La dolorosa fuga dal mondo di Fuani Marino
di Flavia Piccinni
Metà pomeriggio. C’è una donna che sta cucinando, e che alza lo sguardo: vede un sacco della spazzatura che si schianta al suolo. Quello che vola, però, non è un sacco. È Fuani Marino, che si è lanciata dal balcone della casa della zia, in una località di villeggiatura a Pescara. È Fuani Marino – giornalista, nata a Napoli nel 1980 – che con una struggente precisione racconta in “Svegliami a mezzanotte” pubblicato da Einaudi (pp. 159, EUR 17) la sua storia, affrontando il disturbo bipolare, il malessere, l’arrivo della notte e il tentativo di morire. «Sono caduta, ma non sono morta. Sono invece rimasta cosciente durante il volo e anche subito dopo, ho sentito qualcuno urlare e voci familiari vicine a me. Ho sentito tutto meno che il dolore». Il dolore arriva con i mesi seguenti, insieme all’ospedale, insieme alla riabilitazione, insieme ai dubbi che già l’autrice aveva raccontato nel suo precedente romanzo, il toccante “Il panorama alle spalle” (Scatole Parlanti, 2017). E ora Fuani racconta della sua vita da adolescente, degli anni dell’università , della vita dopo il master, del lavoro in un’agenzia pubblicitaria a Roma, e di quello in un quotidiano locale, scrive di sé fino all’amore con Riccardo, divenuto negli anni suo marito. Racconta della maternità, della figlia Greta, di una casa a Napoli bellissima che diviene una prigione, del cercare se stessi, del trovarsi nei libri e svela che cosa accade quando la mente si annida nel buio, e non trova luce da nessuna parte se non nell’unica via di salvezza dal mondo: il suicidio. —