A. Bigongiali e O. Verrini “Chiamatemi Marconi. Storie di mare” recensione di Salvina Pizzuoli

Edizioni ETS

Collana Gunga Din. Rotte Percorsi Avventure diretta da Franco Cardini e Alessandro Agostinelli

Veglia dopo veglia abbiamo dipanato insieme a lui il filo della sua memoria. E con quel filo abbiamo intessuto le parole di questi racconti: storie che non potevano andare perdute, storie  da ricordare e da conservare per chiunque ami viaggiare, anche solo con la fantasia, o nei sogni.

Storie di mare, come recita il sottotitolo, con una peculiarità: narrate da un figlio dei monti e precisamente un garfagnino, nato nel borgo di Casatico comune di Camporgiano, di nome Renzo, che fa una scelta di vita “Andò in collegio, a Livorno, dai Salesiani, per poi iscriversi alla scuola per radiotelegrafisti, a Bibbiena, dove si diplomò a pieni voti diventando  così marconista. E subito colse al volo la prima occasione di lavoro capitatagli. Poco più che diciottenne si imbarcò, a Livorno, su uno dei pescherecci della Genepesca e via in mare” .

Era il 1964. A quel primo imbarco ne erano seguiti molti altri con navi di diverso cabotaggio, trasportando merci di ogni genere in tutti i porti del mondo, per quarant’anni: Singapore, Patagonia, India, Canada, Amazzonia e Mar dei Caraibi…

È proprio Renzo, detto Marconi, il protagonista di questi racconti, rinnovellati tra le sue montagne, davanti al camino, a veglia, o passeggiando tra i boschi e chi ha scritto questo libro le ha raccolte, sera dopo sera, con di fronte “il panorama della valle del Serchio e dei monti che la sovrastano, le Apuane a occidente, che per vederle devi voltarti, e di fronte gli Appennini col monte Prado dietro la possente Pania di Corfino e di fianco l’Alpe che sale fino a San Pellegrino e ancora più in alto, dove svettano le cime dell’Abetone”.

Memorie sempre vivide che solo il viaggio sa scolpire nel viaggiatore e dentro e fuori forgiando con indelebili segni.

Perché è proprio il viaggio il coprotagonista dei racconti di Renzo e delle avventure che ne segneranno il percorso: storie che sanno di fantastico e di incredibile, storie di incontri, di relazioni umane, di riconoscimenti, di avventure, tristi o drammatiche o felici; sensazioni, emozioni, paure; momenti in cui trascorre tra la vita e la morte, che lo portano a misurarsi con se stesso, come durante il naufragio della grande nave, ma piccola e insignificante rispetto all’immensa vastità e forza del mare:

“Perlustrare la nave fu una delle esperienze più inquietanti che vissi da imbarcato; percorrere i corridoi vuoti, infilarmi nelle cabine abbandonate in fretta, oggetti dimenticati o scartati al loro posto, in attesa di un ritorno che non ci sarebbe mai stato, ascoltare l’eco dei miei passi e in sottofondo il rumore delle pompe a massima potenza, come bolidi sul lungo rettilineo di partenza, aveva un che di estraniante, di angosciante. Mi sentivo un intruso impegnato a curiosare nella vita degli altri, ladro di un’intimità privata, sacra, inviolabile. Un guardone, ma sprovvisto di piacere. E poi c’era una specie di urlo di dolore, quello della nave, del metallo che lentamente cedeva alla pressione dell’acqua e delle onde sempre più intense, brutali, con il trascorrere delle ore. La nave sembrava sapesse del triste destino in attesa, dei minuti contati, e non apprezzasse l’idea. Nata per solcare i mari, affrontare le onde, infilarsi nelle tempeste senza paura, non poteva accettare la sorte, l’immobilità eterna, e non accettandola, urlava, faceva sentire la propria riluttanza, scalciava come farebbe un vitellino nei pressi di un macello”.

O incontri che hanno del favolistico, come quello con la strega di Calcutta.

‘Un legnetto’ mi dissi, ‘e per fare che?’, però mi chinai e cominciai a sondare il  terreno in cerca di un legno che meritasse di essere raccolto. Lo cercai a lungo, più di quanto meritasse la ricerca. Infine, lo vidi, un piccolo stecco, secco da poter essere spezzato con un movimento leggero delle dita. Mi rialzai e glielo porsi certo che lo avrebbe rifiutato, chiedendomi di cercare meglio, che quello stecco non andava bene per una strega. Invece mi sorrise, un sorriso gentile, leggero quanto quel pezzo senza vita. Lo strinse tra le dita della mano destra, il pollice e l’indice, e iniziò a strofinare il legno con un movimento circolare. Sembrava lo accarezzasse, come si potrebbe accarezzare il viso di un neonato, con delicatezza e attenzione.[…]. Il movimento era ipnotico e ben presto i nostri occhi furono fissi sul pezzo di legno secco e il movimento delle sue dita. Quando vidi apparire quella che sembrava una foglia sobbalzai all’indietro, […]pochi attimi e quella che parve una gemma cominciò a prendere forma. La strega, non c’erano più dubbi su questo, stava riportando alla vita un legno ormai secco. Avevo la bocca aperta, non una parola, solo infinito stupore.

Storie vere, storie di vita che paiono nate dalla fervida immaginazione di un romanziere, perché la vita “a viverla, è un romanzo”.

Brevi note biografiche (da ETS Edizioni)

Athos Bigongiali (Pisa, 1945) fa il suo esordio narrativo con Una città proletaria (Sellerio, 1989), da cui è stato tratto anche uno spettacolo teatrale andato in scena nel 1992. Autore di numerosi libri, con Sellerio ha pubblicato Avvertimenti contro il mal di terra (1990), Veglia irlandese (1992) e Lettera al Dr. Hyde di R.L. Stevenson (1994).
Tra le sue numerose pubblicazioni anche Le ceneri del Che (Giunti, 1996), Ballata per un’estate calda (Giunti, 1998), Pisa una volta. Una storia illustrata (Pacini, 2000), Il Clown (Giunti, 2006) e L’ultima fuga di Steve Mc Queen (Felici, 2009), vincitore del Premio Perelà. Autore di dieci radiodrammi per la RAI, Athos Bigongiali collabora alle pagine culturali di vari giornali e riviste ed è membro di giuria di vari Premi Letterari.

Oreste Verrini (Massa-Carrara, 1975), laureato in Economia e Commercio all’Università di Pisa, dove insegna, vive da tempo in Lunigiana, spostandosi spesso in Garfagnana.
Nel 2019 ha pubblicato per Fusta Editore Madri Sulle orme del pittore Pietro da Talada lungo l’Appennino Tosco Emiliano, vincendo nel 2021 il premio nazionale Franco Piccinelli. È coautore del programma radiofonico Passi Paesi Parole – narrazioni a mezzacosta, dedicato alle problematiche delle Aree interne e dei territori montani.

Di Athos Bigongiali su tuttatoscanalibri

Athos Bigongiali “Johnny degli angeli”

Di Oreste Verrini su tuttatoscanalibri

Sulle orme del pittore Pietro da Talada lungo l’Appennino Tosco Emiliano

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