Tommaso Pagano “Ovunque giaguari”, presentazione

Con Ovunque giaguari Tommaso Pagano scrive, più che un poliziesco, un romanzo famigliare, un romanzo siciliano, mescolando lo sguardo stupefatto del giovane Tommaso a quello disincantato del nonno. Dietro questa insolita coppia di autonomi “investigatori” c’è una città, Siracusa, torva di luci spettrali, c’è una società, ci sono traffici loschi, e c’è soprattutto una malinconia diffusa che intacca il paesaggio, la calura, la giungla del male. (da Mondadori libri)

Un  suicidio, un omicidio, due inchieste a dieci anni di distanza: un suicidio mai accolto come tale e la scoperta di una verità sconcertante.
Anna Musumeci, dirigente di polizia, fu trovata impiccata dal padre con accanto un messaggio di congedo scritto di suo pugno. Stava indagando sull’omicidio di un giovame bracciante che aveva denunciato traffici illeciti nella cooperativa Amuni presso cui lavorava e gestita da don Damiano. Sono trascorsi dieci anni dal suicidio, ma sia il padre che Vito Presta, l’attuale dirigente del Commissariato, non hanno mai accettato e condiviso la tesi allora accolta. Si aprono quindi due inchieste: quella ufficiale di Vito Prestia, da sempre convinto che la donna che allora era la sua capa sia morta proprio a causa dell’indagine che stava conducendo,   e quella del tredicenne figlio della suicida che, sebbene adolescente, sa cogliere i problemi degli adulti ed è preoccupato per i comportamenti del padre divenuto un bevitore e anche lui alla ricerca della verità. Il giovane Tommaso quindi convince il nonno a collaborare forzando la sua volontà e premendo a causa dei tempi stretti: trascorsi dieci anni i resti della madre saranno infatti riesumati ma come da prassi finiranno in un ossario comune, è quindi  l’ultima occasione di indagine, dal momento che non era mai stata fatta l’autopsia.

Tommaso Pagano è nato a Genova, ma da tredici anni si ritrova a Siracusa a fare il sostituto procuratore. Ha scritto per l’editore Solferino Il bambino che disegnava le anime. La cosa più bella che ha fatto in vita sua si chiama Giacomo.

Francesco Pulejo “I vivi e i morti”, presentazione

Navarra

Francesco Pulejo torna alla narrativa con un noir a tinte fosche, il ritmo incalzante e la lingua esplosiva che lo caratterizzano. Un nuovo caso di omicidio impegna il commissario Santacroce: questa volta, però, sembra esserci uno spartiacque tra la vita e la morte, una metafora dell’esistenza che, attraverso un confine, separa ed unisce vivi e morti.

Ambientato nella città immaginaria di Santo Stefano di S. che assomiglia molto a Catania dove il magistrato e scrittore ha condotto importanti inchieste. Il nom de plume , con la j lunga di Pulejo, è nato da un refuso spiega Di Salvo Fallica  nella sua recensione su Il Corriere ( 29 luglio 2025) “nato pirandellianamente in sede editoriale durante la lavorazione del primo romanzo. Al magistrato piacque, quasi un segno del destino, e lo fece proprio”.

Un delitto eccellente, quello di Antonino Serra di San Faustino, ginecologo, docente universitario, nonché ricchissimo proprietario terriero di nobili natali e cugino di un importante vescovo, ucciso con un colpo di pistola calibro 7.65.
Al commissario Santacroce il compito di sbrogliare la matassa e di riannodare “i fili” quelli che caratterizzano i fatti che paiono in un primo momento slegati  ma che poi, sapendoli abbinare, sanno ricomporre perfettamente la trama di quel tessuto scombinato, tutto sta nel saperli vedere e riconoscere e saperli ricollegare riannodandoli insieme.
Tra le righe del raccontato emerge poi un’analisi sociale che sviscera i meccanismi dei diversi poteri tra contraddizioni e paradossi “Un romanzo che è una metafora della Sicilia, delle sue plurime bellezze e delle sue molteplici contraddizioni” come sottolinea Di Salvo Fallica in apertura al suo articolo

Francesco Pulejo è nato a Catania nel 1960. In magistratura dal 1986, prima componente e poi coordinatore della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Catania, vi ha vissuto le più importanti indagini in materia di criminalità organizzata e non solo degli ultimi trent’anni. Attualmente è procuratore della Repubblica di Ragusa.
Con Navarra Editore ha già pubblicato La città del vento (2022).

Barbara Baraldi “Gli omicidi dei Tarocchi”, presentazione

Un giallo magnetico e visionario, una storia che fonde logica e mistero, un segreto sepolto fra molti destini intrecciati. Il nuovo, travolgente romanzo di Barbara Baraldi ( da Giunti)

Due donne, due sorelle che si sono allontanate da tempo, l’una Emma è commissario di polizia, l’altra, Maia, ha due passioni, l’illustrazione e la divinazione. Non è una vera e propria cartomante ma da artista con la passione per l’esoterismo, ha realizzato un mazzo di Tarocchi disegnadolo a mano.
Saranno due omicidi a costringere la commissario a riallacciare i rapporti con Maia: la carta della Temperanza e quella della Ruota della fortuna sono state rinvenute sui luoghi dei delitti e precisamente la prima nel taschino di un ex agente immobiliare caduto dal terzo piano di una palazzina in costruzione e la seconda tra le mani di una ex ballerina colpita alla testa da un soprammobile e le carte, Emma le riconosce all’istante, sono opera della sorella.
La faccenda si complica quando Maia rivela di essersene disfatta da tempo dopo un evento stravolgente che le ha lasciato un nome impresso nella memoria; ma sarà il terzo omicidio controfirmato da una nuova carta a costringere le sorelle ad una più precisa collaborazione, ciascuna con le proprie abilità, l’una logiche l’altra ritornanado a cercare risposte nelle carte. Teatro  è Trieste, città che si sposa perfettamente con l’enigma che l’ attraversa con le sue atmosfere magiche e misteriose.

Barbara Baraldi è autrice di thriller, gialli e sceneggiature di fumetti per «Dylan Dog», di cui dal 2023 è curatrice. Con Aurora nel buio (2017) e i successivi Osservatore oscuro (2018), L’ultima notte di Aurora (2019), Cambiare le ossa (2022) e il prequel La stagione dei ragni (2021), tutti editi da Giunti, ha ottenuto un enorme successo. Sempre per Giunti nel 2023 ha firmato Il fuoco dentro, romanzo dark su Janis Joplin, e nel 2024 La bambola dagli occhi di cristallo, la riedizione del suo esordio nel thriller.

Giancarla Lazzari “Il sapore dell’aria”, NeP Edizioni


Dopo “Due vestiti per morire” e “Sangue e macerie”, il commissario Livio Zarri, frutto del talento letterario dell’autrice, si ritrova alle prese con un caso che metterà a dura prova le sue capacità investigative e il suo stesso equilibrio interiore.
Ambientato nella primavera del 1949, il romanzo ci riporta in una città segnata ancora dalle ferite della guerra, sospesa tra la memoria del conflitto e il desiderio di rinascita. In questo contesto fragile e inquieto, un farmacista viene trovato privo di vita nella sua bottega, vittima di un’aggressione brutale. La sua quotidianità irreprensibile e la mancanza apparente di un movente rendono l’indagine particolarmente complessa.
Per arrivare alla verità, Zarri dovrà inoltrarsi in una realtà intricata, fatta di esistenze segnate dal dolore, di ambienti che portano ancora i segni delle macerie, materiali e morali, lasciate dal conflitto.
Il romanzo si snoda così attraverso una narrazione intensa, dove il passato continua a esercitare la sua influenza sul presente e ogni incontro si carica di significati nascosti.
Ancora una volta, l’autrice dipinge un quadro vivido e senza sconti di una società in transizione, smarrita tra una ricostruzione faticosa e un’indifferenza che sa di rassegnazione.
In questo scenario cupo ma autentico, il protagonista dovrà affrontare non solo una misteriosa indagine ma anche i fantasmi della propria vita, ancora in cerca di senso e di equilibrio.
Lo stile di scrittura, denso e raffinato, accompagna il lettore pagina dopo pagina, in un crescendo di tensione e colpi di scena. Il ritmo narrativo è calibrato con precisione, mentre l’introspezione psicologica dei personaggi conferisce profondità alla trama, facendone emergere una sorprendente umanità.
Con una perfetta commistione di realismo storico, suspense e riflessione, “Il sapore dell’aria” si rivela un romanzo capace di affascinare e coinvolgere fino all’ultima riga, lasciando nel lettore una traccia forte e persistente.
Un’indagine che è anche un viaggio nell’animo umano e nei chiaroscuri del nostro passato.

Giancarla Lazzari è nata a Roma nel 1958. Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Classico “E. Q. Visconti”, si è laureata in Lettere e filosofia all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha insegnato presso la facoltà di italianistica dell’Università “Babeș-Bolyai” di Cluj- Napoca (Romania).
Studiosa appassionata di storia contemporanea, ha pubblicato un racconto sulla Seconda Guerra Mondiale e scritto un pezzo teatrale ambientato nell’immediato secondo dopoguerra. Per NeP edizioni ha già pubblicato “Due vestiti per morire” (2023) e “Sangue e macerie”(2024).

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Due vestiti per morire

Sangue e macerie

Giancarlo De Cataldo “Un cadavere in cucina”, presentazione

Una ricetta «sbagliata» scatena il pandemonio in un prestigioso ristorante romano. Solo che dalla farsa si cade presto nella tragedia, e nell’aria si spande odore di delitto. Quello dell’“haute cuisine” è però un mondo frequentato dai potenti. Per le indagini serve uno come il Pm melomane Manrico Spinori, che alla competenza unisce, in giusta dose, l’atavica disposizione a non lasciarsi intimidire.(Dal Catalogo Einaudi)

e di sicuro, aggiungiamo, a saper trattare con quei potenti… come ben sapeva il procuratore Melchiorre che altre volte aveva affidato  al contino casi sensibili, indagini particolarmente delicate, quando c’erano di mezzo politici, ricconi, persone che comunque avevano accesso ai media e potevano sfruttare conoscenze, relazioni, potere. Manrico era l’uomo dei grovigli di ‘alta classe’ , per la sua determinazione, competenza da buon inquirente e soprattutto quell’abilità diplomatica che secondo il procuratore non poteva mancare insieme a nervi d’acciaio, capacità di interpretare i contesti sociali, e indifferenza per le polemiche.

E proprio per queste sue virtù investigative che il pubblico ministero Manrico Spinori, che si stava godendo l’oblio del luglio pontino, viene richiamato in servizio per risolvere con la giusta diplomazia un caso spinoso accaduto nel prestigioso ristorante capitolino, il Controcorrente.
Se in un primo momento i clienti sono stati vittima di un’allucinogena intossicazione, uno di loro, un colonnello dell’esercito, dopo quarantott’ore muore. Dagli accertamenti risulterà che i piatti incriminati contenevano tutti psilocibina, una sostanza presente in alcuni funghi allucinogeni, una sostanza non letale e pertanto l’ufficiale doveva essere morto per altre cause o per un altro ingrediente.
Del caso presto si interessano anche i Servizi segreti, e la situazione si complica ancora di più quando i morti diventano due.
Riuscirà il Pm nonché contino melomane con quella sfilza di nomi (Manrico Leopoldo Costante Severo Fruttuoso Spinori della Rocca dei conti di Albis e Santa Gioconda detto appunto “il contino”) che lo attestano appartenenere a nobili casati risolvere “diplomaticamente” la questione coadiuvato dalla sua squadra esclusivamente al fermminile?

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Il bacio del calabrone

Io sono il castigo

Un cuore sleale

Il suo freddo pianto

Colpo di ritorno

Daniela Alibrandi “I delitti della Vergine”, recensione di Salvina Pizzuoli

Un delitto ambientato alla Fontana di Trevi

È notte fonda nella deserta Piazza Trevi. Un’immagine sconquassa l’armonia dell’idilliaco scenario. Nella vasca galleggia a faccia in giù un corpo sinuoso, nudo e affusolato, dai capelli lunghi e scuri. Com’è giunto quel cadavere nella splendida Fontana di Trevi? Chi ha visto tutto è un clochard ubriaco, ma si è dileguato, lasciando solo bottiglie vuote e il proprio cappotto sdrucito. Sarà il commissario Rosco a dipanare la fitta matassa, ora che è tornato a Roma e cerca di ricostruire la sua storica squadra, mentre è alle prese con la fragile salute della moglie. Intanto nei sotterranei dell’acquedotto Vergine, da cui è alimentata la fontana, si muovono strane e inquietanti presenze, impossibili da individuare (da Morellini Editore)

Fetore, olezzo, cosa c’è di più vero nell’abisso dell’animo umano? Ed è proprio questo effluvio a farmi apprezzare le fragranze che sublimano l’essere, l’odore di puro, di intoccato, di intatto e vulnerabile, il profumo di una vergine…

Il commissario Rosco è a Roma da tre giorni ma la felicità connessa al rientro nel suo precedente commissariato è subito funestata da un nuovo caso che già si presenta difficile: una giovanissima è stata rinvenuta cadavere nella Fontana di Trevi.
In attesa che l’ispettrice Porzi possa raggiungerlo a Roma, esiguo è il nucleo della vecchia squadra, costituito solo da Malvani, “un mago nell’indagare” gli ambienti in cui si muovono gli eventuali sospettati,  e manca anche Loverso, sostituito al femminile dalla nuova allieva agente Licia Germani.
Colpisce subito la struttura del romanzo dove non manca, tratto tipico di molti thriller psicologici della Alibrandi, la “presenza”,  sottolineata dai corsivo, dell’assassino.
E le indagini hanno inizio con vari interrogatori e dei testimoni oculari  e dei tecnici della Fontana relativamente ai lavori in corso. Porzi è stata trasferita temporaneamente e l’allieva agente Germani impara in fretta: il commissario Rosco può quandi lavorare al caso contando sull’intuito prezioso della sua collaboratrice, cui affida l’analisi di alcuni casi insoluti di scomparsa di minori,  tanto più utile proprio per la contingenza che lo turba e non poco: le notizie sulla salute dell’amata moglie.
E l’indagine si accresce di una nuova scomparsa di minore e di un nuovo ritrovamento: Rosco e i suoi collaboratori sono messi a dura prova; ma c’è Roma, protagonista, l’aria di Roma, la luminosità unica, il candore dei monumenti e il profumo della storia, che sa ammaliare e consolare.
E non solo indagini, ma tante notizie storiche accompagnano le ricerche e vi si intrecciano in un ruolo fondamentale per la soluzione:

“questa scala raggiunge lo speco dell’antico acquedotto Vergine. Era stata progettata da Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, ma fu inaugurata il 9 giugno del 19 Avanti Cristo, a servizio dell’impianto delle terme di Agrippa in Campo Marzio…”.

E antiche leggende, come quella della fanciulla che indicò “la sorgente d’acqua ai soldati assetati, spiegando il perché la fonte prese il nome di Aqua Virgo”.
Una Roma luminosa e viva cui fa riscontro una città sotterranea che nel buio accoglie efferatezze e morte.
Le felici intuizioni di Porzi e del commissario Rosco porteranno a nuovi interrigatori, nuove ricerche  e conoscenze anche in ambito storico, su Roma antica e le sue acque sotterranee, e alla soluzione dei casi e, come sempre accade nei noir della Alibrandi, il finale è decisamente imprevedibile, giocato sul filo dei secondi e degli inseguimenti, degli incontri fortuiti e dei comportamenti eroici, in un crescendo di suspanse prima dell’agnizione finale.
Un nuovo romanzo che accresce egregiamente la serie con il Commissario Rosco.

Daniela Alibrandi è nata a Roma e ha vissuto negli Stati Uniti. Nella vita professionale si è occupata di scambi culturali nell’ambito del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea. L’autrice ha pubblicato sedici romanzi, cinque edizioni inglesi e un’antologia. Della sua vasta produzione ricordiamo: I delitti del Mugnone (Morellini Editore, 2024), Delitti sommersi (Morellini Editore, 2023), Viaggio a Vienna (Morellini Editore, 2020), Una morte sola non basta (Del Vecchio Editore, 2016), la pluripremiata Trilogia Crimini del Labirinto (Delitti fuori orario, Delitti Negati e Delitti Postdatati), I Misteri del Vaso Etrusco, Nessun segno sulla neve e Il bimbo di Rachele (Edizioni Universo), Quelle strane ragazze, Un’ombra sul fiume Merrimack e l’antologia I doni della mente. I suoi scritti sono spesso ospiti di testate giornalistiche nazionali e di rubriche letterarie televisive e radiofoniche della RAI. Alcune sue edizioni italiane figurano nelle biblioteche di Harvard e di Yale e nella Public Library di New York. Nel maggio 2024 è stato ufficializzato il suo stile come MultiDimensionCrime. L’autrice ha ottenuto numerosi premi letterari nazionali, tra cui il Premio Poliziesco Gold 2020 e il Premio Women Art Week 2022 alla carriera letteraria.

Vari dei romanzi citati nella biografia sono recensiti su tuttatoscanalibri

NERO COME LA LUNA, a cura di Beppe Mecconi

Nero come la Luna: dodici voci, dodici mesi, un’unica terra da scoprire, la Lunigiana che si veste di noir

12 racconti noir per 12 mesi nella terra di Lunigiana

Introduzione di Marco Ferrari

Testi di Massimo Ansaldo, Roberto Bologna, Sonia Cocchi, Marco Della Croce, Raffaella Ferrari,  Patrizia Fiaschi, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Giorgio Tognoni e Daniela Tresconi

Gammarò Edizioni ( OLTRE)

in libreria dal 14 giugno

Una antologia che è anche anche un progetto solidale:tutti i diritti d’autore maturati dalle vendite saranno devoluti al Centro Antiviolenza Irene della Spezia, a sostegno delle donne vittime di violenza

Dopo  Giallo come il Golfo, la narrativa noir torna con Nero come la Luna, la nuova antologia firmata da dodici autori e autrici , Massimo Ansaldo, Roberto Bologna, Sonia Cocchi, Marco Della Croce, Raffaella Ferrari, Patrizia Fiaschi, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Giorgio Tognoni e Daniela Tresconi,  che danno voce, mese dopo mese, ai misteri e alle ombre della Lunigiana storica: una terra antica e affascinante che si fa protagonista e scenario di dodici racconti inediti.
Ogni racconto, ambientato in uno dei suggestivi paesi, vie e città della Lunigiana, esplora le infinite sfumature del noir, restituendo al lettore un viaggio letterario che attraversa il tempo e lo spazio di una regione dove il passato si mescola al presente e il mistero è di casa. L’introduzione è affidata a Marco Ferrari, che apre le porte a un universo narrativo capace di sorprendere e coinvolgere.
Nero come la Luna non è solo un omaggio alla narrazione di genere, ma anche un progetto solidale: come già accaduto per il volume precedente, tutti i diritti d’autore maturati dalle vendite saranno devoluti al Centro Antiviolenza Irene della Spezia, a sostegno delle donne vittime di violenza.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia. Le sue fiabe illustrate sono pubblicate in Brasile, Francia, Messico, Polonia. Il romanzo Trabastìa (Gammarò), ottiene i premi “Montale Fuori di Casa” e il “Manfredo Giuliani”. Alcuni altri titoli: Il manoscritto di Laneghè; Laneghè – Isola del mar tenebroso (premio Scaramuzza); I proverbi della Signorina Celide. Suoi racconti sono presenti in varie raccolte e antologie. Diploma ufficiale dell’UNICEF nel 1994. Nel 2019 un suo progetto viene esposto nell’Euro Parlamento di Bruxelles. Nel 2022 ottiene l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per meriti artistici e culturali.

Giallo come il golfo da Tellaro a Portovenere. 12 racconti gialli per 12 mesi, a cura di Beppe Mecconi

Cristina Cassar Scalia “Delitto di benvenuto”, nei commenti di Mar

Einaudi

Con l’ultimo romanzo “Delitto di benvenuto ” Cristina Cassar Scalia  abbandona ( o lascia temporaneamente?) la mitica Vanina per proporre al lettore un protagonista molto diverso: il commissario Scipione Macchiavelli. 

L’ambientazione è sempre siciliana, ma dalla convulsa Catania, la Scalia ci porta nella molto più lenta e provinciale Noto. E questa “lentezza” caratterizza un po’ tutta la narrazione; mancano, rispetto ai romanzi precedenti, quelle dinamiche frizzanti che coinvolgevano il lettore; manca o fa sentire la sua assenza la briosa vitalità di Vanina, compreso quel suo sano e accattivante amore per il cibo “buono”.
L’incedere del nuovo romanzo e del suo protagonista è un po’ lento e sonnacchioso, con un maggiore guizzo e dinamismo nelle battute finali.
Insomma un personaggio quello di Scipione tutto da costruire e da costruirsi. La scrittura sempre eccellente della scrittrice fa sì che il lettore prosegua nella lettura, anche forse nella speranza di ritrovare un po’ delle dinamiche narrative precedenti e quella intrigante vitalità, personale e professionale, a cui era stato abituato dalla protagonista Vanina.

“Delitto di benvenuto” : la presentazione di Salvina Pizzuoli

Cristina Cassar Scalia “Delitto di benvenuto”, presentazione di Salvina Pizzuoli

Einaudi

Noto, Natale 1964, un nuovo commissario, Scipione Macchiavelli romano, e un nuovo protagonista, dal nome impegnativo, come quello dei suoi fratelli che paiono tutti “usciti da un libro di storia dell’Impero Romano”,  per una tradizione di famiglia cui il padre, Cesare, manco a dirlo, tiene molto.
 Arriva a Noto a Natale, dal commissariato “Via Veneto” di Roma che ha diretto negli ultimi quattro anni: un trasferimento di cui sa le motivazioni, una comunicazione scritta a cui è costretto a rassegnarsi.
Effetto di una condotta che gli ha fruttato un soprannome, il Paparazzo, legato a quella Via Veneto, a pochi passi dal suo commissariato, di cui è “assiduo frequentatore” attratto dalla dolce vita romana “celebrata dal cinema e dai rotocalchi”.

Questi gli ingredienti relativi al protagonista e personaggio principale del nuovo romanzo della Scalia. L’ambientazione e la scelta datata non sono certo casuali: siamo nella “Provincia babba” che significa “ingenua, priva di malizia” senza organizzazioni mafiose. “Un’ingiuria che in questo caso diventa un complimento”; ma in questa provincia sonnolenta, come recita il titolo “Delitto di benvenuto”, il nuovo commissario, subito dopo il lungo viaggio da Roma, si trova a dover dirimere una strana matassa di fatti, spesso complicati o chiariti dalle voci e dai pettegolezzi,  le cui notizie “nel giro di due ore” riescono a  circolare per il paese, che sa tutto di tutti, del presente e del passato, e sui quali costruisce ipotesi e conseguenze. Un paese accogliente dove prima la scomparsa del direttore della banca Trinacria e poi la scoperta del suo cadavere stanno turbando le festività natalizie.
Ma non è solo, nell’inchiesta Macchiavelli potrà contare sulla presenza e l’apporto di due funzionari locali, il maresciallo Calogero Catalano e il brigadiere Francesco Mantuso nonché sull’intuito di un’affascinante farmacista, e sul compagno di studi, ora giudice giovane e stimato a Siracusa, Giuseppe Santamaria “amico leale dal primo giorno del primo anno alla facoltà di Giurisprudenza, che avevano frequentato all’università La Sapienza. Insieme a Primo Valentini, anche lui collega di studi, era uno dei piú cari amici del commissario”.
Un bel quadro della vita di provincia siciliana negli anni ’60, con i suoi valori atavici ancora imperturbati e Noto con i suoi palazzi, la sua nobiltà fatta di principesse e notabili, provincia chiacchierona e bellissima, regina del barocco con le sue chiese e le sue architetture.
Un nuovo protagonista che sa di esordio in una nuova serie? Dalla lettura così parrebbe…
Un nuovo personaggio, da conoscere più a fondo e a cui affezionarsi, come con Vanina che tanto spazio ha occupato nei gialli della Scalia e nel cuore dei lettori.

Cristina Cassar Scalia “Delitto di benvenuto”, nei commenti di Mar

della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Sabbia nera

La logica della Lampara

Il talento del cappellano

L’uomo del porto

La salita dei saponari

La carrozza della santa

Il Re del gelato

La banda dei carusi

Il castagno dei cento cavalli

Scalia, De Cataldo, De Giovanni, Tre passi per un delitto

Le stanze dello scirocco

Stefano Tofani “La bestia che cercate”, presentazione

[…]Un giallo originale, che sfuma a tratti nella commedia all’italiana, con personaggi a cui ci si affeziona subito. Un noir che ci fa sorridere amaramente delle nostre piccole e grandi meschinità e riflettere sulle maschere che indossiamo ogni giorno. (da Libri Guanda Editore)

 Un paesino della Toscana, Cuzzole, il cortile di una Scuola elementare, una maestra, Sonia, l’ora di ricreazione, uno sparo dal condominio dirimpettaio, Sonia colpita muore.
Questi i primi  ingredienti con cui si apre il giallo di Tofano, un giallo, come scrive Malvaldi in una sua presentazione (La Lettura del 4 maggio 2035),  “in cui è difficile riconoscere i cliché del genere: è un giallo, certo, ammazzano qualcuno subito a pagina uno, ma il tono del racconto dipende da quale personaggio incontrate, e se è sincero o meno. I protagonisti, infatti, non sono gli investigatori, ma il resto del paese, quelli rimasti vivi”.
Sì perché, spiega ancora Malvaldi, è poi il Paese e non solo gli investigatori ad essere personaggi principali “Come nello smarrimento di chi è costretto a fare i conti con qualcosa di completamente inaspettato e insensato, e che come primo impulso ha subito quello di mettere le mani avanti e di dichiarare che lui, o lei, o la sua famiglia in quell’affare non c’entra: si parla di morti ammazzati, roba che succede solo agli altri, la cosa non li riguarda, nessuno disposto a farsi ingabbiare dalla trama di un giallo”.
E così il Paese chatta e, come avviene in tutti i paesi, le voci circolano ma niente appare sicuro, poche le certezze: il colpo mortale è partito dal palazzo di fronte alla scuola, di proprietà del politico Bruconi, che ha un figlio conosciuto per le sue scorribande.
C’entra qualcosa?
E Cuzzole, dov’è e com’è Cuzzole?
Ce lo descrive l’Autore in uno dei primi capitoli:

“Si trovava a Cuzzole, la scuola, pigro paese che poltriva tra una curva del Serchio e spelacchiati cuscini di colline che non avevano nulla a che vedere con la Toscana patinata attira-vip. Per intendersi: quella dei panorami da copertina dai colori saturi, quella dei borghi – non quella dei paesi -, dove ti muovi tra rifugi del lusso, food experience, nuove frontiere del divertimento. Tutte cose che Cuzzole, trasandato e stanco, non voleva offrire, restando orgogliosamente fuori da ogni itinerario per concentrarsi tutt’al più sui suoi abitanti, e sul lento declino di quegli anni: spopolamento (eravamo sui mille come i garibaldini), case abbandonate, negozi e attività in chiusura. Sonnecchiava dunque anche quella mattina, appena un po’ stranito dalle temperature: da sempre novembre portava i primi freddi, i cieli cupi, quest’anno invece c’era un caldo insolito e il cielo era di un azzurro scintillante”.

Stefano Tofani è nato a Cascina, in provincia di Pisa, e vive e lavora a Lucca. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali si è dedicato alla scrittura, pubblicando racconti inseriti in varie antologie. Nel 2013 è uscito il suo primo romanzo, L’ombelico di Adamo, vincitore del Premio Villa Torlonia. Tra gli altri suoi libri ricordiamo Fiori a rovescio (2018), Sette abbracci e tieni il resto (2019), Nuvole zero, felicità ventitré (2021), In fuga col Barone. Nel mondo di Calvino (2023), Il giorno della spensieransa (da Guanda Autori)