Edgar Allan Poe “Una discesa nel Maelström” presentazione dell’edizione curata e tradotta da Alessandro Ferrini

Una discesa nel Maelström è un racconto del terrore scritto da Poe tra il 1833 e il 1841 nel quale l’autore finge di riportare la narrazione di un pescatore norvegese sopravvissuto alla terribile tempesta e miracolosamente uscito vivo dal gorgo del Maelström, un fenomeno naturale causato dalle maree che entrando e fuoriuscendo da passaggi stretti in prossimità dei fiordi norvegesi provocano onde anomale e pericolosissimi vortici. Il luogo si trova lungo le coste atlantiche della Norvegia in prossimità delle isole Lofoten; qui, due volte al giorno il flusso e il riflusso delle maree che si scontrano nell’angusto e poco profondo stretto davanti all’isolotto di Mosken genera una corrente impetuosa con onde e vortici del diametro di 40-50 metri. Poe conosceva il fenomeno non direttamente ma attraverso letture e racconti e pertanto la scenografia che descrive non può essere considerata come una descrizione naturalistica ma piuttosto come trasposizione fantastico – allegorica delle vicende umane.

Dall’Introduzione

Così Charles Baudelaire nel 1854 nella prefazione ai “Racconti” di Edgar Allan Poe:
Recentemente venne condotto davanti ai nostri tribunali un disgraziato che aveva la fronte marcata con
un insolito e singolare tatuaggio: ‘Senza fortuna!’. Aveva cosi sopra gli occhi l’etichetta della propria
esistenza, come un libro il proprio titolo, e il processo dimostrò che la bizzarra scritta era spietatamente
vera.
Nella storia della letteratura si trovano analoghi destini, vere e proprie dannazioni, uomini che portano
la parola scarogna scritta in caratteri misteriosi tra le rughe sinuose della fronte. L’angelo cieco
dell’espiazione si è impossessato di loro e li fustiga con tutte le sue forze ad edificazione degli altri.
Inutilmente la loro esistenza manifesta talento, virtù, amabilità; la Società riserba loro un particolare
anatema, e li accusa delle infermità che la sua stessa persecuzione ha loro attribuito.
Che cosa non ha tentato Hoffmann per placare il destino, e Balzac per implorare la fortuna?
[…]
Triste tragedia la vita di Edgar Poe. La sua morte un orribile finale, reso più orribile dalla volgarità.
Da tutti i documenti da me letti, ho tratto la convinzione che gli Stati Uniti furono per Poe soltanto una
vasta prigione: egli la percorreva con l’agitazione febbrile di un essere nato per respirare in un mondo più
profumato di quell’immensa barbarie illuminata a gas. La sua vita interiore di poeta o anche di
ubriacone, era un continuo tentativo di sfuggire l’influenza di questa atmosfera irritante.
[…]

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Benjamín Labatut “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” presentazione da Libri Panorama e da CasaLettori

La presentazione di Luca Martini da Libri Panorama

E anche su

CasaLettori

Dal RISVOLTO (Da Adelphi Editore)

C’è chi si indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir. C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon. E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova. Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare. È la via che ha preferito Benjamín Labatut in questo singolarissimo e appassionante libro, ricostruendo alcune scene che hanno deciso la nascita della scienza moderna. Ma, soprattutto, offrendoci un meraviglioso intrico di racconti, e lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.

Hervé Le Tellier “L’anomalia”presentazione

L’anomalia, vincitore nel dicembre del 2020 del Premio più prestigioso in Francia, il Goncour, è un romanzo che anche prima dell’assegnazione, era stato pubblicato in agosto in Francia, aveva avuto un grande successo che lo stesso autore definisce inaspettato.

È merito del titolo, della tematica che affronta o perché è scritto seguendo le regole dell’ OuLiPo*?( Opificio di letteratura potenziale»)

La tematica è terrificante e nello stesso tempo ha il fascino di ciò che potrebbe essere: la volontà dello scrittore era quella, come afferma in una recente intervista (La Lettura Il Corriere del 14 marzo 2021), di mettere una serie di persone davanti a sé stesse e pertanto il romanzo presenta una grande varietà di personaggi di diversi paesi del mondo.

Come riuscirci? Un volo internazionale Parigi-New York con 243 passeggeri a bordo. Durante la traversata l’aereo s’imbatte in una forte turbolenza e per pochi minuti, che sembrano determinare la catastrofe, i passeggeri sono in balia di turbini e precipitazioni, ma grazie all’abilità del pilota riescono ad atterrare: non una ma ben due volte.

Come si spiega?

E se vivessimo dentro una simulazione digitale che per errore o per una variante ci raddoppiasse?

E così due aerei, due equipaggi identici, due realtà “vere” entrambe per ciascuno dei protagonisti e ciascuna con il proprio percorso.

Una teoria perfetta, formulata dal filosofo svedese Nick Bostrom, e utilizzata dallo scrittore perché ciascuno dei personaggi potesse “affrontare la questione del doppio”.

E se ciò potesse non bastare ecco entrare in opera lo “stile” compositivo: a ognuno dei personaggi uno stile diverso.

Da La nave di Teseo Editore

Nel marzo 2021, un Boeing 787 di Air France in volo da Parigi a New York incappa in una grande turbolenza prima di atterrare. Tre mesi dopo lo stesso aereo, con gli stessi passeggeri e un identico equipaggio, ricontatta i controllori di volo dell’aeroporto JFK. L’inspiegabile duplicazione preoccupa CIA, FBI e gli alti comandi dell’esercito, che dirottano l’aereo in una base militare. Le indagini degli Stati Uniti e delle altre potenze scatenano una caccia all’uomo planetaria per rintracciare i misteriosi doppi di tutte le persone a bordo. Ma durante quei tre mesi fatali, le vite di alcuni di loro sono cambiate per sempre: chi ha combattuto un male incurabile, chi ha raggiunto il successo soltanto dopo un gesto estremo, chi ha trovato l’amore e chi si è lasciato per sempre, chi ha finalmente affrontato le sue bugie. Tutti credevano di avere una vita segreta. Nessuno immaginava fino a che punto fosse vero.
In un romanzo imprevedibile – dove la letteratura sfida la logica, la scienza, tutto quello in cui crediamo – Hervé Le Tellier racconta la verità e i suoi inganni, alla ricerca dell’anomalia nascosta che può sfiorare la vita di ognuno di noi. Traduzione di Anna D’Elia.

e anche

Brevi note biografiche

Hervé Le Tellier è autore di romanzi, saggi e poesie e dal 2019 è presidente dell’Oulipo*. Con L’anomalia, in corso di traduzione in 34 lingue, ha vinto il premio Goncourt 2020. È stato inoltre finalista al Prix Renaudot e al Prix Goncourt des Lycéens, e selezionato da Prix Médicis, Prix Décembre e Prix Wepler.

Per saperne di più

*L’Oulipo: la creazione letteraria tra gioco e matematica

Il romanzo vincitore del Goncourt del 2019: Jean-Paul Dubois “Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo”

Haruki Murakami “Prima persona singolare”, presentazione

Haruki Murakami “Prima persona singolare”

Otto racconti in prima persona singolare, come recita il titolo della raccolta e quello dell’ultimo, inedito, gli altri sono apparsi tra il 2018 e il 2020 su alcune riviste letterarie.

“Pare proprio che, con la raggiunta maturità anagrafica e artistica, Murakami Haruki abbia deciso di puntare il telescopio della sua arte verso l’interno, verso quella «prima persona singolare» che nelle opere precedenti restava nell’ombra. E per farlo ci regala otto racconti in cui dice «io», otto gemme che anche quando sconfinano nei mari del fantastico non rinunciano alla sincerità, al calore della confessione, all’emozione di un cuore per la prima volta messo a nudo” ( da Einaudi Editore)

Temi che percorrono ricordi di giovinezza, come in “Su un cuscino di pietra” in cui racconta di sé diciannovenne e di una donna di cui non rammenta né il nome né il viso o tra reale e immaginario come l’incontro con una scimmia parlate con cui il protagonista s’intratterrà a discorrere, come si fa con i vecchi amici, dell’amore.

E anche:

la recensione di Annachiara Sacchi su Il Corriere Cultura

e su mangialibri le recensioni alle opere dell’autore

Nadia Fusini “Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre” presentazione

Nadia Fusini, saggista e studiosa di letteratura inglese comparata, è anche autrice di varie opere di narrativa. Con Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre, pubblicato da Einaudi nel corrente anno, torna alla saggistica con un’opera dedicata all’amore, come si legge nella ouverture “convocando a madrine le donne – sì, le donne, alle quali Dante attribuisce uno spontaneo «intelletto d’amore»” aggiunge. Non è nuova a parlare d’amore anche in pagine di narrativa: ricordiamo il bel romanzo epistolare “L’amore necessario” o nel più recente “Maria” in cui l’amore fa male.

L’autrice accompagnerà il lettore “nelle tragedie e nelle commedie di Shakespeare come fossero scene della vita, anche se è consapevole nello stesso istante di vivere la gioia della letteratura, senza sosta dentro e fuori dagli intrecci e dalle trame per vedere che ne fa la letteratura della vita” (dalla presentazione del saggio dal Catalogo Einaudi)

Le sventure della giovanissima Giulietta, di Ofelia, l’incolpevolezza di Desdemona, la bisbetica Caterina fino ai protagonisti de “La dodicesima notte”, i due gemelli Viola e Sebastian, dove il tema dell’equivoco e della finzione si rendono più evidenti nel racconto di Shakespeare e al suo modo di concepire maschile e femminile all’alba dell’età moderna.

“Forse aiutati in parte dal fatto che a teatro i ruoli femminili dovessero essere interpretati da giovani attori, forse per l’usanza del cross-dressing che imperversava nella Londra dell’epoca, la mente e il corpo di Shakespeare ci parlano di un corpo d’amore che non è «né femmina, né maschio, ma femmina e maschio insieme», ci dicono che «per vivere, che è la stessa cosa che amare, bisogna disobbedire», che le donne vivono «l’avventura eroica di amare in una concezione paritaria della differenza». Ci parlano insomma dell’«ambiguità scandalosa dell’amore»” (dalla presentazione del saggio dal Catalogo Einaudi)

Della stessa autrice:

“Maria”

Tre presentazioni in breve: Boccardi, Carlini, Galzerano.

Luciana Boccardi La signorina Crovato

Luciana Boccardi, veneziana, esordisce nella narrativa con un memoir dopo una lunga carriera nel giornalismo di moda e sulle pagine del Gazzettino.

Si apre a pochi anni dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e sin dalla prima pagina si accenna alla “disgrazia” che aveva colpito la famiglia: Primo giorno delle elementari. Anno 1938. Stavo per compiere sei anni: ero appena tornata dalla campagna dove mi avevano mandato quando era accaduta “la disgrazia” e dove ero rimasta molto a lungo senza quasi mai vedere nessuno della mia famiglia, che pensavo mi avesse abbandonata.

“Un racconto di formazione irripetibile, tratto da una storia vera.

Ha tre anni e mezzo, Luciana, quando la “disgrazia” colpisce la sua famiglia. È il 1936 e Venezia è ancora una città dove la gente si saluta per strada, una città vivace, piena di botteghe, di piccoli artigiani e professionisti. Il suo adorato papà, clarinettista, ateo e antifascista, non può più provvedere alla famiglia e la mamma è costretta ad arrangiarsi: per lei è l’inizio di una lunga serie di vicissitudini segnate dal continuo assillo della miseria. Luciana le attraversa tutte, con pazienza, senza mai perdere la gioia di vivere e la curiosità che la rendono tanto unica e speciale. Nel frattempo, impara mille mestieri. […] Di notte, intanto, si esercita come dattilografa, nella speranza di trovare un posto fisso: e quando, finalmente, il suo sogno si avvera, un mondo nuovo le si apre davanti, meraviglioso e inaspettato.
[…] Sospeso tra finzione e realtà, La signorina Crovato è la storia di un’infanzia rubata e dell’incredibile capacità di resistenza di uno spirito libero, narrata con un atteggiamento lucido e brillante e un piglio davvero inconfondibile”.(Dal Catalogo Fazi Editore)

Alessandro Carlini Gli sciacalli, Newton Compton Editori

Candidato al Premio Strega, proposto da Paolo Ruffilli.

Carlini, giornalista e scrittore, ha esordito con “Partigiano in camicia nera” con cui ha vinto il Premio città di Como e il Premio Carver.

Il giallo è ambientato a Ferrara nel 1945.

Aldo Marano, sostituto procuratore, indaga su una serie di morti e su un’automobile nera 1100 cui si legano le vittime, prevalentemente di ceto abbiente e con simpatie fasciste. Omicidi e vendette.

La trama è sorretta da un’ampia documentazione storica

Giuseppe Galzerano, scrittore ed editore, ricostruisce nel libro Salsedo, l’anarchico “suicidato” dalla polizia americana, la tragica fine dell’anarchico sospettato di appartenere a un’organizzazione che da mesi compiva attentati dinamitardi. Un ponderoso volume in cui l’autore ricostruisce con un’ampia documentazione e ricerca la vita dell’anarchico siciliano che nel 1920, quando negli USA si era diffuso il timore rosso e la conseguente caccia ai rivoltosi, nella notte del 3 maggio volò giù dal quattordicesimo piano del Park Row Building di New York che ospitava il dipartimento di giustizia e l’FBI. Una morte oscura che precedette l’arresto di Sacco e Vanzetti la cui estraneità fu riconosciuta postuma.

Per saperne di più l’articolo su Il Corriere on line “Andrea Salsedo vita e morte di un anarchico italiano a New York”

Patricia Cornwell “Spin” presentazione

Continua con Spin la serie cominciata con Quantum il romanzo in cui esordisce la nuova protagonista, il capitano Calli Chase, giovane e preparata, pilota della Space Force, ingegnere aerospaziale e investigatrice, un James Bond al femminile ma più in linea con i tempi e quindi più hi-tech, come afferma la stessa autrice in una recente intervista ( La Lettura, Il Corriere, 7 Marzo ).

L’altra protagonista di una lunga e fortunata serie, il medico legale Kay Scarpetta, comparsa per la prima volta in Postmortem (1990) , ha successivamente occupato le pagine di ben ventiquattro romanzi in cui ha affrontato vari casi di omicidio: è stato il bisogno di concentrarsi su qualcosa di nuovo che ha spinto Patricia Cornwell, come lei stessa dichiara, ad aprire al futuro i suoi testi che costruisce sempre su attività di ricerca e di esplorazioni sul campo.

Se nel primo caso si documentava presso il dipartimento che indaga sulle morti violente o sospette basandosi anche sull’esperienza di lavoro svolto come analista informatico all’Istituto di Medicina legale di Richmond in Virginia, in questo secondo percorso le visite a diversi campus della Nasa salendo anche su simulatori sono state esperienze importanti per entrare nei panni del nuovo personaggio.

La sinossi da Mondadori Editore

In questo nuovo romanzo il capitano Calli Chase è coinvolta in una lotta contro il tempo per sventare un terribile complotto che tiene in bilico il destino dell’umanità. All’indomani del fallimentare lancio di un razzo della NASA, il capitano Calli Chase si ritrova faccia a faccia con la sua gemella scomparsa da tempo, e con l’inquietante interrogativo di chi sia davvero. Adesso che il programma top secret avviato anni prima ha incontrato un ostacolo inaspettato, solo Calli può reindirizzarne il corso e risolvere la situazione. Aiutata da tecnologie all’avanguardia, l’investigatrice scienziata della NASA e pilota della Space Force dovrà a ogni costo scoprire l’anello mancante che lega il sabotaggio del razzo a quello che le sta accadendo. Una ricerca che qualcuno sembra intenzionato a fermare a ogni costo. Dalla NASA alla fattoria della famiglia Chase, dalla Casa Bianca alle lontane orbite spaziali, Calli deve misurarsi con un avversario astuto e spietato. Come in una pericolosa partita a scacchi planetaria, una sola mossa sbagliata rischia di scatenare conseguenze catastrofiche che si estenderanno ben oltre i confini della Terra

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Due saggi per capire i numeri e il loro linguaggio: Andrew C.A. Elliott e Vaclav Smil, presentazione

Andrew C.A. Elliott “È grande questo numero?”

È grande questo numero? è un testo/racconto, non propriamente e non solamente un saggio, che guida il lettore a capire il linguaggio dei numeri. Un po’ storia, un po’ curiosità e un po’ esemplificazioni che permettono al lettore di appropriarsi di quell’alfabetizzazione che l’autore considera fondamentale per una comprensione intuitiva dei numeri: attraverso esempi che prendono spunto dall’ esperienza quotidiana e dalle curiosità spicciole sui numeri, dai più semplici da gestire fino al calcolo combinatorio, i cui procedimenti sono utili in tutti i campi della matematica e nel calcolo delle probabilità. Non solo quindi curiosità, ma soprattutto pagine che permettano al lettore riflessioni sull’importanza di diventare alfabetizzati in modo semplice attraverso il piacere della lettura, con molti esempi sull’utilizzo dei numeri nella quotidianità e come le stesse competenze si possano estendere fino a includere i numeri “grandi” propri di contesti come la scienza, la politica e lo stesso universo, . Il testo è corredato da 30 figure in bianco e nero e 40 tabelle.

Andrew C.A. Elliott

Andrew C.A. Elliott ha studiato Statistica e scienze attuariali all’Università di Città del Capo. Si è poi trasferito nel Regno Unito per applicare le sue conoscenze al mondo della finanza. Frustrato dal modo in cui le informazioni quantitative venivano presentate nel dibattitto pubblico, nel 2016 ha lanciato Is That a Big Number?, un progetto per promuovere l’alfabetismo numerico. Nelle nostre edizioni ha pubblicato È grande questo numero? (2021).(notizie biografiche tratte da Raffaello Cortina Editore)

Vaclav Smil  “I numeri non mentono. Brevi storie per capire il mondo”

Spaziano dai campi più disparati, energia, popolazione, cibo e ambiente, senza sorvolare su cosa rende felici le popolazioni, con indagini quindi a tutto campo, in settantuno brevi storie l’autore risponde utilizzando i numeri e le risposte che essi veicolano. Alcune saranno spiacevoli e altre smentiscono quanto più comunemente si pensa. 71 capitoli brevi per scoprire aspetti inaspettati del nostro mondo.

“Quanto e perché è cresciuta l’altezza media della popolazione? Perché le auto elettriche non sono così risolutive quanto supponiamo? Mangiamo più pollo o più maiale, e perché? Che cos’è che rende felice la gente? Perché i vaccini sono il miglior investimento possibile? L’aspettativa di vita è arrivata al suo apice? Utilizzando dati, statistiche, studi scientifici internazionali, e spaziando tra i temi più disparati – dalla fertilità ai rifiuti, dall’alimentazione alla tecnologia, dai trasporti alla medicina – Vaclav Smil smonta certezze assodate, ribalta luoghi comuni e getta luce su aspetti meno noti della realtà. E ci invita, mescolando storia, scienza e grande arguzia, a sfidare le narrazioni più diffuse e a interrogarci su ciò che riteniamo vero in questi tempi significativi. Un libro affascinante, insolito e piú che mai attuale, scritto da quello che il «Guardian» ha definito «uno dei più grandi pensatori al mondo». (Dal Catalogo Einaudi Editore)

Brevi note biografiche

Vaclav Smil è professore emerito presso la facoltà di Scienze ambientali dell’Università di Manitoba a Winnipeg, Canada. Ha scritto oltre 40 libri e quasi 500 articoli su energia, ambiente e tecnologia. Nel 2010 è stato nominato dalla rivista «Foreign Policy» come uno dei 100 migliori pensatori globali e nel 2014 è diventato membro dell’Ordine del Canada. Per Einaudi ha pubblicato I numeri non mentono. Brevi storie per capire il mondo (2021).

Michele Ainis “Disordini” presentazione

Ancora un nuovo candidato al Premio Strega, inserito nella lista nell’ultimo scorcio di tempo disponibile, scaduto il 5 marzo; il concorso raggiunge quest’anno un numero record di candidati con ben 62 romanzi.

“Disordini” di Michele Ainis, costituzionalista tra i più conosciuti e non nuovo alla narrativa, pubblicato dalla Nave di Teseo e presentato da Sabino Cassese.

Il protagonista, Oscar, è un professore associato di Giurisprudenza a Roma; viene colpito da una ben strana metamorfosi che si comporta come una malattia infettiva tanto che in seguito molti altri ne saranno affetti: una mattina si alza e scopre di non avere più la sua solita faccia. La rivelazione è forte e, dopo una serie di non riconoscimenti negli ambienti frequentati normalmente, decide di prendersi una vacanza, scegliendo una località di provincia frequentata da ragazzo. Il suo è un cambiamento di “facciata” è mutata la sua parte visibile, quella più esterna ed esteriore e per di più in meglio.

“Nel racconto, che nasconde molti risvolti e sorprese, si intrecciano una riflessione eraclitea sul mutamento prodotto dal tempo sull’uomo e un apologo sul disordine che sembra dominare il presente. Stendhal ha distinto il raccontare narrativamente dal raccontare filosoficamente. Ainis, alla terza prova con il genere, sa raccontare narrativamente una vicenda che nasconde una più profonda narrazione filosofica” (dalla motivazione alla presentazione di Sabino Cassese)

Da La nave di Teseo Editore

Michele Ainis costruisce un romanzo immaginifico, con una storia che è insieme una metafora del tempo in cui viviamo. E accompagna Oscar in un viaggio letterario tra fughe d’amore e nostalgie profonde, tra smarrimenti individuali e crisi generali, tra regole assurde e libertà promesse, in un mondo a sua volta assurdo, eppure così simile alla nostra realtà.

Michele Ainis è fra i più noti costituzionalisti italiani. Scrive su “Repubblica” e su “L’Espresso”. Dal 2016 è membro dell’Antitrust. Fra i suoi ultimi volumi: Privilegium (2012), Le parole della Costituzione (2014), La piccola eguaglianza (2015), L’umor nero (2015). Per la nave di Teseo ha pubblicato il saggio La Costituzione e la Bellezza (con Vittorio Sgarbi, 2016) e il romanzo Risa (2018).

Marcello Simoni “Angeli e diavoli. L’obbedienza e la ribellione” recensione di Salvina Pizzuoli

Marcello Simoni, conosciuto per i suo thriller storici, torna in libreria con un saggio su due entità che sono molto presenti nel nostro quotidiano per modi di dire e immaginario e, come scrive nel primo capitolo, angeli e diavoli entrano in gioco ogni qualvolta ci imbattiamo in esempi di bene e di male, di virtù e di peccato, di obbedienza e di ribellione, alla stregua di figure, o maschere, utilizzate dal nostro pensiero per interpretare la realtà secondo uno schema dualistico.

Interessante e illustrato dallo stesso autore riproducendo dagli originali, il testo non vuole essere, come scrive Simoni, una guida, un trattato teologico e men che meno un saggio accademico. È piuttosto uno zibaldone, una sorta di bottega d’antiquariato […] Sentitevi quindi liberi di entrare e dare una sbirciata tra gli scaffali […]

Una visita guidata, aggiungerei, ricca di curiosità, storia e sacra e profana, leggende, misteri su due figure che, sfidando la polvere del tempo che tutto cela, sono arrivate fino a noi occupando molti spazi mentali e remore psicologiche, figure infatti tra le più travisate, e non solo ad opera dei millenni trascorsi.

Ma torniamo agli angeli, ai Karibu dai corpi di leone, ai serafini dai volti di fuoco. Torniamo alla mansuetudine con cui, sotto il calamo dei padri della Bibbia e poi dei teologi medievali, queste creature superne si piegano alla volontà dell’unico Dio, al punto di trovarsi ascritte nell’opera della sua creazione. Si prova quasi disagio di fronte a questo paganesimo addomesticato, castrato, smitizzato eppure sopravvissuto negli interstizi della cultura umana millenni.

E così, guidandoci in un viaggio tra Gerusalemme e Atene e la Frigia, e nell’antica Ugarit o a Costantinopoli, leggendo passi da Agostino, ma anche del sommo poeta Dante, o monumenti o iscrizioni, l’autore con semplicità e leggerezza ci accompagna dentro un dedalo intricato e difficile di scritti, memorie e vetuste testimonianze.

Dal Catalogo Einaudi Editore

Eterni simboli del bene e del male, rappresentazioni della virtù e del peccato, angeli e diavoli sono i contrappesi della bilancia che tiene in equilibrio la Creazione. Nell’immaginario comune, gli uni sono vestiti di luce e associati alle sfere celesti, gli altri avvolti di caligine e legati al mondo sublunare; i primi votati all’obbedienza, i secondi alla ribellione. Tuttavia non è sempre così, talvolta le loro caratteristiche sembrano quasi scambiarsi, sollevando profondi interrogativi. È più ribelle Satana, che rese il genere umano consapevole di sé attraverso il peccato originale, oppure l’arcangelo Michele, a un certo punto divenuto «quasi Dio»? È più obbediente l’angelo che svelò a Nicolas Flamel i segreti dell’alchimia o il diavolo che fece l’accordo con Teofilo? Da un lato l’ineffabilità della grazia, dall’altro l’odore dello zolfo: una sfida che appassiona l’uomo fin dalla notte dei tempi. Simoni ce la racconta, e la illustra con i suoi disegni.

Dello stesso autore

Il segreto del mercante di libri