Una favola, indica il titolo, e per questo la immaginiamo rivolta in particolare ai più giovani e non solo, a parer mio: Favola del castello senza tempo, come spiega Nadia Terranova nell’interessante premessa, fu richiesta a Bufalino per una collana dal titolo molto simile che avrebbe contenuto gli scritti di vari autori. Il protagonista è il giovane Dino che segue una farfalla, molto particolare, ammaliato dall’animale: “dall’ali gialle, dall’addome ugualmente giallo ma striato di anelli neri, dal dorso bruno, dove s’intravedeva il disegno d’un capo d’uomo, privo d’occhi, di labbra e di naso”. Compito del giovane, avendone tutti i requisiti, giovinezza coraggio e innocenza, sarà quello di liberare gli abitanti del castello da un’incredibile malia che li rende prigionieri del Tempo. Ma nel racconto ritornano, espresse in modo leggero, le tematiche bufaliniane e l’autore lo fa con una grazia speciale, incedendo nel racconto con passo onirico, attraversando prismatici paesaggi, sfiorando o spalancando una molteplicità di simboli.( la citazione è tratta dalla premessa di Nadia Terranova)
In omaggio al grande scrittore siciliano, nel centenario della nascita, oggi Bompiani la riedita corredandola delle illustrazioni di Lucia Scuderi che, come scrive la Terranova, ha trovato il modo di illustrarla dalla prospettiva di Dino indossando il suo sguardo, sovrapponendosi ai suoi occhi

Dino insegue una farfalla gialla e nera che porta un teschio sul dorso e si addentra in un bosco nero: riesce a serrarla nel pugno ed è allora, quando l’ha catturata e sta per destinarla alla prigionia di una piccola scatola, che la sente parlare. La farfalla si chiama Atropo, appartiene alla Notte e gli racconta del Castello Senza Tempo […]