NERO COME LA LUNA, a cura di Beppe Mecconi

Nero come la Luna: dodici voci, dodici mesi, un’unica terra da scoprire, la Lunigiana che si veste di noir

12 racconti noir per 12 mesi nella terra di Lunigiana

Introduzione di Marco Ferrari

Testi di Massimo Ansaldo, Roberto Bologna, Sonia Cocchi, Marco Della Croce, Raffaella Ferrari,  Patrizia Fiaschi, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Giorgio Tognoni e Daniela Tresconi

Gammarò Edizioni ( OLTRE)

in libreria dal 14 giugno

Una antologia che è anche anche un progetto solidale:tutti i diritti d’autore maturati dalle vendite saranno devoluti al Centro Antiviolenza Irene della Spezia, a sostegno delle donne vittime di violenza

Dopo  Giallo come il Golfo, la narrativa noir torna con Nero come la Luna, la nuova antologia firmata da dodici autori e autrici , Massimo Ansaldo, Roberto Bologna, Sonia Cocchi, Marco Della Croce, Raffaella Ferrari, Patrizia Fiaschi, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Giorgio Tognoni e Daniela Tresconi,  che danno voce, mese dopo mese, ai misteri e alle ombre della Lunigiana storica: una terra antica e affascinante che si fa protagonista e scenario di dodici racconti inediti.
Ogni racconto, ambientato in uno dei suggestivi paesi, vie e città della Lunigiana, esplora le infinite sfumature del noir, restituendo al lettore un viaggio letterario che attraversa il tempo e lo spazio di una regione dove il passato si mescola al presente e il mistero è di casa. L’introduzione è affidata a Marco Ferrari, che apre le porte a un universo narrativo capace di sorprendere e coinvolgere.
Nero come la Luna non è solo un omaggio alla narrazione di genere, ma anche un progetto solidale: come già accaduto per il volume precedente, tutti i diritti d’autore maturati dalle vendite saranno devoluti al Centro Antiviolenza Irene della Spezia, a sostegno delle donne vittime di violenza.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia. Le sue fiabe illustrate sono pubblicate in Brasile, Francia, Messico, Polonia. Il romanzo Trabastìa (Gammarò), ottiene i premi “Montale Fuori di Casa” e il “Manfredo Giuliani”. Alcuni altri titoli: Il manoscritto di Laneghè; Laneghè – Isola del mar tenebroso (premio Scaramuzza); I proverbi della Signorina Celide. Suoi racconti sono presenti in varie raccolte e antologie. Diploma ufficiale dell’UNICEF nel 1994. Nel 2019 un suo progetto viene esposto nell’Euro Parlamento di Bruxelles. Nel 2022 ottiene l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per meriti artistici e culturali.

Giallo come il golfo da Tellaro a Portovenere. 12 racconti gialli per 12 mesi, a cura di Beppe Mecconi

Dario Fertilio – Guido Primiceri “Giocare l’impossibile. Colpi e caratteri estremi del tennis.Dalla smorzata di Alcaraz al rovescio bimane in salto di Sinner “, Mursia

In libreria dal 13 giugno

Mursia

«I giocatori visti da vicino, con i colpi mitici del tennis. Estremi quanto unici, inimitabili e per sempre legati alle personalità dei loro autori.»

I grandi campioni di oggi e del passato, da Alcaraz a Sinner, da Djoković a Connors, da Pancho Gonzales a Nadal, raccontati a partire dal loro colpo «estremo», quello in cui si esprime al massimo grado la qualità tennistica, e una fusione speciale di preparazione e istinto. Così il servizio di Isner e la risposta di Djoković, il serve-and-volley di Rafter e la smorzata di Alcaraz, il rovescio bimane in salto di Sinner e il tweener di Gasquet. Fino alle prodezze che suscitano maggior meraviglia, come il colpo laterale alla rete, la veronica e la smorzata, l’anticipo e il recupero pallonetto. Di ogni campione della racchetta presente in questa galleria non vengono soltanto analizzate le caratteristiche tecniche e i virtuosismi, ma anche ritratti i lati meno noti del carattere, le debolezze, i segreti, le superstizioni, le passioni non confessate e in qualche caso anche le follie.

Ci sono attimi nella storia dello sport che restano sospesi in un tempo anomalo e in uno spazio indefinito, consegnati a una specie di eternità. Sono fotogrammi della memoria plastici, iconici. Affini ai grandi momenti destinati a segnare una svolta simbolica nella politica, nell’arte, nella scienza e in genere nella creatività umana. In questi casi, più ancora che il contesto, rimane incastonato nel ricordo collettivo il gesto mai prima compiuto, e il nome del suo autore. Il salto in lungo fuori misura dell’americano Bob Beamon, che nell’anno 1968, a Città del Messico, accende sullo schermo dello stadio la cifra incredibile di 8,90, più di mezzo metro oltre il record mondiale fino ad allora conosciuto. Il mattino del 1972 in cui Bobby Fischer non si presenta alla seconda partita del campionato del mondo di scacchi, in corso a Reykjavik, e lascia la vittoria al campione in carica Boris Spassky, sfibrandolo nell’attesa a tal punto da costringerlo alla resa negli incontri successivi. Il goal segnato di mano da Diego Armando Maradona nel 1986, in Messico, ai danni dell’Inghilterra, eseguito con tale rapidità da rendersi sul momento invisibile a tutti. Il diretto destro con cui George Foreman nel 1994, sul ring di Las Vegas, a quasi 46 anni, spegne le luci del giovane campione del mondo, super favorito, Michael Moorer. Il salto nell’abisso di Umberto Pellizzari, che sfida le paure del buio sottomarino e i limiti della resistenza umana, nel 1999, scendendo in apnea, in assetto variabile no limits, fino a 150 metri di profondità.
Tutti questi episodi restano indelebili nella storia dello sport. E hanno una caratteristica in comune: sono per definizione tanto estremi quanto unici, irripetibili e inestricabilmente legati alle personalità dei loro autori.
Ma nessuno di essi è raffrontabile a quanto avviene nel tennis. Perché, a differenza di tutte le altre discipline sportive, in questo caso i colpi estremi – qualsiasi altra definizione si possa trovare per definirli, come «perfetto», «illegale», «inaudito» o addirittura «impossibile» – non possono essere risolutivi. La ragione si illustra da sé: il tempo di gioco nel tennis non conta, si prosegue fino a quando il match point decisivo è stato giocato, e nonostante tutti gli accorgimenti moderni per ridurne la durata – come il tiebreak, il super tie-break o il killer point – potenzialmente gli incontri potrebbero proseguire all’infinito. Insomma, i colpi «impossibili», anche se riescono, in questo sport non segnano la fine. Il momento successivo si fa tabula rasa e si ricomincia da capo, come se niente fosse successo. A meno che vengano ripetuti in numero sufficiente, e negli episodi chiave dell’incontro, quelli in cui la volontà dell’avversario si incrina, mentre affaticamento fisico e mentale diventano una cosa sola.

Dario Fertilio (Modena, 1949), giornalista e scrittore tradotto in numerose lingue, è autore di saggi e romanzi, poesia e teatro, oltre che articolista per vari quotidiani e vincitore di numerosi premi letterari. È appassionato di tennis.

Guido Primiceri (Milano, 1982), giocatore professionista fino al Duemila, è stato numero 378 del mondo a vent’anni prima del ritiro per infortunio. Maestro nazionale, ha fatto parte della prestigiosa Academy di Nick Bollettieri in Florida.

Davide Morosinotto “Il leggendario tesoro di Hell Gate”, presentazione

In copertina una scatola di fiammiferi primo Novecento.

“Una storia di misteri, amicizia e riscatto, ambientata nella New York degli anni Venti.
Li chiamavano la gang degli Scarafaggi, e che la vita non fosse giusta, loro l’avevano sempre saputo”.(da Mondadori ragazzi)

Lettura adatta a ragazzi dai 10 ai 14 anni

Una squadra di “scarafaggi” della 110^ Strada, di cui ciascuno aveva meritato il soprannome nell’East Harlem: Lucy era nera e aveva tanta rabbia dentro; Mario, con i suoi sogni, veniva dal Nord dell’Italia e stranamente non dal Sud, con la madre pazza a cui lui presto avrebbe potuto assomigliare; Tommy con la sua miseria visto che in famiglia erano tanti e quindi poverissimi; Amy, con tutti i suoi segreti, coreana ma detta cinese; e Rico che voleva solo essere invisibile.

A questo cast si aggiunge un’ambientazione, nella New York degli anni ’20, ricca di elementi misteriosi e intriganti: una nave affondata, quella della fregata Hussar, nave di Sua maestà britannica inabissata nel 1780 appena fuori dalla baia di New York, nelle acque di Hell Gate; un relitto prezioso che pare portasse settanta forzieri di lingotti d’oro, la paga dei soldati inglesi impegnati nella guerra contro le colonie americane,  un tesoro cercato da molti e mai ritrovato, un tesoro qundi perduto e un cadavere senza nome con un biglietto nel calzino con un messaggio in codice.
Storia vera alla base, documentata dalle ricerche dello scrittore, e romanzo si intrecciano in questo ultimo lavoro di Davide Morosinotto, premiato narratore, che si è documentato anche sul campo: strade, musei, biblioteche in cui i protagonisti saranno impegnati alla ricerca di dati, manoscritti, notizie d’archivio per la loro caccia al tesoro.
Un corposo testo di quasi cinquecento pagine i cui ingradienti non possono non catturare la fantasia dei più giovani ma anche dei più grandi, in cerca di storie come quelle affascinanti che hanno caratterizzato le letture dell’età giovanile, in questa caccia al tesoro davvero trascinante in cui l’intraprendenza e il coraggio ma anche la disperazione e la ricerca di un riscatto giocano la parte maggiore.

L’incipit

Tutti li chiamavano gli Scarafaggi della 110a strada. E loro odiavano quel nome, ma gli si era appiccicato addosso, che lovolessero o no.
Era stato Toni Taglio a darglielo, una volta che aveva trovato Mario da solo davanti al negozio di caramelle nella sua zona.
Toni lo aveva preso di spalle a tradimento (almeno, così sosteneva Mario), lo aveva sbattuto contro il muro e gli aveva detto, standogli a tanto così dalla faccia: “Sai cosa siete, tu e i tuoi amici?”.
Aveva il fiato che puzzava di cipolla.
“Siete solo degli stupidi scarafaggi. E sai perché?”
Mario non lo sapeva.
“Siete degli scarafaggi perché riuscite a fare schifo a tutti, anche se viviamo in questo posto di merda.”
Il “posto di merda” era East Harlem, il quartiere degli italiani, e secondo Mario non era tanto male, e comunque era casa sua.

Davide Morosinotto tradotto in 25 lingue, ha vinto il Super Premio Andersen nel 2017 con Il Rinomato Catalogo Walker&Dawn (Mondadori) e lo Strega Ragazze e Ragazzi 2021 con La Più Grande (Rizzoli), titolo con cui è entrato nella IBBY Honour List 2021. Per Mondadori ha pubblicato anche La sfolgorante luce di due stelle rosseIl fiore perduto dello sciamano di K. e L’ultimo cacciatore, finalista al premio Andersen 2022. Molti sono i suoi riconoscimenti internazionali: finalista al prestigioso Deutscher Jugendliteraturpreis e vincitore del Penzberger Urmel in Germania, ha vinto anche il Prix des Bouquineurs en Seine e il Grand Prix des Lecteurs du Journal de Mickey in Francia, il Vlag en Wimpel e lo Zilveren Griffel in Olanda, il KJV nelle Fiandre, il premio Protagonista Jove in Catalogna ed è stato nominato alla Carnegie Medal 2022 nel Regno Unito. La ladra del vento fa parte della “Saga dei Da Mar”, insieme a Il figlio del mare.

Armando Romero “Cajambre. Suspense nel Pacifico colombiano”, Bibliotheka Edizioni

UN INSOLITO OMICIDIO NELLA FORESTA COLOMBIANA RACCONTA IL PACIFICO E LA SENSUALITA’ DELLE SUE DONNE

Traduzione di Claudio Cinti

Bibliotheka

Dal 13 giugno

Chi ha ucciso Ruperta, trovata morta con una pallottola in testa? Si è trattato di una disgrazia, di un assassinio o di un regolamento di conti? 
Facilitato dalla parlanteria, il pettegolezzo che corre di bocca in bocca, sono in molti a porsi queste domande nel piccolo villaggio colombiano di Playitas, immerso nella lussureggiante foresta lambita dalle acque del fiume Cajambre. La risoluzione dell’enigma si dipanerà nella circolarità temporale della novena, le nove notti e i nove giorni in cui il corpo della donna verrà accudito prima della sepoltura, per consentire alla sua anima di ascendere al cielo e di non vagare senza meta, in una perenne dannazione. Ambientato nella cornice storica degli anni ’60, in cui tensioni rivoluzionarie e divisioni sociali dilaniano l’America Latina, Cajambre è il sentito omaggio dello scrittore colombiano Armando Romero alla cultura delle coste del Pacifico e alle sue donne.  
L’autore ci conduce in uno stravagante noir dell’anima, in cui la fluidità della scrittura narrativa, il ritmo dei dialoghi, la vivacità delle descrizioni, sprazzi di umorismo nero, squarci di torrida sensualità, vertiginose discese nel soprannaturale si susseguono senza soluzione di continuità. 

Nato in Colombia nel 1944, Armando Romero è uno dei maggiori autori latino americani contemporanei. Scrittore eclettico e anticonformista, ha pubblicato libri di poesia, saggi e racconti tradotti in molte lingue. Professore del centro ricerche Charles Phelps Taft all’Università di Cincinnati (Ohio), è stato insignito nel 2008 dall’Università di Atene del titolo di dottore honoris causa.  Nel 2005, a New York, ha vinto il Latin American Book Award), mentre con Cajambre ha ottenuto in Spagna nel 2008 il Premio Novela Corta Pola de Siero.

Maurizio de Giovanni “L’antico amore”, presentazione

Mondadori

L’amore è il ricordo dolce di una tempesta

La frase sopra citata compare in fondo al romanzo ed evidenzia in modo struggente cosa resta nella tempesta del cuore scatenata da Amore: un sentire  dolce e melanconico, come il ricordo.
De Giovanni in questo suo scritto propone tre storie d’amore, tre protagonisti, di età ed epoche diverse, in cui il fil rouge è Amore, che li attraversa e assimila.

Un poeta, mai citato direttamente ma chiaro per la collocazione storica: si tratta di Catullo e del suo amore per Lesbia, così indicata nella finzione letteraria. Un sentimento totalizzante, che travolge e coinvolge: prima appagante nella corrispondenza, poi devastante nel rimpianto.

Il secondo protagonista è un professore universitario con un matrimonio finito e un gruppo di studenti che seguono le sue lezioni distrattamente, situazioni pesanti che non sono riuscite a distoglierlo dall’entusiasmo per lo studio e la ricerca di quanto scritto e ritrovato del “senso di quell’antico amore” che un suo vecchio insegnante al liceo gli aveva trasmesso.

Un Vecchio e la sua badante sono i protagonisti della terza storia che si alterna e inframmezza senza una precisa successione tra le altre due.

Se per il professore universitario  paiono aprirsi nuove possibili strade per una vita affettiva e di studio appagante, nel prosieguo le tre storie saranno accomunate dal ricordo “dolce di una tempesta”: come quello del Vecchio chiuso nel suo passato ma ancora palpitante e vivo; quello del poeta sincero e franco nelle diverse  e contrarie situazioni; quello di Marco, il professore universitario, e della sua giovane studentessa, potente e forte ma rimasto come un fiore nel suo primo rigoglio e mai appassito.

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Pioggia. Per i Bastardi di Pizzofalcone

David Lagercrantz “Memoria”, presentazione

Traduzione di Katia De Marco

“Claire Lidman è morta da quattordici anni ma Samuel, il marito, non ha mai voluto accettarlo. E quando salta fuori una fotografia scattata di recente in piazza San Marco a Venezia, le sue speranze si riaccendono. Nell’inquadratura, tra piccioni e turisti giapponesi, compare una donna vestita di rosso. Una donna che assomiglia moltissimo a Claire” […] (da libri Marsilio).

Samuel decide di affidare il caso a Hans Rekke, pianista e professore di psicologia a Stoccolma che, novello Scerlock Holmes, ha un talento speciale: riesce a cogliere  luoghi e persone e ricostruire le scene di un crimine da semplici dettagli e non gli manca nemmeno una dipendenza da sostanze stupefacenti, il terribile  Fentanyl. A differenza del grande Holmes ha una collaborazione al femminile, Micaela Vargas, giovane poliziotta di origini cilene con cui torna a indagare.

La ricerca di Claire farà riemergere una vecchia storia che ha coinvolto Rekke e Gabor Morovia, un tempo suo compagno di studi e rivale in amore, con un ritorno a un passato di spie, messaggi cifrati, emissari segreti, omicidi e torture: un’indagine che coinvolgerà i due protagonisti, riaprendo antiche ferite e per Rekke e per la sua conpagna di lavoro.

Dopo Obscuritas l’Autore ripropone la stessa coppia già protagonista nell’indagine per l’omicidio  dell’arbitro di calcio di origini afgane.

David Lagercrantz Affermato giornalista e scrittore tradotto in quarantasei paesi, vive a Stoccolma. È autore di romanzi e biografie, tra cui la celebre Io, Ibra sulla vita di Zlatan Ibrahimovic.́ Di Lagercrantz, oltre ai tre volumi della saga Millennium creata da Stieg Larsson – un fenomeno editoriale da cento milioni di copie –, Marsilio ha pubblicato i romanzi La caduta di un uomo. Indagine sulla morte di Alan Turing (2016) e Il cielo sopra l’Everest (2018).

[…]Hans Rekke, professore di psicologia ed esperto mondiale di tecniche di interrogatorio, noto per aver trovato in passato la soluzione di enigmi apparentemente indecifrabili. Rekke fa parte dell’alta società di Stoccolma, è sofisticato, colto, grande esperto di logica e musica, ma è anche dipendente dai farmaci, ed è un uomo fragile. Dopo un avvio non particolarmente fruttuoso, si ritrova a collaborare gomito a gomito con Micaela Vargas, giovane poliziotta di origini straniere, cresciuta nei bassifondi della capitale e coinvolta nell’indagine quasi per caso. Una coppia decisamente originale, che viene trascinata nella caccia della Cia ai terroristi e nella guerra dei talebani contro la musica. Chi era davvero l’arbitro ucciso? È ragionevole considerarlo una vittima? La ricerca della verità costringerà Rekke e Vargas a cambiare continuamente prospettiva, in un crescendo di suspense e colpi di scena.(da Marsilio libri)

Cees Nooteboom “Pioggia rossa”, presentazione

Da uno scrittore che ha fatto del viaggio la sua ragione di vita, un omaggio a Minorca, rifugio mediterraneo dove il tempo sembra fermarsi.

“Da oltre cinquant’anni, Minorca, un microcosmo di vento e siccità, è il rifugio mediterraneo di Cees Nooteboom, che vi passa le estati. Tra i pozzi abbandonati e i muretti a secco dell’isola, testimonianze silenziose della sopravvivenza del passato, si aggirano cani, asini e la gatta Pipistrello, confortante emblema dell’eterno ritorno, protettrice domestica della tristezza improvvisa”.(da Iperborea)

Pioggia rossa è una raccolta di racconti, memorie, intermezzi e brani poetici, un vero zibaldone uscito in lingua originale, con il titolo Rode regen nel 2007 e riproposto a giugno del 2025 da Iperborea nella traduzione di Claudia Di Palermo.
I vari testi sono raggruppati in più sezioni: la prima si compone di un solo delizioso e delicato racconto dedicato alla gatta Pipistrello: il ricordo dell’incontro e della sua presenza durante i soggiorni nella casa di Minorca, rifugio estivo dello scrittore, gatta che aveva ereditato  da un casiere irlandese al quale aveva concesso un soggiorno gratuito nella propria abitazione e che non sapeva come portarla con sé alla partenza. Segue quindi quella  dedicata al rapporto tra Nooteboom e Minorca, composta da sei racconti, quindi  un Intermezzo, cui seguono dieci racconti legati ai  viaggi di gioventù  che si apre proprio con Terra rossa che dà il titolo alla raccolta, in cui Nooteboom ricorda appunto le piogge rosse  sull’isola determinate dalla sabbia che arrivava dal Sahara. Con i cinque pezzi successivi si torna al presente e con esso compare la vecchiaia con la sua rilettura del passato, cui segue  un secondo Intermezzo, ambientato a Recanati prima del congedo che con una poesia va a  chiudere il volume.

Un interessante e piacevole memoir il cui centro è rappresentato dall’isola di Minorca, un rifugio in cui fermarsi a scrivere e in cui, come si legge nella presentazione del volume, “Lì, finalmente fuori dal mondo, Nooteboom può badare al suo giardino e riordinare i ricordi. Ripercorrendo il suo passato attraverso un mosaico di poesie, diari e racconti, con Pioggia rossa lo scrittore ed eterno pellegrino tenta di conciliare il paradosso di una vita: per metà dell’anno i viaggi tra il freddo di Amsterdam, i tropici del Sudamerica, l’Estremo Oriente, a bordo di aerei sgangherati, traghetti e automobili; per l’altra metà l’immobilità di un villaggio dove si parla menorquín e neanche la posta sembra arrivare”.

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Verso Santiago. Digressioni sulle strade di Spagna

Venezia, il leone, la città e l’acqua

Riccardo Polacci “Nato vichingo. Blót”, nella traduzione in italiano

Un viaggio sacro. Un’eredità sepolta nell’ombra, maledetta dagli uomini ma sacra agli
dèi. Un destino che chiama.

Traduzione di Alessia Floria

Ogni nove anni, i vichinghi si riuniscono a Uppsala, tra fuochi ardenti e canti rituali, per il blót, un’offerta di sangue e devozione agli dèi. Per Sigurd, giovane norvegese impulsivo e brillante, questo viaggio segnerà la fine dell’innocenza e l’inizio di una trasformazione brutale e inaspettata.
Nel cuore della celebrazione, scopre che suo padre, Eirik, un guerriero segnato da mille battaglie, ha guidato I Dodici, un gruppo di berserker devoti a Odino, ora considerati reietti e traditori. Ma mentre visioni mistiche e realtà si confondono, una rete di tradimento e cospirazione si stringe attorno a lui. Tradimento. Morte. Esilio. Solo e braccato, Sigurd lotta per sopravvivere mentre coloro che vogliono cancellare l’eredità di suo padre gli danno la caccia. Tra alleati inaspettati e il sussurro degli dèi, dovrà affrontare le insidie della realtà in cui vive non solo la brutalità della natura selvaggia, ma anche la feroce lotta per il potere, dove inganni e rivalità celate si rivelano più letali di qualsiasi predatore.
In questo romanzo, misticismo, thriller, romanzo di formazione e avventura si intrecciano per dare vita a un’epica saga vichinga. Con la sua anima da romanzo storico arricchita da un tocco di fantasy, questa storia trascina il lettore tra la realtà brutale dell’epoca e il mistero degli dèi e delle visioni mistiche. Se ti piacciono le atmosfere nordiche, i segreti degli antichi
guerrieri e le storie di crescita personale tra leggenda e realtà, questo libro fa per te.
“Nato Vichingo: Blót” è solo l’inizio di una saga che racconta l’evoluzione di Sigurd: dal bambino inesperto all’uomo forgiato dal destino e dalle prove che lo attendono, tra legami indissolubili e una società pronta a schiacciarlo… o a trasformarlo in ciò che mai avrebbe immaginato di essere.

Riccardo Polacci, esperto Senior Software Engineer, intreccia la sua passione per la cultura e la mitologia norrena in racconti coinvolgenti. Nel suo romanzo d’esordio, Born a Viking. Blót, dà vita a una saga epica che fonde antiche tradizioni vichinghe con la sua immaginazione, trascinando i lettori in un’avventura straordinaria. Oltre alla programmazione, le sue passioni, dalle arti marziali ai viaggi in ogni angolo del mondo,arricchiscono le sue storie con autenticità e dettagli affascinanti. Attraverso i suoi libri, invita i lettori a esplorare miti, battaglie e destini intrecciati, offrendo un nuovo modo di vivere la storia e la narrazione epica.

La Serie in inglese

Filippo Tuena “Valzer con mia madre da ragazza” OLIGO Editore

Prefazione di Chiara Fenoglio, con disegni dell’autore

Collana Ronzinante diretta da Marino Magliani

OLIGO

Dal 6 giugno in libreria

In queste pagine intime e private, Filippo Tuena richiama ricordi e memorie, non suoi, ma della giovinezza della madre, convocata dalle nebbie del tempo a presentare un vero e proprio monologo dalla penombra della terza fila di un teatro in rovina, ultimo erede del rinascimentale teatro della memoria di Giulio Camillo, come Chiara Fenoglio mette in evidenza nella prefazione. 
Anni lontani, tra Roma e l’Istria, Trieste, Fiume e Abbazia, nel delicatissimo contesto del confine orientale italiano tra le due guerre mondiali, alla ricerca di un’identità personale da preservare e tramandare.

È proprio ai ricordi che Filippo Tuena dedica queste pagine: non tuttavia ai propri, bensì a quelli della madre. I ricordi dunque si rifrangono, divengono ricordi di ricordi, memorie altrui rivissute attraverso la scrittura: esse alimentano una riflessione sulla madre, certamente, ma anche sull’ars memoriae, sulla connessione di questa con la retorica, col racconto, con la performatività teatrale, infine con la parola letteraria, se è vero – come scrive l’autore nelle prime righe – che «davvero null’altro che l’atto del ricordare si traduce in lingua scritta». (Chiara Fenoglio)

I ricordi che emergeranno o che sono emersi e che io ho riletto in queste antiche pagine e ai quali ho cercato di dare ordine riguardano mia madre e sono quelli che manteneva più cari e che provengono dagli anni dell’adolescenza che trascorse in Istria, ad Abbazia e Fiume. Scrivo di quei luoghi che non ho visitato e ho conosciuto solo attraverso le sue parole. (Filippo Tuena)

Filippo Tuena si è laureato in Storia dell’arte alla Sapienza di Roma e attualmente vive a Milano. Tra i suoi libri ricordiamo Tutti i sognatori (Fazi 1999, Premio Grinzane Cavour), Le variazioni Reinach (Rizzoli 2005, Premio Bagutta), Ultimo parallelo (Rizzoli 2007, Premio Viareggio), In cerca di Pan (Nottetempo 2023, finalista al Premio Campiello).

della stessa Collana su tuttatoscanalibri

Dario Voltolini “Acqua chiusa”

Nella collana Ronzinante, i nuovi titoli di Giorgio Vasta(Sicilia)Pasquale Vitagliano (Puglia)Giorgia Tribuiani (Abruzzo). OLIGO, dall’11 aprile in libreria

Cristina Cassar Scalia “Delitto di benvenuto”, nei commenti di Mar

Einaudi

Con l’ultimo romanzo “Delitto di benvenuto ” Cristina Cassar Scalia  abbandona ( o lascia temporaneamente?) la mitica Vanina per proporre al lettore un protagonista molto diverso: il commissario Scipione Macchiavelli. 

L’ambientazione è sempre siciliana, ma dalla convulsa Catania, la Scalia ci porta nella molto più lenta e provinciale Noto. E questa “lentezza” caratterizza un po’ tutta la narrazione; mancano, rispetto ai romanzi precedenti, quelle dinamiche frizzanti che coinvolgevano il lettore; manca o fa sentire la sua assenza la briosa vitalità di Vanina, compreso quel suo sano e accattivante amore per il cibo “buono”.
L’incedere del nuovo romanzo e del suo protagonista è un po’ lento e sonnacchioso, con un maggiore guizzo e dinamismo nelle battute finali.
Insomma un personaggio quello di Scipione tutto da costruire e da costruirsi. La scrittura sempre eccellente della scrittrice fa sì che il lettore prosegua nella lettura, anche forse nella speranza di ritrovare un po’ delle dinamiche narrative precedenti e quella intrigante vitalità, personale e professionale, a cui era stato abituato dalla protagonista Vanina.

“Delitto di benvenuto” : la presentazione di Salvina Pizzuoli