Cristina Cassar Scalia “Sabbia nera”, recensione di Salvina Pizzuoli

Testarda, scontrosa, tormentata dalla morte del padre e dalla fine di una relazione difficile; appassionata di vecchi film e amante della buona tavola: il vicequestore Vanina Guarrasi è semplicemente formidabile.

Romanzo vincitore del Premio Sciascia Racalmare 2019 (dal Catalogo Einaudi)

Giovanna Guarrasi, detta Vanina, vicequestore alla Mobile di Catania, fa il suo esordio nel 2018 in Sabbia nera di Cristina Cassar Scalia. E da allora un seguito di casi e di indagini: mi è piaciuto allora incontrarla a ritroso tra le pagine di questo ponderoso poliziesco, così come si è presentata ai lettori per la prima volta, dentro un caso anche stavolta complesso con l’aggravante di essersi svolto ben cinquant’anni prima. Anche nell’esordio la vicequestore non si smentisce, acuta, intuitiva, irrefrenabile per raggiungere quanto prima quel traguardo che agogna con tutta se stessa: assicurare il colpevole alla giustizia.

Non solo un poliziesco, come ormai spesso accade ai romanzi del genere, non solo un caso, non solo un artefice, ma tanti protagonisti ciascuno ben pennellato e riconoscibile negli incontri futuri: il vecchio Patané in pensione ma ancora pieno di sacro fervore, Adriano Calì medico legale e appassionato come Vanina di vecchi film, la giovane e bella Marta, la vicina di casa, la disponibile e ottima cuoca Bettina, Catania con la sua Montagna e le sue strade piene di traffico e la sua cucina dove un posto di rilievo occupano i dolci e le dolcezze impareggiabili, e non per ultima la lingua, le parole particolari del dialetto catanese e la costruzione della frase secondo un’impostazione antica, tipica di una tradizione culturale mediterranea di cui la Sicilia è stata culla e non solo terra di conquista. Ma non mancano gli amori, quelli veri e non dimenticati, da cui fuggire, come ha fatto Vanina che non vuole più soffrire. E quell’atmosfera di mistero e di magia che aleggia, sotteso ad una Terra che il magico ce l’ha nelle viscere.

Un caso complesso apre la serie in una Catania annerita dalla cenere vulcanica della sua Montagna. Un cadavere mummificato viene casualmente trovato in un’ala di una vecchia villa abbandonata dal 1959: una donna, non riconoscibile, la cui storia per essere ricostruita necessita dei ricordi dei superstiti. Casualità fortuite e acume le due forze che porteranno il vicequestore a dipanare una complicata matassa di sordide storie di avidità e di passione, fino a risalire, insieme a Patané, al luogo dove tutto sembra aver avuto inizio: il vecchio bordello “il Valentino” tra colpi di scena e finale inatteso.

della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

La logica della Lampara

Il talento del cappellano

L’uomo del porto

La salita dei saponari

Scalia, De Cataldo, De Giovanni, Tre passi per un delitto

Chiara Clausi “Beirut au revoir. Il crocevia del Medio Oriente tra bellezza e macerie”, Paesi Edizioni

«Il cielo ti piomba addosso. Azzurro, indimenticabile.
Beirut è una continua festa perché la danza di oggi potrebbe anche essere l’ultima. È un miraggio che si staglia sull’azzurro del Mediterraneo».

Prefazione di Francesca Mannocchi

Paesi Edizioni

Il crocevia del Medio Oriente raccontato da chi la città l’ha vissuta e ha imparato ad amarla, nelle sue contraddizioni. Una guida utile per chi vuole capire questo pezzo di mondo così complicato ma imprescindibile negli equilibri globali

Una piccola New York nel cuore del Libano. Tripoli, Baalbeck, Tiro, la Qadisha Valley, Byblos, Batroun. Sono tutti posti remoti ma di un fascino infinito. Beirut è lì da sempre. Non stanca, anzi provoca una sorta di dipendenza e malinconia. Chi non la conosce spesso ne fa un ritratto non corrispondente alla realtà. La città, crocevia di tutte le tensioni mediorientali, è svelata in tutte le sue contraddizioni nel libro Beirut au revoir, racconto della giornalista Chiara Clausi che nella capitale del Libano vive dal 2016, dove lavora come corrispondente.
 
Quello dell’autrice è un punto di osservazione privilegiato e Beirut è descritta in modo dettagliato, tra bellezze e macerie. «Beirut au revoir tiene insieme tutto – scrive nella prefazione la giornalista Francesca Mannocchi, una delle inviate di guerra più note e stimate per il suo racconto coraggioso da diverse zone di conflitto. L’amore per gli odori, i sapori, la malia del Libano, lo strazio per un Paese che cambia al voltare dell’angolo della strada e diventa il Libano in cui metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Ci sono le calde giornate di Tripoli e le passeggiate a downtown Beirut, ci sono i volti resi indistinguibili da una ricerca dell’effimera bellezza, e la sofferenza di un Paese piccolissimo che però ospita da dieci anni un milione di siriani che hanno cercato riparo dalla guerra. Un quarto della sua popolazione».
 
Il libro reportage di Chiara Clausi, edito da Paesi Edizioni, è una guida utile per chi vuole capire questo pezzo di mondo così complicato ma imprescindibile negli equilibri globali. È un libro che «tiene insieme tutto – ribadisce Francesca Mannocchi – perché questo è il grande insegnamento che apprende chi Beirut l’ha vissuta e ha imparato ad amarla nelle sue contraddizioni. La lezione che insegna è che sa tenere insieme tutto, un equilibrio fragile che da decenni tiene il centro». L’ha tenuto nella ricostruzione diseguale del suo dopoguerra, negli eserciti che per decenni l’hanno occupato e martoriato, nella ricchezza a beneficio di pochi e la povertà a danno di troppi, nei colpi dell’Holiday Inn rimasti lì a ricordare quello che è stato, mentre il cemento intorno provava a coprire le tracce di un passato di violenza sempre alle calcagna.

Chiara Clausi – Prima Roma, poi Torino, e infine Beirut, dove vive dal 2016 e lavora com corrispondente. Dopo aver studiato lingua araba e storia del Medio Oriente all’American University di Beirut, oggi scrive per Il Giornale, Panorama e altre testate nazionali.

Federica Chezzi, Angela Partenza “Amedeo Modigliani. Joli comme un coeur”, presentazione

Illustratore: Francesco Pavignano

Editore: Maria Pacini Fazzi, Fondazione Ragghianti

Età consigliata: dai 7 in su

48 pagine a colori illustrate

9 riproduzioni delle opere di Amedeo Modigliani

Il libro fa parte della Collana ALT!, un acronimo che sta per Arte Libera Tutti!

Una Collana d’arte per bambine e bambini di tutte le età

“Joli comme un cœur”, il bello di casa, lo chiamava il nonno francese Isacco.

Dedicato ad Amedeo Modigliani ne segue il percorso dall’arrivo a Parigi fino all’anno del suo trionfo ovvero il riconoscimento della sua arte. Il percorso è illustrato da tavole colorate accompagnate da testi brevi e incisivi. Il percorso si conclude con applicazioni pratiche, giochi cui i piccoli lettori sono chiamati.

“È il 1906 e i fumi del treno a vapore invadono la banchina dei passeggeri. Amedeo si fa spazio tra la folla, pronto a entrare nel sogno di ogni artista: Parigi! Modigliani ha portato con sé poche cose: libri, stampe di quadri famosi e un abito marrone di velluto a coste che la madre Eugenia ha confezionato per l’occasione. Inizia con questo viaggio una delle più straordinarie avventure artistiche: i volti, gli occhi e le anime di Parigi stanno per entrare nelle indimenticabili opere di Amedeo Modigliani. I suoi ritratti cambieranno per sempre il volto dell’arte. Narrazione: Il testo dialoga con i piccoli lettori per scoprire, giocando, le tante sorprese nascoste nei quadri” (da Pacini Fazzi Editore)

Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate nel mese di maggio 2022

Elisabetta Moro e Marino Niola “Baciarsi”

Alba Donati “La libreria sulla collina”

Marco Consentino e Domenico Dodaro “Madame VItti”

Elizabeth Strout “Oh William!”

Simonetta Agnello Hornby e Costanza Gravina “La cuntintizza”

“O.D.E.S.S.A. Il tesoro del lago”

Gianrico Carofiglio “Testimone inconsapevole”

Wilbur Smith con David Chuichill “Eredità di guerra”

Riccardo Lestini “People are strange. Un poeta di nome Jim Morrison

Virginia Ciaravolo “D’improvviso si è spenta la luce. Storie di stupri, lacrime e sangue”

Jorge Luis Borges “L’Aleph”

Curiosità bibliofile: i caratteri tipografici