Igor Ebuli Poletti “Il jazz. Una storia sentimentale”, Oligo Editore

Pagine 52, Euro: 13,00

Oligo editore

«QUANDO NON SAI COS’È, ALLORA È JAZZ!» (Alessandro Baricco, Novecento)

Una storia sentimentale, un corpus eterogeneo di nomi distanti tra loro: incontreremo Bix Beiderbecke che parla dei tappeti nel suo salotto, Charles Mingus che sul litigio col governatore del suo stato scriverà un album pietra miliare della musica. Apriremo uno squarcio vivido su uno dei fenomeni musicali e culturali più importanti del XX secolo, con il predominio dell’improvvisazione sulla forma scritta.

«La musica è sempre un dialogo, deve esserlo, se diventa un monologo non diventa più niente, si sfalda, si smarrisce. E quale miglior dialogo se non quello, intenso e rarefatto, potente e leggero, tra il pianoforte di Duke Ellington e la voce di Ella Fitzgerald in Lush Life, con le sillabe che rotolano eleganti e bizzose come i frutti maturi che stanno per staccarsi da un albero perché è arrivato il loro momento, mentre il lussuoso brano scritto a diciassette anni da Billy Strayhorn scivola via come una slitta su un fondo innevato. Improvvisare è come lanciarsi da un dirupo senza sapere cosa c’è sotto. John Coltrane lo ha fatto sempre, si è sempre lanciato in uno spazio aperto, abbandonato, che ha delimitato e delineato con la sua musica; forse è il primo e unico caso di musicista che ha capito da subito il quadro nel quale si sarebbe mosso, e lo ha fatto in modo impetuoso, quasi fanciullesco, con una tensione mai risolta verso l’eterno. Ci sono alcuni video di Coltrane in cui suona con gli occhi sbarrati, quasi senza espressione, ma sarebbe un errore pensare a una fissità oftalmica: quelle pupille rotonde e tese verso uno zenith che vedeva solo lui erano invece una specie di porta spalancata verso la percezione più profonda di quello che stava tentando di dire, occhi supplici, parti di quella immensa preghiera laica – ci possono essere anche preghiere laiche che hanno lo stesso valore di quelle religiose – che è stata la sua musica. Giant Steps, i suoi passi da gigante non sono stati solo suoi ma di tutta la musica che li ha seguiti, che non ha potuto farne a meno».

IGOR EBULI POLETTI, pavese, classe ’65, ha pubblicato per Blonk due guide semiserie di viaggio di successo: Olanda. Biciclette, mulini a vento e aringhe. Soprattutto aringhe (2019) e Islande, quasi tutte (2022). Per Tedjo Edizioni Inutili ha pubblicato Giappone. 100 tesi. Tutte sbagliate (2021). La grande passione per il Jazz lo ha portato a scrivere questa storia sentimentale.

Antonio Manzini “ELP”, presentazione

ELP, la nuova e molto ricca trama di Antonio Manzini, è particolarmente narrativa e mette sotto un unico segno due casi e due inchieste. Le riunisce lo sfondo di calda attualità sociale. Anche il brusco vicequestore è più ombroso e stanco, sente più acutamente quanto importante sia l’amicizia, e deve investire nell’indagine tutta la sua irruente e sincera passionalità, e tutta la tenerezza della sua invincibile malinconia.(dal Catalogo Sellerio)

L’attualità sociale, come si legge nella presentazione sul Catalogo Sellerio, si lega a entrambe i casi: quello di violenza domestica del valligiano Bobo Novailloz nei confronti della moglie Monica, che Rocco sistemerà in modo non troppo ortodosso, come spesso gli capita, ma quando poi l’uomo viene ritrovato ucciso in una piazzola ai confini con la Svizzera, la faccenda assumerà altre prospettive che si aprono a ricerche dai più prossimi contatti dell’ucciso fino a molto altro delineando aspetti e ramificazioni di interessi.

Nell’altro, la sigla ELP che dà il titolo al romanzo, identifica un’associazione ambientalista, l’ Esercito di Liberazione del Pianeta, che si muove con forme di protesta curiose nei confronti di quanto causato dall’uomo, dalle multinazionali, dai loschi affari che angustiano il nostro mondo. Manifestazioni che ad un certo punto evidenzieranno un comportamento anomalo e violento da parte degli ambientalisti che travalica i buoni propositi, fino allo scoppio di una bomba che uccide il titolare di una ditta di pellami della valle. Da questo episodio eclatante nascono le domande di riflessione di Rocco su quanto accaduto: tanti i personaggi intorno ai due delitti di Bobo Novailloz e del titolare della CDC Simone Ferrazzi. fino a convincersi a richiamare da Roma Brizio e Furio suoi fidati amici che, come lui, non si mostrano titubanti ad intervenire con modi non sempre dentro la legalità ma capaci di risolvere. Oltre i due casi la ridda di situazioni personali e degli uomini della squadra: dai problemi di cuore al processo che vedrà imputato Italo. Come sempre una trama densa e “particolarmente narrativa”

Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio, La giostra dei criceti (del 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (2020) e La mala erba (2022). La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ah l’amore l’amore (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022) e ELP (2023). In altra collana di questa casa editrice ha pubblicato Sull’orlo del precipizio (2015) e Ogni riferimento è puramente casuale (2019).

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Le ossa parlano

Vecchie conoscenze

Gli ultimi giorni di quiete

Rien ne va plus

Ilaria Tuti “Madre d’ossa”, presentazione

Madre d’ossa segna un nuovo ritorno di Teresa Battaglia, la commissario sessantenne lucida e intuitiva, ormai alle prese con la sua personale lotta con il passato e i ricordi, con la memoria che la tradisce in un’involuzione sempre più presente: nel nuovo volume, il quinto, dovrà affrontare una nuova sfida, contro il tempo che inesorabilmente porta la sua malattia, l’Alzheimer, a farsi più pressante. Eppure quella mente minata, diversa, irrazionale, senza più contorni precisi e percorsi razionali, potrebbe essere capace di superare i confini della razionalità e guidare verso verità imperscrutabili, in viaggio verso l’inconscio profondo per arrivare a nuove verità che affondano tra le radici della memoria non più efficace e che mette sempre più a repentaglio, con le sue zone d’ombra, la lucidità della protagonista.

 È l’ambientazione con cui si apre il romanzo, con le domande angosciose che Marini, il suo collaboratore, si pone davanti allo spettacolo che gli si para davanti, a rendere in modo tangibile che non sempre ciò che appare è verità.

Il romanzo si apre con il giovane ispettore Massimo Marini che in seguito ad una chiamata anonima si precipita in un’alba fredda del mese di ottobre, tra le montagne friulane, in prossimità di un lago

“Si alzò il vento. La bruma vorticò in mulinelli e il biancore a poco a poco si diradò scoprendo l’altra sponda. Massimo strinse le dita attorno al parapetto. C’era qualcuno sulle rocce. […] Massimo sfilò la pistola dalla fondina, la tenne puntata sulla figura scura, e avanzò. Forse era una precauzione inutile, esagerata, ma la natura in quel luogo cantava una melodia sinistra e lo contagiava. I corpi in realtà erano due. Uno steso, il torso coperto da una maglietta a maniche corte, il viso rivolto al cielo. Il braccio che Massimo poteva intravedere era discosto dal fianco, attraversato da un taglio profondo, le vene ormai svuotate. Il secondo corpo era chino sul primo […] Il secondo corpo si raddrizzò, facendolo sussultare”.

Sì, perché quel corpo appartiene a Teresa Battaglia sporca di sangue, lo sguardo smarrito e tra le braccia il cadavere di un ragazzo. Impossibile rispondere alle domande che immediate sorgono: Chi era quel giovane? E perché Teresa è lì con lui?

“Massimo non ha risposte, solo dubbi. Sa, però, che la scena di un crimine è l’ultimo posto in cui dovrebbe trovarsi il commissario Battaglia. Teresa ha irreparabilmente alterato il luogo del ritrovamento e inquinato gli indizi. Ma forse non è davvero così che stanno le cose… Da un’autrice sempre più amata dal pubblico, un romanzo capace di stupire, appassionare e commuovere vecchi e nuovi lettori”( da Libri Longanesi)

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Figlia della cenere

Ninfa dormiente

Come vento cucito alla terra

“Fiore di roccia”

Jean Stafford “Il puma”, presentazione

Qualcosa di morboso e strisciante, che è del paesaggio, delle presenze che lo anima­no, degli interni di case occasionalmente trasformate in camere ardenti, accoglie il lettore di questo paradossale romanzo di formazione, in cui all’impossibilità di ab­bandonare l’infanzia si accompagna quel­la di rimanere bambini.(da Adelphi Libro)

Pubblicato nel 1947, (The Mountain Lion) viene per la prima volta tradotto in italiano da Monica Pareschi per Adelphi.

I protagonisti sono due fratelli, Ralph e Molly, che all’inizio del romanzo hanno rispettivamente dieci e otto anni. Vivono con la madre e due sorelle maggiori in un sobborgo di Los Angeles, il padre è morto da molto.

Il loro tempo trascorre nella casa nei sobborghi di Los Angeles e ogni estate in un ranch in Colorado appartenente al fratellastro della madre. Qui vengono in contatto con un mondo diverso, selvaggio e brutale e in contrasto con quello del suburbio: se in un primo momento l’ambiente affascinerà entrambi, successivamente Ralph aderirà a quanto lo zio e la cerchia che frequenta, coinvolgendolo nelle loro vite, lo porteranno ad accogliere il passaggio verso una giovinezza adulta. La comparsa di un puma femmina sancirà poi definitivamente l’allontanamento dei due protagonisti e l’epilogo della storia che, come romanzo di formazione, descrive il raggiungimento della maggiore età dei due fratelli. una crescita che passa attraverso un allontanamento e tra i due e la stessa infanzia, con un finale inatteso. L’autrice si è ispirata a fatti reali della propria vita.

Brevi note biografiche

Jean Stafford, autrice statunitense (1915 – 1979)dopo gli studi all’Università di Heidelberg (1936-1937). tornata negli Stati Uniti si stabilisce a Boston, dove scrisse Boston Adventure (1944), diventato un best seller e lanciato la Stafford come autrice. Il suo secondo romanzo, e The Mountain Lion (1947): Scrittrice di racconti, pubblicati su riviste, ha vinto il Premio Pulitzer nel 1970.

Igino Ugo Tarchetti “Tre racconti gotici” con una premessa sulla Scapigliatura e note a cura di Alessandro Ferrini

Dalla Prefazione

I tre racconti proposti, a partire da Osso di morto hanno in comune il tema della morte, sentimento onnipresente, traslato in situazioni extrasensoriali e nel misterioso, nel sogno come portatore di premonizione e nell’onirico, dimensione extra reale, ma tangibile come in Le leggende del castello nero e Uno spirito in un lampone.

Solo riconducendo gli scritti alla scelta letteraria operata dagli Scapigliati è possibile dare loro un significato e renderli “significativi” in nome di un tentativo, non sempre riuscito fino in fondo, di costruire pagine nuove, messaggi diversi, uso della parola non come segno per illustrare il reale, ma che lo superasse e arrivasse ad esprimere altro e oltre, come Tarchetti tenta anche nelle sue composizioni poetiche. 

In cartaceo e in ebook, su Amazon

Nella stessa Collana

Arrigo Boito “L’alfier nero”

Arrigo Boito “Il pugno chiuso”

Luigi Capuana “Novelle”

Grazia Deledda “La regina delle tenebre”

Giovanni Verga “Le storie del castello di Trezza”

Maxence Fermine “Dance me to the end of love”, AnimaMundi Edizioni

AnimaMundi Edizioni

Traduzione di Roberta Castoldi

Pagine 88 prezzo, 15 euro

Il libro, molto delicato e poetico, racconta la storia d’amore nata nell’isola greca di Idra negli anni ’60, tra Leonard Cohen e la sua musa norvegese Marianne Ihlen. Tra le pagine scopriamo il giovane cantautore canadese agli esordi della sua carriera artistica, quando ancora non scrive canzoni, ma tenta la strada della poesia e del romanzo. Sarà Marianne a offrirgli una prospettiva nuova sulle sue potenzialità.

Nel romanzo lo seguiamo lungo la sua vita complessa e tormentata, attraverso i chiaroscuri della bella favola d’amore.

Dalla prefazione:

 «Un libro su un cantautore in divenire, all’epoca romanziere e poeta, che ha lasciato il mondo per ritirarsi su un’isola greca, in compagnia di una vergine dagli occhi di ghiaccio. E che, nonostante gli insondabili tormenti della depressione, continua a scrivere, amare e vivere con l’eleganza della disperazione. […] Questo testo è importante per me perché parla della genesi dell’amore, della poesia, della creazione e della ricerca di sé. È un omaggio a un artista immenso che, per quasi 40 anni, ha accompagnato la mia vita. Ho giurato a me stesso che un giorno ne avrei scritto un libro. Ora l’ho fatto.» Maxence Fermine

Dal testo:

 «Leonard incontrava spesso i Jansen la sera, alla taverna del porto. C’erano Axel, Marianne e alcuni amici, accompagnati dalla musica di un bouzouki, con un bicchiere di retsina in mano, bottiglie di vino ricoperte di paglia, che bevevano a sazietà. Mangiando foglie di vite guardavano il tramonto […] Il sole della loro conversazione produceva una curiosa ebbrezza, ariosa, leggera e profumata. Non tanto lontano dalle porte del paradiso, e nemmeno dai carboni dell’inferno. Come Ulisse, perso in mare, era intrappolato tra due insidie. Sfuggire a Cariddi per soccombere a Scilla. Amava Marianne ma aveva già paura di perderla, sebbene non fosse ancora sua».

Maxence Fermine, vive in Alta Savoia. Ha pubblicato per Bompiani: Neve (1999), che ha raggiunto ventisei edizioni ed è stato tradotto in diciassette lingue, Il violino nero (2001), L’apicoltore (2002), La trilogia dei colori (2003), Opium (2003), Amazone e la leggenda del pianoforte bianco (2005), Tango MasaiL’ultimo sultano (2006), Il labirinto del tempo (2008), La piccola mercante di sogni (2013), La bambola di porcellana (2014), La fata dei ghiacci (2015), Il palazzo delle ombre (2017), Billard Blues (2004 e 2020). L’ultimo suo libro Dance me to the end of love esce in Italia in anteprima mondiale per AnimaMundi Edizioni, nella traduzione di Roberta Castoldi. 

Vito Catalano “La figlia dell’avvelenatrice”, presentazione

“Sullo sfondo di una Sicilia di nobili e pezzenti, locandieri e assassini, un romanzo d’avventura che intreccia le contraddizioni dell’isola: luminosità della natura e oscuri intrighi degli uomini.”(da Vallecchi Editore)

Sicilia 1763. Il giovane protagonista, Emanuele Rinaldi, nobile palermitano nonché studioso di botanica, intraprende un viaggio verso le montagne della Sicilia occidentale per approfondire la conoscenza della flora e della fauna di quel territorio avendo letto ed essendosi appassionato alle ricerche del grande naturalista Francesco Cupani e magari aggiungervi nuove scoperte non solo tra la flora ma soprattutto sulla fauna così poco osservata nella sua isola. Avrebbe soggiornato presso il palazzo di un amico del padre, il conte Paruta, un edificio bello ed elegante ma sicuramente molto triste e tetro.

È subito colpito da Rosa, la figlia del conte, con la quale il padre ha un rapporto sfuggente quasi avesse nei confronti della figlia una sorta di timore, atteggiamento che porterà Emanuele a immaginare un mistero. Durante una delle prime escursioni nel territorio si imbatte in un fanciullo che, scoperta la sua qualifica, gli pone una strana domanda “Può una donna trasformarsi in un animale?” e, vista la sua riluttanza, racconterà un’esperienza vissuta in cui la donna non era una qualsiasi ma una strega.

Il mistero si infittirà ulteriormente quando la contessina Rosa viene rapita: una segreta storia familiare, delitti, tradimenti, amori avvelenati circondano la vita di Rosa.

Un nuovo giallo ambientato nel XVIII secolo in Sicilia dove ancora troviamo atmosfere circonfuse di superstizione e segreti e figure romanzesche di aristocratici

Vito Catalano è nato a Palermo nel 1979. Negli ultimi quindici anni ha vissuto fra Italia e Polonia e ha pubblicato i romanzi L’orma del lupo (Avagliano editore, 2010), La sciabola spezzata (Rubbettino, 2013), Il pugnale di Toledo (Avagliano editore,2016), La notte della colpa (Lisciani Libri, 2019). Per i tipi di Vallecchi-Firenze nel 2021 ha pubblicato Il conte di Racalmuto.

Fabio Gambaro “Lo Scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi”, presentazione

Tra il 1967 e il 1980, Italo Calvino si rifugia a Parigi, luogo di esilio e di creazione letteraria. È la stagione del Maggio francese e di Sartre, poi di Queneau, Perec e Barthes. È l’ultima grande stagione culturale europea.(da Feltrinelli Editore)

Gambaro ricostruisce il periodo parigino dello scrittore, un periodo proficuo e pieno di incontri che determineranno scritti estremamente innovativi come Le città invisibili o l’ancora più d’avanguardia Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Nel centenario della nascita di Calvino, Gambaro ci restituisce un periodo poco indagato della vita di uno dei principali autori contemporanei: Calvino si era trasferito a Parigi nel 1967 e vi rimane molto più dei cinque che aveva in un primo momento previsto. Una Parigi pulsante lo accoglieva in un periodo felice per la cultura francese: era infatti la capitale della Nouvelle Vague, dello strutturalismo, della psicoanalisi, ed è lì che Calvino costruirà legami con il gruppo dell’OULIPO di cui facevano parte Raymond Queneau e Georges Perec e Roland Barthes, e a cui aderirà egli stesso e soprattutto imprimendo alla propria opera un’evoluzione fondamentale. Lo Scoiattolo sulla Senna racconta un periodo della biografia di Calvino, lo Scoiattolo appunto, nomignolo che Pavese gli aveva affettuosamente attribuito sulle pagine dell’Unità, ma va oltre legandolo intensamente a quello scorcio letterario di cui Parigi fu capitale.

Fabio Gambaro vive da oltre trent’anni in Francia, dove lavora come giornalista culturale, consulente editoriale e organizzatore di eventi. Ha guidato per quattro anni l’Istituto italiano di cultura di Parigi e attualmente dirige Italissimo, il primo “Festival di letteratura e cultura italiane” nella capitale francese. Autore di diversi saggi, per Feltrinelli ha pubblicato, con Daniel Pennac, L’amico scrittore (2015) e Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi (2023).(da Feltrinelli Editore)

Su tuttatoscanalibri

Omaggio a Italo Calvino nel centenario della nascita dello scrittore.

Le interviste, e altri inediti, rilasciate da A.Conan Doyle e Mark Twain tradotte per la prima volta in italiano, Lorenzo de’ Medici Press

Lorenzo de’ Medici Press

ARTHUR CONAN DOYLE
PAROLA MIA Interviste e altri inediti
20 fotografie originali b/n
traduzione di Fabrizio Bagatti

Tradotte per la prima volta in Italia le migliori interviste che, nel corso degli anni, Arthur Conan Doyle rilasciò per giornali e riviste; tra gli intervistatori anche scrittori del calibro di Bram Stoker e P.G. Wodehouse. Il creatore di Sherlock Holmes racconta le tappe della propria vita e ripercorre, con ricchezza di dettagli, tutte le proprie creazioni letterarie. Come è nato Sherlock Holmes? Come e perché muore? Che cosa conta nella letteratura e che cosa c’è dopo la morte? Il volume contiene anche gli inediti Il caso di Oscar Slater, in cui Conan Doyle ricostruisce un celebre omicidio nell’Inghilterra di primi Novecento, e alcuni interventi in cui parla di religione, dell’anima e dello spiritismo a cui credeva fermamente.

Con un QR-code che permette di vedere e ascoltare il video della rarissima intervista filmata a Conan Doyle nel 1928.

Arthur Conan Doyle (1859-1930) è stato uno dei più popolari e apprezzati scrittori di lingua inglese in tutto il periodo tra Ottocento e Novecento. La sua fama esplose con la creazione letteraria del celeberrimo investigatore Sherlock Holmes, ma Conan Doyle fu anche prolificissimo autore di romanzi storici, racconti di avventura, narrativa di fantascienza, saggi storici e testi per il teatro. Tra i suoi maggiori successi vanno ricordati – oltre ai romanzi di Sherlock Holmes come Uno studio in rosso (1887), Il segno dei quattro (1890) e La valle della paura (1915) – i romanzi Il mondo perduto (1912), La mummia (1892) e La terra della nebbia (1926). Dalle sue opere sono stati tratti anche molti film di grande successo.

Lorenzo de’ Medici Press

MARK TWAIN
PARLA MARK TWAIN Interviste scelte al creatore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn
20 fotografie originali b/n
Introduzione, traduzione e cura di Aldo Setaioli

Per la prima volta tradotte in Italia le affascinanti interviste che Mark Twain rilasciò durante gli ultimi quindici anni di vita. Dialoghi fondamentali che documentano soprattutto l’atteggiamento dell’autore verso i due volumi che da quasi un secolo e mezzo hanno dilettato, più di ogni altro, generazioni di ragazzi e di ragazzi diventati adulti: Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn. Questi documenti, dal tono e ironico o volutamente iperbolico, sono preziosi per mettere in luce la personalità dell’autore. In gran parte riportano risposte a domande che gli vennero poste, ma di frequente le parole che l’intervistatore attribuisce a Mark Twain sono inserite nel contesto della descrizione della cornice in cui si colloca l’incontro tra i due e presentano un inestimabile spaccato dell’epoca in cui vissero e agirono tanto l’autore quanto i suoi lettori. Fra le tredici interviste spicca quella che vede Twain dialogare con Rudyard Kipling in un confronto tra giganti della letteratura che è anche un gustoso racconto di avventura.

Samuel Langhorne Clemens, meglio noto con lo pseudonimo letterario di Mark Twain (1876-1884), è da tutti conosciuto e amato soprattutto per Le avventure di Tom Sawyer (1876) e Le avventure di Huckleberry Finn (1884), due classici ormai entrati a far parte dell’immaginario collettivo. Ma Twain fu anche autore di fenomenali racconti umoristici e satirici, saggista, educatore e spietato critico della società statunitense dell’epoca. Secondo William Faulkner, Twain fu “il primo autentico scrittore americano”.

The Passenger di giugno 2023 “Mediterraneo”, Iperborea

Ci piace segnalare il numero di giugno di The Passenger

Dal latino «in mezzo alle terre», il Mediterraneo evoca classicità, contaminazioni e cieli azzurri sui quali proiettare un desiderio: quello di riuscire a catturare i tratti di un’identità comune. Se lo sguardo dello storico sembra smentire l’idea di mediterraneità – David Abulafia in questo volume lo definisce uno spazio frammentato, in cui anche nel passato l’incontro tra culture fu l’eccezione di alcune città cosmopolite e non la regola – sono le Muse a esserne attratte. […]

Così inizia la presentazione del volume e prosegue con il dettagliato Sommario e la visione di alcune foto a corredo. A questo link

Cosa è The Passenger:

Una raccolta di inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il ritratto della vita contemporanea di un paese o di una città e dei loro abitanti. Volumi a colori, con fotografie, illustrazioni e infografiche originali.(da Iperborea)

per saperne di più: Il Progetto