Beppe Mecconi “Cinquantadue”, Töpffer (Oltre edizioni)

Racconti

Prefazione Vanessa Isoppo

con 52 dipinti  disegni dell’autore virati in B/N 

Töpffer (Oltre edizioni)

dal 17 ottobre in libreria

Cinquantadue sono le settimane in un anno. Cinquantadue sono i rapidi racconti selezionati abbinati ad altrettanti dipinti e disegni, virati in bianco e nero per non distrarre. In questo mondo verboso all’eccesso, ridondante in tutti i campi, nella scrittura, nella pittura, nel teatro, nella vita… ecco finalmente un poco di sintesi planare con leggerezza su temi del nostro tempo, sul sociale, sull’amore, sull’introspezione. Con leggerezza, che non è superficialità, perché il racconto è questo: essenzialità, insegna a togliere. Il racconto è zen.

Dalla Prefazione: 

Il racconto e l’evoluzione dell’antica “novella”, per esempio quelle de Le mille e una notte o del Decameron del Boccaccio.  Differisce però da questa soprattutto perché il racconto rappresenta una narrazione più riflessiva, in cui spesso è centrale l’analisi di ambienti, personaggi, situazioni, analisi breve, talvolta di una sola pagina. Il linguaggio è preciso e curato in descrizioni e riflessioni, sebbene essenziale, e l’assenza di una cornice narrativa specifica permette, sicuramente nel caso dei testi presenti in questo volume, un’ampia fantasia nell’accoppiamento con un’opera pittorica. Infatti Mecconi non si e limitato a scrivere “nuove novelle”, portando quindi una ventata di novità nel panorama letterario; ha fatto di più, ha associato a ognuna di esse alcune delle sue opere pittoriche in abbinamenti talvolta intuitivi, a volte più introspettivi. Forse è proprio questa la sfida rivolta al lettore: leggere il racconto e “sentire” il disegno abbinato. Apprezzare i motivi per cui risuona in una sorta di comunione con l’artista ma, meglio ancora, indagare dentro di noi quando il disegno ci sembra inappropriato, sebbene non sia mai respingente. O forse sì, per qualcuno un’immagine potrebbe risultare tale, perché l’Arte (perché di Arte si tratta) non arriva a tutti nello stesso modo. Ecco allora che una maschera che si apre su un volto può affascinare al limite della seduzione ma può anche spaventare e disturbare.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Collabora con Projeto Libertade, ONG che si occupa dei disagi dell’infanzia nella favela di Vila Vintèm a Rio de Janeiro. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici. Per i marchi “Oltre” ha pubblicato: per Gammarò edizioni: Trabastìa – Cent’anni di gente comune, 2017; Il manoscritto di Laneghè, 2020. Per Töpffer edizioni: Il polpo campanaro, (2018); La notte che mio nonno pescò Babbo Natale, (2018).

Julian Barnes “Diciassette diverse possibilità di fallire”, presentazione

Traduzioni di Susanna Basso e Daniela Fargione

Con la consueta vis comica mescolata a un sottile senso del tragico, Julian Barnes lavora materiali vari e molteplici, avvalendosi di una raffinata sapienza letteraria. Diciassette diversi modi di incantare il lettore (dal Catalogo  Einaudi).

La raccolta si compone di diciassette racconti dall’autore stesso  selezionati attingendo a quanto in un quindicennio ha prodotto in quella particolare forma narrativa che è il racconto: Cross Channel (1996; Oltremanica in italiano), The Lemon Table (2004) e Pulse (2011) le ultime due inedite in Italia. Tra le varie tematiche la storia familiare è quella che torna a più riprese come quella della coppia infelice raccontata in La storia di Mats Israelson che nell’Introduzione viene indicato dall’autore come il suo racconto più riuscito.

Nelle diciassette storie contenute nel volume, scorci su scenari disparati: la buffa reazione di un melomane ai rumori prodotti dagli altri spettatori; un nobile inglese sogna di esportare il gioco del cricket in Francia e con esso un po’ della cultura e dell’estetica britannica; le meditazioni di grandi del passato, come Tolstoj e un Turgenev anziano e innamorato; la guerra e la presidenza Obama, il Tour de France e la manipolazione operata nell’ex Ddr.
Su La Lettura del 12 ottobre il racconto  pubblicato sul dolore per la perdita di un coniuge, con la premessa che titola: “le 17 storie di un elegante maestro della scrittura”

Nell’Introduzione l’autore presenta il contenuto delle tre raccolte da cui sono tratti i racconti presenti nel volume e alcune considerazioni

Cross Channel si concentra sulla relazione tra Francia e Gran Bretagna nel corso dei secoli: soldati, costruttori di linee ferroviarie, artisti in esilio, campioni del Tour de France, e cosí via. The Lemon Table, sul passare degli anni, sull’età e, in conclusione, su quella che Philip Larkin chiamava «la sola fine e il solo fine della vecchiaia».[…] La mia ultima raccolta, Pulse, procede su una doppia tematica. La prima metà potrebbe intitolarsi Voci: raccoglie alcuni personaggi che si incontrano Da Phil & Joanna e si compone quasi esclusivamente di dialoghi. La seconda metà presenta diverse storie dedicate ai cinque sensi e alla loro perdita: un pianista cieco, un pittore sordo, un caso di anosmia, eccetera. Le tematiche di tutti e tre i libri erano pressoché programmate in anticipo, sebbene questo non abbia scongiurato momenti di allarme (e se non fossi riuscito a trovare l’idea per un racconto sul tatto?) E qui emerge un’altra differenza tra racconto e narrativa di ampio respiro. Ogni romanzo contiene al suo interno un paio di modi di fallire, talvolta identificabili sin dal principio, una raccolta di dodici racconti, invece, contiene altrettante diverse possibilità di fallire. Dodici ansiosi incipit in marcia verso dodici apprensivi epiloghi. Dunque non dovrebbe sorprendere che mi ci sia voluto sempre piú tempo per mettere insieme una raccolta di storie che non un romanzo. E forse sorprende anche meno il fatto che non sia piú stato in grado di completare un solo racconto negli ultimi tredici anni”

Julian Barnes è nato a Leicester. Vincitore del Somerset Maugham Award, il Prix Médicis, lo Shakespeare Prize, l’Ordre des Arts et des Lettres, il David Cohen Prize for Literature e il Premio Malaparte, con Il senso di una fine ha vinto il Man Booker Prize 2011. Fra le sue opere, tutte in corso di pubblicazione per Einaudi, sono a catalogo: Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2OltremanicaAmore, ecc.England, England, Amore, dieci anni dopo, Arthur e George, Il senso di una fine, Evermore, Livelli di vita, Il pappagallo di FlaubertMetrolandIl rumore del tempoIl porcospinoPrima di meL’unica storiaGuardando il soleCon un occhio apertoIl pedante in cucinaL’uomo con la vestaglia rossaNiente pauraElizabeth Finch e Diciassette diverse possibilità di fallire.(da Autori Einaudi)

Francesco Recami “Il mostro del Casoretto. Sei storie della casa di ringhiera”, presentazione

Sei racconti, tratti dalle varie antologie a tema pubblicate in questi anni, in cui gli inquilini della casa di ringhiera vanno in scena con i loro thriller, reali o immaginati. Un condominio che riesce ad essere contemporaneamente colpevole e investigatore attorno al quale l’autore ha imbastito un’unica grande storia in divenire che fa il verso ai costumi dell’Italia di oggi.(da Sellerio)

Sei storie che hanno come protagonista principale la casa di ringhiera, personificazione dei vari personaggi che vi abitano, con le loro ideosincrasie, segreti, colpe, imbastiti con pregiudizi ed  equivoci che generano opinioni malevole e crimini.

Se ogni storia ruota attorno ad Amedeo Consonni, ultrasessantenne, tappezziere in pensione e fidanzato ufficiale di Angela, maestra a sua volta in pensione, la tela narrativa ruota attorno al concetto della casa di ringhiera milanese: microcosmo sociale dove si consumano bassezze, manie e sentimenti di una quotidianità che è ormai la normalità” scrive Simone Innocenti nella sua presentazioner sulle pagine de La Lettura del Corriere (21 settembre 2025).

Recami racconta, sfiorando vari generi del thriller, i rapporti tra gli umani che lì vivono, inquadrandoli dentro un campionario che sa di teatro dell’assurdo pur apparendo normale in tutte le situazioni che raffigura: un mondo quello della casa di ringhiera che s’infrange dentro le ragioni dettate dal “punto di vista”, nell’inganno che vi si genera e dentro un’atmosfera noir.
E conclude così Simone Innocenti nel suo articolo:  “Recami, questo narratore finissimo e spregiudicato, è un Carlo Emilio Gadda ancora più nero che filtra la materia narrata col rigore stilistico di un Honoré de Balzac e la puntuta cattiveria toscana di un Curzio Malaparte”.

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L’atroce delitto di via Lurcini, Commedia nera numero 3

Il diario segreto del cuore

Ferragosto, una festa antica… e buona lettura con tuttatoscanalibri!

Il mese di agosto in un mosaico romano, nome in onore dell’imperatore Augusto che in quel mese
aveva ottenuto il primo consolato.

Ferragosto conserva nell’etimo i motivi di un periodo di riposo dal lavoro istituito nel 18 a.C. dall’imperatore Augusto, meglio conosciuto come Ottaviano primo imperatore romano, dal 27 a.C. al 14 d.C.  Il termine deriva appunto da feriae Augusti che iniziavano il primo giorno di agosto e istituite in aggiunta ad altre festività dello stesso mese, come i Vinalia rustica, del 19 agosto, dedicate alla protezione dell’uva che stava maturando,  i Nemoralia dedicate a Diana che si svolgevano dal 13 al 15, tutte legate in modo da determinare un periodo sufficientemente lungo di riposo per i lavoratori dei campi che avevano lavorato durante la stagione estiva. Le dure fatiche legate alla raccolta dei cereali avevano infatti raggiunto il culmine e andavano a terminare, in attesa della vendemmia e della raccolta delle olive. Una festa pagana quindi o meglio un riconoscimento al sacrosanto riposo di chi si era affaccendato nei duri lavori dei campi. Una festa antica legata alle fatiche estive e alle sue divinità e che è rimasta nell’immaginario collettivo proprio con le sue caratteristiche di momento di riposo e di svago anche se ha perso le sue connotazioni legate alle attività agricole restando comunque ben separata dalla festa dell’Assunzione nonostante l’avvento del cristianesimo ne avesse trasportato la ricorrenza al 15 agosto assimilandola alla festa religiosa.

buon ferragosto a tutti!

e buona lettura da tuttatoscanalibri:

Federico De Roberto “La Paura”, presentazione

Un racconto breve, incisivo, attuale nella sua struttura nonostante un secolo di distanza, vero e vivo per riflettere sull’assurdità della guerra.

Racconto illustrato:7 illustrazioni a china

Dall’Introduzione

La Paura è un racconto duro e tragico sulla logica della guerra. Scritto da Federico De Roberto nel 1921, dopo la sua esperienza diretta come corrispondente di guerra per il “Corriere”.
Un testo breve che ci cala in un microcosmo isolato, aspro, infernale: una trincea tra le rocce dell’Altopiano, in cui un gruppo di soldati italiani si alterna, uno alla volta, a una vedetta esposta, sotto il tiro preciso e impietoso di un cecchino nemico. La sequenza degli eventi – monotona e meccanica – disegna un assurdo e inutile rituale di sacrificio. Non c’è azione eroica, non c’è vittoria con cui farcire una retorica di guerra, soltanto l’inesorabile logica di un comando militare cieco e distante e la paralisi di chi non può né ribellarsi né fuggire.

La Paura entra a far parte della piccola Collana di Classici

Dalle Note biografiche

Federico De Roberto (Napoli, 16 gennaio 1861 – Catania, 26 luglio 1927) nato a Napoli da padre napoletano e madre lombarda, si trasferì con la famiglia a Catania in tenera età, città in cui visse la maggior parte della sua vita e che, pur rimanendo ai margini dei grandi centri culturali italiani, divenne per lui un osservatorio privilegiato della realtà meridionale post-unitaria. Di formazione scientifica, con interessi che spaziavano dalla matematica alla filosofia, De Roberto si avvicinò alla letteratura da autodidatta, manifestando fin da giovane una scrittura raffinata, analitica, influenzata dal positivismo, dal naturalismo francese (soprattutto Zola), ma anche dal realismo verista italiano. […]Durante la Prima guerra mondiale, nonostante l’età non più giovane, De Roberto fu corrispondente di guerra sul fronte alpino per il “Corriere della Sera”. Fu un’esperienza fondamentale e traumatica, che lasciò un segno profondo nella sua opera e nella sua visione dell’umanità. Ne nacquero racconti di guerra come La Paura (1921), tra i più intensi e tragici del periodo. In queste pagine emerge con forza l’orrore quotidiano e l’insensatezza del sacrificio imposto, espresso con uno stile asciutto, teso, a tratti quasi documentaristico, ma sempre profondamente umano. Oltre a I Viceré, De Roberto lasciò altri romanzi e raccolte meno noti, tra cui L’Illusione (1891) e Ermanno Raeli (1889), Nel secondo dopoguerra, grazie anche a critici come Luigi Russo e a scrittori come Leonardo Sciascia, la sua opera è stata pienamente rivalutata.Morì a Catania nel 1927.

Emilio De Marchi “All’ombrellino rosso”, Bibliotheka Edizioni

SENTIMENTI E AMBIZIONI DELLA BORGHESIA MILANESE NEI RACCONTI DI DE MARCHI, MAESTRO DEL RACCONTO

Nota di lettura di Roberto Mussapi

Bibliotheka

Dal 4 luglio

“A quarantadue anni avvengono in noi dei fenomeni che fanno paura. Non si osa credere che il cuore possa tornare indietro, essere in credito di qualche cosa e avere delle tratte in scadenza”. 
La piccola borghesia milanese, i colletti bianchi del mondo impiegatizio e i contadini lombardi trovano in Emilio De Marchi (Milano, 1851 – 1901) uno dei primi e più acuti cantori. Ne sono un esempio i protagonisti dei cinque racconti riuniti nella raccolta All’ombrellino rosso.
Oltre alla storia che dà il titolo alla raccolta, la pubblicazione propone “Regi impiegati”, “L’anatra selvatica”, “Ai tempi dei tedeschi” e “Zoccoli e stivaletti”.

Le storie delicate e teneramente leg­gere, fluttuanti come in un film antico, di Emilio De Marchi, hanno un merito notevole: offrono al panorama italiano esempi di narrazione e prosa in cui si fondono realismo e inquietudine, scrivono di vite umili e degne di essere narrate e lette, come se fossero state realmente vissute. (Roberto Mussapi)

La vita quotidiana, gli impegni di lavoro e gli intricati slanci sentimentali di gente semplice, ma non priva di sogni e di ambizioni, viene descritta con brillante ironia da Emilio De Marchi, attivo nel mondo culturale e nelle istituzioni caritative milanesi. Autore di numerosi scritti (il romanzo Demetrio Pianelli è considerato il suo capolavoro), fu anche traduttore delle Favole di Jean de La Fontanine illustrate da Doré.

Roberto Mussapi, che firma la prefazione, tra i maggiori poeti italiani contemporanei, è autore di saggi, opere teatrali e narrative, traduzioni da testi classici e contemporanei. Vincitore del Premio Nazionale Letterario Pisa di poesia nel 2000, è stato editorialista e critico teatrale del quotidiano Avvenire.

NERO COME LA LUNA, a cura di Beppe Mecconi

Nero come la Luna: dodici voci, dodici mesi, un’unica terra da scoprire, la Lunigiana che si veste di noir

12 racconti noir per 12 mesi nella terra di Lunigiana

Introduzione di Marco Ferrari

Testi di Massimo Ansaldo, Roberto Bologna, Sonia Cocchi, Marco Della Croce, Raffaella Ferrari,  Patrizia Fiaschi, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Giorgio Tognoni e Daniela Tresconi

Gammarò Edizioni ( OLTRE)

in libreria dal 14 giugno

Una antologia che è anche anche un progetto solidale:tutti i diritti d’autore maturati dalle vendite saranno devoluti al Centro Antiviolenza Irene della Spezia, a sostegno delle donne vittime di violenza

Dopo  Giallo come il Golfo, la narrativa noir torna con Nero come la Luna, la nuova antologia firmata da dodici autori e autrici , Massimo Ansaldo, Roberto Bologna, Sonia Cocchi, Marco Della Croce, Raffaella Ferrari, Patrizia Fiaschi, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Giorgio Tognoni e Daniela Tresconi,  che danno voce, mese dopo mese, ai misteri e alle ombre della Lunigiana storica: una terra antica e affascinante che si fa protagonista e scenario di dodici racconti inediti.
Ogni racconto, ambientato in uno dei suggestivi paesi, vie e città della Lunigiana, esplora le infinite sfumature del noir, restituendo al lettore un viaggio letterario che attraversa il tempo e lo spazio di una regione dove il passato si mescola al presente e il mistero è di casa. L’introduzione è affidata a Marco Ferrari, che apre le porte a un universo narrativo capace di sorprendere e coinvolgere.
Nero come la Luna non è solo un omaggio alla narrazione di genere, ma anche un progetto solidale: come già accaduto per il volume precedente, tutti i diritti d’autore maturati dalle vendite saranno devoluti al Centro Antiviolenza Irene della Spezia, a sostegno delle donne vittime di violenza.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia. Le sue fiabe illustrate sono pubblicate in Brasile, Francia, Messico, Polonia. Il romanzo Trabastìa (Gammarò), ottiene i premi “Montale Fuori di Casa” e il “Manfredo Giuliani”. Alcuni altri titoli: Il manoscritto di Laneghè; Laneghè – Isola del mar tenebroso (premio Scaramuzza); I proverbi della Signorina Celide. Suoi racconti sono presenti in varie raccolte e antologie. Diploma ufficiale dell’UNICEF nel 1994. Nel 2019 un suo progetto viene esposto nell’Euro Parlamento di Bruxelles. Nel 2022 ottiene l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per meriti artistici e culturali.

Giallo come il golfo da Tellaro a Portovenere. 12 racconti gialli per 12 mesi, a cura di Beppe Mecconi

Cees Nooteboom “Pioggia rossa”, presentazione

Da uno scrittore che ha fatto del viaggio la sua ragione di vita, un omaggio a Minorca, rifugio mediterraneo dove il tempo sembra fermarsi.

“Da oltre cinquant’anni, Minorca, un microcosmo di vento e siccità, è il rifugio mediterraneo di Cees Nooteboom, che vi passa le estati. Tra i pozzi abbandonati e i muretti a secco dell’isola, testimonianze silenziose della sopravvivenza del passato, si aggirano cani, asini e la gatta Pipistrello, confortante emblema dell’eterno ritorno, protettrice domestica della tristezza improvvisa”.(da Iperborea)

Pioggia rossa è una raccolta di racconti, memorie, intermezzi e brani poetici, un vero zibaldone uscito in lingua originale, con il titolo Rode regen nel 2007 e riproposto a giugno del 2025 da Iperborea nella traduzione di Claudia Di Palermo.
I vari testi sono raggruppati in più sezioni: la prima si compone di un solo delizioso e delicato racconto dedicato alla gatta Pipistrello: il ricordo dell’incontro e della sua presenza durante i soggiorni nella casa di Minorca, rifugio estivo dello scrittore, gatta che aveva ereditato  da un casiere irlandese al quale aveva concesso un soggiorno gratuito nella propria abitazione e che non sapeva come portarla con sé alla partenza. Segue quindi quella  dedicata al rapporto tra Nooteboom e Minorca, composta da sei racconti, quindi  un Intermezzo, cui seguono dieci racconti legati ai  viaggi di gioventù  che si apre proprio con Terra rossa che dà il titolo alla raccolta, in cui Nooteboom ricorda appunto le piogge rosse  sull’isola determinate dalla sabbia che arrivava dal Sahara. Con i cinque pezzi successivi si torna al presente e con esso compare la vecchiaia con la sua rilettura del passato, cui segue  un secondo Intermezzo, ambientato a Recanati prima del congedo che con una poesia va a  chiudere il volume.

Un interessante e piacevole memoir il cui centro è rappresentato dall’isola di Minorca, un rifugio in cui fermarsi a scrivere e in cui, come si legge nella presentazione del volume, “Lì, finalmente fuori dal mondo, Nooteboom può badare al suo giardino e riordinare i ricordi. Ripercorrendo il suo passato attraverso un mosaico di poesie, diari e racconti, con Pioggia rossa lo scrittore ed eterno pellegrino tenta di conciliare il paradosso di una vita: per metà dell’anno i viaggi tra il freddo di Amsterdam, i tropici del Sudamerica, l’Estremo Oriente, a bordo di aerei sgangherati, traghetti e automobili; per l’altra metà l’immobilità di un villaggio dove si parla menorquín e neanche la posta sembra arrivare”.

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Verso Santiago. Digressioni sulle strade di Spagna

Venezia, il leone, la città e l’acqua

Elisabetta Villaggio “Madeira. Storie d’amore in pieno oceano”, Bibliotheka edizioni

ELISABETTA VILLAGGIO RACCONTA STORIE D’AMORE AMBIENTATE NELL’ISOLA PORTOGHESE DI MADEIRA

Una galleria di personaggi più o meno famosi che hanno in comune il desiderio di cambiare vita o di rinnovarla

Dal 23 maggio in libreria

Bibliotheka

“Le più belle storie d’amore nascono in riva al mare. E se il mare e quello di un’isola, allora sono ancora più intense”. Elisabetta Villaggio, figlia di uno dei più originali e apprezzati comici italiani, dedica la sua nuova raccolta di racconti all’isola portoghese scoperta all’inizio del Quattrocento a circa mille chilometri dalla costa, in pieno oceano Atlantico.

I racconti sono frutto di fantasia, anche se alcuni si riferiscono a persone realmente esistite. Il denominatore comune è che sono tutti intrecciati e legati a Madeira. L’isola è una via di fuga lontana dalla terraferma, un luogo sicuro dove la fantasia e la concretezza di intrecciano e dove è possibile nascondersi o cominciare una nuova vita.  Proprio come i protagonisti delle storie di Elisabetta Villaggio, che hanno in comune il desiderio di cambiare vita o di rinnovarla. Persino riuscendoci, talvolta.

Dichiara l’Autrice
«Sono nata sul mare e il mare ha sempre esercitato un enorme fascino su di me. Potrei stare ore ad ammirare un tramonto sulla spiaggia oppure in cima ad una roccia o anche meglio da una barca. Qualche anno fa ho fatto un viaggio a Madeira, quest’isola europea che è il luogo più lontano dal suo continente ma che di fatto, geograficamente, si trova in Africa. Quindi un’isola piena di magia, di mistero, di luce, di una vegetazione imponente e un mare dai mille colori. Così al ritorno ho deciso di scrivere questa raccolta di racconti dove ognuno dei personaggi aveva, in un modo o in un altro, un rapporto con l’isola. C’è chi si è innamorato, chi ha trovato una pace, chi le proprie radici.»

(Dall’incipit di Christian, 1904 a pagina 33)

«Quel sorriso gli era rimasto impresso e non riu­sciva a pensare ad altro. Christian era affacciato alla finestra che guardava il mare dal suo albergo a Madeira, il Reid’s. Era una notte fresca di gen­naio, senza luna. L’aria era talmente limpida che le stelle sembravano vicine e si aveva la sensazione di poterle toccare con un dito. Lo scalo sull’isola non era previsto. Stava viaggiando da New York a Southampton per il suo lavoro, le stoffe e varie altre mercanzie. Di colpo si era alzato il vento. E la tempesta aveva impe­dito alla nave di proseguire. Subito era stato colpito dalla dolcezza dell’isola, dal profumo delle piante verdi e cariche di fiori anche se era pieno inverno

Elisabetta Villaggio ha studiato Filosofia all’Università̀ di Bologna e Cinema e Televisione all’ University of South California di Los Angeles. Insegna alla Rome University of Fine Arts e al Digital Art and Media. Ha lavorato in Tv come assistente alla regia, regista, autrice e consulente per programmi Rai, Mediaset e La7.
Il suo cortometraggio Taxi è stato selezionato alla Mostra del Cinema di Venezia, mentre il testo teatrale Marilyn, gli ultimi tre giorni ha vinto il premio “Donne e teatro” ed è stato portato in scena nella stagione 2011-2012. Autrice della mise en scene Io sono Virginia, in scena da maggio 2013, è autrice del romanzo Una vita bizzarra, pubblicato nel 2013 da Città del Sole Edizioni (Premio Anassilaos alla narrativa) e Fantozzi dietro le quinte, dedicato alla figura del padre ed edito da Baldini e Castoldi (premio Un mare di libri e premio Aracnea film and book festival). Ha co-sceneggiato il documentario Mostruosamente Villaggio, presentato al Bari International Film Festival e in onda su Rai3 nel marzo 2024, e ha collaborato alla sceneggiatura di Come è umano lei, in onda su Rai1 a maggio 2024.

Anna Banti “Il coraggio delle donne”, presentazione

[…]Con una scrittura attenta alle sfumature del quotidiano, Anna Banti non costruisce semplici ritratti, ma una vera e propria storia culturale della condizione femminile tra Ottocento e Novecento, illuminando la rete invisibile di vincoli e convenzioni che hanno condizionato generazioni di donne. Come afferma Daniela Brogi, «spesso le opere novecentesche d’autrice non vanno soltanto recuperate dall’oblio, ma vanno rilette usando occhiali nuovi».(da Libri OscarMondadori Editore)

Oscar Mondadori sta ripubblicando a cura di Daniela Brogi gli scritti dell’autrice,. la cui opera, siglata con lo pseudonimo di Anna Banti, ha permesso la riscoperta di figure storiche femminili come Artemisia Gentileschi, spesso dimenticate o trascurate

Pubblicato per la prima volta nel 1940, sette anni prima del suo famoso romanzo Artemisia, si compone di cinque testi: attraverso le figure femminili che li caratterizzano, ricostruiscono quella che  si può definire una mentalità corale, non singola o comunque non relativa alla singola protagonista, ne risulta quindi una condizione femminile  strettamente legata a precise convenzioni che ne determinano i comportamenti. Ma le sue donne sono tutte coraggiose, sanno superare la paura che da sempre le attanaglia con quel coraggio che nasce dalla ribellione. Un testo attuale, nonostante sia datato che aiuta a comprendere questi forti sentire delle donne non come aspetti sentimentali ma di matrice socioculturale.

Anna Banti (pseudonimo di Lucia Lopresti, Firenze 1895 – Massa 1985) è stata autrice di racconti e romanzi, storica dell’arte, fondatrice di «Paragone», rivista di arti figurative e letteratura, insieme al critico d’arte Roberto Longhi. Tra i suoi libri più significativi Il coraggio delle donne (1940), Artemisia (1947), Le donne muoiono (1951, premio Viareggio), Le mosche d’oro (1962), Noi credevamo (1967), Je vous écris d’un pays lointain (1971), La camicia bruciata (1973) e Un grido lacerante (1981). Celebri e importanti anche le sue traduzioni di classici inglesi e francesi, tra cui Thackeray, Colette, Alain-Fournier, Austen, Woolf, e la curatela del “Meridiano” dedicato a Daniel Defoe. Le sue opere sono in corso di ripubblicazione negli Oscar.