Al centro della vicenda c’è il Sacro Catino, sorta di Graal ancora oggi custodito a Genova nella cattedrale di San Lorenzo
Genova, 1116, il primo giorno di marzo. Dal porto salpa una galea: trasporta merci e vino verso mercati lontani, e ricchi, promessa di sicuri guadagni. Ma il comandante, Guglielmo il Malo, ha in testa altro: un vaso di smeraldo esagonale, preziosissimo bottino di guerra. Dicono che Cristo abbia mangiato lì l’agnello nell’ultima cena. Una scodella, un piatto, in latino gradalis — graal. Guglielmo lo ha portato a Genova dalla Terra Santa, dove ha trionfato sui saraceni, ma ora vuole conoscerne il segreto… fa rotta verso l’atlantico, per la lontana Bretagna: ci arriverà — attraverso scali e porti, moschee, incontri, bordelli — ma prima dovrà affrontare una strana serie di morti, di crudeli delitti compiuti nel buio a bordo della sua nave che lo costringeranno — lui, uomo d’azione — a farsi inquisitore, detective. Due soli indizi: sulla galea maledetta l’assassino colpisce solo nelle notti di luna nuova, e strappa il cuore alle sue vittime.[…]
È un romanzo storico e insieme un giallo I senza cuore (Giunti) di Giuseppe Conte, poeta a cui piace, di tanto in tanto, misurarsi con i tempi lunghi della narrativa. […] (da Giulia Ziino Il Corriere)