Isabel Burton “Verso l’India 1879”, Lorenzo de’ Medici Press

Il viaggio di Isabel Burton dall’Inghilterra – attraverso l’Europa e l’Italia – verso l’India.
Una donna dell’età vittoriana che osserva con attenzione e spirito critico la realtà che la circonda

traduzione di Simona Bauzullo

Lorenzo de’ Medici Press

Per la prima volta in italiano, il diario di viaggio scritto da Isabel Burton nel viaggio compiuto assieme al marito, il celebre esploratore Richard Francis Burton, verso l’India. Un viaggio che è scoperta e osservazione, con la prosa avvincente di una donna dell’età vittoriana che osserva con attenzione e sagacia la realtà che la circonda. Durante tutta la narrazione, Isabel Burton appare libera anche nel linguaggio: il registro che adopera convoglia ogni stile di spontaneità ed è del tutto affine a una conversazione vis-à-vis tra persone comuni. La stesura del racconto non mira alla bellezza o al classicismo letterario, bensì all’immediatezza con cui intende fornire dati al lettore e lasciare che assorba i suoni, i profumi e l’atmosfera che vengono descritti in pagina nella maniera più diretta e concisa possibile.

Oltre agli aspetti pittoreschi e affascinanti del viaggio che attraversa Europa, Egitto e Arabia, il diario di Isabel Burton descrive a lungo anche il nord dell’Italia: Milano, Trieste e Venezia, osservate in un momento cruciale della storia italiana, a pochi anni dalla raggiunta unità nazionale. Messa in ombra dalla fama del marito, scopritore delle sorgenti del Nilo, Isabel Burton visse con lui per diversi anni a Trieste e, sempre insieme a lui, tradusse in inglese per la prima volta Le mille e una notte

«Nonostante tra gli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento l’Inghilterra contasse un numero di cittadine di sesso femminile elevato e decisamente superiore a quello degli uomini, la maggior parte delle discipline erano rappresentate e destinate esclusivamente a questi ultimi e al contrario venivano precluse alle donne. La disparita di genere emerge in maniera piuttosto evidente in ogni ambito, incluso quello letterario, che vede le donne costrette a seguire la strada della rinuncia all’istruzione oppure a quella di mettere in pratica le proprie conoscenze attraverso la pubblicazione sui periodicals in forma anonima, senza ricevere cosi alcun credito. In alternativa, un coniuge appartenente a un particolare ceto o inserito in una disciplina scientifica rappresentava una vera e propria opportunità professionale per far fruttare l’ambizione di una donna che altresì non avrebbe avuto modo di realizzarsi nel concreto. Proprio in questo periodo storico, infatti, vengono pubblicati in maniera sempre più frequente volumi scritti “a due mani”, ovvero da uomini e donne, generalmente uniti in matrimonio. Isabel Burton aderisce parzialmente a questo nuovo iter letterario producendo testi scritti in maniera autonoma, ma revisionati o arricchiti dal marito. Tuttavia questa collaborazione attiva svanisce gradualmente, lasciando spazio e autonomia di scrittura all’autrice, la quale non manca in alcun modo di riportare in pagina lodi e storie riguardanti suo marito. Le opere letterarie prodotte dai coniugi in maniera individuale contengono infatti molti riferimenti reciproci e svelano l’autenticità del legame che li unisce, non solo per l’aspetto burocraticamente coniugale, ma relativo all’essenza più profonda delle loro anime. Sin dall’inizio della loro relazione, infatti, l’appartenenza alla dottrina anglicana di Burton lo poneva in una posizione più che scomoda per la famiglia cattolica Arundell, più che mai restia ad accettare una qualsiasi unione tra lui e Isabel. Il carattere determinato e audace di entrambi permise loro di superare ogni barriera sociale, religiosa o d’onore, guidandoli verso una cerimonia clandestina che li rese sposi e complici per la vita che condussero nel rispetto e nella stima reciproci. Pertanto, sin dagli esordi, Isabel e Richard Burton rivelano la loro singolarità come nucleo coniugale, ma anche dal punto di vista individuale. Decidendo di intraprendere una vita insieme a Richard, Isabel sceglie contemporaneamente di essere una fedele compagna di viaggio, pronta ad affrontare esplorazioni oltremare accuratamente dettagliate e destinate a un pubblico di lettori, orgogliosamente riportate in forma scritta solo ed esclusivamente da se stessa. Di queste esplorazioni fa parte anche quella descritta nelle pagine che seguono, avvenuta nel 1875 a fianco del suo fedele compagno di vita. Il viaggio in Arabia, Egitto e India fa crescere nell’autrice una nuova sensazione di meraviglia, che viene accuratamente riportata con tutti i suoni, i profumi, gli usi e i costumi che rivelano nuove identità e realtà, in alcuni punti del tutto estranee a quelle che erano le convenzioni sociali del XIX secolo. La novella esploratrice si inserisce all’interno del racconto in maniera concreta e descrive spesso di aver affrontato alcuni spostamenti da sola, mentre il marito era impegnato in altre attività legate a impegni di stampo intellettuale» (dall’introduzione di Simona Bauzullo).

Isabel Burton (1831-1896) sposò in giovane età l’esploratore Richard Francis Burton, suscitando polemiche per essere, lei cattolica, sposata a un anglicano. Ma la scelta fuori dagli schemi fu solo il via per una vita in cui, per Isabel Burton, superare i confini divenne una precisa impostazione di vita. Assieme al marito viaggiò in gran parte dell’Impero britannico, scoprendo mete come l’Arabia e l’India che ben di rado le donne della sua epoca potevano visitare. Nel 1875 pubblicò Inner Life of Syria, Palestine, and the Holy Land e nel 1879 seguì il racconto di viaggi Arabia, Egypt, India.

Diego Zandel “L’isola di Kos. Manuale sentimentale”, Oltre Edizioni

Oltre edizioni

Diego Zandel frequenta dal 1969 l’isola di Kos, la terza più grande del Dodecaneso dopo Rodi e Scarpantos: per 40 anni è stato sposato con Anna, originaria di quell’isola, prematuramente scomparsa. E nel ricordo di Anna, l’autore, romanziere affermato che nell’isola di Kos ha ambientato già due romanzi di successo, L’uomo di Kos e Il fratello greco, con la conoscenza di una vita vissuta all’interno di una grande famiglia greca di pastori e contadini, racconta l’isola come nessuna guida riuscirà mai a fare.

Tradizioni popolari, usi, costumi, cibi, luoghi, spiagge, villaggi, ristoranti, cibi, personaggi e storia, sia quella con la S maiuscola — della quale l’Italia è grande protagonista, per essere stata l’isola, insieme al resto del Dodecaneso, suo possedimento dal 1912 al 1947 — sia quella segreta, nota solo ai residenti e a pochi altri. Una lettura avvincente e ricca di informazioni, che sarà di grande utilità, per sentirsi subito a casa, alle migliaia di italiani che ogni anno ne fanno la meta delle loro vacanze.

Con questa nuova edizione di Manuale sentimentale dell’isola di Kos ho portato alcuni aggiornamenti per quanto riguarda in particolare i locali, ristoranti, taverne e psarotaverne, nate o, meglio, da me conosciute in questi ultimi anni. Naturalmente ho seguito i miei gusti, prediligendo i posti dove non solo mi piace la cucina, ma anche dove mi trovo bene come ambiente e personale. Del resto, un libro come il mio non vuol essere la mera, classica guida, ma una sorta di dolce ricordo di mia moglie Anna, madre dei miei figli, scomparsa nel 2012 e la cui famiglia è originaria di qui, una sorta di memoir. Inoltre, vuol essere un omaggio all’isola che nel 2022 mi ha conferito la cittadinanza onoraria, sia per i miei legami familiari con la stessa e per i 54 anni di frequentazione, sia per i romanzi che qui ho ambientato (L’uomo di Kos e Il fratello greco, così come pagine di Essere Bob Lang). Insomma, ho preferito coglierne l’anima profonda. D’altra parte, dal 1969, quando giunsi a Kos per la prima volta, a oggi i cambiamenti visibili, il numero di locali, hotel, resort, spiagge accessibili sono aumentati talmente a dismisura che sarebbe impossibile raccogliere tutto, tanto da farmi scegliere solo i luoghi dove sto bene io stesso, i miei famigliari e amici greci e italiani, alcuni dei quali, Ugo Sbisà, Arianna Caputi, Massimiliano Savo, Paola Vandelli, che ringrazio, hanno contribuito a darmi alcune indicazioni. Non nascondo che, anche per la mia età, mi piacciono i posti tranquilli e poco affollati, rifuggendo dai carnai presenti in molte spiagge, alcune con odiatissimi (da me) giochi acquatici, moto d’acqua e quant’altro che faranno pure la gioia di grandi e bambini, ma non di chi cerca silenzio e tranquillità. D’altra parte, ogni età ha le sue esigenze, e la mia, così come della mia attuale moglie, Alessandra, che mi ha anch’essa dato una mano per questo manuale, è quella di starcene in santa pace, con un libro in mano. Per questo ho nostalgia di una Kos che, ahimè, è sempre più rara da trovare. (dall’introduzione)

Diego Zandel è nato nel 1948 nel campo profughi di Servigliano da genitori fiumani. ma è cresciuto al Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma, che raccoglieva gli esuli istriani, fiumani e dalmati in fuga dalla Jugoslavia di Tito. Questa origine, per il suo portato esistenziale, oltre che storico e geopolitico, così come anche la Grecia, in particolare l’isola di Kos, della quale era originaria la famiglia della sua prima moglie Anna, scomparsa nel 2012, avrà molta rilevanza nei suoi libri, tanto da essergli stata conferita la cittadinanza onoraria sia del comune di Servigliano che di quello di Kos. É autore di diversi romanzi: Massacro per un presidente, Mondadori 1981; Una storia istriana, Rusconi 198; Crociera pericolosa, Mondadori 1993, Oltre Edizioni 2020; Operazione Venere, Mondadori, 1996, Oltre Edizioni 2021; I confini dell’odio, Aragno 2002, Oltre Edizioni 2022; L’uomo di Kos, Hobby&Work 2004; Il fratello greco, Hacca, 2010; I testimoni muti (Mursia 2011); Essere Bob Lang, Hacca 2012; Eredità colpevole, Voland 2023; Un affare balcanico, Voland, 2024. Ha all’attivo anche due libri di racconti: Il console romeno (Oltre edizioni 2013) e, di prossima uscita, Racconti istro-fiumani (IoDeposito, 2024). Tra le sue opere di carattere saggistico e letterario, Invito alla lettura di Andrić (scritto con Giacomo Scotti) Mursia 1981; Balcanica – Viaggio nel sudest europeo attraverso la letteratura contemporanea, Novecento Libri, 2018; Apologia della lettura – Riflessioni di un bibliofilo incallito, Historica, 2020. È anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, nato da un’idea di Andrea Di Consoli e prodotto da Clipper Media e Rai Cinema, per la regia di Barbara Cupisti. Nel 2023 ha ricevuto il Premio Tomizza.

Sara Bontempi “Il Golfo dei Poeti. A spasso per Lerici, San Terenzo, Tellaro”, presentazione

Foto di Ruggero Morisco

[…]”questo libro non vuole essere una guida ufficiale, piuttosto un’opera nata dalla passione e dall’amore profondo che nutriamo per il comune di Lerici, il nostro luogo di residenza. Il nostro obiettivo principale è far conoscere queste terre meravigliose a chiunque lo desideri, sperando sinceramente di  catturare i vostri cuori con le nostre parole e le immagini che troverete tra queste pagine” (dall’Introduzione)

E al raggiungimento di questo obiettivo concorrono le foto di Ruggero Morisco che corredano le pagine catturando scorci, baie, spiagge, monumenti e paesaggi, ma non mancheranno le citazioni di quanti poeti, artisti, scrittori, sono rimasti nel tempo incantati da queste bellezze, e la storia dei luoghi e delle architetture, senza dimenticare piatti tipici e ricette speciali che, come altri elementi, appartengono alla cultura di questo specialissimo territorio.

“Il Golfo dei Poeti – A spasso per Lerici, San Terenzo, Tellaro” è un invito a immergersi nella magia di un angolo unico della Liguria. Lerici, San Terenzo e Tellaro sono tesori nascosti lungo la costa del Golfo dei Poeti. Le pagine di questo libro vi condurranno per mano attraverso vicoli acciottolati, porticati antichi e lungomari incantevoli. Esplorando gli scorci panoramici che hanno ispirato le opere di poeti del calibro di Percy Bysshe Shelley e Lord Byron, avventurandosi in un viaggio che abbraccia la ricchezza culturale di queste terre bagnate dal mare Ligure”.

Brevi note biografiche

Sara Bontempi, nata in provincia di Varese nel 1979, attualmente vive in Liguria, nel Golfo dei Poeti.  Sposata con Ruggero, il fotografo del libro, con cui gestisce il travel blog Iris e Periplo Travel, dove condividono la loro passione per i viaggi.  Lavora come promoter editoriale, offrendo servizi e promozione ad autori e artisti. Il suo racconto “Sugamo, la Tokyo dei pensionati” è stato scelto per la raccolta “Giappone Desire – Letture per innamorarsi del Sol Levante” (2023) pubblicato da Idrovolante Edizioni. Un altro suo racconto è stato scelto e pubblicato nell’antologia Racconti Vol.3 Alcova Letteraria Quarta Edizione (2023).“Il bacio sulla fronte” (2023) è il suo primo romanzo, scritto con il cuore e i bei ricordi dei tempi andati.  Presente al Salone del Libro di Torino 2024 per il firmacopie del romanzo, presso lo stand della casa editrice.Ha pubblicato il libro di ricette “Cucina senza frontiere: Viaggio gastronomico in versione senza glutine e senza lattosio” (2024) in self publishing.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri “Il bacio sulla fronte”

Cees Nooteboom “Verso Santiago. Digressioni sulle strade di Spagna”, presentazione

Iperborea

Torna in libreria, in una edizione aggiornata e arricchita di mappe,

Traduzione di: Laura Pignatti

Postfazione di: Matteo Nucci

Verso Santiago, la meta ultima, ma che si sfilaccia in una serie di divagazioni, scrive infatti

Ormai il mio viaggio è una divagazione composta da tante divagazioni, e alle volte mi lascio sviare anche da queste. Forse quest’anno non arriverò a Santiago.

Una serie di viaggi compiuti in anni diversi, dal 1979 al 2001, non continuativamente anche se per periodi lunghi nello stesso anno, ma che comporta sempre quanto ebbe a sottolineare

Mi dilato con quello che assorbo, vedo e raccolgo. Non si tratta di una conoscenza superiore, ma piuttosto di una sorta di deposito alluvionale, di un accumulo di immagini, di testi, tutto ciò che dalla strada, dalla televisione, dalle conversazioni e dai giornali fluisce verso di me e poi mi rimane attaccato, o mi resta dentro.

Un raccontato che, come scrive Matteo Nucci nella post fazione, si forgia con i  “piccoli aneddoti, le impressioni, i momenti di soprassalto o di nostalgia o di dolce abbandono disseminati a ogni svolta, a ogni curva su cui l’autore spinge la sua automobile, in ogni hotel in cui finisce per passare la notte, in ogni libreria in cui cerca il volume raro” grazie anche a quel paesaggio fatto di un’ immensità di spazi vuoti, ma anche di quell’attitudine, tutta mediterranea e spagnola, del tempo dissolto che si coglie “sublime durante le ore morte del primo pomeriggio, oppure in un ristorante mentre le posate tintinnano, o in una qualsiasi domenica mattina”.

Cees Nooteboom Autore di romanzi, poesie, saggi e libri di viaggio, è ritenuto «una delle voci più alte nel coro degli scrittori contemporanei» (The New York Times), paragonato dalla critica a Borges, Calvino e Nabokov. È stato insignito di numerosi premi letterari e tradotto in più di trenta paesi. Nato all’Aia ed eterno viaggiatore, si è rivelato a soli ventidue anni con Philip e gli altri e ha raggiunto il successo internazionale con romanzi come Rituali e Il canto dell’essere e dell’apparire. Tra le sue ultime opere pubblicate da Iperborea, Avevo mille vite e ne ho preso una solaTumbasCerchi infiniti533. Il libro dei giorniVenezia. Il leone, la città e l’acqua, e la raccolta poetica Addio.( da Iperborea Autore)

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Venezia, il leone, la città e l’acqua

Addio

L’occhio del monaco

533 il libro dei giorni

Paolo Scopetani “Crinali diversi. Viaggi a cavallo, tre storie di amicizia”, presentazione

Betti Editrice

Tre storie di amicizia, di viaggi a cavallo e di un legame importante rivissuto nella nostalgia di ciò che passa e non torna anche perché si diventa diversi lungo i crinali della vita.

Da

Per cominciare: perché andare a cavallo?

Alcuni stralci:

“[…]Un cavallo non è un mezzo di trasporto. È una creatura vivente reattiva a ogni minimo segnale, dotata di una profondissima sensibilità, che ogni giorno va convinta a scelte che il suo istinto rifiuterebbe.
Prima tra tutte accettare sulla groppa un inquietante passeggero, che si muove, guarda, odora come il predatore che è.
[…] Durante i periodici viaggi riservati al gruppo ristretto dei Just horses and men si disquisisce di cavalli (ovviamente) e di donne (c’è bisogno di dirlo?) e di politica (quando aveva un senso) e dei vecchi tempi (ogni tempo ha i suoi vecchi tempi). Stiamo anche lungamente in silenzio (essendo maschi capita anche questo) ognuno ad ascoltare il ritmo del proprio respiro, aggiustare il passo con quello degli altri, togliere la polvere ai pensieri, seguire lievi reticoli di ricordi. […] Andare a cavallo è divertente proprio perché difficile, quel tipo di difficoltà che ti tiene in costante equilibrio tra eccitazione e ansia, esaltazione e pericolo, entusiasmo e meditazione, appagamento e desiderio. Come cavalcare le onde su una tavola da surf, direi. Se mai avessi fatto surf. Ma c’è qualcosa di più profondo. Nell’equitazione da campagna si cavalca per cavalcare e, inconsapevolmente, si pratica una saggezza più antica […] Cavalcare risponde al bisogno di libertà e scoperta, ha a che vedere con l’esplorare, con la curiosità del mondo. E degli altri”.

Martedì 6 giugno presso i locali del Jazz Bistrot, in via Aretina 100, alle ore 18.00 Paolo Ciampi presenterà il libro

Paolo Scopetani, insegnante e scrittore fiorentino, non ha mai saputo scegliere tra le tante passioni che lo hanno attraversato. In questo libro è almeno riuscito a metterne d’accordo tre: la scrittura, i cavalli e i viaggi. Oltre a vari racconti ha pubblicato due romanzi, “Chiasso chiuso” Effigi 2016 e “Quevedo” Effigi 2022“. Nel 2013è stato attore e sceneggiatore del film “Educazione affettiva” di Federico Bondi, nel 2019, con Francesco Matera, ha realizzato il cortometraggio “Tempo Imperfetto”, finalista al Giffoni film festival.

A. Bigongiali e O. Verrini “Chiamatemi Marconi. Storie di mare” recensione di Salvina Pizzuoli

Edizioni ETS

Collana Gunga Din. Rotte Percorsi Avventure diretta da Franco Cardini e Alessandro Agostinelli

Veglia dopo veglia abbiamo dipanato insieme a lui il filo della sua memoria. E con quel filo abbiamo intessuto le parole di questi racconti: storie che non potevano andare perdute, storie  da ricordare e da conservare per chiunque ami viaggiare, anche solo con la fantasia, o nei sogni.

Storie di mare, come recita il sottotitolo, con una peculiarità: narrate da un figlio dei monti e precisamente un garfagnino, nato nel borgo di Casatico comune di Camporgiano, di nome Renzo, che fa una scelta di vita “Andò in collegio, a Livorno, dai Salesiani, per poi iscriversi alla scuola per radiotelegrafisti, a Bibbiena, dove si diplomò a pieni voti diventando  così marconista. E subito colse al volo la prima occasione di lavoro capitatagli. Poco più che diciottenne si imbarcò, a Livorno, su uno dei pescherecci della Genepesca e via in mare” .

Era il 1964. A quel primo imbarco ne erano seguiti molti altri con navi di diverso cabotaggio, trasportando merci di ogni genere in tutti i porti del mondo, per quarant’anni: Singapore, Patagonia, India, Canada, Amazzonia e Mar dei Caraibi…

È proprio Renzo, detto Marconi, il protagonista di questi racconti, rinnovellati tra le sue montagne, davanti al camino, a veglia, o passeggiando tra i boschi e chi ha scritto questo libro le ha raccolte, sera dopo sera, con di fronte “il panorama della valle del Serchio e dei monti che la sovrastano, le Apuane a occidente, che per vederle devi voltarti, e di fronte gli Appennini col monte Prado dietro la possente Pania di Corfino e di fianco l’Alpe che sale fino a San Pellegrino e ancora più in alto, dove svettano le cime dell’Abetone”.

Memorie sempre vivide che solo il viaggio sa scolpire nel viaggiatore e dentro e fuori forgiando con indelebili segni.

Perché è proprio il viaggio il coprotagonista dei racconti di Renzo e delle avventure che ne segneranno il percorso: storie che sanno di fantastico e di incredibile, storie di incontri, di relazioni umane, di riconoscimenti, di avventure, tristi o drammatiche o felici; sensazioni, emozioni, paure; momenti in cui trascorre tra la vita e la morte, che lo portano a misurarsi con se stesso, come durante il naufragio della grande nave, ma piccola e insignificante rispetto all’immensa vastità e forza del mare:

“Perlustrare la nave fu una delle esperienze più inquietanti che vissi da imbarcato; percorrere i corridoi vuoti, infilarmi nelle cabine abbandonate in fretta, oggetti dimenticati o scartati al loro posto, in attesa di un ritorno che non ci sarebbe mai stato, ascoltare l’eco dei miei passi e in sottofondo il rumore delle pompe a massima potenza, come bolidi sul lungo rettilineo di partenza, aveva un che di estraniante, di angosciante. Mi sentivo un intruso impegnato a curiosare nella vita degli altri, ladro di un’intimità privata, sacra, inviolabile. Un guardone, ma sprovvisto di piacere. E poi c’era una specie di urlo di dolore, quello della nave, del metallo che lentamente cedeva alla pressione dell’acqua e delle onde sempre più intense, brutali, con il trascorrere delle ore. La nave sembrava sapesse del triste destino in attesa, dei minuti contati, e non apprezzasse l’idea. Nata per solcare i mari, affrontare le onde, infilarsi nelle tempeste senza paura, non poteva accettare la sorte, l’immobilità eterna, e non accettandola, urlava, faceva sentire la propria riluttanza, scalciava come farebbe un vitellino nei pressi di un macello”.

O incontri che hanno del favolistico, come quello con la strega di Calcutta.

‘Un legnetto’ mi dissi, ‘e per fare che?’, però mi chinai e cominciai a sondare il  terreno in cerca di un legno che meritasse di essere raccolto. Lo cercai a lungo, più di quanto meritasse la ricerca. Infine, lo vidi, un piccolo stecco, secco da poter essere spezzato con un movimento leggero delle dita. Mi rialzai e glielo porsi certo che lo avrebbe rifiutato, chiedendomi di cercare meglio, che quello stecco non andava bene per una strega. Invece mi sorrise, un sorriso gentile, leggero quanto quel pezzo senza vita. Lo strinse tra le dita della mano destra, il pollice e l’indice, e iniziò a strofinare il legno con un movimento circolare. Sembrava lo accarezzasse, come si potrebbe accarezzare il viso di un neonato, con delicatezza e attenzione.[…]. Il movimento era ipnotico e ben presto i nostri occhi furono fissi sul pezzo di legno secco e il movimento delle sue dita. Quando vidi apparire quella che sembrava una foglia sobbalzai all’indietro, […]pochi attimi e quella che parve una gemma cominciò a prendere forma. La strega, non c’erano più dubbi su questo, stava riportando alla vita un legno ormai secco. Avevo la bocca aperta, non una parola, solo infinito stupore.

Storie vere, storie di vita che paiono nate dalla fervida immaginazione di un romanziere, perché la vita “a viverla, è un romanzo”.

Brevi note biografiche (da ETS Edizioni)

Athos Bigongiali (Pisa, 1945) fa il suo esordio narrativo con Una città proletaria (Sellerio, 1989), da cui è stato tratto anche uno spettacolo teatrale andato in scena nel 1992. Autore di numerosi libri, con Sellerio ha pubblicato Avvertimenti contro il mal di terra (1990), Veglia irlandese (1992) e Lettera al Dr. Hyde di R.L. Stevenson (1994).
Tra le sue numerose pubblicazioni anche Le ceneri del Che (Giunti, 1996), Ballata per un’estate calda (Giunti, 1998), Pisa una volta. Una storia illustrata (Pacini, 2000), Il Clown (Giunti, 2006) e L’ultima fuga di Steve Mc Queen (Felici, 2009), vincitore del Premio Perelà. Autore di dieci radiodrammi per la RAI, Athos Bigongiali collabora alle pagine culturali di vari giornali e riviste ed è membro di giuria di vari Premi Letterari.

Oreste Verrini (Massa-Carrara, 1975), laureato in Economia e Commercio all’Università di Pisa, dove insegna, vive da tempo in Lunigiana, spostandosi spesso in Garfagnana.
Nel 2019 ha pubblicato per Fusta Editore Madri Sulle orme del pittore Pietro da Talada lungo l’Appennino Tosco Emiliano, vincendo nel 2021 il premio nazionale Franco Piccinelli. È coautore del programma radiofonico Passi Paesi Parole – narrazioni a mezzacosta, dedicato alle problematiche delle Aree interne e dei territori montani.

Di Athos Bigongiali su tuttatoscanalibri

Athos Bigongiali “Johnny degli angeli”

Di Oreste Verrini su tuttatoscanalibri

Sulle orme del pittore Pietro da Talada lungo l’Appennino Tosco Emiliano

Francesco Permunian “Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo”, Oligo Editore

Lo sguardo di Permunian (Premio Dessì 2019) sul paesaggio gardesano.

Fotografie di Pino Mongiello

Con la collaborazione di Fabio Coltri

Prefazione di Andrea Caterini

Pagine 70, Euro: 15,00

OLIGO EDITORE

Questo agile e smilzo Stradario sentimentale illustra e racconta il viaggio compiuto da due amici – Pino Mongiello e Francesco Permunian – i quali, nel corso degli ultimi tre anni, hanno più volte vagabondato lungo i percorsi e i sentieri meno battuti del lago di Garda e del monte Baldo, attardandosi equamente a descrivere e a fotografare sia le colline gardesane che le pendici montebaldine: con delle chiare e forse inevitabili preferenze, quali la strada di San Michele sul versante bresciano e la strada che dalla piana di Caprino Veronese sale fino a Lumini, una frazione di San Zeno di Montagna nella cui scuola elementare prestò servizio, nel corso degli anni Trenta, una giovane maestra di nome Ada Sandri.

«Pur stanco e sfinito a furia di leggere e rileggere questi miei appunti di “viaggio” – è dall’estate scorsa che m’intasano la scrivania – ciò nonostante io mi ostino a riesaminare ancora questo breve Stradario, il quale, malgrado tutti gli sforzi per renderlo meno rapsodico e più razionale, non muta granché la sua natura intimamente svagata e frammentaria.  E quindi oltremodo indigesta, va da sé, ai comuni lettori delle comuni guide turistiche. Trattandosi in questo caso non di un’ordinaria guida in stile Touring Club, bensì di una singolare mappa sentimentale allestita dal sottoscritto lungo le sponde del lago di Garda e sulle pendici del monte Baldo. Da quel consumato (e ormai disincantato) flâneur che m’illudo di essere, nel corso di tali vagabondaggi ho, ovviamente, le mie mete preferite. I miei angoli segreti.  I miei luoghi dell’anima, per così dire, i quali cambiano e variano a seconda delle stagioni. O meglio, a seconda di quanto io stia rimuginando in quel determinato momento, dato che ogni angolo del Garda e del Baldo corrisponde nella mia mente a uno spunto narrativo.  Tutto insomma mi ispira in tale ambiente naturale, in cui io vivo e scrivo da più di quarant’anni. E dal quale peraltro non ho alcuna intenzione di andarmene, visto e considerato che qualunque distacco dalla mia quotidiana “ronda stradale” mi crea soltanto un senso di spaesamento misto a disagio e irritazione

FRANCESCO PERMUNIAN (Cavarzere, 1951) vive a Desenzano sul lago di Garda. Tra i suoi libri ricordiamo: Cronaca di un servo felice (Meridiano Zero 1999), Nel paese delle ceneri (Rizzoli 2003), Ultima favola (Il Saggiatore 2015), Costellazioni del crepuscolo (Il Saggiatore 2017), Sillabario dell’amor crudele (Chiarelettere 2019, Premio Dessì), Il rapido lembo del ridicolo (Italo Svevo 2021) e Per Ponte alle grazie Giorni di collera e di annientamento (2021) ed Elogio dell’aberrazione (2022). Delle sue opere hanno scritto, tra gli altri, Andrea Cortellessa, Andrea Caterini Giulio Ferroni, Salvatore Silvano Nigro, Ermanno Paccagnini. Compare tra i Solitari di Davide Bregola (Oligo 2021).

PINO MONGIELLO (Salò, 1944), cultore di storia benacense, è dedito alla fotografia di paesaggio e di ritratto. Di lui hanno scritto, tra gli altri, Arturo Carlo Quintavalle, Claudio Cerritelli, Nino Dolfo. Ha ricoperto le seguenti cariche: Sindaco di Salò (1989 – 1994); Presidente Comunità del Garda (1999-2004); Presidente Ateneo di Salò (2000- 2015). Nel 1980 ha dato vita col pittore Attilio Forgioli e col critico Flaminio Gualdoni, alla Civica Raccolta del Disegno di Salò (che collezione opere su carta di artisti del Novecento.

“The intimate City. Walking New York”, a cura di Michael Kimmelman, Penguin Press, novembre 2022

Michael Kimmelman, nativo di New York e principale critico di architettura del New York Times, durante la pandemia scrisse una e-mail a un gruppo di amici e colleghi, architetti, storici, scrittori, invitandoli a fare una passeggiata per la città, preferibilmente in un posto significativo per loro o comunque ciò che di essa amavano.

Come risultato è nato un libro a più voci e illustrato con fotografie: evidenzia una città vista “dall’interno”, più intima quindi e nello steso tempo insolita e sconosciuta, con la sua storia, le sue trasformazioni, la struttura urbana e le evoluzioni e le metamorfosi. Il racconto a più voci di una città, che può essere solo letto o anche percorso.

“‘The Intimate City’ is a joyful miscellany of people seeing things in the urban landscape, the streets alive with remembrances and ideas even when those streets are relatively empty of people.”—Robert Sullivan, New York Times Book Review

per saperne di più:

a questo link : Penguin Random House

a questo link : Amazon

Andrea Brugora “MILANO”, Oltre Edizioni

Prefazione Anna Scavuzzo,vicesindaco di Milano

Con contributi di

Gabriele Albertini, già Sindaco di Milano dal 1997 al 2006, Camilla Bagatti, Presidente del Museo Bagatti Valsecchi, Antonio Calabrò, Direttore della Fondazione Pirelli

Salvatore Carrubba, Presidente della Fondazione Piccolo Teatro di Milano., Manuela Alessandra Filippi, Fondatrice dell’Associazione ‘Città Nascosta Milano”, Franco Iseppi,Presidente del Touring Club Italiano, Giovanni Morale, vice Direttore per il Polo Milanese delle Gallerie d’Italia, Fabio Peri, Conservatore del Civico Planetario “U. Hoepli”, Andrea Rurale, Presidente FAI Lombardia, Liliana Segre, Senatrice a Vita della Repubblica Italiana, Andrée Ruth Shammah, Regista, direttore artistico e co-fondatrice delTeatro Franco Parenti

Pagine 316, prezzo 21 euro, Oltre edizioni

“Milano è una città che dà tanto ma chiede tanto.

Chi viene da fuori va via con il mal di testa,

è come una giostra veloce, ma se ci sali è molto bello”

Enrico Bertolino

Milano, luogo dall’energia straordinaria e locomotiva d’Italia, forse la più europea delle città italiane, sconta in chi la conosce poco il peso dei pregiudizi legati alla sua forza economica che ne mette in ombra la rilevanza storica, artistica e culturale. D’altra parte, suscita invece sentimenti profondi e fortissimi in chi si prende il tempo e la briga di desiderarla. Basti citare qualche caso celebre: Albert Einstein ci ha passato i mesi che definisce dei suoi più bei ricordi, ad Ernest Hemingway è bastato qualche giorno per incontrarci l’amore della sua vita, Verga elogia le sue seduzioni, Stendhal ne era letteralmente innamorato, tanto che sulla sua tomba a Parigi ha voluto fosse scritto in italiano “Arrigo Beyle, milanese, scrisse, amò, visse”. Milano è una città che o si ama o si odia, di una bellezza riservata che, come una “bella signora”, non si lascia avvicinare da chiunque e subito, ma pretende ingaggio, corteggiamento, conquista. Non sono questi i presupposti delle storie d’amore più intense e durature? Milano presuppone al visitatore un impegno attivo, di “salire sulla giostra” per usare le parole di Bertolino. Questa guida vuole essere il biglietto per salire sulla giostra, o la presentazione d’un amico alla bella. Fuor di metafora, un corso accelerato introduttivo, uno strumento ideale per chi si trasferisce in città e vuole conoscerla come un milanese, fin dal primo giorno. Un libro che accosta perle poco conosciute o visitate a un racconto da punti di vista inediti e meno scontati dei luoghi più noti, e per questo immancabile anche nelle librerie dei milanesi che vogliono conoscerla meglio e forse non ne hanno ancora trovato il tempo o il modo. Tra i tanti volumi dedicati al capoluogo lombardo, lo distinguono l’attenzione alle testimonianze di tempi recenti dove quasi tutte le guide non osano avventurarsi e il taglio narrativo che sfrutta la sua “stratificazione orizzontale” per leggere la storia girando i quartieri di Milano o, se si preferisce, leggere Milano girando i secoli.

Andrea Brugora, 35 anni, è Esperto nel Dipartimento per la Trasformazione Digitale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il suo ambito professionale è il supporto ad imprese e istituzioni, al punto di incontro tra innovazione e sostenibilità. Si è formato al liceo classico, diventando poi ingegnere al Politecnico di Milano e, da sempre interessato ai beni culturali, ha realizzato la tesi al Louvre usando acceleratori di particelle per analisi non distruttive sulla doratura di bronzi di epoca romana. Ama le città come luoghi di massima espressione della interazione umana. In particolare Roma, Londra, Parigi, Monaco, New York e Buenos Aires dove ha vissuto, e più di tutte Milano, che conosce in lungo e in largo e dove nel 2016 è stato eletto Consigliere al Municipio 1-Centro Storico. Crede nell’essere umano integrale, quello dell’umanesimo di Leonardo e Pico della Mirandola, che si sforza di riuscire in tutti i campi del sapere e dell’attività umana, ed è convinto che per leggere il mondo siano ugualmente indispensabili la scienza e l’arte, la ragione e il sentimento. Il suo motto è il verso di un poeta lombardo dimenticato.

Ibn Jubayr “Viaggio in Sicilia”, presentazione

A cura di Giovanna Calasso.

Illustrato a colori

Adelphi ripropone, con il titolo Viaggio in Sicilia, a cura di Giovanna Calasso, la sezione finale della relazione di viaggio, la Riḥla, di Ibn Jubayr poeta e viaggiatore musulmano (Valencia 1145 – Alessandria d’Egitto 1217) dove, come in un diario di bordo dalle date scandite rigorosamente, raccoglie e racconta il viaggio di rientro dalle coste siriane di Acri verso la Spagna: era infatti partito da Granada nel 1183 in pellegrinaggio alla Mecca. Si era imbarcato a Ceuta su una nave genovese giungendo dopo varie peripezie alla città santa. Ripresa la lunga via del ritorno visitò Damasco e Baghdad e si rimbarcò verso la fine del 1184 ad Acri, ancora su una nave genovese, che fece naufragio. Tratto in salvo, percorse via terra tutta la costa settentrionale della Sicilia fino a Palermo e a Trapani, da dove riprese il mare verso l’Andalusia, facendo ritorno a Granada nella primavera del 1185.

Il testo della Rihla, conosciuto grazie a Michele Amari e ad un altro famoso arabista, Celestino Schiaparelli, viene riproposto nella parte finale che percorre la Sicilia: oltre ad essere una gradevole lettura, fornisce, grazie all’ imprevista disavventura siciliana del protagonista, una genuina testimonianza dell’ambiente sociale, culturale e monumentale dell’isola nel periodo arabo-normanno. Particolarmente interessanti inoltre le pagine sulla corte del re Guglielmo II (1153-1189), sul trattamento e il ruolo assegnato a paggi e ancelle musulmane, testimonianza della tolleranza religiosa del sovrano, ma anche sul culto e sui monumenti cristiani di Palermo.

“Piene di meraviglia, ma anche di inquietudine, timori e silenziosi interrogativi, le pagine del Viaggio in Sicilia riescono a trasportarci nel mondo mentale di un viaggiatore musulmano del XII secolo che, catapultato suo malgrado in una realtà estranea e nemica – ma dalle sembianze così sorprendentemente familiari –, cerca di darle un senso”.(da Adelphi Libro)