
Noto, Natale 1964, un nuovo commissario, Scipione Macchiavelli romano, e un nuovo protagonista, dal nome impegnativo, come quello dei suoi fratelli che paiono tutti “usciti da un libro di storia dell’Impero Romano”, per una tradizione di famiglia cui il padre, Cesare, manco a dirlo, tiene molto.
Arriva a Noto a Natale, dal commissariato “Via Veneto” di Roma che ha diretto negli ultimi quattro anni: un trasferimento di cui sa le motivazioni, una comunicazione scritta a cui è costretto a rassegnarsi.
Effetto di una condotta che gli ha fruttato un soprannome, il Paparazzo, legato a quella Via Veneto, a pochi passi dal suo commissariato, di cui è “assiduo frequentatore” attratto dalla dolce vita romana “celebrata dal cinema e dai rotocalchi”.
Questi gli ingredienti relativi al protagonista e personaggio principale del nuovo romanzo della Scalia. L’ambientazione e la scelta datata non sono certo casuali: siamo nella “Provincia babba” che significa “ingenua, priva di malizia” senza organizzazioni mafiose. “Un’ingiuria che in questo caso diventa un complimento”; ma in questa provincia sonnolenta, come recita il titolo “Delitto di benvenuto”, il nuovo commissario, subito dopo il lungo viaggio da Roma, si trova a dover dirimere una strana matassa di fatti, spesso complicati o chiariti dalle voci e dai pettegolezzi, le cui notizie “nel giro di due ore” riescono a circolare per il paese, che sa tutto di tutti, del presente e del passato, e sui quali costruisce ipotesi e conseguenze. Un paese accogliente dove prima la scomparsa del direttore della banca Trinacria e poi la scoperta del suo cadavere stanno turbando le festività natalizie.
Ma non è solo, nell’inchiesta Macchiavelli potrà contare sulla presenza e l’apporto di due funzionari locali, il maresciallo Calogero Catalano e il brigadiere Francesco Mantuso nonché sull’intuito di un’affascinante farmacista, e sul compagno di studi, ora giudice giovane e stimato a Siracusa, Giuseppe Santamaria “amico leale dal primo giorno del primo anno alla facoltà di Giurisprudenza, che avevano frequentato all’università La Sapienza. Insieme a Primo Valentini, anche lui collega di studi, era uno dei piú cari amici del commissario”.
Un bel quadro della vita di provincia siciliana negli anni ’60, con i suoi valori atavici ancora imperturbati e Noto con i suoi palazzi, la sua nobiltà fatta di principesse e notabili, provincia chiacchierona e bellissima, regina del barocco con le sue chiese e le sue architetture.
Un nuovo protagonista che sa di esordio in una nuova serie? Dalla lettura così parrebbe…
Un nuovo personaggio, da conoscere più a fondo e a cui affezionarsi, come con Vanina che tanto spazio ha occupato nei gialli della Scalia e nel cuore dei lettori.
Cristina Cassar Scalia “Delitto di benvenuto”, nei commenti di Mar
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