
Il racconto si apre con la morte di un’anziana zitella, Maria Carrer, per poi dipanarsi intorno alla vera rappresentazione, senza veli, di ipocrisie, pregiudizi, egoismi, mancanza di rispetto per il prossimo e desiderio di facile arricchimento, e altre virtù che caratterizzano uno scampolo di società provinciale, quella veneta in particolare, di 22 +1 viventi e un deceduto, numeri che variano nel proseguo degli avvenimenti, con tre cadaveri in più.
Uno scampolo di società in cui ovviamente si può ravvisare un quadro sociale più ampio.
Ma chi sono?
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare non sono né amici né parenti della defunta Maria, ma personaggi disparati a caccia, sfrenata e senza remore, del tesoro della signorina Maria, ricca e tirchia, che potrebbe trovarsi nascosto tra le pareti dell’abitazione o tra le carte di un eventuale testamento segreto. Ma cosa scatenerà queste morti? Complice un diluvio, la villetta in cui è esposta la salma sarà isolata e non sarà più possibile fuggire dallo sconosciuto assassino che si aggira tra i presenti intrappolati.
Dello stesso autore:
“L’atroce delitto di via Lurcini. Commedia nera n. 3”recensione di Roberto Iovacchini
leggi l’intervista all’autore dal Corriere fiorentino
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