
Quarto della serie con il commissario Buonvino, dopo Assassinio a Villa Borghese, Buonvino e il caso del bambino scomparso e C’è un cadavere al Bioparco, ritrovioamo il protagonista alle prese con un attentato che lo riguarda direttamente: nel momento di convolare a giuste nozze, nel momento del sorriso e della piena realizzazione di una decisione attesa, le note felici vengono spezzate da colpi cupi e stonati, come si legge nell’incipit
Su una sedia, appoggiato quasi fosse un quadro della Contemporanea, c’era l’abito bianco di Veronica. Era disteso, come se chi lo aveva posato lì si fosse proposto, con rara gentilezza d’animo, di rispettare la geografia delle pieghe, onorando la funzione che quei metri di stoffa si erano assunti: accompagnare un giorno importante con la leggerezza dei movimenti della seta. Tutto doveva essere lieve, in quel mattino d’estate, così carico di attese e promesse di bellezza. Al termine di un rosario di dolori e sconfitte, il caso aveva voluto che Giovanni e Veronica, anime maciullate dalla vita, si fossero ritrovati davanti all’agente di polizia Portanova, ufficiale di stato civile per un giorno, impegnato a farfugliare formule che la sua miopia, nel viaggio dal foglio tremante che teneva tra le mani alla sua bocca, trasformava in parole senza senso alcuno. Ma i due sposi non se ne curavano. Si tenevano la mano e si sorridevano.[…] Poi erano arrivati quei colpi, come dei mortaretti, ma meno gioiosi, più secchi, più cupi. Un suono che Buonvino conosceva bene ma che lì, in quel momento e in quel clima festoso, era del tutto fuori contesto, insopportabilmente volgare. Quando si era voltato verso Veronica l’aveva vista a terra. Che diavolo ci faceva lì? E poi…
Lei in fin di vita e tante domande senza risposta per il commissario: chi aveva voluto attentare alla vita di Veronica? Forse si voleva indirettamente colpire lui stesso?
Ma i colpi di scena non mancano. Mentre il nostro commissario straziato dal dolore cerca risposte, un attentato efferato a piazza di Siena: un uomo crivellato da colpi di proiettile, come davanti ad un plotone d’esecuzione.
Indagando sul passato dell’uomo Buonvino lo ricostruisce fino ad un evento del 1944 a Roma:
“Mentre la moglie, ancora in coma, lotta tra la vita e la morte, nel commissario nasce presto il sospetto che quelle due vicende possano essere legate da un filo invisibile.” (da Marsilio Editori)
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