Dacia Maraini “Trio” recensione di Salvina Pizzuoli

Si può amare lo stesso uomo senza soffrire di gelosia o sentirsi deprivati del sentimento di possesso? Può l’amicizia superare l’esclusiva che richiedono i legami d’amore? Sì, si può e a farlo sono due amiche d’infanzia, legate da una profonda intesa, Agata e Anna, detta Annuzza, moglie l’una e amante l’altra di Girolamo. La forma scelta è il romanzo epistolare, il tempo e il luogo il 1743 in Sicilia, alle prese con un’epidemia di peste scoppiata a Messina dopo l’arrivo nella rada di una tartana, un piccolo veliero proveniente dalla Grecia, carica di tessuti. Le due giovani donne, allontanatesi l’una da Messina e l’altra da Palermo, intrattengono rapporti epistolari: dal maggio 1743 al 26 aprile 1744, comunicano scambievolmente gli avvenimenti legati alla pandemia e alle diverse condizioni in cui versano amici e parenti o rinnovellando ricordi d’infanzia. Compaiono così personaggi ulteriori, alcuni pennellati appena ma incisivi, visti attraverso gli occhi delle due amiche. Ma il fulcro delle loro confidenze non esula mai dal personaggio principale, il bellissimo Girolamo che pare non saper rinunciare a nessuna delle due, trattenendosi ora con l’una ora con l’altra.

Raccontami ancora di Girolamo. Lo so che è felice con te. E io mi dico che voglio la sua felicità. Così scrive Agata nel gennaio del 1744. Ciò non mi impedisce – continua – di provare un dolore profondo che mi fa trottare il cuore. Non è gelosia, credimi, come potrei essere gelosa di una sorella come te? È il sentimento della perdita e dell’abbandono, il pensiero di non essere riuscita a suscitare un amore durevole e profondo in quel cuore delicato e inquieto.

Così conclude Agata la sua missiva.

Sentimenti espressi senza nascondersi e senza enfasi, nati dal dolore vero, provato, ma che sa distinguere, e che sono reciproci. Scrive Annuzza:

Non ti nascondo che sono felice di averlo qui. Anche se so che se ne ripartirà presto. Voglio davvero che lasci sua moglie, la mia migliore amica e sua figlia, la dolcissima Mariannina, per venire a stare da me? Creo proprio di no. Agata, non sarei in pace. Eppure quando lo vedo penso che lo vorrei tutto per me. Te lo dico con sincerità.

E in un’altra aggiunge: L’amicizia è eterna, l’amore è fragile , delicato, destinato a morire giovane.

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Leggi la recensione di Teresa Ciabatti da Il Corriere Cultura

La Presentazione da Rizzoli Editore

Sicilia, 1743. Il loro legame viene da lontano, e ha radici profonde. È nato quando, ancora bambine, Agata e Annuzza hanno imparato l’arte tutta femminile del ricamo sotto lo sguardo severo di suor Mendola; è cresciuto nutrendosi delle avventure del Cid e Ximena, lette insieme in giardino, ad alta voce, in bocca il sapore dolce di una gremolata alla fragola; ha resistito alle capriole del destino, che hanno fatto di Agata la sposa di Girolamo e di Annuzza una giovane donna ancora libera dalle soggezioni e dalle gioie del matrimonio. Ora, mentre un’epidemia di peste sta decimando la popolazione di Messina, le due amiche coltivano a distanza il loro rapporto in punta di penna, perché la paura del contagio le ha allontanate dalla città ma non ha spento la voglia di far parte l’una della vita dell’altra. E anche se è lo stesso uomo ad accendere i loro desideri, e il cuore scalpita per imporre le proprie ragioni, Agata e Annuzza sapranno difendere dalla gelosia e dalle convenzioni del mondo la loro amicizia, che racconta meglio di qualunque altro sentimento le donne che hanno scelto di essere.

Il ritorno di Dacia Maraini alla narrazione storica dopo La lunga vita di Marianna Ucrìa, uno dei suoi libri più amati, è un romanzo intenso e delicato, pervaso dai colori e dagli odori della sua Sicilia, che attraverso il filtro di un passato mai così vicino parla di ognuno di noi, e di cosa può salvarci quando fuori tutto crolla..

Sandro Veronesi vince il Premio Strega 2020

 

Sandro Veronesi vince il Premio Strega 2020

 

 

 

 

Vincitori e partecipanti. Le  recensioni su tuttatoscanalibri:

Natalia Ginzburg “Un’assenza” presentazione

«Ho passato l’infanzia a giocare da sola in un giardino», scrive Natalia Ginzburg in un racconto in cui tornano figure e temi di Lessico famigliare, il libro con cui nel 1963 ha vinto il premio Strega ed è diventata una delle più importanti scrittrici della letteratura italiana […]  Il racconto si chiama Infanzia ed è attualmente disponibile in una raccolta intitolata Un’assenza, curata da Domenico Scarpa per Einaudi. I racconti, gli articoli, le lettere sono la via laterale — dunque la più autentica — per conoscere l’autrice in una complessità cui non può rendere giustizia la sola lettura dei suoi testi più conosciuti, Lessico famigliare e Caro Michele e che già viene fuori dall’antologia Le piccole virtù. Per amare Natalia Ginzburg bisogna leggerla tutta.(da Nadia Terranova “Una Ginzburg mille Natalia” su Robinson La Repubblica del 27 giugno 2020).


Un’assenza, come indica il sottotitolo,  raccoglie racconti, memorie, cronache dal 1933 al 1988 di Natalia Ginzburg. Il testo a cura di Domenico Scarpa, il critico che insieme a Gorboli ha curato e seguito le opere dell’autrice,  contiene
trentasette testi, molti inediti o apparsi su riviste o antologie.
Costituiscono la prima parte della raccolta quindici testi brevi, undici dei quali mai apparsi in volume. La seconda parte,  di memorie e cronache, comprende  dodici testi mai pubblicati in volume. Dà il titolo alla raccolta il primo  omonimo racconto.


Da Punto Einaudi Bologna

Realizzato con mezzi che sembrano poverissimi, ogni racconto di Natalia Ginzburg è una rivelazione, una vicenda che scorre su piú nastri, che imperturbabile va addizionando gesti, oggetti e battute di dialogo, che si toccano per vie segrete e non si dimenticano. Il mezzo capace di fare accadere tutto questo è la voce, ruvida, duttile, scontrosamente intonata, di una narratrice che si è rivelata infallibile nel descrivere la realtà. E Un’assenza è la storia di questa voce nel suo lungo percorso. I lettori vi scopriranno ben undici racconti finora ignoti, una suite autobiografica in cui la Ginzburg racconta di sé senza trarsi in disparte, e sorprendenti cronache dalle fabbriche di Torino o dalla desolazione di Matera. S’imbatteranno in “Memoria”, una poesia scritta per il marito Leone Ginzburg, e nel “Discorso sulle donne”: due testi da rileggere, da ripensare, da custodire.

 

Marco Lodoli “Il preside” recensione di Maria Anna Patti da Robinson La Repubblica

continua a leggere la recensione di Maria Anna Patti da Robinson La Repubblica

 

Dalla presentazione da Giulio Einaudi Editore

[…]Cosa succede quando a tenere in ostaggio una scuola non sono gli studenti in autogestione ma un preside che ci si è barricato dentro? E chi è questo preside? Un folle? Un disperato? Forse. O forse solo un uomo portato a vedere troppo lontano, dove non ci sono più difese e l’unico imperativo diventa resistere e cedere, imparare a dire basta e a dire ancora, provare a lasciare un’impronta di gioia, perché «per la felicità servono spazi grandi e qualcuno che li sogni con coraggio». Nella tensione dell’assedio, si dipana la storia concreta e metafisica di un antieroe dei nostri tempi: un uomo che non si arrende all’insensatezza della vita e che un attimo prima della fine spera, forse, d’imparare l’ultima lezione.

Le pagine più visitate di tuttatoscanalibri nel mese di giugno 2020

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Su Consigli.it: i migliori 10 romanzi con il commissario Maigret
Valérie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori”
Su tuttatoscanalibri: letteratura e saggistica di viaggio con i consigli di Martina Castagnoli
Carolina Invernizio “Nina la poliziotta dilettante”
Premio Strega 2020: i 5 finalisti più 1(Piccolo/medio Editore)
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Tana French “Il rifugio” presentazione in breve