Sia come lettori che come scrittori restiamo molto coinvolti dalla impostazione grafica esterna al libro e al testo che contiene, compendiato o meno, in alcuni casi solo evocato, in quella che chiamiamo “copertina”. Oggi diamo per scontato che rivesta e racchiuda il testo non solo che lo protegga, come era nei tempi dei tempi per i primi volumi (gli incunaboli), intorno a XV secolo, che non avevano copertina ma una pagina a protezione che veniva gettata dopo che il libro era stato rilegato. Oggi non potremmo immaginare un libro senza, ci apparirebbe come spogliato, nudo, senza una veste che lo contraddistingua.
Ma cosa rappresenta la copertina?

Vediamola con gli occhi dello scrittore e a tale proposito mi piace sintetizzare o riportare le diverse e articolate riflessioni emotive che la scrittrice Jhumpa Lahiri raccoglie nel suo breve saggio dal titolo esplicativo “Il vestito dei libri”: quando arriva la copertina sono due le emozioni che prova, definendole ambivalenti, in quanto da una parte si commuove e dall’altra si agita. Perché due controverse manifestazioni?
La commozione nasce dalla consapevolezza che la copertina rappresenta la fase finale del suo lavoro, il libro sta per nascere, mentre l’agitazione è derivata dal tipo di copertina che è stata confezionata come atto finale della lettura di vari rappresentanti delle staff editoriale: chi l’ha letto ha quindi concepito per quel testo quel tipo di vestito che ne rappresenta “la sua prima interpretazione “ non solo visiva ma anche promozionale”. E precisa:
“La copertina giusta è come un bel cappotto, elegante e caldo, che avvolge le mie parole mentre camminano per il mondo, mentre vanno a un appuntamento con i miei lettori. La copertina sbagliata è un costume ingombrante, soffocante. Oppure una maglia troppo leggera, inadeguata. Una bella copertina è lusinghiera. Mi sento ascoltata, intesa. Una brutta copertina mi sembra un nemico, mi è odiosa”.
E se il libro non avesse una copertina?
Secondo la scrittrice mancherebbe una porta per entrare nel testo, mancherebbe il suo viso.
E dalla parte del lettore?
Inutile nascondere che, gironzolando (che bel ricordo!) tra gli scaffali di una libreria, la copertina sia sicuramente un richiamo cromatico e figurativo che può attrarre la nostra attenzione, magari portandoci a sfogliare quel volume che non rappresenta un nostro precipuo interesse. E poi, non va dimenticato, che la copertina continua ad avere la iniziale funzione protettiva a cui si aggiunge quella ornamentale, che ai tempi dei tempi era rappresentata dai materiali pregiati e a tal proposito ne sa molto il bibliofilo, nonché pubblicitaria.

Interessante è a sentire gli studiosi della storia del libro scoprire che non vi fu un vero e proprio inventore, ma che il suo utilizzo è il risultato di un processo graduale che si lega alla diffusione del libro e della lettura a strati sociali sempre più ampi, alla nascita e diffusione delle prime librerie divenendo necessario non solo proteggere ma anche differenziare i libri dando a ciascuno il proprio vestito, un processo che ebbe inizio alla fine del Settecento anche attraverso l’operato intraprendente e imprenditoriale di personaggi come il libraio inglese James Lackington che a Londra dette vita alla prima libreria così come la intendiamo oggi. Una storia lontana quindi, ma perché si diffondesse il fenomeno lettura e libri occorrerà attendere i primi anni Venti del Novecento con i libri economici alla portata di molte tasche, nonché superare la concorrenza e sostenere il volume attraverso un apparato ad hoc: le copertine.
S.P.
Per chi volesse saperne di più:
l’articolo su Libri Panorama
L’articolo su Il LIbraio
Il volumetto di Jhumpa Lahiri
Il saggio di Ambrogio Borsani La claque del libro
e su tuttatoscanalibri la seconda e terza parte:
Curiosità bibliofile: la legatura, la carta, i caratteri tipografici
La copertina è molto importante, è una specie di biglietto da visita…. Interessanti questi due volumi che presenti!
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Verissimo, è essenziale. Mi piaceva continuare con le curiosità bibliofile e il tuo apprezzamento mi incoraggia. Grazie Pina.
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