Germano Pettarin e Jacopo Olivieri “La rivincita delle 4 operazioni” per i più piccini con le illustrazioni di Mattia Cerato

Un docente di matematica e consulente informatico insieme a un fumettista e scenografo teatrale hanno realizzato un bel libro che sa coniugare una storia divertente con i concetti alla base delle operazioni di matematica,  una materia che spesso è un po’ ostica per chi alle prime armi vi si avventura: i due autori, per di più, non sono nuovi a questa esperienza avendo pubblicato con successo “L’isola delle tabelline e “Le cose non quadrano… ci vogliono i cerchi”. Il nuovo testo “La rivincita delle 4 operazioni” racconta la storia di Crocetta e altri tre amici: Due Punti, Trattino e X che, scacciati come fannulloni, troveranno accoglienza e lavoro a Numerabia, la città dei numeri i cui abitanti sono solo 10, scoprendo che Crocetta e i suoi amici sono essenziali come operatori matematici. Si trasformeranno così nei simboli della somma, della moltiplicazione, della sottrazione e della divisione. La lettura è adatta ai più piccoli dai sette anni di età

 

Abir Mukherjee “Fumo e cenere” presentazione

E siamo a tre: un romanzo per ogni anno della storia dell’India a partire dal 1919 al 1947, aveva annunciato in una intervista Abir Mukherjee, così gli sarebbe piaciuto, costruendo una serie di thriller storici con ambientazione coloniale. La serie si apre con “L’uomo di Calcutta”, ambientato nel 1919, il cui protagonista è il capitano Sam Wyndham, veterano britannico della Grande Guerra, ora investigatore presso la polizia di Calcutta, cui è affidata la risoluzione dell’ omicidio di un alto funzionario britannico in un periodo travagliato dal terribile massacro di Amritsar e dai successivi disordini tra la popolazione; la serie continua con il secondo romanzo “Un male necessario”, ambientato nel 1920, nell’India a tempi di Gandhi; quindi il terzo “Fumo e cenere”, ambientato nel 1921 in cui il capitano Wyndham incappa in una serie di morti misteriose simili, ma apparentemente slegate, cui fanno da sfondo le proteste dei nazionalisti con le loro spinte verso l’indipendenza. Nelle sue ricerche sarà coadiuvato dall’assistente Banerjee, indiano, una scelta che mette ancora più in risalto la volontà dello scrittore di voler rappresentare nei suoi romanzi, data anche la sua doppia appartenenza e indiana e scozzese, il rapporto tra culture diverse non facili da conciliare nell’ambito di ciò che fu il colonialismo.

Chi è Abir Mukherjee: scozzese, quarantaseienne, il padre del Bengala, prima commercialista quindi scrittore di polizieschi dopo la vittoria in un concorso letterario.

E anche:

la recensione su mangialibri a “Un male necessario”

Luis Sepúlveda “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” recensione di Salvina Pizzuoli

Un romanzo breve ma denso e intenso: vari personaggi tratteggiati con maestria anche visti attraverso gli occhi degli altri, un mondo sconosciuto e solo immaginabile, la grande foresta amazzonica ecuadoriana, e forse per questo ancora più coinvolgente, come la lezione che vi si può trarre.

Faremo conoscenza con il dottor Rubicondo Loachamín, il cava denti con la sua poltrona girevole da barbiere e il tappetino cardinalizio dove appoggia e schiera le possibili protesi per le bocche sdentate dei suoi pazienti; il sindaco soprannominato la Lumaca per il sudore copioso di cui è sempre madido; Antonio José Bolivar Proaňo, il protagonista, che ha vissuto con gli indios shuar e ha imparato a conoscere la foresta e che legge solo romanzi d’amore, di cui centellina e ripete le parole per assaporarle meglio o conoscerle incontrandole per la prima volta:

Paul la baciò con ardore mentre il gondoliere, complice delle avventure dell’amico, fingeva di guardare altrove, e la gondola, provvista di soffici cuscini, scivolava dolcemente sui canali di Venezia[…] Che diavolo erano le gondole? Scivolavano sui canali. Doveva trattarsi di barche o di canoe […] Quanto a baciare, come diceva?, “con ardore”, come diavolo si faceva?

Aveva scoperto per caso di saper leggere ed era stata la scoperta più importante di tutta la sua vita perché sapendo leggere “possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia”.

Una bella pagina che scorre nella semplicità della verosimiglianza anche dentro un racconto crudo, un testo che si presta a diverse chiavi di lettura e di riflessione tra le quali la più evidente è l’omaggio ad un mondo naturale che sta scomparendo e ai suoi abitanti migliori, quelli che hanno imparato a conoscere la foresta pluviale davvero e a convivere con essa nel rispetto, senza sopraffazione, senza volontà di dominio e potere. Un racconto che si conclude con una lotta epica, tra l’uomo e il tigrillo, senza vincitori né vinti: c’è solo tanto dolore per i misfatti commessi nei confronti della natura.

I più venduti dal 24 al 30 agosto 2020 da Robinson La Repubblica 5 settembre 2020

Su tuttatoscanalibri le recensioni e le presentazioni per la narrativa italiana:

1Riccardino 

2 Veronesi “Il colibrì”

5 Auci “I leoni di Sicilia”

6 Carofiglio “La misura del tempo”

7 Tuti “Fiore di roccia”

8 Simoni “Il segreto del mercante di libri”

Su tuttatoscanalibri le recensioni e le presentazioni per la narrativa straniera:

1 Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori”

3 Perrin “Il quaderno dell’amore perduto”

5 Kawaguchi “Finché il caffé è caldo”

Fabio Stassi “Uccido chi voglio” presentazione

Continuano le avventure di Vince Corso il biblioterapeuta-detective: quaranteseienne, professore precario, un padre di cui non conosce nemmeno il nome, vive a Roma in un sottotetto in via Merulana (ogni coincidenza non è un caso…) una strada del centro storico lungo i rioni Monti e Esquilino, dove esercita un mestiere inventato per sopravvivere: consiglia ai suoi pazienti le pagine di letteratura che possano aiutarli a risolvere i mali del corpo e dell’anima da cui sono afflitti. Se nel primo romanzo (La lettrice scomparsa) sarà un elenco di libri a determinare il chiarimento e la risoluzione, nel secondo (Ogni coincidenza ha un’anima)  presenta il caso di uno studioso di fama afflitto dall’Alzheimer che ripete frasi spezzate e senza senso. In questo terzo romanzo il protagonista, dopo l’avvelenamento dell’amato cane Diango da parte di ladri che gli hanno devastato l’alloggio, sarà testimone diretto di ben sei omicidi divenendo da inquisitore sospettato; ma la soluzione anche in questo romanzo al contrario sarà ancora nei libri o meglio nella letteratura, terra di confine tra il reale e l’immaginario, che insegna a leggere la realtà.

Dal catalogo Sellerio Editore:

 

Questa storia è nata in un carcere. Un detenuto albanese mi rivelò, in un incontro, il vero significato dell’antico soprannome della mia famiglia, Vrascadù. Avevo sempre creduto che volesse dire Braccia Cadute e fosse una contrazione del siciliano. Si trattava invece di una frase arbëreshë; il ragazzo mi consegnò la traduzione su una pagina strappata che ho portato con me per anni: Uccido chi voglio.

F. S.

e anche

le altre avventure di Vince Corso

Due presentazioni in breve: Dario Ferrari e Gabriele Pedullà

Dario Ferrari “La quarta versione di Giuda”

Un prete, don Tony, obeso e goloso di snack, una fredda sera di gennaio a Viareggio, un omicidio, vari personaggi della piccola comunità con le loro caratterizzazioni: la parrocchiana pettegola, il ginecologo vanitoso e obiettore e la bella vegana nella quale don Tony si è imbattuto la sera dell’omicidio e che si è piazzata in casa sua chiedendogli di nasconderla senza fornire altre spiegazioni. Ferrari costruisce bozzetti d’ambiente in cui si muovono vari personaggi protagonisti oltre al commissario Klaus Russo cui sono affidate le indagini. A lui la chiave per risolvere il caso che, da  aspirante giallista, interpreta come si trattasse di un romanzo, quello che amerebbe scrivere oltre ad interpretare, lui la mente, insieme all’assistente, il braccio dell’azione.


Gabriele Pedullà “Biscotti della fortuna”

Undici racconti che, come si legge sulla presentazione da Giulio Einaudi Editore, assomigliano a  certi biscotti croccanti dai ripieni inattesi,  si divorano in fretta per arrivare alla sorpresa: iniziano  indugiando sulle premesse fino al colpo finale o spesso rimangono sospese, in attesa di una spiegazione. Per i personaggi protagonisti nulla è prevedibile neanche nella quotidianità che con la sua routine ci pare al riparo dallo smarrimento nato dal maneggiare l’imprevisto. 

La recensione su mangialibri

 

Scott Turow “L’ultimo processo” presentazione

Scott Turow, scrittore e avvocato, ha esordito nel 1987 con il famoso romanzo “Presunto innocente”, reso tale anche dal film con Harrison Ford, che ha dato inizio a un nuovo genere che oggi conosciamo con l’etichetta di legal thriller. Quel primo romanzo è stato poi seguito da altri sempre legati alla sua esperienza di pubblico ministero prima e avvocato difensore in seguito.

In questo nuovo romanzo dal titolo “L’ultimo processo” torna l’avvocato Sandy Stern, lo stesso protagonista di Presunto innocente, in quello che sarà il suo ultimo processo data l’età avanzata e i problemi di salute, per difendere un vecchio amico, il medico Kiril Pafko, già premio nobel, accusato di frode e omicidio, indagando nel mondo della ricerca medica e dell’industria farmaceutica. Un tema molto attuale in cui è protagonista una giustizia “imperfetta”, come tutto ciò che è umano. Perciò bisogna lavorare duramente per migliorarla: questa la risposta dell’autore alla domanda postagli da Claudia Morgoglione (La Repubblica 3 settembre 2020) che lo ha intervistato proprio sul tema che attraversa tutti i libri di Turow che combatte nei suoi scritti e nella pratica quotidiana il funzionamento difettoso della giustizia nelle aule giudiziarie.

La trama dal catalogo Mondadori Editore

[…] A ottantacinque anni, Sandy Stern, un famoso avvocato penalista con problemi di salute dovuti all’età ma la mente e lo spirito intatti, è sul punto di ritirarsi. Ma quando un suo vecchio amico, il dottor Kiril Pafko, […] viene accusato di insider trading, frode e omicidio Stern decide di difenderlo, in quello che sarà il suo ultimo processo. In un caso che metterà in gioco la reputazione e la brillante carriera di entrambi gli uomini, Stern dovrà scavare nella vita di Pafko, andando oltre il fascino apparente dell’illustre ricercatore nella lotta contro il cancro e tutto ciò che pensava di conoscere dell’amico.

Nonostante gli innumerevoli errori commessi, Pafko è innocente o le terribili accuse contro di lui sono fondate?Fino a dove Sandy Stern potrà spingersi per cercare di salvarlo ma, soprattutto, conoscerà mai la verità? Il dovere di difendere il suo cliente e la fiducia nella legge verranno messi duramente alla prova in un processo ricco di suspense e colpi di scena.

Ritanna Armeni “Una donna può tutto” presentazione in breve, recensione e intervista all’autrice da mangialibri

Una pagina di storia legata alla Seconda guerra mondiale: il 588esimo stormo composto solo da aviatrici sovietiche pronte a tutto pur di contrastare l’avanzata nazista in Russia. Una storia sconosciuta che l’autrice propone nelle pagine del suo saggio, scritto sotto forma di narrato, dopo aver rintracciato e intervistato una delle superstiti, Irina Rakobolskaja, vice comandante del gruppo e l’ultima Strega della notte, come erano soprannominate le aviatrici. Il saggio della giornalista Armeni, racconta vite da romanzo, a partire dal 1941, e restituisce al grande pubblico la ricostruzione di una pagina di storia ignorata al di fuori della Russia.

La recensione da mangialibri

e anche

l’interessante intervista all’Autrice che spiega i motivi di una pagina di storia sconosciuta in occidente.

Paul Lynch “Grace” il consiglio di settembre di Martina Castagnoli

Nascita, vita, morte, caduta agli inferi e resurrezione di Grace, protagonista dell’ultimo splendido romanzo di Paul Lynch, ragazzina nata femmina ma a cui la madre impone, rasandole i capelli, una vita da uomo per darle più possibilità di sopravvivere alla durezza della vita e trovare più facilmente lavoro.
Grace vagherà raminga per anni in ogni angolo di un’Irlanda di tardo ‘800 mai così lugubre, spettrale e devastata dalla carestia. Dovrà diventare ladra, assassina, soffrire la fame il freddo e conoscere ogni tipo di inferno corporale e mentale prima di approdare ad un qualche tipo di pace. Un romanzo picaresco, spietato e livido come l’Irlanda del tempo.

Il libro è disponibile in libreria:

Libreria On the road, via Vittorio Emanuele II,32A rosso, Firenze, come tutti  i libri di viaggio consigliati da Martina Castagnoli:

Lorenzo Barbiè “Pacific crest trail”

Alberto Bile “Una Colombia. Canzone del viaggio profondo”

Jennifer Clement “Gun love”

Patrick Leigh Fermor “Mani. Viaggi nel Peloponneso”

Mjlienko Jergovic “Radio Wilimowski”

Hernan Huarache Mamani “La profezia della curandera”

Paola Mastrocola “Non so niente di te”

Jenny Offill “Tempo variabile”

Vito Paticchia “Via della lana e della seta”

Lorenzo Pini “Lisbona”

Catherine Poulain “Il grande marinaio”

Juan Pablo Villarino e Laura Lazzarino “Vie invisibili”

Pete Fromm “Indian Creek”

Qing Li “Shinrin-Yoku. Immergersi nei boschi”

Cristina Henriquez “Anche noi l’America”

Il tempo nelle pagine di Girst e di Mazur e una storiella per sorridere

Il Tempo, il grande tiranno che governa le nostre vite e che, soprattutto nella nostra epoca accelerata, scatena in tutti noi furiose invettive o disarmanti giustificazioni …

Joseph Mazur nel suo recente “Storia del tempo”, in libreria dal 3 settembre, ne traccia la storia evolutiva legata alla sua percezione, dal paradosso di Zenone alla fisica quantistica, e non solo, si sofferma sul tempo soggettivo o meglio, il tempo dentro di noi, quello che sembra accelerare con l’età, ma anche su come fare per calmierarlo, visto che le nostre cellule sono dotate di una consapevolezza temporale che si è modificata nel corso della storia: un racconto divertente carico di intuizioni e consigli. Perché, ad esempio, in un posto nuovo la giornata ci sembra più lunga? Forse perché abbiamo incamerato nuove informazioni? Di conseguenza ci sembra più breve quando la trascorriamo in luoghi abituali? Questo spiegherebbe perché, ma solo in parte, invecchiando ci pare che il tempo passi più in fretta… Un viaggio affascinante in una dimensione di cui in effetti conosciamo poco, ma che sa nel suo scorrere catturarci tenacemente.

Girst si sofferma, con le storie che ci racconta in altrettanti 28 capitoli, soprattutto su un aspetto: rallentare il tempo, per prendersi, come indica il titolo “tutto il tempo del mondo” ovvero tutto il tempo necessario. Impareremo ad essere più felici non pensando che sia così effimera e poco duratura?

Da ADD Editore

[…] In 28 capitoli racconta altrettante storie, personaggi e luoghi che hanno fatto pace con il tempo: dall’architettura folle del postino Cheval, che costruisce il Palais idéal in trentatré anni con le pietre e le conchiglie raccolte durante i suoi giri quotidiani, all’opera di Cage che, tuttora in corso, terminerà di essere suonata nel 2640, dalle capsule lanciate nello spazio in un viaggio potenzialmente infinito, all’esperimento più lento del mondo, ossia quello della caduta della goccia di pece, dal registro delle fioriture dei ciliegi in Giappone, all’opera pittorica di Roman Opalka che passò la vita a dipingere i numeri in sequenza arrivando, prima di morire, a vergare il 5.607.249. Da queste pagine si esce divertiti e incuriositi, coinvolti in un percorso grazie al quale si impara a distinguere tra un tempo “brutto” e frenetico e uno “bello” e rilassato, […] quello di chi si è accorto che non c’è cosa più appagante che lasciar passare il tempo mentre si è impegnati in qualcosa di meraviglioso […]


E per sorridere un po’  da:  Storie di città in “Fiabe a volontà” EDIDA (il testo è scaricabile gratuitamente su Kobo e laFeltrinelli)

Storie di città

Le città hanno forma e colore ma anche sapore e odore, le senti oltre a vederle non solo col naso e con gli occhi: certe fanno paura e vorresti fuggirvi lontano, in altre resteresti per sempre. Alcune sono generose, amicone; altre scontrose ed egoiste, assomigliano agli umani con i loro difetti e i loro pregi. Non sono tutte così, alcune sanno di poco come le minestre scipite, ma quelle di cui vi racconterò sono davvero speciali e uniche.

Io sono un “viaggiastorie” mi piace viaggiare, vedere e raccontare.

Acronos e Bicronos

[…] Sono a pochi chilometri l’una dall’altra, ma sono distanti anni luce.

Acronos persegue puntualmente la mancanza di tempo, Bicronos ne è ossessionata; se si contagiassero, ne ricaverebbero beneficio sia l’una sia l’altra.

Ad Acronos il tempo non si è fermato, non è mai passato di lì.

Voi pensate che ad Acronos, città senza tempo, tutti possano essere felici?

Errore, sembrano felici. Ciascuno ha un proprio tempo e ne segue il ritmo; fin qui tutto liscio, anzi sembrerebbe una delle migliori invenzioni.

Ma cominciamo da quello che ho visto.

Non ci sono orologi ad Acronos, né grandi né piccini, né da polso né digitali, nessuno si occupa del tempo.

Ciascuno si sveglia in base al proprio orologio biologico, senza curarsi degli orologi biologici altrui; se ti viene fame e vuoi un panino, corri il rischio di trovare tutti i venditori di panini assenti dal loro posto vendita o magari presenti, ma senza pane.

Perché? Perché il panettiere non ha fatto ancora il pane, magari dopo un po’ c’è un’invasione di panini, ma quando tu hai fame magari non ce n’è nessuno.

Ad Acronos non dici mai né buongiorno, né buonasera, solo ciao. Non dici ci vediamo tra un’ora, ma solo ci vediamo se ci vediamo. Può sembrare splendido a chi non sa fare a meno dell’orologio ed è contemporaneamente nauseato dal consultare continuamente la propria agenda fitta di impegni a tutte le ore.

Ad Acronos nessuno ha impegni, almeno non con gli altri.

Può sembrare una felice anarchia, ma le conseguenze sono a volte poco esilaranti.

Quello che colpisce quando arrivi è la flemma che avvolge tutta la città, anche le case sembrano accoccolate sulle proprie fondamenta e non ritte su di esse; tutti sono rilassati, non corre mai nessuno, nessuno ti spintona, non ci sono ore di punta, non ci sono orari dei negozi, non si mangia tutti ad una certa ora o più o meno, si mangia o non si mangia, dipende.

I cittadini di Bicronos ogni tanto vengono a sbirciare e se la fanno sotto dalle risate: si riconoscono non solo perché ridono tanto, ma perché guardano spesso l’orologio che hanno al polso o controllano altri strumenti per misurare il tempo e lo fanno tutti contemporaneamente e allora sono i cittadini di Acronos che ridono a crepapelle prendendoli in giro e mimando i loro gesti.

A Bicronos tutto è perfetto e puntuale, gli abitanti si vantano di avere sincronizzato così bene gli orologi di tutta la città che anche Pulcinella qui sarebbe costretto a sposarsi o a trovare una soluzione diversa per restare sempre scapolo.

Una città sincronizzata dà sicurezza e tutti gli abitanti non riuscirebbero a vivere come ad Acronos. Il tempo non è solo dannato, ma è tutto, è il loro idolo, la loro fede. Qui corrono tutti, qui si sbracciano tutti, le pareti delle case sono tappezzate di orologi che registrano le ore di tutti i distretti, la vita scorre puntuale e sincronizzata. Alla stessa ora aprono tutti i bar che devono aprire alle 7, così quelli che devono aprire alle 6 e alle 5 e alle 4, insomma tutte le ore sono contemplate, anzi i Bicronesi avevano deciso di inserire anche le aperture agli scarti dei quarti, ma ancora non hanno perfezionato il meccanismo.

Quale preferire? Difficile a dirsi, ma come recita il vecchio adagio forse ogni estremo è difetto.

Se doveste capitarci per caso in una di queste città, mi raccomando, raccontatemi che impressione vi hanno fatto perché io non ci torno davvero!

S.P.