“Sirene. Il mistero del canto” a cura di Elisabetta Moro, presentazione

[…]Perché di contraddizione si tratta. Di una unione tra due nature, umana e animale, e proprio per questo l’esito è un essere fantastico destinato a impressionare nel profondo il nostro immaginario.(da Marsilio Editori)

Il saggio a cura di Elisabetta Moro indaga su circa tremila anni di mito, letteratura, arte, che ha come protagoniste le splendide sirene: unione stravagante di esseri umani e marini contraddistinte dal canto capace di rapire e suggestionare. E così la studiosa passa in rassegna opere, dipinti, pellicole e anche statue, come ad esmpio quella della Sirenetta al porto di Copenaghen, dimostrandoci che da lungo tempo esse occupano un posto preminente nella cultura dell’occidente. E non solo, un immaginario non  sempre univoco.

Ad esempio nei primi decenni del Novecento, Kafka ribalta il mito legato al canto e si sofferma al contrario sul silenzio delle sirene, forse ancora più pericoloso. E non solo Kafka.

Gérard de Nerval e Matilde Serao hanno celebrato in particolare una delle sirene omeriche, Partenope, la mitica fondatrice di Napoli. Franz Kafka come detto  le immagina mute, Ingeborg Bachmann ne invoca la furia distruttiva contro chi le ha spezzato il cuore.

Un fascino eterno si direbbe che dal XII canto del libro di Omero arriva ai giorni nostri con una serie televisiva dal titolo fascinoso appunto di “Sirene” che richiamano quel mondo immaginifico che per lunghissimo tempo le ha viste presenti e protagoniste.

Elisabetta Moro è professore ordinario di Antropologia culturale all’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa. Condirettore del Museo virtuale della dieta mediterranea e del MedEatResearch. Presiede il comitato della cattedra Unesco in Intangible Cultural Heritage and Comparative Law dell’Università di Roma Unitelma Sapienza. È componente dell’Assemblea della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. Editorialista del «Corriere della Sera», del «Mattino», collabora con canali radiotelevisivi come Rai e CNN. Tra i suoi libri: Sirene. La seduzione dall’antichità ad oggi (2019), L’enigma delle sirene. Due corpi un nome (2008), La santa e la sirena. Sul mito di fondazione di Napoli (2005), La dieta mediterranea. Mito e storia  di uno stile di vita (2014). Con Marino Niola ha scritto: Andare per i luoghi della dieta mediterranea (2017), Baciarsi (2021), Il presepe (2022), Mangiare come Dio comanda (2023).(da Marsilio Editori)

della stessa autrice, con Marino Niola, su tuttatoscanalibri

I segreti della dieta mediterranea.

Baciarsi 

Mangiare come Dio comanda 

Lauretta Colonnelli “La vita segreta dei colori. Storie di passione, arte, desiderio e altre”, presentazione

Ci sono mille modi di vedere i colori. E persino di ascoltarli,
accarezzarli, annusarli, assaporarli. Di amarli e di odiarli. Questo
libro è anche un viaggio nelle sensazioni e nelle emozioni che i colori
suscitano da sempre, una catena di piccole storie collegate l’una
all’altra per assonanze e corrispondenze. Si può leggere saltando
disordinatamente dall’una all’altra. O, meglio, come un unico lungo
racconto
(Dall’Introduzione)

“In un viaggio a più dimensioni attraverso epoche e luoghi, un avvincente «diario cromatico» che svela segreti, superstizioni e curiosità intorno alla presenza dei colori nella storia dell’uomo, da Omero a Tolstoj, da Kandinskij a Marina Abramović, da Debussy e Sibelius a Schönberg”.(da Marsilio Editori)

Ci guida e ci accompagna in questa interessante quanto originale escursione nei colori Lauretta Colonnelli, toscana, giornalista, studiosa già docente di Storia del teatro alla Sapienza di Roma e autrice di varie opere di saggistica. In questo viaggio saranno i colori i protagonisti di piccole storie o di documentazioni brevi: il rosso apre ad esempio il primo racconto che da Boccioni ci porterà alle rosse giovenche di Gerione, a Balla e ad Antonioni e ancora e ancora, in un percorso senza tempo ma dove il colore è dominante: influenzano i nostri stati d’animo, tingono un periodo storico, orientano una corrente estetica, un film, una partitura, un testo letterario con il loro linguaggio carico di significati ormai stratificati nel tempo. Un testo vario e variopinto, di osservazione e intuizione, che nasce dal lavoro di giornalista dell’autrice e di studiosa dell’arte che ha visionato restauri e scritto di artisti, come si legge nell’Introduzione.

“Ho avuto la fortuna, nel mio lavoro di giornalista, di salire sulle impalcature della Cappella Sistina mentre Gianluigi Colalucci e la sua squadra disseppellivano i cangianti di Michelangelo nascosti per secoli sotto una crosta di grasso, fumo e polvere. Ho visto, all’Opificio delle pietre dure di Firenze, Umberto Baldini e i suoi collaboratori far rivivere, nella Primavera di Botticelli, la figura di Zefiro, ritrovando il corpo azzurro del vento sotto la patina di verde marcio”

Lauretta Colonnelli è nata a Pitigliano (Grosseto). Vive e lavora tra Roma e la Toscana. Laureata in Filosofia alla Sapienza di Roma, ha insegnato, nella stessa università, Storia del Teatro. Ha lavorato a Rai Radio 2 come programmista-regista. Giornalista dal 1979, prima alle pagine culturali dell’«Europeo», poi al «Corriere della Sera». Collabora con «Art e Dossier». Tra i suoi volumi più recenti, Le muse nascoste. Protagoniste dimenticate di grandi opere d’arte (2020), Storie meridiane. Miti leggende e favole per raccontare l’arte (2021), La vita segreta dei colori. Storie di passione, arte, desiderio e altre sfumature (2023).(da Marsilio Editori)

Walter Veltroni “Buonvino tra amore e morte”, presentazione

Quarto della serie con il commissario Buonvino, dopo Assassinio a Villa Borghese, Buonvino e il caso del bambino scomparso e C’è un cadavere al Bioparco, ritrovioamo il protagonista alle prese con un attentato che lo riguarda direttamente: nel momento di convolare a giuste nozze, nel momento del sorriso e della piena realizzazione di una decisione attesa, le note felici vengono spezzate da colpi cupi e stonati, come si legge nell’incipit

Su una sedia, appoggiato quasi fosse un quadro della Contemporanea, c’era l’abito bianco di Veronica. Era disteso, come se chi lo aveva posato lì si fosse proposto, con rara gentilezza d’animo, di rispettare la geografia delle pieghe, onorando la funzione che quei metri di stoffa si erano assunti: accompagnare un giorno importante con la leggerezza dei movimenti della seta. Tutto doveva essere lieve, in quel mattino d’estate, così carico di attese e promesse di bellezza. Al termine di un rosario di dolori e sconfitte, il caso aveva voluto che Giovanni e Veronica, anime maciullate dalla vita, si fossero ritrovati davanti all’agente di polizia Portanova, ufficiale di stato civile per un giorno, impegnato a farfugliare formule che la sua miopia, nel viaggio dal foglio tremante che teneva tra le mani alla sua bocca, trasformava in parole senza senso alcuno. Ma i due sposi non se ne curavano. Si tenevano la mano e si sorridevano.[…] Poi erano arrivati quei colpi, come dei mortaretti, ma meno gioiosi, più secchi, più cupi. Un suono che Buonvino conosceva bene ma che lì, in quel momento e in quel clima festoso, era del tutto fuori contesto, insopportabilmente volgare. Quando si era voltato verso Veronica l’aveva vista a terra. Che diavolo ci faceva lì? E poi

Lei in fin di vita e tante domande senza risposta per il commissario: chi aveva voluto attentare alla vita di Veronica? Forse si voleva indirettamente colpire lui stesso?

Ma i colpi di scena non mancano. Mentre il nostro commissario straziato dal dolore cerca risposte, un attentato efferato a piazza di Siena: un uomo crivellato da colpi di proiettile, come davanti ad un plotone d’esecuzione.

Indagando sul passato dell’uomo Buonvino lo ricostruisce  fino ad un evento del 1944 a Roma:

“Mentre la moglie, ancora in coma, lotta tra la vita e la morte, nel commissario nasce presto il sospetto che quelle due vicende possano essere legate da un filo invisibile.” (da Marsilio Editori)

Gli altri della serie su tuttatoscanalibri

Assassinio a Villa Borghese,

Buonvino e il caso del bambino scomparso

C’è un cadavere al Bioparco

Grazia Verasani “Senza ragione apparente”, presentazione

[…] Emilio, studente diciassettenne in un liceo della città, si è suicidato senza ragione apparente, lasciando solo un laconico messaggio: «Sono stanco.» A otto mesi dal fatto, la madre di Emilio è decisa a trovare i responsabili morali della sua morte. (dalla scheda del libro, Marsilio Editori)

Narrato in prima persona è il quinto romanzo che ha come protagonista l’investigatrice bolognese Giorgia Cantini, protagonista del primo successo in Quo vadis, baby da cui fu tratto un film ed una serie. Senza ragione apparente ha ottenuto una particolare menzione al premio Scerbanenco 2015.

Il tema affrontato è un tema sociale o comunque il noir è di tipo esistenziale, tratta infatti delle inquietudini adolescenziali in relazione con il mondo degli adulti, quest’ultimi spesso confusi e incapaci di offrire loro una visione serena del futuro che li attende, in una società in cui predominanti sono la superficialità, l’apparenza e la ricerca della felicità quasi fosse possibile eliminare il dolore, la morte, il rifiuto, l’allontanamento. L’idea nasce da un articolo di cronaca e indaga due suicidi di giovanissimi. Capace di scrutare dentro i suoi interlocutori, la protagonista sa guardare dentro di sé, esercizio che le permette di sperimentare percorsi che colgono le emozioni, i problemi che travagliano il difficile periodo adolescenziale, dentro e fuori la scuola e in famiglia in un’apparente distanza che nasconde la loro affettiva fragilità.

Un’indagine nei sentimenti, analizzati a freddo con acume e comunque con umana partecipazione seppure nel distacco dell’inchiesta. Una diversa versione del noir, senza morti ammazzati, cui fa da sfondo una Bologna nebbiosa e grigia, dove non si tralasciano aspetti della quotidianità: una recente convivenza e le sue incognite con Luca Bruni il capo della omicidi e l’incontro con il figlio di lui, il sedicenne Mattia.

Grazia Verasani (Bologna, 1964) ha esordito giovanissima con alcuni racconti apparsi su il manifesto. Oltre alla fortunata serie con protagonista Giorgia Cantini, ha scritto vari romanzi tra cui From Medea (Sironi 2004), dal quale nel 2012 è stato realizzato il film Maternity Blues di Fabrizio Cattani, Tutto il freddo che ho preso (Feltrinelli 2008), Mare d’inverno (Giunti 2014), Lettera a Dina (Giunti 2016), La vita com’è (La nave di Teseo 2017). Nel 2021, sempre per Marsilio, è uscito Non ho molto tempo, in cui racconta della propria amicizia con Ezio Bosso. I suoi libri sono tradotti in molti paesi tra cui Francia, Germania, Portogallo, Stati Uniti e Russia. (da Marsilio Autori)

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri:

Come la pioggia sul cellofan

Gaja Cenciarelli “Domani interrogo”, presentazione

Un liceo linguistico della periferia romana, Rebibbia. È novembre ed è in quella Scuola scalcinata che la giovane insegnante inizia la propria avventura di docente, di persona, di studiosa, di romana tra romani che parlano solo il dialetto e ai quali dovrebbe insegnare l’inglese. Spaventata ma non passiva saprà reagire e entrare piano piano in quella comunità in cui si sente estranea e spaesata: non scapperà e tornerà l’indomani, “l’inizio di una grande storia d’amore”.

Si apre con una Nota dell’Autrice che raccoglie in 10 punti le leggi fondamentali della vita di un insegnante, di quella metamorfosi a cui va incontro un essere umano quando inizia ad insegnare, procede con un Prologo dove molte sono le domande, durante il girovagare in una Roma che non conosce, che si accavallano nella mente della protagonista prima dell’ingresso in classe: è il 19 novembre, ha accettato una supplenza annuale in una quinta, ma non è all’altezza, non ce la farà, non conosce nessuno, è sola in una scuola enorme, non ha gli strumenti per affrontare i ragazzi di quella zona di Roma con i quali non sa con quale lingua parlerà e lei non sa se conosce la lingua giusta e loro se ne accorgeranno e la uccideranno… Seguirà quindi la Prima Parte con il titolo emblematico “Il Romanticismo”: il primo impatto, difficile, disperante, proprio lei che dovrebbe dare l’esempio, si esprimerà in dialetto usando un’ espressione chiara e volgare.

Un impatto forte con la realtà di una classe raccontata da chi la Scuola la conosce e ci si misura.

“Tra i professori di Frank McCourt e Domenico Starnone, passando per gli studenti in piedi sul banco nell’Attimo fuggente, sta la professoressa di Gaja Cenciarelli, convinta sì che la cultura sia qualcosa di quotidiano, convinta sì che certe parole dialettali o certe squadre di calcio, certe sigarette fumate insieme agli studenti prima che la lezione cominci facciano parte del lavoro di chi insegna e di quello di chi impara, ma disillusa che l’istruzione possa – come si sente dire spesso – salvare il mondo. Ciò nonostante, in questo romanzo di Shakespeare e spaccio, la professoressa il mondo lo salva. Perché il mondo è le persone che incontriamo. Specialmente a scuola”.(da Marsilio Editori)

e anche

Brevi note biografiche

Gaja Cenciarelli scrittrice e traduttrice, vive e lavora a Roma. Ha scritto romanzi, racconti, interventi critici. Fa parte dei “Piccoli Maestri” e ha pubblicato, fra gli altri, Extra omnes. L’infinita scomparsa di Emanuela Orlandi (Zona 2006), Sangue del suo sangue (nottetempo 2011), ROMA. Tutto maiuscolo come sulle vecchie targhe (Ventizeronovanta 2015), Pensiero stupendo (Lite Editions 2015). Per Marsilio, nel 2019 è uscito La nuda verità. Insegna lingua e letteratura inglese a Roma.