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Jules Verne, due racconti

I violatori del blocco

Martin Paz

La copertina di Camilla Castellani

Dall’Introduzione di Tommaso Ferrini

I violatori del blocco venne stampato nel 1865 sulla rivista Musée des familles, con il consenso dell’editore Hetzel che aveva ormai acquistato l’esclusiva assoluta delle opere dell’autore. Per il Verne maturo, che aveva già dato alla luce alcuni dei suoi capolavori intramontabili, romanzi in cui la sua sfrenata fantasia veniva tenuta a bada solo da un’altrettanto grande rigore scientifico, I violatori del blocco risulta essere un ritorno a un tipo di racconto più realistico e storicamente ben precisato: un intraprendente capitano scozzese, a bordo di una nave costruita per essere la più veloce al mondo, parte per una spedizione verso il sud degli Stati Uniti in piena guerra di secessione, proprio mentre la marina dell’Unione (nordisti) aveva imposto un blocco ai porti della Confederazione (sudisti) pattugliando la costa con bastimenti da guerra e attraverso presidi strategici sulla terraferma. L’impresa del capitano, già di per sé assai ardita, verrà resa ancor più audace da un imprevisto accadimento a bordo della sua nave.

Martin Paz venne pubblicato nel luglio 1852, sempre sulla rivista Musée des familles, con un titolo molto lungo che dava l’idea dell’impronta antropologico-positivista di cui era frutto: L’Amérique du Sud, moeurs péruviennes: Martin Paz, nouvelle historique.
Questo romanzo è interamente ambientato nel Perù contemporaneo all’epoca dello scrittore, un luogo in cui la popolazione indigena era gravemente oppressa dai discendenti dei conquistatori spagnoli, ormai in decadenza.
Martin Paz è fondamentalmente la tragica storia di un amore e le tinte con cui l’autore dipinge alcune vicende sono a tratti violente, così come violento risulta l’accanimento contro la figura di Samuel, un usuraio di origine ebraica. Quando Hetzel decise di ripubblicare Martin Paz, infatti, i titoli dei capitoli vennero eliminati, al fine di cancellarne uno in particolare che recitava L’ebreo, ovunque ebreo. L’editore praticava puntualmente simili censure per non infastidire la sensibilità dei lettori, senza precludere così l’acquisto dei volumi da parte di nessuno.

In cartaceo e in ebook su Amazon

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Giovanni Arpino “Il fratello italiano”, presentazione

Torna in libreria, nella nuova edizione BUR Rizzoli con la prefazione di Mario Desiati, “Il fratello italiano” di Giovanni Arpino, romanzo vincitore del Campiello nel 1980. Racconta, nella Torino tra gli anni Settanta e gli Ottanta, la fine di un’epoca e le incomprensioni legate al salto generazionale, attraverso le figure dei due protagonisti, il maestro elementare Carlo Botero e il manovale Raffaele Cardoso. Il maestro è piemontese, sessantaduenne, vedovo, che stempera la sua solitudine nell’affezione che lo lega a Stalin, il gatto; Cardoso è calabrese, sessantenne e vedovo, arrivato a Torino per dare una lezione alla figlia che vive prostituendosi, scelta disonorata che ha fatto morire di crepacuore la madre. La figlia di Botero, Stella, ha un ex marito calabrese che, squattrinato e senza lavoro, continua ad infastidirla. Quando Stella chiederà al padre di “liberarla” dalla presenza esasperante dell’ex, i due sessantenni si troveranno: il primo nei guai, il secondo, nel cui passato ambiguo traspare una certa familiarità con la malavita, capace quindi di trattare con gli ambienti malavitosi e trarlo dagli impicci.

Scrive Desiati nella Prefazione “Il romanzo è uno dei più importanti testi che abbiamo su quel passaggio di consegne tra due stagioni italiane, quella di chi ha visto il Paese attraversato dalla violenza del decennio appena trascorso, caratterizzato dal terrorismo e la lotta armata, e la stagione di chi quel Paese lo raccoglie, un attimo prima dell’ultimo boom negli anni Ottanta,

“[…]romanzo alimentato da dilemmi incomponibili, da mondi che non riescono a comunicare, disegna con una scrittura cruda e dolorosa il passaggio di testimone tra due generazioni – quella che precede e quella che vive il boom dei consumi degli anni Ottanta – e conferma Giovanni Arpino come uno dei più importanti narratori del Novecento, mai allineato eppure profondamente immerso nel proprio tempo, capace di guardare dentro il buio dei propri personaggi senza mai giudicarli”.(da BUR Rizzoli Libri)

Giovanni Arpino (1927-1987) è stato uno dei più originali narratori del Novecento italiano. Giornalista, ha seguito da inviato speciale, prima per “La Stampa” poi per “il Giornale”, i maggiori eventi dello sport e del calcio in particolare. Dopo l’esordio di Sei stato felice, ha goduto del riconoscimento della critica e di un vasto consenso di pubblico firmando numerosi romanzi. In BUR è disponibile Una nuvola d’ira.(da Rizzoli Autori)

Lorenzo Beccati “Uno di meno”, Oligo Editore

DOPO “IL PESCATORE DI LENIN” TORNA IN LIBRERIA CON UN THRILLER STORICO  AMBIENTATO A GENOVA

pagine 260, euro 16,90  

OLIGO EDITORE

«Armi perniciose… indegne di

essere maneggiate da soldati e persone

di honore».

(Grida del XVII secolo che vietava

l’uso del coltello genovese)

Era il più abile dei sicari, addestrato per annientare i nemici del Doge. Dall’ombra di un’altra identità, Grifo è fedele a un giuramento e torna a impugnare i suoi coltelli letali. Cosa si nasconde dietro la morte del Doge? Chi ricatta il Reggente?
Tra Cinquecento e Seicento, nello sfarzo dei palazzi e nell’ombra dei carrugi, in una Genova scossa da congiure e intrighi, Lorenzo Beccati ambienta un affascinante thriller storico capace di far respirare l’aria del passato e di provocare forti emozioni, catapultando il lettore in un mondo fatto di misteri, amori, tradimenti e disonore.

LORENZO BECCATI (Genova, 1955) è scrittore e autore televisivo. Ha collaborato a Drive in, Lupo Solitario, Paperissima e tuttora a Striscia la notizia. Ha all’attivo molti libri, soprattutto romanzi e thriller storici. Per Oligo ha pubblicato Il pescatore di Lenin (2021).
(www.lorenzobeccati.com)

Emmanuel Carrère “Yoga” recensione di Salvina Pizzuoli

“[…] ho cominciato a ricopiare e cucire insieme gli appunti a prima vista eterogenei […] Gli appunti sullo yoga, gli appunti sulla mia depressione e sul ricovero al Sainte-Anne […] Il lavoro di cucitura è il primo che bisogna affrontare quando si monta un film. In francese si chiama “orso” […] Nessuno che sia sano di mente può credere che ne verrà fuori qualcosa di guardabile – o di leggibile se si tratta di un libro […] A poco a poco quella specie di magma comincia a prendere forma, e spesso è una forma inaspettata”

Il testo si articola in due parti, la prima quando convinto di aver raggiunto “uno stato di meraviglia e serenità”, vuole dedicare un breve saggio “arguto e accattivante” alle pratiche che esercita da anni: lo yoga, la meditazione e il tai chi; la seconda quando scopre di non essere affatto nello stato che immaginava di aver raggiunto e prosegue invece con il racconto della sua malattia. Queste a grandi linee le tematiche di base, ma non è una cronaca sterile: il testo è pieno di vita, di incontri, di ricordi, di affettività e di amore, sotto ogni punto di vista. Se la prima parte, sebbene scandita dalla prosa piana, arguta e piacevole di Carrère, lascia perplessità nel lettore che non ne conosce il seguito, è proseguendo che si comprende.

“Sono stato accecato, come Paolo sulla via di Damasco, dall’evidenza che la mia autobiografia psichiatrica e il mio saggio sullo yoga erano lo stesso libro. Lo stesso libro, perché la patologia di cui soffro è la versione squinternata, parodistica, terrificante della grande legge dell’alternanza degli opposti di cui ho così sinceramente celebrato l’armonia una cinquantina di pagine fa. Dallo yin nasce lo yang dallo yang lo yin, e il saggio è colui che si abbandona alla corrente lasciandosi trasportare dolcemente da un polo all’altro. […] E sono sicuro che questo possa essere un buon libro, un libro necessario, in cui i due poli riusciranno a convivere: l’incessante aspirazione all’unità, alla luce, all’empatia e l’opposto, potente richiamo della divisione, della chiusura in sé, della disperazione. Questo tira e molla è più o meno la storia di tutti gli uomini, solo che in me è portato all’eccesso, è patologico, ma siccome sono uno scrittore posso farne qualcosa. Devo farne qualcosa”.

Interessante l’imperativo che l’autore si pone con lo sforzo linguistico che comporta raccontare l’orrore, il dolore di una paralizzante malattia psichica, di una depressione profonda, un racconto che si fa letteratura farcito com’è di pensieri e ricordi “vagabondi”, storie, momenti di una vita che può nuovamente aprirsi a nuove possibilità

“[…] la vita è bella. Non solo bella, ma bella. E trovo generoso da parte sua, se si considerano i miei conti in sospeso, avermi dato un’altra chance […] in questo momento della mia vita sono io e so che c’è la marina di Dufy ad attendermi, so che non riuscirò a sfuggirle, ma oggi me ne infischio, oggi sono pienamente felice di essere vivo” .

Giulietta Fabbo “L’albero di nespole”, PAV Edizioni

Riceviamo e volentieri segnaliamo

La sinossi

L’albero di nespole racconta la storia di una famiglia in un paesino del sud Italia, che, tra devastazione sociale e decisioni imponderabili, vede caratterizzare il destino dei suoi componenti. La speranza e l’amore però, riescono ad eludere il fato e a sopravvivere nonostante le miserie umane. Un libro che ripercorre, a cavallo della II guerra mondiale, gli avvenimenti che sconvolsero l’Italia, che determinarono la ripresa del bel Paese e nel quale gli eventi bellici e il boom economico prendono forma concreta nelle vite dei protagonisti.( da PAV Edizioni)

Dal Prologo

“La campana che annunciava mezzogiorno suonava da un po’, ma Ninetto continuava a giocare in giardino. La giornata era splendida e il caldo di agosto attanagliava l’ambiente limitando i movimenti delle persone. Ninetto e i suoi amici però sembravano non farci caso: da due ore giocavano alternando le corse alle partite di calcio. A lui piaceva fare il portiere anche perché, quando tutta la squadra attaccava e i compagni erano intenti e concentrati nel lato opposto del campo, poteva dare una sbirciatina alle merende ammucchiate insieme a mo’ di palo e strappare un boccone. Fin da piccolo aveva sempre avuto una gran fame e si era sempre dovuto ingegnare per soddisfarla. La guerra era finita da un po’, l’entusiasmo piano piano era andato scemando, il benessere tanto sbandierato dagli americani si faceva attendere e i problemi di tutti i giorni continuavano, soprattutto in una piccola comunità come quella di Prata. Il padre Giuseppe, insegnante elementare, si era come tutti lasciato travolgere dalla drammaticità degli eventi bellici era andato via via incupendosi, perdendo quella allegria e quella spontaneità che avevano caratterizzato la sua giovinezza. Proprio questa freschezza d’animo avevano fatto innamorare Teresa, donna semplice e pia, di famiglia povera e genuina, che aveva visto in Giuseppe l’amore della sua vita e contemporaneamente il mezzo per un riscatto sociale. Era una settimana che Teresa non faceva altro che piangere e Ninetto non capiva il motivo di tutto questo”.

Non immaginava neanche lontanamente che da lì a qualche giorno si sarebbe imbarcato alla volta dell’America.

Spigolature dal testo

 Una nave era pronta a salpare nel porto di Napoli, e lo avrebbe ricondotto in America. La sua vita era là. La sua famiglia lo amava, ma la sua vita era in America.

 Ma ora non era più il momento di attendere o di resistere alla forza di un destino che si imponeva. Ora era il momento di VIVERE, pienamente e consapevolmente, la sua vita.

    Era il momento di smettere di accettare e di subire le decisioni e di cominciare a SCEGLIERE in che modo vivere, in che direzione andare, quali strade percorrere. In America.

«O Maria Santissima Annunziata», riprese la voce sostenuta dell’angelo azzurro, mentre le corde lentamente venivano allentate e i due angeli venivano calati nel silenzio generale fino a raggiungere la stessa altezza della statua della Madonna, «un angelo è calato», e il braccio dell’angelo azzurro si allungava verso la statua della Madonna che contemporaneamente veniva avvicinata, «e un giglio ti ha portato!», concludeva la voce azzurra mentre scoppiava l’applauso commosso di tutta la popolazione. 

Nino faceva tante domande sulla madre e sul padre negli anni durante i quali non li aveva visti e spesso, inevitabilmente, tornava a chiedersi le ragioni della sua partenza, del suo allontanamento dalla famiglia. Perché? Era la domanda che lo aveva accompagnato per interi anni soprattutto, negli anni successivi al suo sbarco. Perché? Era la domanda che ritornava in questi anni finali della sua vita, come in un percorso circolare che torna alla fine nel punto dal quale si è originato. Perché? 

Delusioni, amarezze, frustrazioni, sfiducia erano stati spesso suoi compagni di viaggio, ma la gioia, la dolcezza, l’amore erano stati sentimenti vissuti così intensamente da rendere la sua vita, in ogni caso, degna di essere vissuta e goduta.

Brevi note biografiche

GIULIETTA FABBO nasce ad Avellino il 12 gennaio 1971. È laureata in Lettere Classiche e insegna Materie Letterarie, Latino e Greco presso il Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino. È sposata e ha due figli adolescenti. Appassionata di archeologia, ha pubblicato schede tecniche nel volume “NOTARCHIRICO 500.000 anni fa” a cura di M. Piperno (ed. OSANNA Venosa) e ha lavorato in qualità di archeologa preistorica presso la Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico Etnografico Pigorini di Roma e presso l’area archeologica US Navy di Gricignano di Aversa (CE).(da PAV Edizioni)

Valeria Montaldi “Il filo di luce” presentazione

Ducato di Milano 1447. È Margherita la protagonista di una storia esemplare che ha inizio durante i festeggiamenti per la morte dell’ultimo detestato Visconti. Il lettore la seguirà fino al 1487 nella Milano degli Sforza. Margherita è un’orfana, allevata da Tebalda che la fa prostituire nonostante la giovane età, è povera, è analfabeta ma un grande coraggio e la voglia di non arrendersi la spingeranno a fuggire e la sua vita prenderà un nuovo corso: impara a leggere, scrivere e a lavorare la seta, fino a diventare maestra nell’arte di questa lavorazione e guidare una delle più importanti manifatture tessili di Milano. Un romanzo storico denso di figure femminili e realmente esistete e frutto dell’immaginario.

“Valeria Montaldi, maestra del genere, firma un romanzo storico sorprendentemente attuale, una storia di riscatto e solidarietà sul palcoscenico di una Milano sforzesca che non è mai sembrata così viva. Una città dove è possibile che anche la più umile delle popolane diventi padrona della propria vita”.( da Rizzoli Libri)

Brevi note biografiche

Valeria Montaldi ha esordito nel 2001 con Il mercante di lana, cui sono seguiti Il signore del falco, Il monaco inglese, entrambi finalisti al Premio Bancarella, Il manoscritto dell’imperatore, La ribelle e La prigioniera del silenzio, tutti disponibili in BUR, La randagia e Il pane del diavolo. I suoi romanzi sono stati pubblicati anche in Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Grecia, Serbia, Ungheria, Brasile. Il suo sito è http://www.valeriamontaldi.it. (da Rizzoli Autori)

Marco Ghizzoni “VIOLINO. Luci e ombre di Stradivari”, Oligo Editore


Pagine 44, Euro: 12,00

 Oligo editore, Collana Piccola Biblioteca Oligo* 

Marco Ghizzoni, tra gli autori cremonesi più significativi della generazione anni ’80, offre un profilo insolito e a tratti oscuro del più grande liutaio di tutti i tempi – Antonio Stradivari – attivo a Cremona nel corso del XVIII secolo. La figura di Stradivari mantiene ancora oggi contorni sfumati e avvolti dal mistero: ad esempio, non si conoscono né il luogo né la data esatta della sua nascita, né tantomeno le cause della sua morte. I segreti intorno al grande liutaio hanno alimentato il mito con elementi inventati e leggendari, come quello inerente al presunto furto del suo cranio. Il testamento, scoperto solo nel 1999, racconta di un uomo autoritario, assai lontano dall’immagine romantica dell’artista sensibile e disinteressato, onnipresente nella vita privata degli undici figli e abilissimo negli affari, tanto da lasciare una grande eredità che – ironia della sorte – sarà la causa principale della dispersione dei suoi capolavori.

Scrive l’Autore: «ho voluto raccontare il violino, strumento principe della mia città – Cremona – e di conseguenza Antonio Stradivari, il più grande liutaio di tutti i tempi nonché figura misteriosa, enigmatica, affascinante e poco conosciuta.»

MARCO GHIZZONI è nato a Cremona, dove vive, nel 1983. Ha pubblicato romanzi con Guanda e con Tea, Per Oligo Editore ha pubblicato Il muro sottile. Dieci racconti (2020) la sua prima raccolta di racconti. Quando non scrive, lavora nel settore commerciale di una multinazionale tedesca.


*Della stessa collana: Luigi Mascheroni, Libri. Non danno la felicità (tanto meno a chi non li legge); Roberto Piumini, Teatro/Poesia; Stefano L’Occaso, L’Architetto. Breve storia di una parola dall’antichità al Rinascimento.

Marco Consentino e Domenico Dodaro “Madame Vitti” presentazione

Madame Vitti, un romanzo a quattro mani da una storia vera, di Marco Consentino e Domenico Dodaro, pubblicato da Sellerio.

Gli autori raccontano la storia di Maria Caira, di suo marito Cesare Vitti, insieme alle due sorelle e al fratello Antonio e una cugina, partiti alla fine dell’Ottocento da Atina con destinazione Parigi dove iniziano a posare per gli artisti. Ma già due anni dopo Maria fonderà l’ Académie Vitti aperta solo alle donne e con insegnati illustri, vi insegnò anche Paul Gauguin, con una particolarità: qui posano dal vero i modelli, fino ad allora era infatti possibile per le artiste studiare e riproporre il nudo maschile solo da modelli cartacei. La storica sede, situata in Montpanasse, 49 Boulevard Montparnasse Paris, il quartiere che diverrà simbolo dell’arte a livello mondiale, che vent’anni dopo sarà aperta anche agli artisti di sesso maschile, fu operativa dal 1889 fino al 1914 allo scoppio della Prima guerra mondiale, quando i Caira decideranno di rientrare in Ciociaria.

Si deve a Cesare Erario, discendente della famiglia Caira-Vitti, la fondazione del Museo ad Atina (Frosinone), aperto al pubblico dal 2013, in cui sono conservati tutti i materiali dell’Académie Vitti: schizzi e disegni di nudo, fotografie di modelli in costume, cartoline postali, quadri, foto di famiglia e d’atelier. Due anni dopo, nel 2015, i due discendenti, Erario ed Eugenio Beranger, hanno dato alle stampe “Académie Vitti, 49 Boulevard Montparnasse, Paris”, volume in cui si ricostruiva su base documentaria la storia dell’Académie, testo tra le fonti principali degli autori del romanzo.

“Madame Vitti riscopre una storia vera e dimenticata in un romanzo dalla scrittura fortemente visiva; è il racconto di una donna che ha lottato con sfrontatezza per realizzarsi, conquistando ammirazione e disprezzo, vittorie e cicatrici profonde”.( dal Catalogo Sellerio Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Marco Consentino e Domenico Dodaro hanno scritto  Madame Vitti (2022). I due, insieme con Luigi Panella, sono autori anche del romanzo I fantasmi dell’Impero (Sellerio 2017), accolto come un caso letterario, Premio Selezione Bancarella 2018.

Walter Veltroni “La scelta”, presentazione

Roma, 19 – 26 luglio 1943, una pagina della storia recente: il bombardamento nel quartiere San Lorenzo e l’arresto di Mussolini, la fine di un’epoca segnata dalle decisioni di pochi, come sempre accade in dittatura. Una famiglia di un quartiere popolare affronta la nuova realtà con le scelte di ciascuno in un momento difficile.

Ascenzo De Dominicis, il capofamiglia, fascista convinto e sincero, usciere dell’Agenzia di stampa Stefani di cui Morgagni è il gestore, un fascista nella cui propaganda di regime ha creduto.

Cosa accade quando il mondo che ti dava fiducia e affidamento si sgretola? Come reagisce un uomo di fronte al crollo di una convinzione e del suo ruolo di capofamiglia?

E il lettore seguirà i quattro membri della famiglia, la moglie, la figlia adolescente, il figlio che si ribellerà al padre anche in modo plateale e che aderirà alle forze antifasciste.

La scelta di Ascenzo e la scelta di tutti gli altri componenti in una Roma che vede letteralmente i più “spogliarsi” degli abiti e degli intenti di adesione ad un mondo ormai alla fine per abbracciarne di nuovi.

“A San Lorenzo piovono bombe. Mentre il mondo di prima scompare, ogni membro della famiglia De Dominicis deve fare i conti con un presente che scaglia l’uno contro l’altro. In sei giorni Roma è bombardata dagli Alleati e Mussolini cade. La Storia corre veloce e mette tutti con le spalle al muro. È, in ogni casa italiana, il momento della scelta. Walter Veltroni racconta di generazioni diverse che, ieri come oggi, devono ricominciare a parlarsi. Perché solo quando i figli affrontano i padri, e i padri, almeno per un attimo, si ricordano di essere stati figli, è possibile lasciarsi il buio alle spalle, aprire porte e finestre al futuro”. (da Rizzoli Libri)

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri: la trilogia con il commissario Buonvino

“Assassinio a Villa Borghese”

“Buonvino e il caso del bambino scomparso”

“C’è un cadavere al Bioparco”