoperta dell’innamoramento che spesso maschi e femmine non si confessano”.

E aggiunge ”Credo molto in una frase di Philip Roth nell’ Animale morente, l’ho anche fatta citare da uno dei miei personaggi. Dice che non è mica vera quella storia che l’amore è l’unione di due anime e di due metà, che basti innamorarsi per sentirsi completi. Al contrario: sei intero prima di cominciare, poi arriva l’amore e ti spezza, ti apre in due”.

Ma proprio questa frattura, che il sentimento crea dentro, è una fragilità – dichiara lo scrittore nell’intervista citata – che permette la scoperta del proprio mondo interiore, ed è anche una forza che fa emergere le parti migliori di noi.

 Brevi note biografiche

Matteo Bussola è nato a Verona nel 1971. Ha scritto molti libri, tutti bestseller: Notti in bianco, baci a colazione (2016), Sono puri i loro sogni. Lettera a noi genitori sulla scuola (2017), La vita fino a te (2018), L’invenzione di noi due (2020), Il tempo di tornare a casa (2021) e Il rosmarino non capisce l’inverno (2022). Ha collaborato con Robinson di Repubblica e conduce con Federico Taddia un programma settimanale su Radio 24, Non mi capisci, sul mondo dell’adolescenza. Laureato in architettura a Venezia, è anche fumettista e illustratore. Lavora con diverse case editrici, italiane e straniere. Vive a Verona con la compagna, tre figlie e tre cani. Per Salani ha pubblicato anche Viola e il Blu.(da Salani Autori)

La Quarta di copertina

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri:

Il rosmarino non capisce l’inverno

Licio Di Biase “Fronte del cuore – L’amore ai tempi delle trincee”, Vertigo Edizioni

Fronte del cuore è un romanzo storico ambientato durante la prima guerra mondiale e si articola intorno a una serie di lettere tra un giovane di Pescara, Gabriele de Marinis, e una ragazza di Castellamare, Antonietta Franceschini.
I due giovani, innamorati, hanno una relazione epistolare ed è proprio intorno a circa cento lettere che è costruito il romanzo che si basa anche su vicende, ambientazioni e sensazioni vere, reali.
La storia ruota intorno alla vicenda amorosa del giovane, tra l’altro nipote di Gabriele D’Annunzio, in quanto figlio della sorella Anna, e la giovane castellamarese.
Ovviamente risaltano le vicende locali e quelle del fronte, nonché gli aspetti legati ai momenti bellici con, in primo piano, Cadorna, Diaz, Badoglio e Gabriele D’Annunzio, zio e padrino di battesimo del protagonista.
Le lettere vanno dal luglio 1917 al dicembre del 1919, quando il giovane torna in congedo per vivere finalmente con tranquillità la storia d’amore. Ma non sarà così.

La particolarità di questo romanzo è proprio il fatto di essere basato sulle lettere di un epistolario realmente esistente, risalente alla Prima Guerra Mondiale di proprietà del Museo della Lettera d’Amore di Torrevecchia Teatina (Chieti). L’autore ha una grande capacità di scrittura, chiara ed efficace, che si presta in maniera meravigliosa a incastonare le lettere nella sua storia.

Brevi note biografiche

Licio Di Biase, laureato in Storia all’Università Gabriele d’Annunzio di Pescara-Chieti, è stato per 35 anni amministratore del Comune di Pescara.
Si è dedicato alla ricostruzione della storia di Pescara, pubblicando vari libri e saggi, tra cui La grande storia. Pescara eCastellamare dalle origini al XX secolo (2010).
È autore, tra l’altro, dei volumi:
L’era della balena. La storia della dc abruzzese dal dopoguerra al 1992 (2003), Giuseppe Spataro. Una vita per la democrazia (2006)
Remo Gaspari. La politica come servizio (2012), L’onorevole d’Annunzio (2013)
I tempi di Aldo Moro (2015), Il mio Flaiano con Enrico Vaime (2018)
La piazzaforte di Pescara (2020), Pescara 1910 (2022)
Ha pubblicato, inoltre, tre romanzi storici, tra questi Il processo a Carmela (2021), aggiudicandosi una decina di premi letterari.

La Rassegna Stampa su Vertigo Bookshop


Le pagine di tuttatoscanalibri più lette a gennaio 2023

Primo Levi “Se questo è un uomo”

Alessia Gazzola e la nuova trilogia con Costanza Macallè

Carlo Banchieri “Mimosa non è un fiore”

Italo Calvino e la trilogia “I nostri antenati”: “Il visconte dimezzato”

Alessandro Manzoni “I promessi sposi” stralci

James Hilton “Addio mister Chips!”

Paola Capriolo “La grande Eulalia e il nocchiero”

Paolo Cognetti “Le otto montagne”

Shirley Jackson “Un giorno come un altro”

Alberto Genovese “L’alternativa del cavaliere”

Omaggio a Italo Calvino