Valérie Perrin”Il quaderno dell’amore perduto” presentazione

Valérie Perrin, l’autrice di “Cambiare l’acqua ai fiori”, prima di diventare famosa con questo suo secondo romanzo aveva scritto “Il quaderno dell’amore perduto” un quaderno in cui la protagonista Justine, giovane assistente in una casa di riposo, raccoglierà i ricordi di Hélène, un’assistita, la cui vita è stata piena di coraggio e di un grande amore. L’autrice, impegnata nel suo terzo romanzo, racconta ancora una volta personaggi della provincia francese, les gens de peu, come ama definirli, le persone che hanno poco, ma a suo avviso davvero immense.

Da Nord Edizioni

La vita di Justine è un libro le cui pagine sono l’una uguale all’altra. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly – un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia – e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi – quell’amore – dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione.[…]

Dello stesso autore:

Valérie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori”

Elvira Seminara “I segreti del giovedì sera” presentazione in breve e la recensione di Maria Anna Patti di CasaLettori

Sophia, Miriam, Olivia, Cesare, Pietro, Mauro sono amici che si ritrovano il giovedì sera, con Catania che fa da quinta teatrale,  per raccontarsi, in questa fascia di età di quasi ex cinquantenni che è come uno scollinare, un passaggio tra l’età adulta e quella irrimediabilmente adulta adulta… con le  paure e le illusioni che l’accompagnano: sono i sessantenni di Elvira Seminara

 

la recensione da CasaLettori di Maria Anna Patti

e anche

Dal Catalogo Giulio Einaudi Editore

[…] «Abbiamo 59 anni, alcuni di noi hanno smesso di tingersi i capelli e di fumare, altri hanno cominciato la dieta e la Recherche, però dicendo che la rileggono. Facciamo finta di credere a un sacco di cose: che dimostriamo al massimo 48 anni, che non siamo depressi ma disincantati, che quella non è pancia ma colite. Che il vino rosso fa bene, e il caffè allunga la vita. Abbiamo avuto case allagate e idee geniali, spesso contemporaneamente. Alcuni hanno doppie vite, doppio lavoro, doppio mento, doppia sim. A teatro ci addormentiamo, e in tv vediamo lo stesso Montalbano tre volte, convinti che sia la prima. Abbiamo voglia di ridere, ma ci commuoviamo spesso e diamo la colpa al polline. Ci angoscia l’idea di dimenticare le password. Crediamo ancora negli sconti, piú o meno in Dio, nelle creme antirughe, nei concerti del primo maggio e nei sughi senza conservanti, e quasi tutti nel primo Battisti e nel primo Battiato, il primo Von Trier e il primo Paul Auster. Conviviamo con malattie autoimmuni, vicini razzisti, gatti anaffettivi, pc pieni di virus, aumenti di stipendio, di peso, di autostima, ma combattiamo il colesterolo, la fine della sinistra, gli specchi troppo illuminati, le sanatorie, i leggings di ogni tipo, i bicchieri di plastica, l’irrilevanza, la frenesia del Pil, i rumori di deglutizione. Ogni tanto siamo felici, senza motivo, senza bisogno d’indagare. Ci innamoriamo, andiamo in Messico e poi torniamo. Abbiamo detto milioni di volte le parole stress, motivazioni, analisi, percorso, adesso diciamo piú spesso pillola, spreco, cuore, meraviglia. Il vocabolario si restringe e ansima, nel silenzio troviamo nuove gradazioni. Guardiamo il meteo sull’iPhone, piú volte al giorno, e la notte per quello dopo. Mettiamo in carica. Domani sole». E. S.

Lawrence Osborne “L’estate dei fantasmi” presentazione in breve

 

Gli ingredienti di questo ultimo romanzo di Osborne: due giovani e ricche  donne annoiate, Sam americana Naomi inglese; l’incontro con un giovane profugo siriano ferito alle mani e ai piedi; un’incantevole isola greca, Idra,  in cui le due giovani donne trascorrono negli agi la loro lunga vacanza soccorrendo il fascinoso naufrago siriano: stesso mare e destini diversi. Quale spirito muove Naomi, spalleggiata dall’amica, nel dare aiuto al giovane rifugiato? Quali le conseguenze di un piano che ha tutti i presupposti per essere destinato al peggio?

“L’estate dei fantasmi” di Lawrence Osborne è un romanzo di una perfezione disorientante. Aggressivo e carnale, impeccabile e poliedrico.[…]È magistralmente costruito, con una storia che a prima vista si muove orizzontale ma poi ci spiazza sgusciando verso altre linee narrative, tingendosi di elementi appartenenti al noir mediterraneo[…](dalla recensione di  Orazio Labbate da Il Corriere 2 luglio 2020)

Il Risvolto, dal Catalogo  Adelphi 

[…] Naomi è tormentata, idealista – o almeno, così le piace far credere; Sam bella, ingenua, acerba. L’intesa è inevitabile; la catastrofe, pure. Quando le due si imbattono in Faoud, un giovane naufrago, Naomi escogita un piano tanto audace quanto sconsiderato per aiutarlo, mossa da un altruismo non del tutto disinteressato, e al tempo stesso dal desiderio di punire l’ipocrisia e la fatuità del padre. Ma Faoud ha troppo da perdere, e non può permettersi di assecondare l’ambiguo zelo umanitario della sua benefattrice. Nel rovinoso precipitare degli eventi, i fantasmi saranno riconsegnati per sempre al loro mondo d’ombra e non ci sarà redenzione per chi è «inconsapevole delle complessità della coscienza».

E anche:

su mangialibri l’intervista a Osborne e le recensioni a due suoi romanzi

 

David Garnett “La signora trasformata in volpe” presentazione

 

Pubblicato per la prima volta nel 1923 fu poi editato in Italia una trentina d’anni dopo; Adelphi ripubblica questo romanzo breve che rese famoso il suo autore. Lady into fox il titolo originale di questo racconto fantastico in cui la signora Tebrick, da nubile Fox ( quando il nome si fa omen), si trasformerà proprio  in questo animale. L’ambientazione è quella della campagna inglese dove i due coniugi conducono una vita tranquilla in una villa appartata: mentre assistono ad una battuta di caccia, in un pomeriggio del 1880, avviene l’incredibile trasformazione e quanto ne consegue di drammatico:

“Dove un istante prima si trovava sua moglie, adesso c’era una piccola volpe di un color rosso acceso. Lo guardò implorante, avanzò di un paio di passetti, e lui si rese conto immediatamente che sua moglie lo stava guardando con gli occhi del’animale […] passarono così parecchio tempo, finché la povera volpe non riuscì più a trattenere le lacrime […] Allora neppure Mr Tebrick riuscì a contenersi. ma si sedette a terra e singhiozzò a lungo, baciandola fra i singhiozzi come se fosse stata una donna”.Un marito innamorato, “perché era un innamorato molto più che un marito” le starà vicino e l’accudirà anche quando lei diverrà sempre più selvaggia, proprio come la volpe in cui si era trasformata. E così, dopo il primo tramortimento,  Tebrick si ricompone e pensa a come portarla a casa aspettando l’oscurità perché nessuno la veda, mentre l’autore, intervenendo nel raccontato ne sottolinea il comportamento:

“poi se la infilò sotto il soprabito, o meglio, nel suo fervore si strappò il gilè e la camicia per tenersela più vicina la cuore. Quando siamo sopraffatti da un immenso dolore non ci comportiamo come uomini o come donne, ma come bambini che trovano conforto rannicchiandosi contro il seno della madre, oppure, se lei non c’è, stringendosi forte gli uni agli altri”

Come leggere questa fiaba per adulti? Ci propone alcune chiavi di lettura la presentazione dal Catalogo Adelphi:

[…]La storia della bella Silvia Tebrick, che un giorno, senza preavviso, si tramuta in una volpe sotto gli occhi stupefatti del marito (il quale continuerà ad amarla e accudirla anche quando lei comincerà, inesorabil­mente, a inselvatichirsi), può essere letta (e lo è stato) come una lettera in codice indirizzata a Grant (ndr suo amante per lungo tempo), o come un apologo sulla sessualità femminile, o ancora come un’allegoria dell’amore assoluto – oppu­re, e sarebbe la scelta più avveduta, la si può semplicemente assaporare, abbando­nandosi al piacere di una lettura che è pu­ro, brillante divertimento.

Paula Hawkins “La ragazza del treno” recensione di Letizia Tripodi

Può capitare, seduti da passeggeri sui sedili di un treno, di guardare fuori dal finestrino il paesaggio che ci sfreccia davanti agli occhi e, posandosi lo sguardo su qualche abitazione, interrogarsi su chi ci abiti e fantasticare sulle loro vite. Per Rachel, la protagonista de “La ragazza del treno” di Paula Hawkins, questi pochi minuti di intromissione nella quotidianità altrui sono una via di fuga che le permette da un lato di avere un po’ di conforto e dall’altro di allontanarsi dalla propria di realtà, diventata buia e solitaria.
A trent’anni passati, aveva creduto di aver messo a posto tutti i tasselli della propria vita, ma all’improvviso si ritrova priva di ogni cosa che aveva conquistato e ricorre a soluzioni inefficaci e
nocive, prima tra tutte il continuo uso di alcol. Annebbiata dagli effetti delle sostanze alcoliche fin dalle prime ore del mattino, durante il tragitto in treno verso il lavoro, Rachel si perde sempre a guardare verso una casa sul cui balcone è solita affacciarsi una coppia, un uomo e una donna di cui lei non conosce nemmeno i nomi, ma che idealizza come perfetti. Ben presto però qualcosa arriverà a turbare questa immaginaria perfezione, ripercuotendosi sulla già precaria salute mentale di Rachel, che si troverà coinvolta in prima persona in una rete di misteri, segreti e inganni.
Nel romanzo, ciò che particolarmente colpisce è la veridicità con cui è reso il malessere della protagonista, la sua disperazione, il suo sentirsi persa e senza nessuno che possa aiutarla.
Impossibile non diventare partecipi della sua sofferenza, la si percepisce sulla propria pelle e si vorrebbe fare di tutto per aiutarla. Ma dalla trama arrivano nei momenti più inaspettati dei
continui colpi di scena; Rachel non è perfetta, potrebbe aver commesso degli errori essa stessa e allora la sicurezza del lettore nel sostenerla in tutto e per tutto vacillerà, sarà indispettito. Possibile che non sia così innocente? Possibile che in quella situazione ci si sia messa con le proprie mani?
Con avidità si cercherà di scoprire come stanno davvero le cose e, fino alle ultimissime pagine, non sarà facile stabilire se Rachel è vittima o carnefice.

Voglia di leggere? Dal 10 al 14 agosto ancora un ebook gratis con EDIDA

 

Gentili lettori si concluse con “Delitti” la promozione di alcuni ebook:

gratis per 5 giorni 

di seguito l’ indicazione del periodo di fruizione gratuita.

Maria Castellett “Delitti” dal 10 al 14 agosto

E buona lettura a tutti con EDIDA!

Cristina Henriquez “Anche noi l’America” il consiglio di agosto di Martina Castagnoli

Per le vostre letture sotto l’ombrellone scelgo “Anche noi l’America” di Cristina Henriquez; un romanzo forte e delicato che racconta dell’America degli Immigrati, i latinos; famiglie che si muovono in cerca di un sogno, per una vita migliore, per disperazione, per fame. Qui siamo nel Delaware dove, in un condominio abitato da famiglie di immigrati latinos, arrivano i Rivera, famiglia di messicani venuti via lasciando una vita agiata, sicurezze ed affetti, cercando una speranza per la salute della giovane figlia Maribel, la cui vita è cambiata drasticamente in seguito ad un incidente. Il loro destino si incrocia con quello dei Toro, famiglia scappata da Panama nella speranza di una vita migliore, e del loro figlio Major, l’unico che riesce a “vedere” Maribel come una ragazza “normale” al di là delle apparenze. Un affresco corale struggente e reale dove le voci dei protagonisti si alternano fino ad un imprevisto epilogo. Una scrittura asciutta e coinvolgente, senza pietismi, delicata come una piuma ma con un “sottotesto” pesante come un macigno. Sicuramente uno dei romanzi più belli di quest’anno… e non solo.

Il libro è disponibile in libreria:

 

 

Sara Fruner “L’istante largo” presentazione

Al suo debutto come scrittrice, Sara Fruner, autrice di Riva del Garda, è arrivata dopo aver pubblicato prima la raccolta di poesie in inglese “Bitter bites from Sugar Hills”, e poi quella in italiano “Lucciole in palmo alla notte” .  “L’istante largo” è una storia tra incognito e formazione il cui protagonista principale è un ragazzino quindicenne, Macondo, alla ricerca di notizie della sua nascita, di sapere quale delle tre madri, che ritiene tali ma che non ricorda, sia quella che lo ha messo al mondo, in attesa che la scatola che la nonna, celebre pittrice, tiene in alto nel suo scaffale, gli venga consegnata allo scadere della maggiore età, come ha deciso. Quale verità lo attende? E intanto il giovane impaziente indaga, mette a fuoco indizi e li cerca  in quel mondo di artisti che lo circonda, in un intrecciarsi di storie e di ricordi di famiglia, anche tragiche e dolorose.

Da Bollati Boringhieri Editore

[…] Macondo scoprirà presto di portare inscritto nel nome ben più del senso di solitudine ispirato dal paese inventato da Gabriel García Márquez: nel suo nome è racchiusa tutta la sua storia. La sua ricerca d’identità diventa allora un cammino sia verso se stesso, sia verso chi lo ha amato, un percorso che lo conduce fino all’Istante largo, soggetto di un quadro della nonna, ma soprattutto epifania di un momento che apre le porte della consapevolezza: la famiglia non è necessariamente una struttura costruita a priori, ma può assumere le forme più diverse, spuntare in situazioni in cui i legami di sangue non ricoprono alcun ruolo, diventare uno spazio immenso per chi ama. Con una scrittura limpida e poetica, Sara Fruner ci offre una riflessione insieme intensa e lieve sull’imprevedibilità dei legami che ci forgiano. E se gli amori sono rimasti incompiuti, se sono terminati troppo presto, ogni legame spezzato del nostro passato può avere una seconda, inattesa chance, che ci sorprende.

A.M. Homes “Giorni terribili” presentazione in breve

Dodici racconti dei quali è un omonimo a dare il titolo alla raccolta. Storie di coppie, di famiglie nell’America contemporanea. Pubblicato nel 2018 e ora in Italia da Feltrinelli. In “La sicurezza degli oggetti” , scritto nel 1990 ma pubblicato in Italia una decina d’anni dopo, l’autrice aveva tratteggiato con estrema freddezza adulti e ragazzini insieme allo stile di vita americano. In questa raccolta, scrive Mariarosa Mancuso nella sua recensione su Robinson Libri (25 luglio 2020), “molti racconti sembrano più interessati alla sorte dei figli abbandonati che alla voglia di libertà dei genitori”. Tanto che, aggiunge “il passaggio da ragazzini terribili e molestatori di barbie […] a ragazzini sofferenti toglie alla Homes la perfidia che le conoscevamo”. Perfidia che, a detta della commentatrice, l’autrice ha perso scivolando, in alcuni racconti, nel manierismo. Nel 1999 la scrittrice era stata inserita nel novero dei giovani scrittori del nuovo millennio.

La descrizione da Feltrinelli Editore

Un nuovo libro di A.M. Homes è sempre un evento. Soprattutto se si tratta di racconti, una formula narrativa che le è particolarmente congeniale. Con il suo stile cinico e spregiudicato, con il suo umorismo graffiante che cela uno sguardo pieno di compassione e tenerezza, la scrittrice americana torna a indagare i rapporti di coppia e le dinamiche famigliari con dodici storie che portano in primo piano il cuore profondo dell’America del terzo millennio. A volte fulminanti nella loro brevità, a volte più distese, tutte hanno in comune la capacità di cogliere l’essenza di un rapporto, l’anima di un personaggio, le crude dinamiche di un ambiente sociale. […]

 

Lars Gustafsson “Storie di gente felice” presentazione

Dalla Postfazione di Ingrid Basso

Ingrid Basso nella sua interessante postfazione enuclea gli elementi che caratterizzano la narrativa di Gustafsson nei dieci racconti che compongono Storie di gente felice, uscito in Svezia nel 1981 e tradotto solo ora per la prima volta in lingua italiana: “non dobbiamo pensare alla scrittura di Gustafsson come a una libera e dissennata fuga nell’onirico, ma i racconti diventano multiformi e lievi pastiches di idee e ricordi che seguono un processo di libere associazioni, grazie alle quali si entra talvolta in un mondo diverso da quello reale, ma nel quale vige comunque una logica coerente, come nei romanzi fantastici di Lewis Carroll”.

L’intera raccolta di racconti Storie di gente felice, come l’opera complessiva dell’autore, ruota intorno alla domanda su cosa sia l’uomo per “poter approdare alla risposta: l’uomo è possibilità”.

La poetica di Gustafsson nasce infatti dalla convinzione che l’uomo non possa “essere oggetto, un ente che ci «sta davanti» nella sua interezza, perché «nessuno ha mai visto un essere umano dal di fuori», come leggiamo in uno dei racconti dal titolo di L’arte di sopravvivere a novembre”, aggiunge la commentatrice riportando la metafora della ferrovia giocattolo che compare In  Le quattro ferrovie di Iserlohn, in cui l’autore pone la differenza  tra letteratura e vita. «La letteratura è come un modello in scala ridotta», mentre «nella vita i treni scompaiono sotto l’orizzonte».

Da Iperborea Editore

[…]questi racconti inediti del periodo d’oro della sua creatività, conferma di quel talento narrativo che, mescolando erudizione e immaginazione, filtrando questioni filosofiche con humour e leggerezza, gli è valso l’epiteto di «Borges del Nord». […] Ogni personaggio, attraverso la memoria, il sogno o l’immaginazione, vive un momento di epifania, l’illuminazione di un angolo nuovo da cui guardare la sua situazione che apre una crepa nel muro della realtà, una via di fuga verso un passato o un futuro dove tutto resta possibile, compresa la felicità.