Adele Colgada “I delitti di Monteverde” recensione di Salvina Pizzuoli

 

Un romanzo d’esordio quello di Adele Colgada, nom de plume per Stefania Fabri e Giulia Caminito.

Protagonista una neo pensionata, Gerarda, trasferitasi nel quartiere Monteverde di Roma, nella casa ereditata dalla cara zia Ginetta, nella quale ha mantenuto alcuni cimeli “la camera da letto primo Novecento qualche quadro e scatole di foto da riordinare” ma anche l’orologio a pagoda “così meravigliosamente di cattivo gusto che non lo si può buttare”.

E anziché intraprendere una nuova vita, la passione per il giallo della “signorina” Gerarda, si trasferirà, volente o nolente, dalla precedente attività lavorativa di editrice di thriller, dalla carta alla realtà sostenendo il commissario Laguardia nelle indagini come infiltrata in mezzo ai condomini, tra una “dose stordente di pettegolezzi” e l’altra.

Un omicidio efferato si è infatti verificato nel palazzo.

E così il lettore conoscerà via via i vari personaggi, molti dei quali anziani, che occupano da anni gli appartamenti, presentati inquadrandone le caratteristiche, nel bene e nel male: “la ciarliera Angelucci, la bislacca Sanfilippo, le sorelle Meloni una tonda e rugosa come un’arancia cotta al sole e l’altra con un grosso neo con un ciuffo di peli nel mezzo come un’aiuola appassita”.

La storia trascorre piacevolmente tra bozzetti da un interno con delitto che si risolverà in modo inaspettato insieme ad un altro irrisolto e datato, avvenuto nella contigua dépendance condominiale.

Dietro le quinte, storia nella storia, il mondo dell’editoria dal quale Gerarda si è felicemente allontanata, che invece torna, imperioso e asfissiante, a chiederle nuovamente di occuparsene. Ma da questo dialogo conclusivo con Laguardia possiamo aspettarci una nuova collaborazione tra i due?

“Che tipo di consulenza?” chiese Gerarda con un debole sorriso. “Letteraria, ovviamente. La realtà assomiglia spesso a un romanzo…”                                                                                    “No, si sbaglia commissario, la realtà è terribilmente banale, i romanzi non se lo possono permettere.”

Leggi anche la recensione da La lettrice assorta

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