William Faulkner “Bandiere nella polvere”, presentazione

Nella nuova traduzione di Carlo Prosperi, dall’edizione integrata curata da Noel Polk il principale curatore delle edizioni dei romanzi di Faulkner, La nave di Teseo ripropone nella sua versione originale“ Bandiere nella polvere” la cui storia editoriale ha inizio nel 1927 quando, rifiutato da molti editori, venne finalmente accettato e pubblicato con molti tagli nel 1929 con il titolo “Sartoris” dal nome della famiglia che ne è protagonista, quasi un’istituzione della contea di Yoknapatawpha del Mississippi, dove il romanzo si ambienta, nella grande tenuta nei pressi di Jackson.

Dal vecchio colonnello John, il capostipite, ricco proprietario terriero che aveva combattuto nella guerra civile e costruito una ferrovia locale, i tempi sono cambiati; la prima guerra mondiale lascia il suo segno sulla nuova generazione dei Sartoris: molti giovani sono partiti e hanno attraversato l’Oceano per combatterla, ma non tutti sono tornati, Bayard Jr. torna dall’Europa ma senza il fratello gemello John. Il sentimento di colpa per essere lui rimasto vivo vedrà il giovane Bayard Jr. furoreggiare nella contea che nemmeno l’amore potrà sedare.

“Con Bandiere nella polvere, il premio Nobel William Faulkner compie un romanzo corale ed epico che attraversa la storia del Novecento: dà voce alla segregazione razziale, mostra le cicatrici della guerra, racconta la giovane America che sta nascendo sotto le ceneri del passato. Questa nuova traduzione di Carlo Prosperi, finalmente condotta sull’edizione integrata curata da Noel Polk, restituisce la lingua variegata dei personaggi di Faulkner, una ballata del sud dolente e sincopata che ci immerge come mai prima nel suono luminoso del Mississippi”. (da La nave di Teseo)

e anche

Brevi note biografiche

William Faulkner (1897-1962), scrittore, sceneggiatore, poeta e drammaturgo, ha ricevuto il premio Nobel nel 1949 ed è considerato uno dei più importanti romanzieri della letteratura mondiale.

Mori Yōko “Fiabe di letto”, presentazione

Traduzione di Greta Annese, Giuliana Carli e Daniela Travaglini

Curata da Giuliana Carli e Daniela Travaglini la raccolta di racconti della scrittrice giapponese Mori Yoko, nom de plume di Ito Masayo, raggruppa e percorre l’esperienza narrativa dell’autrice che esordì a trentotto anni con Fame d’amore cui seguirono storie brevi che raccontavano i furin, ovvero gli amori e il sesso extraconiugali.

Lo sfondo è quello del Giappone degli anni ‘80 nei quartieri di Tokyo, un paese in pieno benessere economico che però tiene le donne ancora con le “mani legate”, dentro gli o-miai, i matrimoni organizzati, e lontane dalla parità con i maschi: le loro relazioni fuori dal matrimonio, reali o immaginarie, diventano così una possibilità di autodeterminazione per uscire dalla gabbia delle convenzioni sociali che le soffocano e limitano la loro ansia di vivere.

19 i racconti complessivi di cui Fame d’amore che apre la raccolta è il romanzo del suo esordio nel 1978, seguito da racconti più brevi tratti da tre raccolte diverse (Fiabe di lettoIl sogno di CleopatraSenza Rancore): dieci anni li separano dal primo, ma resta presente il tema del desiderio di emancipazione fuori dagli schemi della società del tempo delle figure femminili che tratteggia.

Molto conosciuta in Giappone viene presentata e tradotta dalle curatrici per la prima volta in Italia per Lindau Editore.

“Nei suoi racconti, i ricchi e vivaci quartieri di Tokyo fanno da cornice a tradimenti consumati o solo immaginari, a vite segrete, a desideri frustrati o appagati clandestinamente. Ma soprattutto emerge con forza, spesso drammatica, il bisogno di autodeterminazione che anima le protagoniste, in un paese dove le donne erano ancora sottoposte a rigide convenzioni e spesso intrappolate in matrimoni infelici”[…]

“Nelle sue storie, spesso brevi ma di grande tensione narrativa, Mori Yōko esalta la forza liberatrice dell’eros e indaga con uno sguardo acuto e ironico i rapporti di coppia dentro e fuori dal matrimonio, portandone alla luce le contraddizioni ma anche quegli squarci di libertà in cui ogni donna può ricercare sé stessa” (da Lindau Editore)

Brevi note biografiche

Mori Yōko, (1940 – 1993) scrittrice, saggista e traduttrice giapponese, si formò presso l’Università di Belle Arti di Tokyo, dove studiò violino a lungo prima di dedicarsi alla scrittura. Ebbe un rapporto precoce e prolungato con la cinematografia e la letteratura occidentali, che riecheggiano spesso nelle sue opere. Esordì tuttavia solo a trentotto anni, ottenendo subito importanti riconoscimenti, soprattutto per i suoi racconti incentrati su figure femminili alle prese con i propri desideri di emancipazione. (da Lindau Autori)

Hans Ruesch “Paese dalle ombre lunghe” presentazione

Top of the World, titolo originale, in italiano Paese dalle ombre lunghe, pubblicato nel 1950 dall’editore Harper di New York, viene riproposto tradotto da Daniele Petruccioli da Einaudi con il numero 5 della nuova serie Gli Struzzi, la collana che quando nacque, nel lontano 1970, presentava in un formato più economico le maggiori opere della letteratura in genere.

L’autore (Napoli 1913) studia in Italia e in Svizzera paese d’origine del padre medico; poliglotta, a 19 anni diventa un pilota automobilistico correndo per Maserati e Alfa Romeo. La sua vita avventurosa lo porterà anche negli Stati Uniti dove ancora ventisettenne scriverà racconti per riviste e proprio con questo romanzo riscuoterà un grande successo. Nonostante sia opera d’invenzione, come spiega lo stesso autore nelle pagine che introducono il romanzo, nasce dalla lettura di testi documentati cui fa riferimento citandone gli autori:

“I comportamenti sociali, sessuali e alimentari, le credenze religiose e le pratiche mediche, insieme ad altri usi e costumi descritti in questo libro, per quanto romanzati, sono presi da dati antropologici acclarati, riferiti in particolare agli abitanti dell’isola di Baffin […] divulgate da uomini del calibro di Fridtjof Nansen, Kaj Birket -Smith, Knud Rasmussen, Peter Freuchen, Franz Boas, Gontran de Poncins e altre indiscusse autorità sull’Artico[…]”.

Racconta la storia di due generazioni di Inuit, prima dell’incontro con la civiltà occidentale: Ernenek e Asiak sono i protagonista di questa saga familiare in un ambiente estremo in cui il popolo degli uomini, gli Inuit, lotta per la sopravvivenza.

Nel 1960 dal romanzo fu tratto il film “Ombre bianche” con interprete Anthony Quinn nei panni del protagonista.

“Ernenek e sua moglie Asiak «non potevano sbagliare né subire incidenti lungo la strada, essendosi abbondantemente premuniti contro le avversità del fato: avevano con sé un ciuffo di peli di coniglio bianco contro il congelamento, una coda d’ermellino contro le bufere, un artiglio d’orso contro i fulmini, un dente di caribú contro la fame, una pelle di lemming contro le malattie, una zampa di ghiottone contro la pazzia […] un pidocchio per risultare invisibili ai nemici giacché i pidocchi sono bravissimi a nascondersi […] Anche i cani portavano amuleti”.(da Einaudi Editore)

Elizabeth Jane Howard “La ragazza giusta” presentazione

Per Fazi, che pubblica l’opera completa della Howard, nella traduzione di Manuela Francescon, La ragazza giusta fino ad ora inedito in Italia. Fu stampato per la prima volta nel 1982 con il titolo originale di Getting it right, più ampio rispetto alla traduzione in italiano: non limita infatti al solo indirizzo della ragazza giusta ma a fare la cosa giusta in genere.

Protagonista è il timido e introverso Gavin, giovane trentunenne parrucchiere, di estrazione piccolo borghese, che lavora in un salone nel centro di Londra frequentato per lo più da donne di una certa età con le quali, dopo i quattordici anni trascorsi nel salone, Gavin riesce a parlare con una certa disinvoltura, ma sarà opera dell’amico omosessuale Harry se il giovane verrà introdotto nell’ambiente mondano della città e costretto ad uscire dal guscio e dal disagio della propria esistenza fatta di casa, vive ancora con i genitori, e lavoro. Il romanzo è ricco di personaggi e ritrae una società variegata della Londra anni ‘70 con descrizioni incisive e gustose sulle clienti del salone, pennellate nelle loro caratteristiche fisiche e di comportamento. Interessante è la visione al maschile dalla cui prospettiva la scrittura si sviluppa.

“Elizabeth Jane Howard confeziona una frizzante commedia punteggiata di ironia – all’epoca dell’uscita al terzo posto nelle classifiche inglesi dopo Frederick Forsyth e Wilbur Smith –, da cui fu tratto un film girato da Randal Kleiser, il regista di Grease, con Lynn Redgrave e Helena Bonham Carter. Un nuovo, imperdibile romanzo à la Howard, finora inedito in Italia, che delizierà tutti i lettori affezionati all’autrice della saga dei Cazalet”( dal Catalogo Fazi Editore)

Elizabeth Jane Howard (Londra, 1923 – Bungay, 2014). Figlia di un ricco mercante di legname e di una ballerina del balletto russo, ebbe un’infanzia infelice a causa della depressione della madre e delle molestie subite da parte del padre. Donna bellissima e inquieta, ha vissuto al centro della vita culturale londinese della seconda metà del Novecento e ha avuto una vita privata burrascosa, costellata di una schiera di amanti e mariti, fra i quali lo scrittore Kingsley Amis. Da sempre amata dal pubblico, solo di recente Howard ha ricevuto il plauso della critica. Scrittrice prolifica, è autrice di quindici romanzi. La saga dei Cazalet è la sua opera di maggior successo. Oltre ai cinque volumi della saga, Fazi Editore ha pubblicato i romanzi Il lungo sguardoAll’ombra di JuliusCambio di rottaLe mezze verità e Perdersi.( Da Fazi Autore)

dello stesso autore:

Perdersi

Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet

Giorgio Manganelli “Notte tenebricosa” Graphe.it Edizioni

Un testo postumo di Giorgio Manganelli con la prefazione di Alessandro Zaccuri e una lunga intervista alla figlia di Manganelli, Lietta (a cura di Emiliano Tognetti).  

Il libro esce il 15 novembre 2021, giorno in cui Giorgio Manganelli avrebbe compiuto 99 anni e vuole idealmente iniziare le celebrazioni per il centenario della nascita.

Pagine 162, prezzo 15,90 euro

Una lunga riflessione sulla notte e un viaggio alla scoperta di Giorgio Manganelli: «Il dittico raccolto in questo volume è molto più di un invito alla lettura: un ritrovamento e una testimonianza, certo, ma forse anche un pegno che viene restituito». (Alessandro Zaccuri)

Il manoscritto di quest’opera si può far risalire al 1965. Siamo nel pieno della neoavanguardia del Gruppo 63, del quale Giorgio Manganelli fu membro attivo, anche se la sua produzione letteraria e giornalistica difficilmente si può inquadrare sotto un’unica etichetta. Caratteristica che vale anche per Notte tenebricosa: in queste pagine l’autore costruisce e descrive un universo mitico, teologico e a tratti psicoanalitico intorno al concetto della notte.

Così essa diventa la pentola nella quale i viventi sono cucinati, o la femmina delirante di storie archetipiche, e ancora la figura mitologica nel cui manto oscuro si celano innumerevoli altre (demoni, angeli, simboli) tramite le quali si potrebbe interpretare il destino, terreno e ultraterreno, dell’umanità. Un’immersione preziosa nel linguaggio peculiare e nelle radici tematiche tipiche di uno scrittore che merita di essere riscoperto e studiato. 

Questa nuova edizione, meticolosamente curata, si arricchisce dell’intervista a Lietta Manganelli, figlia dell’autore e depositaria – oltre che del corpus di libri e materiali – di uno sguardo unico e fondamentale sul padre, come uomo prima che come penna.

GIORGIO MANGANELLI (1922-1990), scrittore e saggista, collaboratore di importanti quotidiani e periodici (tra cui Il Corriere della seraL’EspressoIlMondo), ha fatto parte del Gruppo 63 ed è considerato uno dei teorici di punta della neoavanguardia. Numerose le sue pubblicazioni che si caratterizzano per l’uso di un linguaggio sgargiante e una visione anticonformistica.

Michelle Magorian “Buonanotte signor Tom” presentazione

Buonanotte, signor Tom, titolo originale Goodnight, mister Tom pubblicato nel 1981, è un classico della letteratura inglese per ragazzi e comunque una lettura per tutti, tradotto per Fazi da Arianna Pelagalli. Un classico di successo, per la prima volta in Italia, che racconta una storia di grande affettuosità tra un “evacuato” e il vedovo burbero e solitario che lo accoglierà.

È il 1939 e il governo inglese decide l’evacuazione dei bambini dalle città, obiettivo dei bombardamenti nemici. Tra questi William Beech che viene da Londra, ha nove anni ma è più piccolo della sua età e sicuramente traumatizzato e deprivato come dicono i suoi occhi grigi e spenti, ha paura di tutto, e il corpo pieno di lividi e cicatrici. Thomas Oakley lo accoglierà nella sua casa in un villaggio in campagna, è il mese di settembre. Saranno le attenzioni e l’affetto che il piccolo non ha mai avuto a consentirgli di acquisire una nuova serenità. E tra i due nasce un forte e tenero rapporto quasi parentale che porterà il vecchio Thomas a cercare William dopo che la madre ne ha chiesto il ritorno in città, facendo dopo molte traversie una triste scoperta.

“Per la prima volta nelle librerie italiane, Buonanotte, signor Tom è un classico moderno che figura tra i cinquanta libri più amati di sempre dagli inglesi. Adattato più volte per il cinema e il teatro e vincitore, fra gli altri riconoscimenti, della Carnegie Medal, è un commovente romanzo dalle atmosfere dickensiane che conquisterà grandi e piccoli”.(da Fazi Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Michelle Magorian nasce a Portsmouth nel 1947. Studia recitazione e mimo, poi si specializza in Film Studies alla London University e comincia a recitare. Nel frattempo scrive racconti, uno dei quali costituirà l’ossatura del suo romanzo più celebre, Buonanotte, signor Tom. La storia è stata adattata in forma di musical, di pièce teatrale e di film. Tra gli altri libri dell’autrice ricordiamo A Little Love SongJust Henry e Back Home.(da Fazi Autore)

Enrico Morovich, “La Morte in pantofole” racconti brevi a cura di Francesco De Nicola, Oltre Edizioni

Nel panorama piuttosto uniforme della narrativa italiana, per lo più oscillante tra rappresentazione del vero, voli di fantasia e sperimentazione, il nome del troppo poco conosciuto Enrico Morovich (Fiume 1906-Lavagna 1994) spicca per una sua indiscussa originalità come autore di racconti brevi giocati tra l’ironico e il macabro.

Con le sue brevi prose, dove i protagonisti sono spesso oggetti animati o animali parlanti, aveva conosciuto un periodo di grande successo negli anni Trenta, quando la sua firma appariva frequentemente su numerosi quotidiani e settimanali di grande diffusione. Il massimo riconoscimento le ebbe da uno dei maggiori critici italiani, Gianfranco Contini, che nella sua antologia di racconti surreali (Italie magique, 1946 poi tradotta nel 1988) lo inserì a fianco a narratori di grande successo come Bontempelli, Palazzeschi e Moravia.

Nel dopoguerra Morovich continuò a scrivere i suoi straordinari racconti brevi e anche alcuni romanzi come Piccoli amanti che nel 1991 fu finalista al premio Strega. In questo libro si ripropongono ora, a cura di Francesco De Nicola, i cinque racconti inclusi da Contini nella sua antologia e altri scritti nella seconda metà del Novecento che ribadiscono la forte originalità della sua narrativa breve. Nel 1993 raccolse nel volume Un Italiano di Fiume le sue memorie giovanili ambientate in quella terra istriana dalla quale fu esule dal 1950.

Prezzo 17 euro, pagine 192.

Enrico Morovich nato a Sussak, sobborgo di Fiume quando la città fa ancora parte del Regno d’Ungheria (nel quadro dell’Impero Austroungarico), Enrico Morovich prende nel 1924 il diploma di ragioneria, impiegandosi successivamente prima in Banca d’Italia, poi presso i Magazzini generali. Nel 1929 conosce Alberto Carocci che gli apre le porte di Solaria e La Fiera Letteraria, con le quali inizia a collaborare. È del 1936 la sua prima, significativa, creazione letteraria, L’osteria sul torrente, che viene pubblicata da Solaria. Seguiranno Miracoli quotidiani (1938), I ritratti nel bosco (1939), Contadini sui monti (1942) e L’abito verde (1942). In quegli anni lo scrittore pubblica saggi e racconti anche ne Il Selvaggio e in Oggi. Gli ultimi anni di guerra e i primi del dopoguerra, particolarmente cruenti per Fiume e per tutta la Venezia Giulia, interromperanno per alcuni anni la propria attività letteraria, che riprenderà solo nel 1962, con Racconti e Fantasie. Nel 1950 lo scrittore decide di abbandonare la propria terra di origine, che nel frattempo è passata alla Jugoslavia (1947) ed emigrare in Italia. Dopo aver vissuto per alcuni anni in varie città italiane, a Napoli, Lugo, Viareggio, Busalla e Pisa, si stabilisce a Genova nel 1958, dove risiederà per oltre trent’anni. A Genova torna a pubblicare, dopo tredici anni di silenzio, romanzi e racconti, fra cui: Il baratro (1964), Gli ascensori invisibili (1981), I giganti marini (1984), Piccoli amanti (1990). Inizia anche collaborare con la rivista “Il Mondo”. Nel 1990 si trasferisce nella zona di Chiavari-Lavagna, dove si spegnerà, ottantasettenne. Un anno prima di morire pubblica Un italiano di Fiume (1993), commossa rievocazione della propria città d’origine e delle proprie vicissitudini in terra italiana. Lo scrittore fiumano ci ha lasciato anche alcuni originalissimi disegni, esposti al pubblico, nel 1985, a Genova.

Middleton Stanley “Holiday”presentazione

Nel 1974 vinse il Booker Prize, oggi è per la prima volta stampato in Italia da SEM nella traduzione di Alfredo Colitto. Indaga su una tragedia familiare, la morte di un figlio e la crisi di un matrimonio. Fisher, il protagonista, è docente universitario, sposato con una donna molto bella nella quale la morte del figlio ha scatenato momenti di accesa rabbia e furore che comportano liti furibonde. È dopo l’ennesima che Fisher decide di allontanarsi da lei e dalla loro situazione in un viaggio verso il passato, in una località marina frequentata da ragazzo: Bealthorpe. Un ambiente operaio molto diverso da quello che lui frequenta anche per il matrimonio con Meg, figlia di un uomo che ha saputo farsi da solo e arrivare, rappresentante emblematico del mondo borghese nell’Inghilterra degli anni ‘70, anni in cui è ambientato il romanzo. È lì che indaga se stesso e gli altri, insieme a ruoli e situazioni tralasciate e mai analizzate a fondo. Stanley Middleton da osservatore attento presenta al lettore il quadro di una società ben precisa tra apparenza, desiderio di normalità e di felicità difficilmente raggiungibile, il tutto con una prosa felice che sa rendere attraverso dettagli, minimi particolari, la profonda essenzialità dei diversi personaggi.

“Una storia estremamente sottile, un ritratto della vita di provincia inglese raccontata con tutta l’abilità e la profondità di sentimento di Stanley Middleton. Questo romanzo, che ha vinto il Booker Prize nel 1974 (a pari merito con Nadine Gordimer), definisce Middleton come uno degli scrittori più interessanti del dopoguerra inglese, un autore dalla prosa attenta e meticolosa; non del tutto tenera, non del tutto spietata, ma capace di infilarsi come una lama nel cuore delle situazioni” (da SEM Libri)

e anche

Brevi note biografiche

Middleton Stanley (1919-2009) è nato a Bulwell, in Inghilterra. Cominciò a scrivere all’università, e nel 1958 pubblicò il suo primo romanzo, A Short Answer. Per diversi anni ha fatto l’insegnante di inglese alla High Pavement Grammar School, ed è stato uno scrittore molto prolifico, con quarantaquattro romanzi pubblicati.

Anaïs Nin “Spreco di eternità e altri racconti” presentazione

È la raccolta di sedici testi inediti di Anaïs Nin (nata a Neuilly-sur-Seine nel 1903 da genitori cubani e morta Los Angeles nel 1977), pubblicati per la prima volta in Italia dalla casa editrice La Tartaruga che privilegia per le sue stampe la letteratura femminista e i testi inediti. Mai editati erano stati proposti dalla stessa autrice a varie riviste ed editori newyorchesi ma furono rifiutati, finendo poi nella biblioteca di un’università americana.

Nin aveva circa ventisei anni quando li scrisse e viveva in Francia; Spreco di eternità e altri racconti raccoglie alcuni pezzi scritti tra il 1929 e il 1931, quando aveva già iniziato a scrivere i suoi Diari. Sono storie con dettagli dell’infanzia e della vita a Parigi, di incontri con artisti, scrittori ma anche sconosciuti, un mondo notturno fatto di caffè, teatri, parlano di donne del loro lavoro e dei loro desideri. Scritti giovanili, per questo motivo, Anaïs Nin nel 1977, poco prima di morire, convinta da un amico a pubblicare i racconti della sua giovinezza, spiega nell’introduzione al volume, editato dalla Magic Circle Press di Valerie Harm che quel libro “è un libro solo per gli amici.”, mettendo in evidenza la consapevolezza di una scrittura immatura ma probabilmente apprezzabile per altri autori, per chi avesse voluto conoscerla nel suo percorso di autrice.

“Sperimentali e profondamente introspettive, queste storie delineano un tema centrale della scrittura di Nin: il contrasto tra l’io pubblico e quello privato. Nella maestria di questi racconti vengono offerti ai lettori un arguto umorismo, uno spirito ironico, dialoghi coinvolgenti ma anche una prosa estatica, e qualche finale a sorpresa. Dal principio alla fine risplende la personalità di Nin, una meravigliosa combinazione di sentimento e razionalità, di vulnerabilità e forza: forse lei, più di ogni altro interprete del Novecento, ha saputo padroneggiare questo gioco di equilibri, elaborandolo alla sua maniera e curando sempre di sfidare, con la sua scrittura tagliente ed enigmatica, la società e le convenzioni del tempo, nella vita come nella letteratura”. (Da Libro Co. Italia)

Note biografiche su mangialibri

Pia Rimini una scrittrice riscoperta


Pia Rimini, scrittrice triestina nata l’8 gennaio del 1900, fu riscoperta quattro anni fa dall’editore Antonio Tombolini che ne rieditò il romanzo d’esordio “Il giunco” in ebook. Oggi anche la Casa Editrice e Rivista Letteraria, la romana Readerforblind, ripropone, all’interno della sua linea editoriale dedicata ad autori dimenticati, la raccolta di diciotto racconti della Rimini “L’amore muto” con la prefazione di Giulia Caminito.
La riscoperta, sulle pagine del Venerdì e su Robinson (La Repubblica, rispettivamente il 9 e il 10 luglio 2021), è quella di un’autrice degli anni ’20 – ’30, anticonformista e dalla vita tragica e breve, i cui scritti, che parlano alle donne, suonano ancora attuali.
Vita tragica e breve, vissuta controcorrente: quando a diciotto anni scopre di aspettare un figlio, lei non sposata, decide di portare avanti la gravidanza, fino alla nascita di un bambino nato morto. Figlia di genitori ebrei, la madre si era però convertita al cattolicesimo e l’aveva battezzata, fu nel 1944, a causa del suo cognome e di una “soffiata”, fatta salire su un treno per Auschwitz, viaggio da cui non farà più ritorno.
Nella recensione Nadia Terranova ce la presenta, con la potenza della sua scrittura, oggi più moderna di ieri, le cui storie raccontano molestie e piccoli abusi, dislivelli di potere, storie di uomini che sanno manipolare le donne e di donne che, nonostante tutto, credono nell’amore.
Ma non solo, la sua prosa è anche densa di ironia, come ne “Il funerale di un benefattore” che, come sottolinea ancora la Terranova, “è un brillante gioiello di satira umana e sociale”.