
Se mi chiede perché ho scritto il libro rispondo che la memoria è
importante e ricordare ancora di più. Mi vorrei riallacciare al
pensiero di Liliana Segre, per il giorno della memoria di questo anno,
in cui ha detto che fra qualche anno non saranno più presenti, nei
libri di storia, le poche righe che attualmente ci sono riguardo la
Shoah. Sacrosanta verità.
Le poche righe riguardo i deportati italiani infatti, prigionieri
politici e internati militari italiani, non ci sono già più eppure si
tratta di migliaia di prigionieri che solo per la decisione di non
piegarsi al regime nazi-fascista hanno pagato, spesso con la vita,
questa scelta. Giusto quindi ricordare anche questo importante
capitolo della resistenza del nostro paese.
Francesco Bianchi
La sinossi
In un podere fiorentino nel periodo della seconda guerra mondiale una famiglia di mezzadri fatica a portare avanti i ritmi delle colture; due dei tre figli dei contadini, Oliviero e Giovanni, prestano infatti il servizio militare.
Anche Elio, il figlio più piccolo, riceve la chiamata alle armi dalla Repubblica Sociale ma decide di non arruolarsi.
Tra fughe, diserzioni e carcere, due fratelli si ritroveranno in un campo di prigionia in Germania mentre il terzo, Giovanni, continua a lavorare forzosamente per i tedeschi. Proprio Giovanni, durante uno dei suoi servizi, si accorge che due deportati sono i suoi fratelli. L’arrivo degli Alleati rappresenta una svolta importante ma il rientro a casa dei superstiti risulta più duro del previsto. Un romanzo che oltre a trattare un periodo storico particolarmente cruento ricorda anche gli argomenti degli eccidi più spietati ed alcuni importanti episodi della resistenza italiana.
Alcuni stralci
Dopo aver ricevuto un passaggio sul camion di un contadino che da Napoli rientrava a Roma, i tre giovani iniziano così la salita di Monte Mario, partenza della Via Francigena a quanto ricorda Terzo. Non si tratta di una vera scalata di montagna, ma la salita è comunque piuttosto ripida e tortuosa e i tre hanno subito il fiato corto.
«Arrivati in vetta troveremo il sentiero» dice Terzo con il fiatone che aumenta passo dopo passo. Si aggiusta continuamente il berretto,
infastidito dal sudore che gli cola dalle tempie e dal forte vento, nonostante la giornata soleggiata.
«Lo spero» commenta Oliviero con un filo di voce, sudato fradicio anche lui.
«Speriamo piuttosto di non fare brutti incontri» conclude Libero.
(dal RIENTRO per LA VIA FRANCIGENA di OLIVIERO: uno dei protagonisti che sarà poi deportato nel campo di prigionia tedesco insieme a suo fratello ELIO)
«Firenze è stata una città esempio, come Napoli. La resistenza ne ha ripulito gran parte dai tedeschi prima dell’arrivo delle forze Alleate; farlo non è stato indolore, però. Ci sono state molte vittime, hanno dovuto seppellire i morti perfino nei giardini e negli orti perché i cimiteri erano pieni.»
«I tedeschi hanno minato e fatto saltare cinque dei sei ponti, dividendo Oltrarno dal resto della città; solo il Ponte Vecchio è rimasto intatto, dicono per volere di Hitler che ha preferito salvaguardare la civiltà. Credo invece che se l’avessero fatto saltare con le case costruite sopra, i detriti avrebbero comunque consentito il passaggio.»
Il giovane si ferma per fare un lungo respiro, poi continua: «Molta gente è scappata nella parte sud dell’Arno e si è nascosta a Palazzo
Pitti. Non c’è stata acqua e luce per giorni. I tedeschi hanno applicato un rigidissimo coprifuoco: se trovavano fuori qualcuno, lo
uccidevano all’istante.»
(dalla RESISTENZA di FIRENZE (racconto di un nuovo deportato nel campo di prigionia di Lauter agli altri deportati tra cui ELIO ed OLIVIERO).
FRANCESCO BIANCHI, classe 1976, fiorentino di nascita e pratese di adozione, ha una formazione tecnico-amministrativa e lavora per un’azienda del settore informazioni. Amante della lettura e della scrittura, ha avuto collaborazioni con testate giornalistiche su temi prettamente economico settoriali. Con il suo libro d’esordio è entrato nella decina finalista della III Edizione – Premio Clara Sereni – sezione inediti con il titolo provvisorio “LA GUERRA E IL PODERE”. Il titolo è stato successivamente modificato per scelte editoriali nell’attuale “IL CORAGGIO DEI VINTI”.
