Antoine de Saint-Exupéry “Gli amori del Piccolo Principe”, Oligo Editore

Traduzione e cura di Davide Bregola

Pagine 52, prezzo 12,00 euro

Oligo Editore

In questo libro piccolo e prezioso, Davide Bregola accosta le lettere che Antoine de Saint-Exupéry – bambino e adolescente – invia dal collegio alla madre Marie de Fonscolombe a quelle, redatte poco prima della morte, che l’autore del Piccolo Principe dedica a una giovane donna senza nome di cui si è innamorato.

Sono tutti testi privati, ricchi di poesia e affetto, che culminano nelle riflessioni di un uomo maturo, seppur mai disilluso, sul valore dell’amore, anche quando non ricambiato. Impreziosiscono il testo i disegni originali che arricchivano le missive di Saint-Exupéry e che ancora oggi ci lasciano entrare nel suo magico mondo trasognante.

Davide Bregola lavora da sempre nel mondo del libro, pubblicando e aiutando a pubblicare, ma tiene anche laboratori, atelier e workshop in scuole e biblioteche dove racconta la sua esperienza nell’universo della scrittura. Tra i suoi libri recenti ricordiamo La vita segreta dei mammut in pianura padana (Premio Chiara 2018) e Fossili e storioni, entrambi per Avagliano Editore. Scrive sulle pagine culturali de “Il Foglio” e de “Il Giornale”, all’interno del quale tiene una rubrica dedicata alla letteratura contemporanea da cui è nato il libro I solitari. Scrittori appartati d’Italia (Oligo 2021). Per Oligo Editore cura le collane Oro e Daimon, all’interno della quale ha pubblicato traduzioni dal francese di Antoine de Saint-Exupéry e Arthur Rimbaud.

Fuad Rifka “L’ultima parola sul pane”, AnimaMundi Edizioni

Pagine: 72 prezzo: 13 euro

AnimaMundi Edizioni

Collana di poesia Cantus firmus a cura di Franca Mancinelli e Rossana Abis

La sua poesia col tempo 

si consuma,

diventa mormorio, 

traccia e segno…

e, nelle vene dell’alloro, 

soffio di vento.

L’uccello del cardo e la ciotola della sorgente 

leggono quel segno.

Fuad Rifka

L’ultima parola sul pane (premio Mediterraneo 2008) è l’unico libro attualmente disponibile in traduzione italiana di uno dei più grandi poeti contemporanei, Fuad Rifka, erede dell’antica tradizione meditativa orientale e insieme uno dei maggiori innovatori della poesia araba. Versi essenziali e necessari, generati da un’illuminante saggezza, tra misticismo sufi e la migliore poesia tedesca, di cui Rifka è stato raffinato conoscitore e traduttore. Un libro capace di essere nutrimento per l’uomo, per la sua inquietudine e tensione più autentica, perché, come afferma Rifka “La poesia è come il pane: semplice e sacra. È un filo elettrico in grado di connetterci con l’infinito, con la natura, con l’anima del mondo”.

Fuad Rifka è nato nel 1930 in un piccolo villaggio della Siria, ma è emigrato in giovane età a Beirut, dove è vissuto come cittadino libanese, e dove è morto nel 2011. Grande conoscitore della poesia tedesca, ha tradotto in arabo tra gli altri Goethe, Novalis, Hölderlin, Rilke, Trakl. È stato professore emerito di filosofia alla Libanese American University di Beirut. Le sue raccolte sono state tradotte in diverse lingue.

Massimo Oldoni “L’incantesimo della scienza. Storia di Gerberto che diventò papa Silvestro”, Marietti Editore

Pagine: 192, Euro 18

Il 12 maggio 1003 muore a 63 anni Gerberto d’Aurillac, già abate di Bobbio, arcivescovo di Reims e di Ravenna, papa con il nome di Silvestro II. Era stato colto da malore pochi giorni prima, mentre celebrava la messa nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme. L’episodio era stato fissato in un’iscrizione, importante ed enigmatica, a lungo dimenticata, che alludeva a fatti inquietanti. Se ne accorse, secoli dopo, Michel de Montaigne che la lesse il 19 marzo 1581.

Dialettico, matematico e inesauribile bibliofilo, l’inafferrabile papa dell’anno Mille è stato uno straordinario protagonista del Medioevo europeo e dell’evoluzione del sapere sperimentale. Si narrava tuttavia che fosse diventato famoso e potente grazie ai favori del diavolo. I detrattori e gli inesauribili avversari delle sue scalate al potere hanno osteggiato in ogni modo la sua cultura eterodossa. In un intreccio di scienza e magia, di vita reale e di leggenda ha così preso forma un mito che va oltre la biografia del personaggio e oltre il Medioevo, in un mutevole paesaggio di episodi e avventure che si organizzano in un indimenticabile quadro storico.

Massimo Oldoni è professore emerito di Lingua e Letteratura Mediolatine all’Università di Roma “La Sapienza”. Visiting professor nelle Università di Heidelberg, Turku, Berkeley, Valladolid e Copenhagen, nel 1986 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Direttore della collana di studi “Nuovo Medioevo” per l’editore Liguori, è stato tra i fondatori di “Galassia Gutenberg” Salone del Libro di Napoli e, dal 1979 al 1996, ha lavorato ai Programmi Culturali della RAI.

Jules Verne “Un inverno tra i ghiacci” presentazione

La copertina è di Camilla Castellani

Un classico dell’avventura alla Verne: un salvataggio di naufraghi in cui si impegnano provetti navigatori per superare i pericoli del mare; ma il pericolo maggiore è rappresentato dalla distesa di ghiacci che li attende oltre il 70° parallelo, le condizioni estreme determinate dal gelo, dal buio e dall’inverno polare. Un racconto nato da minuziose e puntuali documentazioni da parte dell’autore.

Dall‘Introduzione

Un inverno tra i ghiacci può essere retrospettivamente considerata l’opera manifesto del Verne maturo. Pubblicato in due puntate nel 1855, sulla rivista di Pitre-Chevalier, porta in sé tutte quelle caratteristiche che di lì a breve renderanno celebre l’autore: una storia avvincente, un viaggio in zone estreme del pianeta, un approfondito e puntuale studio di tutti gli aspetti scientifici legati alle vicende narrate. Come si specificava nell’introduzione alla prima puntata, infatti, il racconto era una novità assoluta e, pur essendo soltanto una storia di fantasia, prima di scriverlo l’autore aveva dedicato parecchio tempo alle ricerche. Questo racconto fu infatti scritto dopo un minuzioso studio di tutte le testimonianze dei viaggiatori alla ricerca del famoso passaggio a Nordest.
Dopo aver accuratamente descritto i preparativi compiuti dall’equipaggio per mettersi in grado di affrontare l’inverno polare, Verne ci porta assieme ai marinai del brigantino Jeune-Hardie in questo viaggio di salvataggio da Dunkerque al Polo. Risaltano anche le date precise, che Verne riporta puntualmente, necessarie per spiegare realisticamente le varie avversità che l’inverno polare opporrà di volta in volta ai marinai del Jeune-Hardie.

dello stesso autore:

La sfinge dei ghiacci

Il conte di Chanteleine

Solo su Amazon in ebook e in cartaceo

Hans Tuzzi “Ma cos’è questo nulla?” recensione di Salvina Pizzuoli

“L’Italia fingeva di essere un paese civile”.

Si apre a Roma, all’Ippodromo delle Capannelle la domenica del 15 maggio 1994, la stagione dei grandi eventi e dei prestigiosi premi, alla presenza delle autorità e del bel mondo: una prosa elegante, smagliante di pennellate sapienti a dipingere la scena, asserzioni taglienti che esplicitano le convinzioni e le situazioni, scampoli di lingue regionali che caratterizzano in modo impeccabile il personaggio. Un incipit perfetto. E l’incipit si sa è fondamentale.

Ma fermarsi all’incipit sarebbe fare un grosso torto al prosieguo.

Sì, perché se le prime pagine innamorano è nello sviluppo sapiente che si coglie e si realizza quanto in apertura vi si delinea.

È ambientato nel 1994, dal 7 al 18 novembre prevalentemente a Brassanigo, la cittadina in cui era avvenuto un omicidio irrisolto: Melis è già in pensione anticipata anche perché “la tracotante protervia di un governo di satrapi nei confronti degli apparati di Stato, aveva accelerato i tempi della decisione”, e segue il caso, non solo per fare un piacere a “Sua Eccellenza”, ma anche perché si sente inutile e solo; indaga in loco, sebbene a distanza di otto anni, sotto falsa identità e come investigatore privato. Tanti i personaggi del capoluogo di provincia nella “Marca Orientale”, gente che conta, i pochi, e gli anonimi, i tanti, in un clima di sospetto, silenzio, connivenza.

I membri di una vecchia setta esoterica, gli ortiliani, di cui la giovane assassinata faceva parte, e gli affiliati alla nuova che però non ha nulla a che vedere con la prima e con al vertice un “grosso nome”; un antiquario che dice e non dice; un ambiguo giornalista; mogli mariti amanti e madri e figli, tutti espressioni umane di una “società di provincia benpensante, un po’ bigotta e molto disponibile a quasi tutti e sette i peccati capitali? Politicanti, industriali, professionisti, intellettuali, sportivi… e ortiliani. E, fra loro, un assassino in incognito. Comunque, uomini. Terra destinata alla terra. Fallibili esseri umani. Quella storia, tutte quelle persone, le loro relazioni di cuore, i loro rapporti d’affari, le loro inimicizie… Ma era lì che doveva scavare. Dolore, paura, offesa, sofferenza: la condizione umana”.

Un quadro articolato, farcito di godibili sfumature citazioni e riflessioni, amaro, variegato, popolato da tipi umani di una società del Nord Est italiano di un ben preciso periodo storico in cui “si svilisce la grammatica di una civiltà”.

Un’indagine diversa perché diverso è il ruolo di Melis non più alto funzionario statale, ma sempre ottimo segugio con amor di giustizia.

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Su “Il Libraio” l’intervista di Tuzzi al suo personaggio: Il commissario Melis e io ( per non parlare del cane)

Da “Il fatto quotidiano”3 febbraio2022

Su tuttatoscanalibri.com le recensioni ai saggi, ai romanzi e a molti dei Melis: Tutto Tuzzi

La sinossi e le prime pagine su Bollati Boringhieri

e anche

Brevi note biografiche

Marta Albertini “Una genealogia ritrovata”, presentazione

A cura di Laura Ricci che ne è anche la traduttrice dal francese, lingua in cui scrive Marta Albertini.

La bisnonna, la nonna e la madre dell’autrice sono le protagoniste di “Una genealogia ritrovata”: ritratti nati da ricerche in archivi soprattutto quello del Museo Tolstoj di Mosca, scoperta e lettura di diari e di corrispondenza per ricostruire una biografia in cui siano esse stesse a parlare. Tre donne legate le prime due al grande narratore russo, moglie e figlia dello scrittore, rispettivamente Sof’ja Andreevna e Tat’jana L’vovna Tolstaja, quest’ultima nonna dell’autrice e madre di Tanja, nipote prediletta di Tolstoj che nel 1930 sposerà Leonardo Albertini figlio di Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, dalla cui unione nascerà l’autrice e pronipote di Tolstoj. Il volume oltre a riportare scorci della vita quotidiana delle protagoniste, anche durante il triste periodo della Rivoluzione Russa, è corredato da molte istantanee che documentano la famiglia Tolstoj.

Dall’Introduzione di Laura Ricci 

““Il volume ha il pregio di far rivivere una genealogia femminile a lungo ignorata e, quel che vale ancora di più, di riportarla in vita attraverso le parole delle stesse protagoniste. È, al tempo stesso, molto più della ricostruzione di una storia familiare, perché oltre alle ave femminili molte altre figure della famiglia Tolstoj e del suo entourage vengono tratteggiate con una vivacità documentata e insolita, e naturalmente viene illuminato da una luce particolare e inedita lo stesso Tolstoj. Non può non addentrarsi, infine, nella tormentata storia della rivoluzione russa, così strettamente intrecciata al pensiero e alla vita di Tolstoj e alla diaspora della famiglia; ma ce la mostra – e questo è un valore ulteriore – attraverso gli aspetti più quotidiani, nascosti e minuti, quelli che toccano e complicano la vita delle persone comuni. […]( da Laura Ricci)

Hamid Ismailov “La fiaba nucleare dell’uomo bambino”, presentazione

Traduzione di Nadia Cigognini

Un venditore e un viaggiatore si incontrano sulla carrozza di un treno che attraversa la steppa kazaka: il giovane venditore ha le fattezze di un bambino e suona ottimamente il violino, si chiama Eržan ed è nato nei pressi di una stazione di transito, in una piccola comunità. Così racconta al viaggiatore che gli ha fatto richiesta di conoscere la sua storia. È nato negli anni della Guerra Fredda quando nella “Zona”, un’area recintata al centro della steppa, si susseguivano esperimenti nucleari. Cresciuto in una piccola comunità dove le nonne erano custodi di antiche credenze, leggende e riti, con un’infanzia serena anche se senza padre e sotto la guida del nonno che, suonando una dombra, lo strumento musicale a corde, gli aveva fatto scoprire l’amore per la musica tanto che diventerà un provetto suonatore di violino. Ma c’era una minaccia nella sua giovane vita: dopo un bagno nel Lago Morto ha smesso di crescere, è rimasto bloccano nel tempo, dentro un corpo che non si trasforma, non invecchia mentre tutto attorno e dentro di lui si modifica, matura. Una fiaba moderna dolorosa e terribile con una proposta implicita di riflessioni sulla diversità, la fisicità e l’interiorità, la solitudine e le scelte di vita, il rapporto con il tempo e la crescita, le passioni…

Brevi note biografiche

Hamid Ismailov è nato nel 1954. Cresciuto in Uzbekistan, ha abbandonato il paese nei primi anni novanta a causa delle persecuzioni del regime, riparando nel Regno Unito. Scrive prevalentemente in russo e in uzbeko. Per venticinque anni ha lavorato come giornalista della BBC. Traduttore e mediatore culturale, ha curato la resa in uzbeko di molti classici della letteratura occidentale e, nel contempo, la traduzione in inglese e in altre lingue europee di alcuni classici della letteratura uzbeka. Si è inoltre dedicato alla poesia sonora, sperimentando contaminazioni tra la parola, la musica e l’arte figurativa. Le sue opere, bandite in Uzbekistan, sono state tradotte in molte lingue, riscuotendo il plauso della critica. In Italia sono in corso di traduzione, dal russo e dall’uzbeko, nel catalogo di Utopia.(da Utopia Editore Autori)

Piero Scanziani “Entronauti”, presentazione

Pubblicato per la prima volta nel 1969, è riproposto ora da Utopia Editore nella nuova veste grafica di Giovanni Cavalieri. Il titolo è ricavato da un neologismo dello stesso Scanziani con cui indica i navigatori dell’emisfero interiore, contrapposti ai cosmonauti. Andare quindi alla loro ricerca nel mondo e scrivere un libro su questi incontri: India, Stati Uniti, Siam, Hong Kong, Tokio, e anche nel vecchio mondo, in Gran Bretagna e a Parigi e la Grecia, da Atene a Salonicco con una sosta a Stagira dov’è nato Aristotele, e il Monte Athos. Cinque anni di viaggi nei capitoli di Entronauti, decine di personaggi, piccoli e grandi incontri pieni di domande e riflessioni, tra oriente e occidente, tra anima e corpo, tra mistico e profano, alla ricerca della meta, quasi a comporre attraverso vari tasselli un mosaico, il cui approdo è dentro se stessi.

“[…] Destinazione iniziale è l’India, per un confronto con un Diogene e un Platone contemporanei. Un secondo viaggio porta il protagonista nel continente americano, dove incontra i monaci laici della California, pensatori-scienziati, e i nudisti di Los Angeles, e analizza i segreti di un antico culto amerindo. Dopo gli Stati Uniti, dunque, la ricerca continua in Europa: prima a Londra, per incontrare Maggie McCann, maestra d’onnipotenza; poi a Parigi, dove vivono i Leroy, esperti nella dissociazione dell’anima dal corpo. E così, di terra in terra, il protagonista affina la propria domanda esistenziale, in una sete di verità insaziabile. […]poi si trasferisce in Oriente, con un solo obiettivo: vincere la morte.(Da Utopia Editore)

Brevi note biografiche

Piero Scanziani nacque a Chiasso, nella Svizzera italiana, nel 1908. Giornalista e inviato, viaggiò a lungo tra l’Europa, l’Asia e l’America, soggiornando più volte in India e in Cina. Negli anni del regime, la sua casa di Berna divenne un cenacolo di intellettuali antifascisti, ospitando tra gli altri Indro Montanelli, Alberto Mondadori e Sem Benelli. Autore di romanzi e saggi letterari, coltivò con successo la drammaturgia e la cinologia. Tra le sue opere, in corso di pubblicazione presso Utopia, spiccano il saggio “Avventura dell’uomo” e il romanzo “Libro bianco”. La lingua poetica delle sue indagini antropologiche, venate di spiritualità e trascendenza, gli valse presto la fama internazionale, coronata dall’assegnazione del premio Schiller. Negli anni ottanta il filosofo Mircea Eliade sostenne per due volte la sua candidatura al premio Nobel per la letteratura. È morto a Mendrisio nel 2003.(da Utopia Autori)

Jules Verne “Il conte di Chanteleine. Un episodio della Rivoluzione”, presentazione

Copertina di Camilla Castellani

Un classico che racconta una pagina di storia oscura e non sempre conosciuta se non come avvenimento di minore rilevanza. Una rivolta nata dalle decisioni della Convenzione Nazionale nel 1793, in piena Rivoluzione francese, che compare nei manuali di storia come controrivoluzione vandeana, un episodio di guerra civile durato dieci mesi e duramente represso dai repubblicani. Gli avvenimenti storici nel romanzo si intrecciano con le vite di alcuni protagonisti e con descrizioni paesaggistiche dei luoghi che l’autore ben conosceva avendovi trascorso la propria infanzia. Un Verne diverso, sempre narratore di avventure, ma in questo caso schierato contro i gravi eccidi e misfatti compiuti in nome della Rivoluzione.


Dall’Introduzione

Il Conte di Chanteleine è un romanzo ispirato a fatti e personaggi realmente esistiti e prende le mosse da un episodio della nota controrivoluzione vandeana.[…]
La vicinanza alle vicende narrate da parte di Verne – fervente cattolico e su diversi punti conservatore – passa attraverso la vivida descrizione degli ambienti che egli stesso aveva conosciuto nell’arco della sua infanzia e l’aperta denuncia dei gravi misfatti e crimini di cui si macchiarono i rivoluzionari in quel periodo. Un romanzo insomma poco conosciuto, diverso dalla produzione più celebre dell’autore, ma in cui tanto emerge dell’uomo Jules Verne.
Il romanzo vide la luce nel 1864[…], la storia è infatti narrata dal punto di vista di un nobile e di un suo servo, descritti come eroi senza macchia che affrontano un destino assai duro.
Il romanzo è corredato da Note e da un’Introduzione.

Solo su Amazon in ebook e in cartaceo

Dello stesso autore:

La sfinge dei ghiacci

Un inverno tra i ghiacci

Annabel Abbs “La cucina inglese di Miss Eliza”, presentazione

Annabel Abbs nella Premessa al romanzo scrive che si tratta di un’opera di finzione “che prende spunto da una serie di fatti noti della vita di Eliza Acton, poetessa e pionieristica scrittrice di libri di cucina e della sua aiutante, Ann Kirby. Tra il 1835 e il 1845 Eliza e Ann vissero a Tonbridge, nel Kent, e scrissero un libro di cucina […] All’epoca fu un best seller, sia in patria sia a lvello internazionale, arrivando a vendere 125.000 copie nell’arco di trent’anni.[…]

Eliza Acton(1799) voleva scrivere poesie senza trovare un editore che al contrario le propone di scrivere un libro di ricette. Ma sarà la situazione familiare critica a livello economico a far incontrare Eliza con Ann, assunta per aiutarla a preparare da mangiare per probabili ospiti paganti.

Da poetessa a creatrice del ricettario moderno il Modern cookery for private families pubblicato nel 1845, scritto come i nostri attuali ricettari con la lista degli ingredienti e le fasi di preparazione.

La Abbs ricostruisce la storia di Eliza e di Ann alternando le due voci delle protagoniste per riportare alla luce una storia dimenticata: le ricette infatti vennero copiate e saccheggiate e alle due protagoniste rimase l’oblio.

“Inghilterra, 1835. Eliza Acton spera che la sua nuova raccolta di poesie la conduca al successo. I sogni di gloria, però, si infrangono contro l’oltraggioso rifiuto dell’editore, Mr Longman, che la invita a dedicarsi a un libro di ricette – del resto i lettori non si aspettano altro da una donna. Eliza s’indigna: in casa degli Acton la cucina riguarda solo la servitú. Ma quando suo padre, sull’orlo della bancarotta, si dà alla fuga, quell’assurda proposta si rivela l’unico modo per sopravvivere. Eliza allora impara a conoscere i segreti di pentole e fornelli e, con l’aiuto della giovane Ann, finisce per scoprire che in ogni ricetta riuscita c’è sempre un pizzico di poesia. E di amore.(dal Catalogo Einaudi Editore)

Brevi note biografiche

Annabel Abbs è nata a Bristol nel 1964. Si è laureata in letteratura inglese presso la University of East Anglia e ha ottenuto un master in marketing presso la University of Kingston. Nel 2015 il suo romanzo d’esordio, The Joyce Girl, ha vinto l’Impress Prize for New Writers e lo Spotlight First Novel Award. Suoi articoli e racconti sono apparsi su, tra gli altri, «The Guardian», «Mslexia», «Elle», «The Huffington Post». Per Einaudi ha pubblicato Frieda (2020), il suo secondo romanzo, e La Cucina di Miss Eliza (2022).( Da Einaudi Autori)