Scrittori toscani? Sì, grazie…

A partire dal prossimo venerdì su tuttatoscanalibri.com e su tuttatoscana.net

 

racconti, novelle, brani scelti da autori toscani di ieri e di oggi o che scrivono o hanno ambientato le loro opere in Toscana,

per un fine settimana di letture, per tutti!

Panorama Libri: intervista a Donato Carrisi di Terry Marocco

 

 

 

 

 

 

 

 

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I consigli di Martina Castagnoli: M. Nicoletti “Chaturman Rai – fotografo contadino della Himalaya”

 

Il consiglio di inizio d’anno riguarda un testo singolare e prezioso che racconta di una storia vista, vissuta da spettatore e raccontata, dallo scrittore Martino Nicoletti. Si narra che uno dei mestieri tramandati sulle montagne dell ‘Himalaya fosse quello dei fotografi itineranti. Essi, a dispetto delle asperità e del clima rigido, vagavano di paese in paese con rudimentali macchine fotografiche e per pochi spiccioli o per un pasto caldo, venivano ingaggiati per fare fototessere da apporre ai documenti. Il romanzo di Exorma ci racconta la storia di Chaturman Rai, contadino analfabeta che, affascinato da questi atipici personaggi, con grande sacrificio riuscì a comprarsi una piccola macchina fotografica. Da contadino imparò con dedizione il mestiere del fotografo e da semplice ritrattista con gli anni divenne un apprezzato artista. La vicenda ci insegna (o ricorda, e magari lo dovremmo tenere a mente tra i buoni propositi per l’anno appena iniziato) di quanto, se pur in condizioni avverse, siamo noi stessi gli artefici del nostro destino e della misura in cui, da uomini liberi (sempre bene sottolinearlo) sia lo spostare “più il là” l ‘asticella del desiderare qualcosa di migliore per noi stessi, a rendere la nostra vita ancora più preziosa.

Charles Simmons “Acqua di mare” recensione di Maria Anna Patti da Robinson La Repubblica

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Dal catalogo delle  Edizioni Sur:

Acqua di mare, pubblicato per la prima volta nel 1998, è l’ultima opera di un grande scrittore da riscoprire: «un piccolo capolavoro», come lo ha definito il New York Times, una commedia delicata e commovente che SUR ripropone oggi in una nuova traduzione d’autore firmata da Tommaso Pincio.

 

César Aira “Come diventai monaca” recensione di Anna Maria Patti da Robinson La Repubblica

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Fuani Marino “Svegliami a mezzanotte” recensione di Flavia Piccinni da Il Tirreno 6 gennaio

La dolorosa fuga dal mondo di Fuani Marino

di Flavia Piccinni

 

Metà pomeriggio. C’è una donna che sta cucinando, e che alza lo sguardo: vede un sacco della spazzatura che si schianta al suolo. Quello che vola, però, non è un sacco. È Fuani Marino, che si è lanciata dal balcone della casa della zia, in una località di villeggiatura a Pescara. È Fuani Marino – giornalista, nata a Napoli nel 1980 – che con una struggente precisione racconta in “Svegliami a mezzanotte” pubblicato da Einaudi (pp. 159, EUR 17) la sua storia, affrontando il disturbo bipolare, il malessere, l’arrivo della notte e il tentativo di morire. «Sono caduta, ma non sono morta. Sono invece rimasta cosciente durante il volo e anche subito dopo, ho sentito qualcuno urlare e voci familiari vicine a me. Ho sentito tutto meno che il dolore». Il dolore arriva con i mesi seguenti, insieme all’ospedale, insieme alla riabilitazione, insieme ai dubbi che già l’autrice aveva raccontato nel suo precedente romanzo, il toccante “Il panorama alle spalle” (Scatole Parlanti, 2017). E ora Fuani racconta della sua vita da adolescente, degli anni dell’università , della vita dopo il master, del lavoro in un’agenzia pubblicitaria a Roma, e di quello in un quotidiano locale, scrive di sé fino all’amore con Riccardo, divenuto negli anni suo marito. Racconta della maternità, della figlia Greta, di una casa a Napoli bellissima che diviene una prigione, del cercare se stessi, del trovarsi nei libri e svela che cosa accade quando la mente si annida nel buio, e non trova luce da nessuna parte se non nell’unica via di salvezza dal mondo: il suicidio. —

Alberto Giuliani “Gli immortali. Storie dal mondo che verrà”recensione di Flavia Piccinni da Il Tirreno Culture 30 dicembre

Viaggio in giro per il mondo con Giuliani
di Flavia Piccinni
Ci sono dei libri che non passano di moda, e che sono chiamati classici. E poi ci sono delle avventure che è bello leggere perché parlano del nostro tempo e ci raccontano qualcosa di noi. Fra queste spicca “Gli Immortali” di Alberto Giuliani, fotografo vincitore dei più importanti premi internazionali. Conoscevo Giuliani per i suoi straordinari scatti, capaci di raccontare storie e luoghi in dettagli e sguardi, ma con questo libro – che è un po’ reportage e un po’ autofiction – pubblicato da Il Saggiatore (pp. 230, EUR 19) ne ho scoperto la profonda anima fin dall’attacco preciso e inquietante: «Anni fa, sulle rive del lago Bajkal, in Siberia, una donna mi lesse la mano. E un paio di anni dopo, nell’autunno del 1999, un bramino della città sacra di Vrindavan, in India, guardò nel mio futuro. Entrambi mi raccontarono le stesse gioie che mi avrebbe riservato la vita. E della morte. Prematura e violenta. Che dovrebbe cogliermi fra poco». Ed è questa rivelazione che guida Giuliani nel suo viaggio in giro per il mondo, in luoghi di struggente bellezza – come il fiume Yamuna, in India, o nella parte più segreta della Norvegia – e capaci di indicare la rotta per il futuro, come l’istituto NASA alle Hawaii. Assecondando la sua storia, di viaggiatore e di pensatore, Giuliani viene sospinto dalle sue domande, come un contemporaneo Dante, negli inferi della nostra vita e del nostro pianeta. Anche questo – insieme alla bella scrittura – fa del suo esordio un libro dotato di un senso atavico e necessario, che torna sempre al punto d’origine, in India, perché «l’India è un posto dove tutte le anime in cerca di qualcosa prima o poi passano». —

Gianrico Carofiglio “Testimone inconsapevole” recensione di Salvina Pizzuoli

 

Un caso giudiziario e un avvocato della difesa sono gli elementi chiave di questo “giallo” o meglio giallo giudiziario o legal thriller come viene etichettato. “Uno dei migliori gialli legali usciti in Italia” lo definì Corrado Augias, ne Il venerdì di Repubblica.

Pubblicato nel 2002 ha rappresentato l’esordio narrativo di Carofiglio, quello che ha aperto la serie “I casi dell’avvocato Guerrieri”, ambientato nel 1999/2000 a Bari.

Non solo un giallo giudiziario: il percorso legale, dal punto di vista di un avvocato, si articola e s’intreccia infatti con una narrazione sfaccettata e ricca di personaggi, anche minori, interessanti e ben tratteggiati  non solo legati all’ambiente, e con le vicende private del protagonista che si svela, fin dall’inzio, in una fase difficile e complessa della propria esistenza.

Credevo di aver scritto un romanzo di formazione di un uomo che sbatte contro la vita, contro la sua mediocrità, che appartiene a tutti, e che poi trova se stesso in un’avventura processuale che è in realtà un espediente.

Così Carofiglio chiariva in un’intervista, evidenziando, a ulteriore chiarimento, il suo intento di narratore con la citazione in epigrafe di Lao-Tze “quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”.

In effetti è il protagonista con le sue fragilità e le sue paure, insieme alle scelte o non scelte o che riconosce come tali, a trovare in questo caso giudiziario una chiave di lettura di se stesso e la possibilità di non fuggire più e di accettarsi, confessandosi titubanze e dubbi e incertezze:

“La verità però era un’altra. Avevo fatto l’avvocato per puro caso, perché non avevo trovato di meglio o perché non ero stato capace di cercarlo. […]Mi ero iscritto a giurisprudenza perché pensavo di guadagnare tempo, visto che non avevo le idee chiare. Dopo la laurea avevo pensato di guadagnare tempo andando a parcheggiarmi in uno studio legale, in attesa di chiarirmi le idee […] A poco a poco avevo anestetizzato le mie emozioni, i miei desideri, i miei ricordi, tutto. Anno dopo anno. Fino a quando Sara mi aveva messo alla porta. Allora il coperchio era saltato e dalla pentola erano venute fuori molte cose che non immaginavo e che non avrei voluto vedere. Che nessuno vorrebbe vedere”.

Cui segue la citazione da Dostojevskij:

“Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente”.

Un testo composito in cui gli interventi arguti sulla requisitoria del Pubblico ministero catturano il lettore nel procedere logico e sottile dell’arringa della difesa.

Dello stesso autore:

“La versione di Fenoglio” e altri scritti su Consigli-it, a cura di Maurizio Amore

“La misura del tempo” recensione di Salvina Pizzuoli

“Non esiste saggezza” recensione di Maria Anna Patti di CasaLettori

Michele Ferrari “Noi abbiamo futuro” presentazione di Giulia Villoresi da Il Venerdì La Repubblica 27 dicembre

Nel 2012, in un paesino del Bolognese, è nata Radioimmaginaria, la prima radio web europea gestita solo da adolescenti, Oggi ha circa tremila ascolatori al giorno, oltre cinquanta redazioni sparse per l’Europa e trecento speaker dagli undici ai diciassette anni. Dietro tutto questo c’è il regista e autore televisivo Michele Ferrari, classe 1960, che nel libro Noi abbiamo futuro (Marcos y Marcos, pp.320, euro 15) narra, mischiando fiction e cronaca, l’evoluzione di un progetto che ribalta ipso facto l’immagine degli adolescenti isolati e confusi. […] Dopo aver offerto a questi ragazzi”una rampa di sgancio”, Ferrari ha proposto a undici di loro di andare dall’Emilia Romagna a Stoccolma con un’Ape Piaggio allestita come stazione radio, per incontrare Greta Thunberg. C’è una rivelazione elettrizzante in quest’avventura, e in questo libro: abbiamo futuro (da Giulia Villoresi Il Venerdì La Repubblica)

 

 

 

 

 

I libri che verranno: Sono delle donne le pagine più attese, articolo di Flavia Piccinni da Il Tirreno culture

 

libri

Sono delle donne
le pagine più attese
E ci raccontano
del nostro tempo
Flavia Piccinni
Nuovo anno, valanga di libri. Orientarsi fra le novità editoriali nell’anno che verrà non sarà semplice, ma la tendenza che pare emergere è che protagoniste saranno le scrittrici e storie capaci di raccontare il nostro tempo partendo da quegli anni cruciali – a cavallo fra i Trenta e i Cinquanta – che hanno fatto, o piuttosto smarrito, l’identità del nostro Paese. Personalmente attendo con trepidante ansia il nuovo libro della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, “Il pericolo di un’unica storia” (Einaudi, in uscita a gennaio) che indaga i danni degli stereotipi. L’editoria italiana propone poi un florilegio di esordi e di grandi ritorni come quello di Giorgio Fontana, che nel 2014 si aggiudicò il Campiello con “Morte di un uomo felice”, e che tornerà in libreria a fine gennaio con “Prima di noi”, sempre pubblicato da Sellerio, per scrivere di miti e di passato. Sempre a gennaio arriverà Ilaria Bernardini, con “Il ritratto” pubblicato da Mondadori, in cui racconta di due donne, un’amante e una moglie, una scrittrice e una pittrice, per la prima volta nella stessa casa, obbligate a condividere la vita perché l’uomo che entrambe hanno amato è in coma. Attesa anche Romana Petri, fortunata autrice di “Pranzi di famiglia”, che torna con “Figlio del lupo” (Neri Pozza) romanzo biografico sua vita leggendaria di Jack London. E poi Margherita Loy con un romanzo, pubblicato da Atlantide, che mette insieme la storia di due incredibili donne fra gli anni Venti e l’oggi. Sempre una donna protagonista anche del romanzo dallo spunto autobiografico di Ritanna Armeni, “Mara. Una donna del Novecento” che sarà pubblicato a febbraio da Ponte alle Grazie. La narrazione inizia nel 1933, quando la giovane protagonista viene accompagnata a sentire un comizio del Duce a Piazza Venezia. Grande è l’attenzione al contemporaneo. Almeno nei testi della scrittrice di origine somala Igiaba Scego – che uscirà a fine gennaio con “La linea di colore” – della giovane Arianna Farinelli – il cui “Gotico americano” sarà il primo testo narrativo della nuova collana Munizioni diretta da Roberto Saviano – e in quello firmato dalla lodigiana Ilaria Rossetti, che con “Le cose da salvare”, romanzo che si ispira al tragico crollo del ponte Morandi di Genova. Compare poi la giovanissima Lorena Spampinato, classe 1990, in libreria a gennaio con “Il silenzio dell’acciuga” (Fanucci) romanzo sulla formazione di una giovane donna che non sa distinguere l’amore dalla sopraffazione. Attesissimo è anche il libro di Renzo Paris che vede protagonista Amelia Rosselli e quello di Gian Arturo Ferrari che esordirà a inizio febbraio con “Ragazzo Italiano” (Feltrinelli). —