Roberto Barbolini “Il detective difettoso. Ritorno al futuro per il romanzo poliziesco”, Bibliotheka Edizioni

Da Sherlock Holmes a Philip Marlowe, da Wilkie Collins a Chandler, tendenze e miti dalle origini a oggi nel nuovo libro di Roberto Barbolini

Bibliotheka Edizioni

Fin dalle sue origini il romanzo giallo ha potuto contare, oltre che su fedelissimi lettori, su ammiratori d’eccezione, critici e scrittori – da Eliot a Gadda, da Yates a Brecht – che ne hanno svelato la logica simulatoria dei legami con la letteratura alta o ne hanno utilizzato la formula. Campo privilegiato di analisi critica per semiologi e formalisti, il romanzo poliziesco sembrerebbe oggi non poter riservare più sorprese. Non ne è così sicuro il giornalista e scrittore Roberto Barbolini che nel libro “Il detective difettoso”, in uscita il 19 luglio per le edizioni Bibliotheka (200 pagine, 16 euro) ripercorre tendenze e miti del giallo, dalle origini in Poe fino alle commistioni del thriller con la grande letteratura, proponendo alcuni quesiti intriganti.  Dopo l’era dei detectives olimpici alla Sherlock Holmes e di quelli “avvelenati”, gli eroi metropolitani alla Sam Spade, è forse giunta l’ora del detective difettoso? Recuperando – contro gli incanti e i trucchi logici del giallo classico – le trappole di una “linea gotica” del poliziesco (da Chesterton a Dickson Carr), e mescolandole con la magistrale lezione di Hammett, si può individuare una possibile nuova strada per un genere letterario da molti ancora molto amato e da troppi dato prematuramente per morto.

Modenese, classe 1951, Roberto Barbolini è narratore che predilige il comico, il visionario e il fantastico. Ha lavorato con Giovanni Arpino al Giornale di Indro Montanelli, è stato redattore e critico teatrale di Panorama, si è occupato di gialli e di poesia erotica. Attualmente collabora al QN-Quotidiano nazionale e a Tuttolibri. Ha pubblicato numerosi romanzi, saggi e raccolte di racconti, tra cui La strada fantasma (1991, vincitore del premio Dessì), Il punteggio di Vienna (1995), Piccola città bastardo posto (1998), Stephen King contro il Gruppo 63 (1999), Ricette di famiglia (2011), L’uovo di colombo (2014), Vampiri conosciuti di persona (2017) Il maiale e lo sciamano (2020).

Maria Judite de Carvalho “Tanta gente, Mariana!”, presentazione

Sellerio Editore

Otto racconti e la postfazione di Giulia Caminito, dove trovare interessanti chiavi di lettura.
Tanta gente, Mariana! , è stato pubblicato nel 1959 da Maria Judite de Carvalho scrittrice e pittrice che ha vissuto a lungo in Belgio e in Francia, in particolare durante la dittatura di Salazar.

Otto racconti con personaggi soprattutto femminili, donne e uomini soli, angustiati da situazioni in cui la vita li ha posti: il rapimento, lo stupro, il tradimento, l’aborto, il suicidio, condizioni dolorose di cui non resta che prendere coscienza, irreversibili proprio perché quello che è stato non potrà più essere. Tra le possibili prospettive c’è la solitudine “Siamo soli, Mariana […] con tanta gente intorno. Quanta gente, Mariana! E nessuno farà niente per noi. Nessuno può. Nessuno lo vorrebbe, anche se potesse. Non c’è speranza” queste le parole che il padre pronuncia rivolgendosi alla figlia, Mariana, che ha perso tutto l’amore e il figlio che portava in grembo. È questo primo racconto a dare il titolo a tutta la raccolta cui seguono casi umani i  cui drammi e le cui situazioni di vita possono essere considerate fuori dal tempo e pertanto attualissimi anche a distanza di tanti anni trascorsi dalla prima pubblicazione che potremmo considerare datati o attribuibili ad una società precisa.

L’autrice, nata a Lisbona (Lisbona, 1921-1998), ha scritto romanzi e racconti spesso brevi, la sua  opera è considerata tra le più interessanti del Novecento in Europa: otto libri di racconti, un romanzo, una novella, una musica lirica teatrale, un libro di poesie e quatto raccolte di articoli pubblicati su vari giornali e riviste. Un ritratto del mondo femminile e della sua evoluzione dal 1959 al 1998 data di pubblicazione dell’ultima raccolta, Seta Despedida. Un mondo rassegnato e senza speranza, formato da personaggi soprattutto al femminile:

“In questa umanità sofferente sono le donne quelle che emergono di più, nel dolore e nella rassegnazione, nella divisione oppressiva tra la brava donna di casa, madre e sposa e la donna seduttrice, quella di cui non fidarsi, quella da non sposare oppure la zitella, creatura strana che nessuno ha voluto e che ha uno status sociale basso, impreciso e soprattutto asessuato. Un universo femminile formato da creature (le chiama spesso proprio così l’autrice,creature) di ogni età e classe sociale ma prevalentemente appartengono ad un’ipocrita piccola borghesia. Donne che lavorano fuori casa o che fanno le casalinghe. Donne colte e donne ignoranti. Belle e brutte, ma sempre schiave, anche se più o meno inconsapevolmente, del ruolo per loro stabilito dalla società fin da prima della nascita […]ad una lettura più accurata osserviamo che il mondo esterno, la quotidianità fungono da sfondo, da supporto a una struttura molto più complessa che intende entrare nella vita interiore del personaggio e ad interrogarlo senza arrivare a dare nessuna risposta[…] Nella novella che dà il nome al libro, Tanta Gente, Mariana, MJC dà vita al suo primo personaggio femminile, la sua Eva, Mariana Toledo, che diventerà l’anticipazione o il paradigma di tutti i personaggi femminili futuri, come se questo primo libro fosse la matrice e tutte le altre opere una variazione dello stesso tema, quello della solitudine, come già ricordato”*

* da Debora Ricci “I PERSONAGGI FEMMINILI NEI RACCONTI (AUTOBIOGRAFICI) DI MARIA JUDITE DE CARVALHO: RASSEGNAZIONE O FUGA COME RIBELLIONE ALLE NORME VIGENTI”.

Samuele De Marchi “Il grande gelo”, presentazione

Nulla Die Edizioni

Primavera 1984: la giovane famiglia Ferraris si trasferisce in un piccolo paese lacustre.

La casa che prende in affitto appartiene a tre anziani fratelli che occupano il piano superiore dell’edificio. Dopo un’iniziale convivenza pacifica e quasi amichevole, una serie di eventi, e la mancanza di comunicazione esasperata dal passato di ognuno dei personaggi, porterà le due famiglie a un lento declino che culminerà in tragedia. Due mondi distanti che si avvicinano per poi allontanarsi bruscamente. L’incomunicabilità, le paranoie, i traumi e la follia delle persone normali. La difesa estenuante dei propri confini, il male che può prendere il volto di chiunque in un gelido inverno rosso sangue.

Samuele De Marchi (Luino, 1981). Dopo la laurea in Discipline Musicali all’Università di Bologna, si specializza in Film Animation all’Accademia di Arti Digitali di Firenze. Compone musica per film e realizza animazioni sperimentali. I suoi lavori sono stati selezionati in diversi festival e sono presenti in collezioni private internazionali. Insegna musica in Italia e Svizzera. Ha pubblicato la comic strip The Unemployed (Il Foglio Letterario 2014). Il Grande Gelo è il suo primo romanzo.

La Quarta di copertina

Patrizia Rinaldi “Mare di pietra”, presentazione

[…]che fine ha fatto la spietata maîtresse Gada di Spagna: si sa che è stata uccisa. Ma da chi? Perché? E dov’è finito il cadavere? Così, Andrea e la Signora, fingendosi l’una aspirante soubrette pronta a tutto e l’altra manager-protettrice, si trovano al centro di un intrigo torbido e pericolosissimo.(da Rizzoli Libri)

La Signora e Andrea, già protagoniste di Guaio di notte, ritornano in questo nuovo romanzo di Patrizia Rinaldi, autrice nota al grande pubblico per la serie Blanca. Il trio, con Donna Achille, sono personaggi particolari a partire dai nomi propri: l’una è Signora con la S maiuscola, l’altra è Andrea come a sottolineare la bellezza androgina che la caratterizza, senza sorvolare su Donna Achille, esemplare sui generis di “animale”.

Sono al largo della penisola salentina in un’isola tutta rocce e pietre, da cui il titolo del romanzo, per indagare su un omicidio camuffate sotto mentite spoglie. La location è Villa Genziana che sotto l’aspetto di resort di lusso nasconde traffici illeciti e accoglie avventori eccentrici. Un nuovo caso dove un ruolo importante gioca anche l’umorismo partenopeo e la verve linguistica che l’accompagna

Patrizia Rinaldi vive a Napoli. Tra le migliori penne della narrativa crime, per edizioni e/o ha pubblicato i romanzi di Blanca, da cui è stata tratta la serie tv andata in onda su Rai 1 e disponibile su Netflix. Ha inoltre vinto il Premio Andersen, il maggior riconoscimento italiano di letteratura per ragazzi(da Rizzoli Autori)

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Guaio di notte

Le novità Voland di Luglio 2024

 Iva Pezuashvili                     La Discarica 

“…e per quanto fossero sgargianti i colori delle vernici con cui ricoprivano le facciate dei palazzi sovietici e per quanti strati di asfalto stendessero sul suolo zeppo di morti, il tanfo era sempre lì. Era lì e regnava.”

Voland

9 aprile 2017, giornata di commemorazione nazionale a Tbilisi, Georgia. Gheno, eroe nazionale decorato dal presidente, trascorre con indolenza le giornate davanti    
alla tv a fare scommesse sportive. Mila, la moglie, lavora in un centro estetico e cerca di progettare un futuro senza di lui. E poi ci sono i due figli della coppia: Zema, arruolata nelle forze dell’ordine, che si è fatta    
le ossa in una società misogina e xenofoba, e Lazare, un adolescente appassionato di  hip-hop che guadagna qualche spicciolo facendo consegne a domicilio…    
Un romanzo che si svolge nell’arco di ventiquattr’ore dove i conflitti familiari si scontrano con i fantasmi del passato, sullo sfondo di una società in trasformazione.

Nato nel 1990, IVA PEZUASHVILI è uno scrittore, sceneggiatore  e autore televisivo georgiano. Dopo la laurea presso lo Shota   Rustaveli Theater and Georgia State Film University, nel 2014   ha esordito in narrativa con una raccolta di racconti, a cui ha fatto seguito nel 2018 il primo romanzo, selezionato per tutti i principali premi letterari georgiani. Con La Discarica –il suo secondo romanzo, tradotto e pubblicato anche in Francia e in Grecia– si è aggiudicato  nel 2022 il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura.

La traduttrice: Nata nel 1985 a Mestia (Georgia), RUSKA JORJOLIANI dal 2007  vive stabilmente a Palermo. Ha tradotto in italiano i racconti di Nodar Dumbadze (La Vita Felice 2021), i romanzi Il campo delle pere di Nana Ekvtimishvili (Voland 2022) e La sponda della notte di Daur Nachkebia (Giuliano Ladolfi Editore 2023).

Ivana Sajko Piccole morti

“…scritto nell’unico modo che conosco, girando nei meandri di ciò che mi fa più male e per cui non c’è aiuto…”

Un uomo viaggia in treno da una località sulla costa meridionale dell’Europa a Berlino. È uno scrittore fallito, un giornalista saltuario che dopo la fine di una relazione decide di partire e tornare nella città che ha segnato l’immaginario della sua infanzia. I suoi pensieri incedono al ritmo delle ruote sui binari mentre gli appunti che riempiono il taccuino intrecciano ricordi personali e riflessioni sull’odierna situazione europea, sulle disuguaglianze sociali, sulla violenza e sulle pratiche disumanizzanti a cui devono sottostare i migranti… Un testo magnetico dallo stile superbo, un romanzo fortemente ancorato all’attualità che distrugge l’idea illusoria che esista un posto migliore verso cui fuggire. 

Nata a Zagabria nel 1975 e attualmente residente a Berlino, 

IVANA SAJKO è scrittrice, drammaturga e performer. I suoi testi, tradotti in diverse lingue, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e le sue opere teatrali sono state rappresentate sui palcoscenici di tutto il mondo. Tra i suoi libri in italiano figurano la raccolta di testi teatrali noti come “Trilogia della disobbedienza” e il romanzo Rio Bar (Excelsior 1881, 2008).

La traduttrice: LISA COPETTI traduce narrativa e drammaturgia dalle lingue   serba e croata e insegna lingua e traduzione all’Università di Udine.. Per Voland ha curato la traduzione di Tanja Stupar Trifunović e Jelena Lengold. È membro di Eurodram, la rete europea dei traduttori teatrali. Nel 2008 ha vinto il Premio Estroverso.

Ingrid Ovedie Volden “Una canzone stonata”, Beisler Editore

Una canzone stonata è un romanzo d’amore e tanto altro. L’autrice attinge agli stereotipi sull’amore e, da straordinaria alchimista, li mescola, dando vita a uno dei romanzi più belli, più forti, più ironici, più veri di sempre. Una canzone stonata è un romanzo da amare, per la forza dei sentimenti, così difficili da mostrare. Per il coraggio di mettersi in gioco, perché un cuore ferito e rattoppato vale doppio.

Traduzione di Lucia Barni

Età +13

Beisler Editore

Da quando Aline e Oliver frequentano la stessa scuola, nella stessa classe, non si sono mai scambiati una parola. Lui è alle prese con la separazione dei suoi, lei vuole tornare nella città dove abitava prima. Un giorno il padre di Oliver ha un infarto e finisce nel reparto di cardiologia dell’ospedale: forse il suo cuore si è spezzato per il mal d’amore. Mentre Oliver è da suo padre, ecco che arriva Aline. Deve fare una ricerca sul cuore umano ed è venuta a documentarsi. Quello che la quotidianità e la consuetudine non hanno generato, nasce in un luogo di cura. In un’esplosione di sentimenti e di emozioni mai provati prima, Aline e Oliver si innamorano. Ma Oliver sa che il loro amore dovrà restare segreto, al sicuro dalle chiacchiere e le stupide risate dei suoi compagni di scuola. Non è facile proteggere un segreto, i malintesi sono dietro la porta e ci vuole un attimo per perdersi. E poi cosa accadrà quando il papà di Oliver tornerà a casa? Sarà guarito? Ma i cuori spezzati si aggiustano? Esiste una medicina, una colla antica come il mondo. Si chiama musica, non appiccica, è magica e restaura. E porta felicità. Basta volerlo.

«Come dev’essere soffrire così tanto per amore da pensare di voler diventare ciechi se non si potrà mai più vedere la persona di cui si è innamorati? Penso in continuazione al testo della canzone che ha letto Sara. If I can’t see you again, I might as well go blind. Mi vengono i brividi. Mi siedo sul letto e cerco su Google ‘male d’amore’. È metaforico dire che il cuore si spezza. Non si spezza per davvero. A volte però, in casi molto rari, il mal d’amore può davvero provocare dei mutamenti nel cuore. Leggo di una coppia di coniugi, il marito muore all’improvviso in un incidente d’auto; subito dopo, la moglie comincia ad avvertire dei dolori al petto.

Dopo visite ed esami, si scopre che soffre di quella che chiamano Sindrome del cuore infranto. Assomiglia all’infarto, spiega l’articolo, ma in questo caso i sintomi non sono dovuti a un’arteria ostruita. “Può capitare che lo stress emotivo causato dalla perdita di una persona cara sia così forte che il cuore cambia forma”, dice Richard Olsen dell’American Heart Association, “il muscolo cardiaco si indebolisce e, nel peggiore di casi, può smettere di battere.” Continuo a leggere senza battere le palpebre. “Si giunge a questa diagnosi solo dopo attenti esami”, dice la cardiologa e responsabile dell’Unità operativa di cardiologia dell’Ospedale universitario, Heidi Hals. L’antilope! Scorro l’articolo verso il basso e trovo una sua foto. Ha gli stessi occhi severi, ma non gli occhiali. “Ed è importante fornire a questi pazienti l’aiuto di cui hanno bisogno

Ingrid Ovedie Volden, nata nel 1981, ha conseguito una laurea in scienze politiche ed è editorialista e critico musicale. Ha scritto due romanzi per ragazze e ragazzi, acclamati dal pubblico e dalla critica. Il suo romanzo Una canzone stonata è stato tradotto in cinque lingue.

Lucia Barni traduce dal norvegese, dall’inglese, dallo svedese e dal danese. Per Beisler ha tradotto Lena, Trille e il mare di Maria Parr, Ora di nanna di Kjersti Skomsvold e Ascoltami! di Gulraiz Sharif.

Marco Liguori “Caterina Costa. La nave dei Misteri. Napoli 28 marzo 1943. Cronaca di una tragedia”, presentazione

De Ferrari Editore

[…]il 28 marzo 1943 la motonave “Caterina Costa”, appartenente all’armatore “Giacomo Costa fu Andrea” e requisita dalla Regia Marina per essere adibita al trasporto di rifornimenti in Tunisia, mentre è attraccata nel porto di Napoli viene distrutta da una esplosione improvvisa che provoca un gran numero di morti e di feriti, oltre che disseminare carburante e proiettili nel porto e nella città. La ricostruzione non tralascia alcun particolare, dai verbali alle testimonianze dei protagonisti; seguono i resoconti di tutte le indagini successive che però non hanno mai portato a una identificazione di responsabilità, né di precise motivazioni. È la storia di un autentico “mistero”, scritta con grande chiarezza e ricca di stimoli e di provocazioni. (da Ferrari Editore)

È la prima monografia sulla vicenda dell’incendio e dell’esplosione del mercantile “Caterina Costa” avvenuta nel porto di Napoli il 28 marzo 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. La nave trasportava rifornimenti alle truppe italo-tedesche in Tunisia, nell’ultimo fronte africano: il suo carico era composto da munizioni e carburanti, un mix micidiale che provocò oltre 600 morti e 3mila feriti, cifra stimata ma più plausibile dei 63 morti e 1200 feriti resi noti dalle autorità fasciste dell’epoca.
Avvincente come un giallo, ma rigoroso per la scelta delle fonti e della ricerca, il volume è stato curato in collaborazione con Nicola Costa, discendente della famiglia omonima proprietaria della Compagnia di navigazione “Giacomo Costa e Figli” e ultimo presidente della Costa Crociere prima della cessione: Nicola Costa ha scritto la prefazione.

L’opera è composta da un prologo, XIII capitoli, un epilogo sul destino dei protagonisti dopo la vicenda, un elenco dei nomi dei morti ricostruito attraverso le fonti, tabelle sul carico della nave, l’elenco dell’equipaggio civile e militare e una cospicua serie di foto d’epoca.

Dal Prologo

Il maltempo flagellava Napoli, in quel triste 28 marzo 1943. Sulla città soffiava un forte vento di scirocco unito alla pioggia che rendeva l’atmosfera grigia, quasi plumbea, sin dalle prime ore del mattino sulla città: sembrava che la primavera, da poco entrata, avesse lasciato il passo nuovamente all’inverno e che Giove pluvio avesse pensato a tormentare i malcapitati cittadini della terra del Sole. Dal Nord Africa, dove la Libia era stata da poco persa dalle truppe italo-tedesche, provenivano i bombardieri anglo-americani che la colpivano ripetutamente: ma, fortunatamente, quel giorno non c’erano state incursioni aeree.
Quel mattino, in uno stabile sito nella zona della Ferrovia, non lontano dal porto, miracolosamente ancora non devastato dalle bombe, Anna stava preparando il pranzo per il marito Mario e i suoi tre figli, Giacomo, Nicoletta e Carmine: la guerra aveva portato alle estreme conseguenze l’arte di arrangiarsi dei napoletani e il pranzo domenicale era povero come quello degli altri giorni. […] i pasti erano preparati con i fornelli a carbonella. La carne era diventata un lusso riservato a pochi, così come il pane di grano: in tavola veniva consumato un surrogato, la cosiddetta “farinella”, a base di farina di mais preparata in casa. Il pesce, così come altre pietanze, era una rarità: l’olio d’oliva era inesistente, lo si preparava con i semi di lino. […]E a proposito di patate, le loro bucce venivano minuziosamente utilizzate per nutrirsi: in mancanza d’altro, ci si industriava in tutti i modi per combattere la fame che tormentava la popolazione senza tregua. Il “tira a campare” era la parola d’ordine per cercare di sopravvivere tra gli orrori e gli stenti della guerra.
All’improvviso, l’atmosfera del primo pomeriggio fu lacerata da una prima esplosione. Mario corse dietro la porta-finestra del balcone e l’aprì appena, inserendo furtivamente l’occhio: pensava di vedere un’eruzione del Vesuvio, invece gli apparve una nuvola di fumo nero provenire dal porto. «Ma che sta succedendo?» gli chiese
preoccupata Anna che aveva subito lasciato le faccende domestiche. «Forse è un bombardamento improvviso» rispose sbigottito: ma non aveva udito le sirene d’allarme e non si intravedevano in cielo aerei nemici. Col passare dei minuti, il fumo e i crepitii delle esplosioni non cessavano, anzi, aumentavano sempre più, mentre lo scirocco soffiava forte, portando l’acre odore del fumo su tutta la zona. […]
Il pomeriggio stava per lasciare il posto alla sera: attorno alle 17:30 si sentì una terribile deflagrazione. L’enorme onda d’urto si abbatté sul palazzo di Mario e Anna, oltre che su tutti gli altri edifici della zona, come un pugno scagliato da un gigante […]

Version 1.0.0

A. Ferrini, S. Pizzuoli “O.D.E.S.S.A.Operazione Obersalzberg”, Edida

Edida

Ancora un’avventura per Leonard Walder, pericolosa come tutte le precedenti che lo hanno visto impegnato contro l’organizzazione O.D.E.S.S.A. che sin dai primi momenti della sua creazione, alla fine del secondo conflitto mondiale, si è votata alla realizzazione del Quarto Reich. Nell’Operazione Obersalzberg Leonard sarà impegnato a neutralizzare il tentativo da parte di O.D.E.S.S.A e dei servizi segreti della Germania est, la DDR, di favorire lo scoppio di una guerra catastrofica e definitiva contro Israele. Nome in codice dell’operazione il toponimo del nido dell’aquila (Obersalzberg), il castello di Hitler in Baviera. Ancora una volta Walder sarà chiamato ad intervenire con le forze del Mossad di Mike e della Cia di Fox, vecchie conoscenze che hanno caratterizzato le sue missioni fino a quest’ultima ambientata a Berlino Est, in Spagna, in Medio Oriente, sullo sfondo della guerra del Kippur (1973).
Come le precedenti missioni (O.D.E.S.SA. L’ora della fuga, O.D.E.S.S.A. Caccia in Argentina, O.D.E.S.S.A. Operazione Damocle, O.D.E.S.S.A. Il tesoro del lago) l’ambientazione è storicamente documentata, ricca di particolari riferiti al periodo, alle vite usi e costumi del tempo dei suoi protagonisti trasposti nelle pagine di un romanzo, una spy story ricca di colpi di scena in un avvincente thriller storico.

ODESSA L’ora della fuga

ODESSA Caccia in Argentina

ODESSA Il tesoro del lago

ODESSA Operazione Damocle

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Sfinge “La costola di Adamo”, presentazione

Romanzo di Eugenia Codronchi Argeli pubblicato nel 1918 con lo pseudonimo “Sfinge” oggi edito da Fernandel nella collana “Le oblique” curata da Jessy Simonini, archivista, paleografo, studioso di letterature comparate e in particolare di letteratura delle donne, cui si deve l’interessante Introduzione al romanzo sicuramente precursore di temi moderni e ambientato nella Ravenna della Settimana Rossa.

L’autrice come Sfinge pubblicò nel 1900 Il colpevole e nel 1901 il saggio biografico Femminismo storico, cui fecero seguito altri sei romanzi, numerosi saggi, raccolte di novelle e opere teatrali: fu quindi una protagonista della scena letteraria del primo novecento, autrice femminista che ebbe una relazione stabile con Bianca Bellinzaghi, anche lei scrittrice.

La costola di Adamo ha per protagonista Andrea Norbani, donna e medico: la stessa scelta del nome è emblematica. La vicenda è ambientata a Ravenna durante la “Settimana rossa”, un’insurrezione popolare antimilitarista che nel 1914 agitò le Marche e la Romagna. Attiva politicamente Andrea Norbani è una repubblicana e mazziniana, caratterizzata con aspetti mascolinizzanti anche esteticamente che, nella seconda parte la vicenda, evolve ricollocandosi nella norma e nelle scelte legate al genere.

La storia si ambienta a Ravenna, ai primi del Novecento: la giovane Andrea Norbani esercita la professione di medico, ed è una delle figure più in vista del Partito repubblicano. Si innamora del leader del partito rivale, il socialista Filippo Spada: la relazione fra i due si consuma in una Romagna segnata dalla violenza della Settimana rossa, in cui socialisti e repubblicani, anarchici e rivoluzionari si uniscono in una lotta comune.  

Eugenia Codronchi Argeli (1865-1934) ha pubblicato per tutta la vita con l’enigmatico nom de plume di Sfinge. Imolese d’origine, figlia del politico liberale Giovanni Codronchi, femminista ante litteram, Sfinge è stata una delle protagoniste del panorama letterario italiano dei primi decenni del Novecento, a partire dal suo romanzo d’esordio, Il colpevole, pubblicato da Zanichelli nel 1900, il primo di una lunga serie. La sua scrittura, già proiettata su un orizzonte novecentesco e modernista, è il riflesso di un’esperienza biografica originale e di una personalità libera ed emancipata.

Giuseppina Torregrossa “Stivali di velluto”, presentazione

Palermo vibra tra le pagine di questa storia, e da scenario si fa protagonista, svelandosi come una città languida e irresistibile, con lo sguardo rivolto al futuro ma le radici ben piantate nel terreno di antiche tradizioni. Un luogo dove solo l’amore può guarire tutte le ferite e dirci chi siamo davvero.(da Rizzoli Libri)

Giulia Vella è una profiler, specializzata quindi nella ricerca di serial killer, e da poco tempo presta servizio come ispettrice alla Squadra mobile di Palermo, nella Sezione delitti irrisolti, una sede che lei stessa aveva scelto, lei milanese, perché possibile trampolino di lancio per la sua carriera, lei sempre brava e a scuola e negli studi, voleva emergere. Purtroppo aveva dovuto constatare che di fatto, contro tutte le aspettative, era lì ad archiviare documenti.

È lei la protagonista del nuovo romanzo della Torregrossa: “Bella e intelligente, covava dentro di sé una profonda sofferenza, che nascondeva abilmente dietro un atteggiamento ruvido e scostante” tanto che i rapporti con i colleghi, per la maggior parte uomini, non erano dei migliori: era infatti chiamata non per nome ma “la milanesa” oppure “la raccomandata” proprio perché aveva chiesto l’intervento, pur di ottenere quel posto, del padre questore.

E poi un giorno la possibilità del riscatto, un vecchio caso irrisolto: “L’omicidio era avvenuto il 17 maggio 1977. La vittima, il direttore di un ufficio postale periferico, era stata trovata riversa in una pozza di sangue da un’impiegata appena tornata dalla pausa pranzo.

Saranno così proprio le indagini a far sì che Giulia impari a confrontarsi con la parte più oscura e rifiutata di sé, in quel contatto solidale con la nuova e diversa realtà umana che la circonda.

Giuseppina Torregrossa vive tra Roma e Palermo, ha tre figli e un cane. Il suo primo romanzo è L’assaggiatrice (2007), cui sono seguiti Il conto delle minne (2009), Manna e miele, ferro e fuoco (2011), Panza e prisenza (2013) e La miscela segreta di casa Olivares (2014). Per Rizzoli ha pubblicato Il figlio maschio (2015), disponibile in BUR.