
Nella storia del libro un elemento fondamentale e decisivo fu l’invenzione di macchine e l’utilizzo di sostanze chimiche capaci di ottenere un foglio di carta in tempi brevi e a prezzi competitivi. La lavorazione prima del XVII secolo era infatti lunga e specialistica.
La storia della carta si perde in tempi e luoghi lontani, pare infatti sia nata in Cina intorno al I secolo d.C. impiegando il gelso e altri vegetali. Furono poi gli Arabi a diffonderne la lavorazione in occidente e nei territori da loro occupati aggiungendo come materia prima il cotone e gli stracci. In Occidente vennero prevalentemente utilizzati gli stracci di lino, cotone, canapa, ma anche le piante da cui avevano origine i tessuti indicati con un ciclo di lavorazione di molte fasi: la sbattitura per liberarli dalla polvere e dal fango, la lavatura e la liscivatura per ammorbidirli e sbiancarli, quindi l’asciugatura. Successivamente venivano tagliati a strisce e posti nel marcitoio, una vasca piena d’acqua e lasciati marcire per varie settimane. A questo punto la pasta ottenuta veniva triturata con i magli azionati da una ruota idraulica o a mano.

Posta quindi in un tino, nasceva finalmente il foglio immergendovi la cosiddetta “forma”, un’intelaiatura rettangolare con un piano filtrante costituito da sottilissimi fili di ottone detti vergelle, vicinissimi tra loro, paralleli al lato maggiore che incrociano quelli più grossi e distanziati detti filoni. Dopo un’operazione velocissima affidata a esperti il foglio appena formato veniva rovesciato su un feltro e coperto con un altro: aveva inizio la fase dell’asciugatura che si completava stendendo i fogli per un’asciugatura completa. La fase successiva era la collatura, operazione necessaria per rendere la carta impermeabile all’inchiostro.
Da quanto detto si comprende quanto potesse essere costoso, in tempi precedenti l’uso delle macchine e delle sostanze chimiche, il processo di formazione della carta. Alcune date, tipi di carta e nuove materie prime:
Alla fine del XVIII secolo Louis Nicolas Robert realizzò la prima macchina detta continua che produceva un foglio lungo 60 centimetri. Solo alla fine del XVIII secolo si utilizzò una fitta rete metallica che eliminava vergelle e filoni, ottenendo la carta detta velina che non recava alcun segno di vergatura. Alle materie prime già utilizzate, nel primo trentennio dell’Ottocento, fu aggiunta la paglia e il legno. Fu proprio con le nuove tecniche per la lavorazione delle fibre vegetali ottenute dagli alberi che il prezzo della carta si abbassò notevolmente divenendo un prodotto di largo consumo.

L’elenco e le caratteristiche dei diversi tipi di carta riempiono le colonne dei dizionari bibliofili.
Solo per citarne alcune:
La più resistente e pregiata, quella detta a mano fatta di stracci o di pura cellulosa;
la cartapecora o pergamena vegetale, molto simile alla pergamena per resistenza e impermeabilità; fu fabbricata intorno alla metà del XIX secolo in Francia;
marmorizzata che imita l’effetto del marmo; si ottiene mettendo a contatto il foglio in una vasca con soluzione gommosa e densa nella quale sono stati spruzzati con la spazzola spruzzatrice diversi colori, poi sparsi sulla superficie con pettini fino ad ottenere l’effetto desiderato;
di Fabriano ottenuta dagli stracci finemente lavorati;
di paglia dal colore tendente al giallo, molto fragile perché ottenuta da paglia proveniente da cereali
marezzata ottenuta con un procedimento simile alla marmorizzata da cui si distingue per il disegno ad andamento ondulato;
di riso bianca sericea, si ottiene dal midollo della Arialia Papyrifera; è fabbricata in Cina;
satinata o calandrata si ottiene per mezzo della pressione esercitata da due cilindri rivestiti di carta attraverso cui passa.
S.P.
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