E siamo a tre: un romanzo per ogni anno della storia dell’India a partire dal 1919 al 1947, aveva annunciato in una intervista Abir Mukherjee, così gli sarebbe piaciuto, costruendo una serie di thriller storici con ambientazione coloniale. La serie si apre con “L’uomo di Calcutta”, ambientato nel 1919, il cui protagonista è il capitano Sam Wyndham, veterano britannico della Grande Guerra, ora investigatore presso la polizia di Calcutta, cui è affidata la risoluzione dell’ omicidio di un alto funzionario britannico in un periodo travagliato dal terribile massacro di Amritsar e dai successivi disordini tra la popolazione; la serie continua con il secondo romanzo “Un male necessario”, ambientato nel 1920, nell’India a tempi di Gandhi; quindi il terzo “Fumo e cenere”, ambientato nel 1921 in cui il capitano Wyndham incappa in una serie di morti misteriose simili, ma apparentemente slegate, cui fanno da sfondo le proteste dei nazionalisti con le loro spinte verso l’indipendenza. Nelle sue ricerche sarà coadiuvato dall’assistente Banerjee, indiano, una scelta che mette ancora più in risalto la volontà dello scrittore di voler rappresentare nei suoi romanzi, data anche la sua doppia appartenenza e indiana e scozzese, il rapporto tra culture diverse non facili da conciliare nell’ambito di ciò che fu il colonialismo.
Chi è Abir Mukherjee: scozzese, quarantaseienne, il padre del Bengala, prima commercialista quindi scrittore di polizieschi dopo la vittoria in un concorso letterario.
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